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Cronaca

Centrale dello spaccio: padre e figlio in manette

Erano i gestori di un noto pub di Lizzanello. All’oscuro del proprietario, avevano furbescamente realizzato le copie delle chiavi di un appartamento e l’avevano destinato ai loro affari

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I Carabinieri hanno rinvenuto all’interno di un’abitazione in ristrutturazione, che si affaccia su Piazza San Lorenzo a Lizzanello, proprio sopra il noto pub “Paradise”, una borsa con all’interno vari pezzi di cocaina pura, alcuni di essi confezionati prima in sacchetti di plastica e poi messi sottovuoto, altri inseriti solo in brandelli di sacchetti di cellophane e sigillati con nastro adesivo nero, ed un sacchetto contenente sostanza da taglio del tipo “mannite”. Le indagini hanno permesso di risalire subito al proprietario dell’abitazione, risultato, poi, estraneo ai fatti.


Roberto MacchiaÈ infatti emerso che lo stesso, circa un anno fa, aveva consegnato le chiavi del portoncino dal quale si accede all’appartamento a Roberto Macchia, gestore del pub “Paradise”, poiché lo stesso aveva la necessità di far installare sul tetto della palazzina l’antenna per la tv del locale; dopo tali lavori, eseguiti nel giro di un paio di giorni, Macchia aveva quindi restituito le chiavi al proprietario dell’appartamento.


Appresa tale informazione, i Carabinieri hanno deciso di andare a fondo, e ritenendo fondata la possibilità che la sostanza potesse essere riconducibile proprio al proprietario del pub, già noto alle forze dell’ordine per essere stato coinvolto in reati legati agli stupefacenti, hanno proceduto alla perquisizione domiciliare presso l’abitazione dell’uomo, e presso quella di suo figlio Marco Macchia, gestore del medesimo pub insieme al padre ed anch’egli noto alle forze di polizia per reati inerenti gli stupefacenti.Marco Macchia


Presso l’abitazione di Macchia padre sono stati rinvenuti una serie di sacchetti in cellophane (con la stessa stampa presente su quelli utilizzati per confezionare la cocaina), un bilancino di precisione del tipo utilizzato di solito per pesare gli stupefacenti, un rotolo di nastro isolante nero con ancora sull’estremità un brandello di sacchetto di cellophane strappato, a testimonianza dell’utilizzo dello stesso per confezionare involucri in sacchetti. Presso l’abitazione del figlio Marco, nonostante lo stesso abbia cercato di dissimularne fin dall’inizio il possesso, è stata rinvenuta una copia delle chiavi del portoncino, realizzata senza l’autorizzazione del proprietario quando il padre aveva la disponibilità delle originali per l’installazione dell’antenna.

Emersi tutti questi indizi di colpevolezza a carico sia del padre che del figlio, i due sono stati dichiarati in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ed associati presso la Casa Circondariale di Lecce in attesa dell’udienza di convalida; la sostanza stupefacente, sequestrata e sottoposta ad analisi, è risultata essere cocaina pura, con un valore di mercato che si aggira sui 40.000 euro ma che, opportunamente tagliata e suddivisa, avrebbe potuto fruttare fino a mille dosi per un ricavo di circa 80.000 euro al dettaglio.


 


Cronaca

Rissa nella notte a Ruffano

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Rissa nella notte a Ruffano con il coinvolgimento di un nutrito gruppo di persone.

L’episodio si è verificato in piazzetta Mons. Fiorito, attorno all’una. Protagonisti due gruppi di giovani che stavano trascorrendo la serata all’aperto.

A scatenare la violenza sarebbero state delle attenzioni di troppo rivolte da qualcuno nei confronti di una donna.

In pochi attimi, dalle parole si è passati ai fatti ed i due gruppi, una ventina di persone in totale dall’età compresa tra i 20 ed i 30 anni, si sarebbero ritrovate nella zuffa.

Dai residenti in zona è partita una chiamata ai numeri d’emergenza. Sul posto sono accorsi i carabinieri, ma al loro arrivo i due gruppi si erano dileguati. Sul luogo le tracce della colluttazione, anche delle macchie di sangue. Nessuno si sarebbe recato nei vicini ospedali e, di conseguenza, nessuno al momento è stato identificato, ma si indaga sull’accaduto.

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Cronaca

37enne arrestato dalla Polizia con cocaina, marijuana e hashish

L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina…

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Nella giornata di ieri, a Lecce, la Polizia ha arrestato un uomo di 37 anni, responsabile del reato di detenzione finalizzata alla cessione a terzi di sostanza stupefacente.

Da un’attività informativa appresa in precedenza, la Sezione Narcotici di Lecce è venuta a conoscenza che un soggetto incensurato era dedito alla vendita di sostanze stupefacenti e che la base logistica dell’attività illecita era un appartamento in città.

I poliziotti a seguito di queste informazioni hanno dato avvio ad un servizio di appostamento ed osservazione grazie al quale, nella decorsa serata, hanno intercettato il 37 enne.
Nonostante l’indagato abbia tentato di condurre gli agenti presso altra dimora, indicata quale residenza, il compendio informativo in possesso degli investigatori confermava i sospetti acquisiti nella fase info-investigativa, pertanto il personale della narcotici procedeva alla perquisizione domiciliare nell’abitazione già posta sotto osservazione e nella disponibilità del sospettato.

L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina.

A riscontro della detenzione finalizzata alla cessione a terzi, vi era materiale idoneo al confezionamento, bilancini e circa 1.600 euro in contanti.

Colto in flagrante l’uomo incensurato, è stato arrestato, e posto agli arresti domiciliari, come disposto dal P.M. del Tribunale di Lecce.

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Attualità

Il Tar respinge ricorso per apertura sala giochi a Matino

Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”…

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Il Tribunale Amministrativo per la Puglia – Lecce (Sezione Terza) ha respinto il ricorso di una ditta che aveva richiesto l’autorizzazione per aprire una sala giochi a Matino.

L’immobile scelto per ospitare l’attività supera i limiti minimi (250 metri) di distanza da luoghi sensibili, nella fattispecie una struttura sanitaria.

La ditta ricorrente aveva presentato un primo ricorso nel 2020 contro il Comune di Matino, per richiedere l’annullamento del provvedimento emesso dal Responsabile del Settore Promozione strategica del territorio con il quale si negava “il rilascio dell’autorizzazione per l’attività di sala giochi”.

Le ragioni con le quali si respingeva la richiesta, come riporta il documento, fanno rifermento al fatto che “l’immobile in argomento non rispetta quanto previsto in merito alle distanze dai luoghi sensibili indicati dalla stessa“.

L’appellante aveva contestato il provvedimento per “eccesso di potere: illogicità e violazione del principio di proporzionalità”, ritenendo la struttura sanitaria citata non rientrante tra i luoghi sensibili descritti dalla legge in merito.

Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”.

Inoltre, la legge in merito precisa che si possono definire strutture sanitarie o socio-sanitarie tutte le strutture che eroghino “prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e mantenimento delle abilità acquisite”.

Si precisa, in aggiunta, che “L’ambulatorio – nel quale un professionista iscritto ad un albo socio-sanitario esercita la sua professione – può essere gestito in forma individuale, associata o societaria e avvalersi esclusivamente di professionisti sanitari regolarmente abilitati e iscritti agli ordini o albi professionali di competenza”.

Difatti, lo studio medico in questione situato nel Comune di Matino si trova tra le strutture sanitarie accreditate ed è pubblicato regolarmente sul sito istituzionale delle Regione Puglia.

Dunque, all’udienza pubblica il Tar Puglia ha confermato l’infondatezza del ricorso, così come aveva espresso nella precedente ordinanza cautelare.

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