Attualità
Surano, via al restauro della Cappella rurale di San Felice
Al suo interno, il rarissimo affresco della Circoncisione di Cristo. Un modello virtuoso di collaborazione tra Amministrazione pubblica, Sovrintendenza e enti del terzo settore. Era di proprietà privata. Nell’ambito di un progetto condiviso con il Laboratorio Urbano “Bollenti Spiriti” Abitare i Paduli, il Comune di Surano la ha acquisita a patrimonio pubblico, ha reperito i fondi e ne ha progettato il restauro. I lavori sono partiti a inizio maggio 2023. È un piccolo grande sogno che finalmente si avvera nel Parco Agricolo dei Paduli.

Dopo anni di abbandono, sono finalmente iniziati i lavori di restauro della Cappella rurale di San Felice.
Notizia che arricchisce la storia lunga e tormentata di questo piccolo ma preziosissimo bene che si incontra tra le campagne di Surano e Spongano.
Traccia della devozione genuina che ha animato per secoli le piccole comunità rurali del Salento, negli ultimi anni però è diventata soprattutto simbolo di un assurdo corto circuito tra la tenace perseveranza e sollecitudine di cittadini appassionati, e l’incapacità di mettere in atto un progetto di salvaguardia nonostante l’interesse da parte degli enti locali.
Oggi, fortunatamente, si può raccontare un’evoluzione diversa, e la cappella può diventare un piccolo esempio, ma anche un modello di cittadinanza attiva, dove la spinta di associazioni e singoli cittadini incontra la sensibilità e la lungimiranza dell’amministrazione pubblica, e insieme trasformano questa energia in azioni di tutela e cura di un’importante testimonianza del patrimonio rurale salentino.
Denominata anche come “Cappella della Circoncisione” per la presenza di un rarissimo affresco raffigurante la scena della circoncisione del Cristo, la struttura risalirebbe al periodo compreso tra i secoli XVI e XVII.
Tuttavia, il prezioso dipinto conservato all’interno che pure rappresenta un soggetto iconograficamente interessante perché poco comune nella tradizione locale, è passato paradossalmente in secondo piano rispetto al curioso elemento che per anni ha reso riconoscibile l’edificio anche da lontano: un tenace albero di fico, nato per l’incuria e l’abbandono nel mezzo di uno dei muri, negli anni ha portato al crollo della volta, compromettendone fortemente la stabilità.
È un miracolo se la chiesetta è rimasta in piedi fino ad oggi. Ma ciò che è ancora più interessante è che, mentre le radici dell’albero hanno indebolito giorno dopo giorno quelle pareti già precarie, sono state invece le sue fronde a fare ombra al dipinto, quasi preservandolo dai danni delle intemperie. Croce e delizia. È stato proprio quel fico a permettere di godere ancora del suo enorme valore artistico nonostante i danneggiamenti procurati dal tempo.
Le attenzioni attorno a questo curioso monumento non sono nate certamente oggi. È infatti datato 30 aprile 2004 il decreto della Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali della Puglia che sottopose il monumento a tutela, riconoscendone il particolare interesse artistico.
E già allora, l’albero cresceva rigoglioso.
Ad accorgersene per primi alcuni cittadini di Spongano, che decisero di costituirsi nel “Comitato per la chiesetta di San Felice” e richiamare l’attenzione sul triste destino del monumento. Grazie ad appassionati e professionisti, ricercarono fonti e informazioni, fino ad individuarne i proprietari che si resero perfino disponibili alla sua cessione pubblica se questo fosse servito a reperire le finanze necessarie al suo recupero. Da lì, poi i contatti con gli enti locali: la Soprintendenza e il Comune di Surano, nel cui agro il bene ricade ancora oggi.
Da quel momento, sono state numerose le attenzioni che la cappella di San Felice ha richiamato. Dalle testate giornalistiche a operatori culturali del territorio, in tanti hanno speso impegno, dedizione e parole affinché non si arrivasse ad assistere inermi al suo crollo e dover raccontare la solita “cronaca di una morte annunciata”. Nulla però ha mai portato ad avviare un’azione concreta di acquisizione e salvaguardia.
Intanto l’albero continuava la sua vita indisturbato.
Oggi, finalmente, si può tracciare un epilogo diverso e scongiurare che questo stupendo movimento dal basso si vanificasse con un’imperdonabile sconfitta per la comunità intera.
Nell’ultimo periodo, anche il Laboratorio Urbano Abitare i Paduli ha sostenuto la causa, proponendo un’idea di gestione e valorizzazione legata al più ampio patrimonio di chiese rurali e rupestri che si trovano nel Parco Paduli attraverso le attività condotte in seno al Museo Miab https://www.museomiab.it/ e avviando un progetto collaborativo coinvolgendo la famiglia Martella proprietaria e il Comune di Surano che, ricevuto in dono il monumento, ha investito in parte con propri fondi al suo restauro e messa in sicurezza.
Infatti le somme investite non sono sufficienti per completare l’opera, occorre reperire quelle necessarie al restauro dell’importante affresco. Confidiamo che a sostenere l’iniziativa ci possa essere l’aiuto della Regione o di privati.
È una scelta lungimirante e per nulla scontata, che lancia un segnale di speranza verso modalità nuove e, auspicabilmente, più efficaci di cura del patrimonio culturale minore, diffuso nella provincia salentina, e spesso di difficile gestione. Nasce non a caso nel contesto del Parco Agricolo dei Paduli, in cui opera anche il Comune di Surano, e che da anni favorisce un processo di coinvolgimento delle comunità, Per mettere a sistema la tutela dei beni culturali con la valorizzazione dell’identità rurale e dell’agricoltura multifunzionale, e poter vivere questi luoghi con la giusta consapevolezza, dove riconoscerne il valore culturale diventa presupposto per immaginare uno sviluppo sostenibile.
Questo progetto di restauro è già da oggi una piccola battaglia vinta. È un riconoscimento doveroso verso le tante persone che in questi anni ci hanno tenuto, ma anche un dono ai tanti che la scopriranno per la prima volta. Tutti potranno appropriarsi di un bene finalmente collettivo.
Le fasi del restauro saranno raccontate nella pagina web https://www.museomiab.it/news-e-attivita/
L’intervento è stato finanziato con somme per gli interventi di manutenzione straordinaria e di restauro conservativo aventi carattere di urgenza della Regione Puglia e con fondi dell’Amministrazione Comunale di Surano. Il progetto è stato redatto dall’architetto Mauro Lazzari (Metamor Architetti) con la collaborazione dell’arch. Amedeo Capone. La realizzazione è stata affidata a MGM s.r.l. con la supervisione della restauratrice Dania Cianci.
*le foto in questa pagina sono di Francesco Buccarello
Attualità
A Taviano, Pellegrino contro Stefanelli: i 32 nomi delle due liste

A Taviano sarà sfida a due il prossimo 25 e 26 maggio in occasione delle amministrative che decideranno chi prenderà il posto dell’ex Giuseppe Tanisi, la cui esperienza si è conclusa prematuramente ad inizio 2025.
“Radici e Futuro Taviano” candida a sindaco Francesco Pellegrino, già vicesindaco in occasione del primo mandato da primo cittadino di Tanisi (lo sostengono gli ex gruppi consiliari di Per la Città, Taviano Futura e Taviano Libera).
Candidati con lui al consiglio:
Sabrina Burlizzi,
Vito D’Argento,
Omar Del Rosario,
Gianni Fonseca,
Emanuela Garofalo,
Erika Leone,
Antonino Manni,
Daniela Meneleo,
Alessandra Mercutello,
Giorgia Montunato,
Silvia Palamà,
Stefano Piccinno,
Carlo Deodato Portaccio,
Paola Ria,
Germano Santacroce,
Marco Stefano.
È stata vicesindaca dell’ultimo mandato di Giuseppe Tanisi invece la candidata sindaca della lista “Taviano Guarda Avanti”, Serena Stefanelli.
Con lei:
Giuseppe Tanisi,
Antonella Previtero,
Paola Cornacchia,
Francesco Lezzi,
Salvatore Rainò,
Alessio Inguscio,
Massimo Mosticchio,
Chiara Minerva,
Lucy D’Ingiullo,
Martina Mauramati,
Mariassunta Garzia,
Simona Armida,
Marco Carluccio,
Elisa Ferocino,
Silvio Spiri,
Lucia Chetta.
Attualità
Tossico e invasivo: nell’Adriatico spunta il pesce palla argenteo
È pericoloso: ecco come comportarsi. Punto 1: non imitare i giapponesi, che praticano una sorta di ‘roulette russa’ alimentare

Il pesce palla argenteo invade l’Adriatico: allarme per la salute e l’ecosistema
Il pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie marina altamente tossica e invasiva, è stato recentemente avvistato nel Mar Adriatico, segnando la sua presenza più settentrionale mai registrata nel Mediterraneo.
La cattura di un esemplare lungo oltre mezzo metro nella baia di Medulin, in Istria, ha destato preoccupazione tra pescatori e biologi marini.
Caratteristiche e pericolosità
Originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il pesce palla argenteo è entrato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Questa specie è nota per la presenza di tetrodotossina, una neurotossina estremamente potente contenuta in organi come fegato, gonadi, pelle e intestino. Anche una piccola quantità può causare gravi intossicazioni e, in alcuni casi, la morte. La tossina resiste alle alte temperature, rendendo il consumo del pesce pericoloso anche dopo la cottura.
Oltre alla sua tossicità, il pesce palla argenteo possiede una bocca dotata di denti robusti, capaci di esercitare una forza impressionante. È anche una specie piuttosto territoriale, pronta a difendere i suoi spazi dagli invasori. In altre zone del Mediterraneo sono stati segnalati episodi di morsi ai bagnanti, con conseguenze mediche rilevanti.
Impatto sull’ecosistema
La presenza del pesce palla argenteo rappresenta una minaccia significativa per l’ecosistema marino. Si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. Inoltre, è noto per danneggiare le reti da pesca, aggravando le difficoltà della pesca artigianale.
Raccomandazioni per pescatori e bagnanti
Non consumare: evitare assolutamente di mangiare il pesce palla argenteo, anche se cotto. Manipolazione: in caso di cattura accidentale, maneggiare con estrema cautela e utilizzare guanti protettivi. Segnalazione: riportare immediatamente l’avvistamento alle autorità marittime o agli enti di ricerca locali.
Informazione: diffondere la conoscenza di questa specie tra comunità di pescatori e bagnanti per prevenire incidenti.
La diffusione del pesce palla argenteo nel Mar Adriatico è un segnale d’allarme che richiede attenzione e collaborazione tra cittadini, pescatori e istituzioni per proteggere la salute pubblica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini.
La ‘roulette russa’ alimentare giapponese
In Giappone ci preparano il fugu, una delicatezza da brivido. Una “roulette russa alimentare” che va preparata da chef che hanno studiato 1 anno solo per servire questo piatto. Il segreto è lasciare quel tanto di veleno sufficiente a dare un po’ di euforia, ma niente piu’.
Se mangi questo pesce palla, mangi la tetrodotossina, un veleno micidiale, derivato dai batteri che vivono nelle alghe che lui mangia. A quel punto non hai scampo.
Attualità
Le scarpe con cui il Papa è stato sepolto vengono da Miggiano
Francesco ha voluto che fossero quelle che indossava tutti i giorni: al suo funerale, gli occhi del mondo su quel prodotto dell’artigianalità salentina

Miggiano e tutto il Salento entrano nella storia di Papa Francesco, in uno dei momenti più solenni e commoventi della Chiesa cattolica.
Oggi, in occasione dei funerali del Santo Padre, il mondo intero ha posato lo sguardo su un dettaglio carico di significato: le scarpe con cui Papa Francesco ha scelto di essere sepolto.
Il Pontefice infatti ha espresso il desidero di portare con sé nell’aldilà le sue umili scarpe di tutti i giorni. Ecco infatti che nelle foto che hanno fatto il giro del mondo si scorge quel paio di scarpe nere, consumate dall’utilizzo.

Un dettaglio che per il Salento ha un valore enorme, perché quelle scarpe sono nate a Miggiano.
Ne dà notizia il Comune in una nota in cui spiega che sono state realizzate nell’aprile 2024 dal Laboratorio Ortopedico Bello srl. Opera dei fratelli Vittorio e Giuseppe Bello (che negli anni hanno sempre recapitato di persona al Santo Padre il loro prodotto), le calzature ortopediche sono testimonianza di dedizione e di mani esperte che, nel silenzio dei laboratori, hanno creato qualcosa di infinitamente prezioso.
Il Comune di Miggiano ha espresso con orgoglio questo sentimento in una nota ufficiale:
“Papa Francesco porta con sé un pezzo di Miggiano e così ci sentiamo a lui ancor più vicini. La Comunità di Miggiano è onorata di aver offerto al Pontefice il pregio del proprio artigianato locale.”
Non si tratta solo di un onore per Miggiano, ma di un vero tributo all’intero Salento, terra di saperi antichi, di mani sapienti, di tradizione artigiana che riesce ancora a parlare al mondo con la lingua della qualità e della cura.
In un’epoca di globalizzazione e produzione industriale di massa, il fatto che il Papa abbia scelto — per il momento più intimo e sacro della sua esistenza terrena — delle scarpe fatte a mano in un piccolo comune salentino, ha un significato immenso. È la consacrazione di un modo di lavorare autentico, umano, profondamente radicato nella nostra identità.
Oggi le immagini del Santo Padre, vestito con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto, e calzato con quelle scarpe di Miggiano, hanno fatto il giro del mondo.
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