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Cronaca

Caso Ivan Ciullo: il Gip dispone altre indagini

Accolte tutte le richieste dell’opposizione, rigettanta richiesta di archiviazione

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Il GIP di Lecce Sergio Tosi ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dalla PM e ha accolto integralmente sia l’opposizione che la successiva memoria difensiva, depositate dagli avvocati Maria Chiara Landolfo, Paolo Maci e Gianluca Tarantino, difensori della famiglia di Ivan Ciullo.


Il gip ha disposto un supplemento di indagini da portare a termine entro i prossimi sei mesi. Nell’inchiesta è indagato per istigazione al suicidio un amico di Ivan. Il primo nodo, fondamentale da chiarire è se si è trattato di suicidio, come frettolosamente ipotizzato fin dall’inizio, o di omicidio, come dimostrato dai periti di parte. La perizia del medico legale che nel 2019 effettuò l’autopsia non dà alcuna certezza: parla di “presumibile” suicidio. Perizia che è stata peraltro contestata già dal medico legale della famiglia, dottor Giuseppe Panichi, anche sulla base del fatto che l’osso ioide non è rotto.


Nell’opposizione la famiglia aveva denunciato le troppe anomalie che hanno caratterizzato l’iter procedurale, l’inerzia funzionale e la superficialità delle indagini, talmente carenti e incomplete da non aver chiarito in alcun modo i tanti dubbi emersi in questi 6 anni trascorsi dal ritrovamento del giovane, appeso ad un albero nelle campagne di Acquarica del Capo, il 22 giugno 2015.


La PM Vallefuoco aveva chiesto la chiusura del fascicolo negando a priori i risultati di quelle stesse consulenze di parte che nel 2019 l’avevano portata a riaprire le indagini (e che quindi doveva aver giudicato rilevanti). Ha ignorato lo sforzo investigativo prodotto dalla famiglia (in assenza di indagini da parte degli inquirenti) limitandosi a dichiarare l’inadeguatezza dei consulenti di parte, senza spiegarne le motivazioni.


Di fatto nella richiesta di archiviazione non veniva sciolto nessuno dei dubbi né venivano chiarite le tante incongruenze emerse. Una su tutte: il GPS del cellulare di Ivan, attivato dall’utilizzo di internet, tra le 18 e le 19 del 21 giugno 2015 registra delle posizioni incompatibili con il fatto che il satellitare della sua auto ci dice che era ferma dalle 17,13 in Località Calie dove è stato ritrovato il suo corpo la mattina del giorno seguente. Ivan non può aver percorso quei chilometri a piedi.


Mettendo a confronto i dati emersi dal telefonino e dalla posizione dell’auto, si vede chiaramente che il telefonino di Ivan si sposta da Acquarica del Capo a Taurisano, poi torna in aperta campagna e si ferma a metà strada per poi tornare di nuovo al centro di Taurisano. In uno di questi spostamenti, in particolare, si evidenzia che avrebbe dovuto percorrere 4 km in 10 minuti. Ivan non era un velocista, né un maratoneta. Qualcuno deve averlo portato con un’altra auto a Taurisano, oppure qualcuno gli ha sottratto il telefono, lo ha portato a Taurisano e poi glielo ha rimesso nella tasca dei pantaloni, dove è stato ritrovato. In ogni caso Ivan quel giorno non era solo. Con chi era? Chi lo ha portato da Località Calie a Taurisano?


Sono molte altre le mancanze evidenziate dall’opposizione e che ora dovranno essere colmate:



  • non sono state effettuate indagini sul cavo microfonico al quale è stato trovato appeso. Il perito di parte, dottor Roberto Lazzari – è l’unico ad aver esaminato l’altra metà, trovata nell’auto di Ivan ed ha dimostrato – con prove tecniche – che non può in nessun modo essersi allungato. Pertanto non viene spiegato il motivo per cui Ivan è stato trovato con le gambe piegate, quasi inginocchiato;
  • non è stata studiata la modalità del nodo: sarebbe necessario verificare la possibilità che possa essersi chiuso aderendo su tutta la superficie del collo, anche nella zona cervicale, dove sono state riscontrate lesioni che sembrerebbero essere state prodotte da un laccio più piccolo rispetto al cavo;

  • non è stato chiarito il motivo per cui lo sgabello, trovato vicino al corpo e che sarebbe servito ad Ivan per appendersi, è rimasto in piedi. Dalle foto è ben evidente che non ci sono segni di utilizzo né sulla seduta, né sul terreno (le gambe non sono infossate come avrebbero dovuto)

  • non è stata fatta alcuna analisi della scena del crimine da parte degli inquirenti. Nessuno – eccezion fatta peri il perito di parte, dottor Lazzari – ad esempio, ha misurato l’altezza del ramo da terra, rispetto all’altezza e al peso del corpo di Ivan


Nelle ventisette pagine di opposizione la famiglia ha chiesto anche di verificare l’attendibilità\veridicità delle dichiarazioni rese agli inquirenti dall’indagato che si contraddice in più punti sugli spostamenti e sugli orari degli stessi da lui effettuati il 21 giugno. Tra le tante: sostiene di essere passato davanti casa di Ivan, ma i dati estrapolati dal perito di parte dal suo telefonino e dal GPS della sua auto raccontano un’altra verità. L’uomo ha dichiarato di aver ricevuto dei messaggi dallo stesso Ivan ma di non averli letti. La perizia tecnica invece dimostra che li ha visualizzati poco dopo averli ricevuti. Perché mentire?


Troppe le domande e i dubbi ancora irrisolti; la famiglia spera che ora finalmente venga fatta chiarezza con ulteriori indagini.


Ivan Ciullo venne trovato impiccato ad un albero di ulivo il 22 giugno del 2015 nelle campagne di Acquarica del Capo. Il caso fu inizialmente e frettolosamente liquidato come un suicidio sulla base del fatto che nell’auto del ragazzo fu ritrovata una presunta lettera di addio ai genitori, Rita Bortone e Sergio Martella, che però non hanno mai creduto alla versione suicidaria e hanno portato avanti delle indagini private, avvalendosi di consulenti criminologi, periti informatici, balistici e medici legali. La Procura di Lecce ha aperto un fascicolo per Istigazione al suicidio e ha indagato un uomo con cui il ragazzo aveva avuto una tormentata relazione. Dopo anni di indagini negate, farraginose e lacunose la PM Maria Vallefuoco ha chiesto l’archiviazione del caso. A seguito dell’opposizione, depositata lo scorso mese di aprile dagli avvocati Maria Chiara Landolfo, Paolo Maci e Gianluca Tarantino. rappresentanti della famiglia di Ivan – il GIP Sergio Tosi con provvedimento del 14 dicembre 2021ha rigettato la richiesta di archiviazione e ha disposto ulteriori indagini.


Cronaca

Taurisano, arrestati due giovani spacciatori

Alto impatto tra Gallipoli, Alezio, Nardò, Galatone, Taurisano, Otranto, Poggiardo, Galatina, Noha e Collemeto. Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Polizia Locale effettuano controlli in tutta la provincia. 551 persone controllate, due arresti e 15 sanzioni e amministrative ad esercizi commerciali

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Continuano i servizi straordinari di controllo del territorio programmati in sede di Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura.

Ieri sera le attività ad alto impatto, disposte dal Questore della Provincia di Lecce e condivise con le altre forze di polizia in sede di Tavolo Tecnico, hanno interessato numerosi comuni in tutta la provincia di Lecce.

Tali servizi hanno la finalità di incrementare la sicurezza grazie alla presenza congiunta delle Forze dell’Ordine ed alla loro sinergica azione sul territorio, prevenendo e reprimendo reati predatori e non solo.

Polizia di Stato e Guardia di Finanza, con le rispettive unità cinofile, e Polizia Locale hanno condotto una capillare e approfondita attività di controllo a Gallipoli, Alezio, Nardò, Galatone, Taurisano, Otranto, Poggiardo, Galatina, Noha e Collemeto.

A Taurisano, in particolare, i controlli hanno portato all’arresto di due giovani del posto di 21 e 23 anni per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

I due, già conosciuti agli operatori di polizia, erano stati fermati dalla volante per un controllo e avevano manifestato segni di agitazione.

Gli operatori hanno così deciso di effettuare un servizio di osservazione e, al momento del loro rientro presso l’abitazione di uno dei due, sono entrati per eseguire una perquisizione ed hanno rinvenuto 115 gr. di cocaina in un’unica confezione e altri 2,06 gr. già suddivisa in dosi oltre a banconote di vario taglio per la somma totale di euro 65.

Il 21enne è stato condotto in carcere, oltre ad essere denunciato per detenzione abusiva di munizionamento in quanto trovato in possesso di un proiettile 9×21; il 23enne è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Oltre al contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti, gli obiettivi dell’attività ad alto impatto sono stati la prevenzione dei reati in genere, il controllo degli avventori dei locali, la verifica del rispetto del codice della strada e il contrasto allo spaccio di stupefacenti.

Importante il bilancio: 551 persone controllate, 14 dei quali già sottoposti a misure restrittive, 138 veicoli fermati, 11 contestazioni al codice della strada elevate.

Nel mirino anche il rispetto delle regole amministrative e di sicurezza da parte degli esercizi commerciali: nei 10 comuni sono stati controllati 22 i locali. I controlli amministrativi hanno portato alla rilevazione di 15 violazioni, seguite da altrettante sanzioni elevate a vario titolo.

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Cronaca

Ugento: materiale esplosivo in casa, arrestato

Importante operazione di sicurezza condotta dai Carabinieri che ha portato al sequestro di oltre 2 tonnellate di materiale esplosivo, rinvenuto all’interno di un’abitazione. Il blitz è stato effettuato in seguito a indagini che hanno sollevato dei sospetti su un uomo di 38 anni, il quale è stato arrestato durante l’operazione

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A Ugento, i carabinieri hanno condotto a un’operazione di controllo che ha portato all’arresto in flagranza di reato di un 38enne del luogo per possesso illegale di sostanze esplosive e artifici pirotecnici.

L’intervento è stato condotto dai Carabinieri della Compagnia di Casarano e dagli Artificieri Antisabotaggio del Comando Provinciale di Lecce.

Le perquisizioni sono state eseguite nei locali-deposito di cui l’arrestato è titolare.

I militari dell’Arma hanno scoperto un ingente quantitativo di materiale esplosivo vietato e di articoli pirotecnici di produzione clandestina.

Inoltre, in un garage adiacente all’abitazione dell’arrestato, sono stati rinvenuti circa 2 chili e 100 grammi di polvere nera di prima categoria e 12 petardi di fabbricazione non autorizzata.

Inoltre, sono stati scoperti 15 chili di artifici pirotecnici del tipo T1, spezzoni di miccia pirotecnica e altro materiale

destinato alla produzione di artifici, tra cui due dispositivi smontati e privi di sicurezze.

L’operazione ha svelato ulteriori evidenze sull’elevata pericolosità della situazione poiché, all’interno di un magazzino della sua abitazione, sono state rinvenute circa 2.304 cartucce da caccia e dispositivi di controllo per l’accensione di artifici pirotecnici e micce.

Ancora più preoccupante è la scoperta di un furgone, non marciante, adiacente all’abitazione, utilizzato come deposito per circa 1.300 chilogrammi di materiale esplosivo non classificato, insieme a 49 artifici pirotecnici artigianali e numerosi mortai da lancio.

Da sottolineare che la prossimità dei luoghi di stoccaggio del materiale esplosivo ad altre abitazioni metteva a rischio la sicurezza della popolazione, sollecitando un intervento tempestivo da parte degli uomini dell’Arma.

A seguito dell’arresto, sono state sequestrate 19 armi regolarmente detenute dall’arrestato, insieme ai relativi titoli abilitativi.

Al termine delle formalità di rito, l’uomo è stato arrestato e, su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

Il materiale pericoloso rinvenuto sarà distrutto dagli artificieri, mentre quello classificato sarà custodito in un deposito giuridico autorizzato, a garanzia della sicurezza pubblica.

L’intervento immediato degli artificieri dei carabinieri sottolinea l’importanza della prontezza operativa della Benemerita nel prevenire situazioni che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza pubblica.

La scoperta di un così elevato quantitativo di materiale esplosivo e la sua vicinanza a zone abitate rappresenta un grave allarme per la comunità locale.

L’operazione non solo ha portato alla rimozione immediata di rischi potenziali per i cittadini, ma ha anche attivato un monitoraggio più attento delle attività sospette in tutta la provincia salentina, contribuendo a un clima di maggiore sicurezza.

Le indagini continueranno per accertare eventuali collegamenti o complici.

I carabinieri restano fermamente determinati a mantenere un territorio sicuro e rispettoso della legalità.

L’attività investigativa ha sicuramente evitato situazioni di potenziale pericolo che può sfociare in tragedie, come è avvenuto pochi giorni orsono in provincia di Napoli.

Tale attività è l’inizio di controlli serrati organizzati dall’Arma salentina per prevenire situazioni di pericolo

connesse all’utilizzo illecito e superficiale dei fuochi di artificio che hanno interessato anche in passato la nostra provincia, nel periodo natalizio.

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Cronaca

Dramma a Maglie: muore uomo in bici

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Dramma in pieno centro abitato a Maglie dove un uomo è deceduto in serata mentre era in sella alla sua bici.

Quello che inizialmente sembrava essere un incidente, si è rivelato col passare dei minuti un malore fatale.

Un 61enne di Scorrano è caduto dalla sua bici mentre percorreva proprio una delle traverse che da Maglie conducono sulla strada per il centro abitato scorranese: via Einaudi.

Alcuni passati hanno chiesto l’intervento dei soccorsi che, purtroppo, si sono rivelati vani.

Per l’uomo non c’è stato nulla da fare. L’uomo potrebbe aver accusato un malore ed esser deceduto per arresto cardiaco. Così fosse, non sarebbe stata una caduta a costargli la vita.

Le cause, ad ogni modo, saranno approfondite nelle prossime ore.

Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della locale Compagnia.

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