Attualità
«Siamo Agenti di Polizia. E chiediamo rispetto!»
Gli Agenti del Salento protestano contro il DDL “Disposizioni per il coordinamento in materia di politiche integrate per la sicurezza e di polizia locale”: «Chiediamo tutele assicurative, infortunistiche e previdenziali uguali a quelle della Polizia di Stato, chiediamo di svolgere le funzioni di PG nella loro pienezza, chiediamo una formazione in grado di arricchire di giusti know-how, sicurezza e preparazione gli operatori»

Una nota degli Operatori dei Comandi di Polizia Locale sottoscritto dall’Associazione Comandanti ed Ufficiali della Polizia Locale per protestare contro il DDL “Disposizioni per il coordinamento in materia di politiche integrate per la sicurezza e di polizia locale”.
«Sono in tanti gli agenti di Polizia Locale dei vari comandi disseminati in terra salentina, da Leuca al Capoluogo barocco, che svolgono il proprio dover al di là delle difficoltà, con lo sguardo sempre rivolto al bene comune e alle esigenze del territorio in cui operano.
Un ruolo importante, a volte difficile, scomodo, svolto spesso da giovani molto preparati che danno lustro alla divisa che indossano con passione e spirito di abnegazione.
Questi poliziotti sono gli stessi giovani uomini e donne, che – approdati nei corpi ove esperiscono sulla propria pelle la strada, il traffico, la gente, i loro problemi, il dolore causato dalla pandemia che li ha visti dal primo istante presenti, solerti, immancabile presenza giunta sul territorio, spesso dopo aver conseguito lauree e aver completato corposi percorsi di studi al fine di superare i concorsi pubblici – hanno, nel corso dell’ultimo ventennio, cambiato il volto della Polizia Locale, conferendo competenze, conoscenze e dignità al comparto, ma che troppo spesso restano privi di tutele, privi di una cornice capace di contenerli in modo strutturato e ben organizzato. Sono un corpo ibrido, bisognoso da lungo tempo di una riforma che rinnovasse e migliorasse la loro vita professionale, che restituisse il giusto rispetto a questi agenti di Polizia. Nulla è cambiato dalle parole citate in premessa dal Giudice Binetti nel lontano 1980, l’incertezza e la solita prudenza italiana che molto spesso allunga i tempi tecnici e fa perdere le occasioni di migliorare come sempre predominano la scena.
E veniamo alla legge, il DDL composto da ventitré articoli “Disposizioni per il coordinamento in materia di politiche integrate per la sicurezza e di polizia locale” che abroga la vecchia L. 7 marzo 1986, n. 65, riscritta e lanciata in questi giorni contro la Polizia Locale che la recepisce come fosse una tegola in testa. Di fatto lo è.
Ecco perché:
i compiti sono quelli di sempre, polizia stradale e rilevazione sinistri, polizia amministrativa locale, dell’edilizia e dell’urbanistica, del commercio, del prelievo ittico e venatorio, polizia ambientale, e chi più ne ha più ne metta, ma attenzione! Il tutto secondo i giusti paletti. Sicurezza urbana, prevenzione e repressione di illeciti i compiti affidati all’ “articolazione esterna di cui l’ente locale per l’esercizio della funzione di Polizia Locale”, nessuna azione di bilanciamento e armonizzazione che equipari, dunque, questo corpo che di fatto svolge attività di polizia alle altre forze di polizia.
Gli agenti di Polizia Locale, ovvero di prossimità, cioè la polizia che conosce la sua gente, che presidia quotidianamente il territorio, che ha il polso della comunità, delle sue istituzioni, con cui da sempre collabora e si interfaccia attraverso continui scambi a volte molto difficili da equilibrare, passando attraverso la conoscenza degli illeciti che si perpetuano nei paesi e che quotidianamente questi uomini e queste donne combattono, non senza difficoltà, non con la giusta protezione, né con l’adeguata formazione, per giungere fino alla lotta alla criminalità micro, semi o più o meno organizzata nei vari strati delle maglie sociali, in situazioni di traffico di droga, prostituzione, ambienti di gang e di disagi sociali vari – non viene dunque riconosciuta come forza di polizia.
A noi si chiede la garanzia del decoro urbano, della rilevazione degli incidenti stradali h24 (forse), ma i corpi saranno armati in relazione alle volontà dei sindaci di turno! Qui sì, qui no! Ora forse, domani sicuro. Magari mai! Non ci viene garantito l’accesso alle banche dati nazionali, o almeno non senza limitazioni. Non ci viene offerta una tutela legale per eventi accaduti durante il servizio, chiediamo tutele assicurative, infortunistiche e previdenziali uguali a quelle della Polizia di Stato, chiediamo di svolgere le funzioni di PG nella loro pienezza, chiediamo una formazione in grado di arricchire di giusti know-how, sicurezza e preparazione gli operatori. Chiediamo di lavorare di più. E meglio. Abbiamo tante richieste perché abbiamo tanta voglia di lavorare. Assistiamo oggi ad una umiliazione di categoria senza precedenti, dopo oltre quarant’anni di parole e illusioni, si giunge oggi ad una ulteriore manomissione di una legge che era già insufficiente e poco dignitosa. Speravamo sinceramente che il tempo di un giusto riconoscimento e di una degna collocazione della nostra figura lavorativa fosse giunto. Il DDL presentato, però, ci riporta ad una realtà peggiore del previsto. Il disegno di Legge, passato dalle penne dei funzionari del ministero degli Interni ha, a nostro parere, subito uno stupro che non offende soltanto la nostra dignità. Esso offende anche la nostra intelligenza, scaraventandoci indietro nel tempo, molto più indietro degli anni ’80. Siamo in strada tutti i giorni, esattamente come le altre forze di polizia. Siamo tutti sott’organico, il numero delle unità presenti sul territorio è ben lontano da quello normativamente previsto (circa un’unità ogni quattro/cinquecento abitanti) e spesso e volentieri, gli agenti sono legati agli enti locali da aberranti contratti part time, che ledono dignità e tolgono respiro. Qualità e sicurezza nello svolgimento dei vari servizi restano una chimera. Ciò che vogliamo scongiurare è il rischio di non fare più bene il nostro lavoro. Non vogliamo rischiare di stancarci, di demotivarci, di sentirci schiacciati dal peso dell’invisibilità, del non riconoscimento. Ci sono dei grandi assenti, a nostro parere, all’interno del DDL. Siamo noi, nessuno ha raccolto la nostra voce. Sicurezza urbana e attività investigativa dovrebbero essere per noi pane quotidiano, ma non ci viene concesso, la formazione deve essere strutturata e garantita ad ognuno di noi indistintamente. Livrea e divisa nazionale vanno a farsi benedire (il testo normativo rimette alle regioni la scelta di livree, divise e segni distintivi). La creatura ibrida, dai contorni amorfi continua a crescere e a diffondersi, rigorosamente a macchia di leopardo, noi, gli agenti di serie b, i piccoli eroi invisibili dell’oggi eterno e continuo, è ciò che siamo sempre stati e che il legislatore di turno vuole che restiamo. Ci teniamo solo a far sapere che, invece, siamo poliziotti. Siamo agenti di Polizia. E chiediamo rispetto».
Attualità
Incendio d’auto: distrutta una Clio, si indaga

In fiamme nella notte un’auto di proprietà di una società intestata ad un uomo di 64 anni.
E’ l’ennesimo incendio notturno di autovetture in Salento e si è verificato alle ore 02:34 circa della nottata tra sabato e domenica a Cavallino.
Nel rione Castromediano è intervenuta una squadra dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Lecce, in via Alberto Bertoli.
La macchina distrutta dalle lingue di fuoco è una Renault Clio grigia che era ferma in sosta sulla sede stradale.
Il lavoro del personale dei vigili del fuoco ha scongiurato il propagarsi dell’incendio e ulteriori danni a persone, cose o pericoli per la pubblica e privata incolumità.
Sul posto erano presenti i carabinieri della stazione di Cavallino. Le cause dell’evento sono in fase di accertamento.
Attualità
Svolta in vista per la festa patronale di Taurisano
Una lettera al Vescovo segnala uno “stato d’agitazione” tra i cittadini per una decisione, a suo modo, storica: quella del parroco di escludere, dopo ben 148 anni, la ditta Parisi dall’allestimento delle luminarie per Santo Stefano

Da “Il Gallo” cartaceo n.07 del 2025
a cura di Lor. Z.
La continuità nel segno della tradizione o il cambiamento in nome di una equa rotazione? È il bivio dinanzi al quale, a Taurisano, si pone la festa patronale di Santo Stefano. Una ricorrenza che si rinnova di anno in anno in nome di una fede lunga un millennio.
A sollevare oggi il dubbio è Antonio Montonato, presidente dell’Associazione Onlus “Idee Valori e Solidarietà”, che scrive al vescovo Mons. Vito Angiuli per attenzionare quella che, a suo dire, è “una situazione che sta agitando gli animi dei miei concittadini”.
Oggetto della missiva è la scelta, per la festa del prossimo agosto, di non incaricare la ditta Parisi dell’allestimento delle luminarie.
“Quest’anno”, scrive Montonato a sua Eccellenza, “Don Gionatan (parroco della parrocchia della Trasfigurazione di N.S.G.C., NdR) ha escluso in modo dittatoriale la ditta Parisi, un’eccellenza locale che ha portato alla ribalta il nome della nostra Città a livello internazionale. La ditta Parisi”, continua la lettera, “dal 1876 (ossia per 148 anni) ha all’allestito nella nostra Città le strade e piazze del borgo, in onore del Santo Patrono Stefano, con devozione, lealtà e calore. Durante questi anni la ditta Parisi è stata più volte onorata di prestigiosi premi nazionali ed internazionali tra cui quello a Montecitorio”.
Una tradizione che, secondo Montonato, andrebbe rinnovata ad occhi chiusi, ma che “il parroco”, scrive, “vuole sconvolgere senza rispettare la storia secolare”.
L’argomento, rimbalzato anche sui social, è già oggetto di discussione in paese e, con tutta probabilità, è giunto alle porte della Diocesi già prima che Montonato mettesse mano al calamaio.
Ad ogni modo, il presidente di “Idee Valori e Solidarietà” adduce altre motivazioni a sostegno della sua tesi: “La festa patronale viene organizzata con le offerte libere dei cittadini, con gli sponsor offerti da attività commerciali ed artigianali locali e, da ultimo, con l’importante contributo economico, solitamente pari a 10mila euro, elargito dal Comune. Appare quindi insolito e discutibile il fatto che un parroco subentri nella gestione ed organizzazione della festa patronale, sostituendosi ai comitati costituiti ad hoc, arrivando a stravolgere le tradizioni locali, quelle tradizioni che si tramandavano di generazione in generazione”.
Ebbene è proprio qui che la matassa trova il suo bandolo: nelle funzioni del parroco in seno alle celebrazioni della festa patronale.
Tant’è che la Diocesi, cui abbiamo richiesto le ragioni di questa la scelta a suo modo storica, nel non ribattere a quanto sostenuto dal signor Montonato, risponde senza dare risposta. Ossia, rimanda al Regolamento diocesano per il Comitato Feste Religiose.
Il documento recita: “Presidente del Comitato è sempre il Parroco, che si avvale della consulenza del consiglio pastorale parrocchiale nel determinare quali feste celebrare, e nel dare gli orientamenti generali per lo svolgimento dei festeggiamenti esterni”. Allo stesso parroco spettano anche la nomina del presidente delegato; l’accoglimento della lista dei componenti il Comitato ed il compito di dare indirizzo circa il programma della festa.
Il ruolo assunto, nel caso specifico, da don Gionatan, quindi, appare tutt’altro che arbitrario, come la missiva inviata al vescovo vuol far intendere.
C’è tuttavia un passaggio che tiene aperta la discussione. Lo stesso regolamento diocesano specifica, al primo punto sull’argomento, che “il Comitato Feste è espressione della comunità parrocchiale”. Quanto sta accadendo a Taurisano porta a chiederci se questo assunto, attorno alla festa di Santo Stefano, sia ancora osservato. Chiediamo a voi, quindi, di esprimervi, raccontandoci il vostro punto di vista. Scriveteci su WA al 371 37 37 310.
Attualità
Caro biglietti: tornare in Salento ad aprile è un salasso
Per chi parte da Milano, treni sopra i 300 euro ed aerei oltre i 600

Tanti ponti, tanti soldi. Un salasso le festività di questo mese di aprile per chi si vuole spostare. In particolar modo per coloro che vogliono fare rientro in Salento dal nord Italia.
Lo si evince da uno studio di Assoutenti sulle tariffe di aerei, treni e pullman, un report da cui emergono dati incredibili come quelli che seguono.
Imbarcandosi da Linate venerdì 18 aprile e tornando martedì 22 aprile, un biglietto per Brindisi costa oggi un minimo di 619 euro, più di un volo di andata e ritorno per New York nelle stesse date (da 571 euro con uno scalo). Servono poi almeno 518 euro per volare da Linate a Catania e ritorno, 499 euro per Palermo, 460 euro per Cagliari. Il volo di andata e ritorno da Genova a Catania, nelle stesse date, parte oggi da un minimo di 401 euro, e si spende più o meno lo stesso (398 euro) da Torino a Lamezia Terme.
Non va meglio a chi sta acquistando in questi giorni un biglietto del treno: per la tratta Milano-Reggio Calabria la spesa va da 104,4 (scegliendo collegamenti lenti) a 345 euro per quelli più veloci. Partendo invece da Torino (solo andata), si spende da un minimo di 195 euro, se si scelgono orari scomodi e soluzioni con lunghi tempi di percorrenza, a 360 euro per i collegamenti migliori. Si sfiorano 340 euro per andare da Genova a Lecce, 320 euro da Milano a Lecce, 311 euro da Torino a Lecce, 310 euro da Milano a Salerno.
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