Calimera
Ciao Leo, ci mancheranno le tue noccioline
La scomparsa di Leo, nipote di Nicola Di Mitri, noto venditore di noccioline di Calimera
di Rocco Boccadamo
Tramite un post dell’amico fb Biagio Fersini, ho appreso che Leo, notato per l’ultima volta a Castro qualche domenica mattina fa, non c’è più.
Provo sinceramente rimpianto, giacché è venuta a mancare una figura in certo qual modo famigliare da decenni. Nello stesso tempo, però, coltivo la speranza che Leo, insieme con i suoi cari che l’hanno preceduto nel viaggio, fra cui Rita, mia amica di adolescenza e prima giovinezza, seguiterà, anche da lassù, a partecipare idealmente, dietro la sua mitica baracca di vendita, a tutte le feste patronali del Salento e specialmente, a convenire ogni domenica mattina a Castro, nella piazzetta del Castello Aragonese.
In suo ricordo, propongo, di seguito, una narrazione da me già dedicata alla famiglia Di Mitri.
Ciao, Leo.
Una storia salentina: fra Calimera e Marittima, saga dei “nuciddrari“
Esistono nel Salento due località, distinte e anche un po’ distanti, che però formano un tutt’uno ai fini dell’ambientazione, dello scenario naturale e delle radici della semplice, antica e ancora viva storia proposta in queste righe.
La prima è Calimera, buongiorno in greco, uno dei nove paesi, in un certo senso il cuore, della Grecìa Salentina, insieme di comunità e tradizioni ormai assurto a notorietà internazionale, se non addirittura mondiale, sia per il particolare e straordinario substrato di cultura di cui si trova permeato, sia per talune eccezionali manifestazioni folcloristiche e di spettacolo, a cominciare dalla pizzica o ballo della taranta.
L’altra è Marittima, luogo di nascita di chi scrive, piccolo e ameno paese del Sud Salento, a ridosso di una costiera rocciosa assai affascinante e carica di magici richiami e con affaccio su distese d’onde che si snodano in un’autentica miriade di colori e sfumature: come dire, un sublime abbinamento fra natura e i più delicati profumi che possano immaginarsi e gustarsi.
Nella popolazione di Calimera è abbastanza diffuso il cognome Di Mitri.
Immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, intorno al 1948-1950, arrivò a stabilirsi a Marittima, in una modesta abitazione ubicata dietro la chiesa e presa in affitto, un omone sui cinquantacinque/sessanta anni, tanto robusto quanto cordiale e buono, originario giustappunto di Calimera, tale Nicola Di Mitri, esercitante un duplice mestiere. Venditore di nocciole, arachidi, mandorle, ceci e fave abbrustoliti, semini, datteri e castagne; inoltre, acquirente di uova fresche (in dialetto, perciò, “ovaluro”) direttamente dalle famiglie, in partite singole minute, finanche minime, in rapporto al numero di galline che ogni nucleo possedeva, uova che poi rivendeva all’ingrosso a industrie dolciarie.
Nella nuova residenza, il buon Nicola soggiornava spesso da solo, provvedendo quindi anche alla cucina e alle faccende domestiche, mentre saltuariamente era raggiunto dai familiari, vale a dire dalla moglie (ricordo il nome, Lucia) e/o da gruppi dei numerosi figli e figlie (mi vengono a mente Biagio, Gino e l’ultimogenita Rita), i quali lo coadiuvavano nell’attività di “nuciddraro”.
In realtà, la sua non era per niente una vita stanziale, bensì un girovagare pressoché quotidiano, specie durante le stagioni miti, fra tutti i centri – cittadine, paesi e paesini – del Salento, nelle ricorrenze delle festività patronali e paesane in genere.
Si spostava mediante un traino, dalle altissime ruote a raggi, tirato da un prestante cavallo, attrezzato di cavalletti e assi di legno con cui allestiva la sua bancarella, di lampade ad acetilene, bilance e una cassettina di legno dove riporre gli incassi. E, infine, fornito di una serie di sacchi e sacchetti di iuta e di cartone ricolmi dei vari prodotti (sapientemente mantenuti tiepidi grazie a strati di teli di iuta e di coperte incerate che li ricoprivano durante i viaggi), venduti agli avventori nei classici piccoli cartocci di colore marrone.
Rammento un particolare: mandorle, nocciole, arachidi e la restante frutta secca erano tostate con un procedimento naturale, lento ed efficace, all’interno di un vano in pietra, detto fornello, che sovrastava ciascuno dei tre forni a legna, per la cottura del pane, esistenti e attivi nel paese. Nicola riponeva a rotazione la sua mercanzia nel fornello e la ritirava tranquillamente bella e pronta dopo alcuni giorni: niente lucchetti, niente porte chiuse a chiave, bastava solo l’occhio della fornaia perché tutto restasse integro al suo posto, fino all’ultimo semino. Davvero altri tempi!
Con una bancarella a parte, più piccola, girava per le feste anche un fratello di Nicola, Brizio: si potrebbe parlare, quindi, di una vera e propria piccola dinastia di “nuciddrari”. Da notare che in tutte le località che raggiungeva, Nicola, grazie alla sua lunga storia di commerciante e alla stima di cui godeva diffusamente, occupava con la sua baracca invariabilmente il posto più centrale e ambito, attiguo alla “cassarmonica” su cui si esibivano le bande musicali, un punto dove la gente presente alla festa o transitava o si fermava.
In verità, di venditori di noccioline, a parte Nicola (e il fratello), n’esistevano altri, ma quella bancarella emanava una sorta di speciale attrazione, quasi che fosse una calamita, sia per la simpatia della persona, sia per la buona qualità della merce. Nei saltuari spazi tra una festa e l’altra, Nicola – il quale, è bene ricordarlo, doveva mantenere una famiglia assai numerosa, anche se taluni membri gli davano una mano – a cavallo di una vecchia bicicletta e con due grosse ceste di vimini appese ai lati del manubrio, girava, più spesso a piedi e raramente inforcando il mezzo, per le strade e i vicoli di Marittima, richiamando l’attenzione dei residenti con la sua voce possente:” Ove, ci teneove!”. A ogni sosta o incontro con i paesani d’elezione, un saluto cordiale, una piccola chiacchiera.
Chi scrive, da piccolo, la domenica mattina era solito sostare accanto alla baracca di Nicola e ascoltava i suoi discorsi con gli acquirenti, talvolta fatti anche di confidenze e particolari circa i risultati del suo lavoro e le sue sostanze finanziarie. Di quei tempi, il massimo, come ricchezza, in un piccolo centro del sud, si considerava il possesso di una somma pari a un milione di lire; ebbene, un giorno, ricordo nitidamente, mentre si discorreva sul tema, il bravo “nuciddraro” ebbe a confessare che, se non avesse dovuto far fronte ad alcuni gravosi esborsi per ragioni di salute in famiglia, anche lui sarebbe arrivato a possedere il mitico milione di lire.
L’ultimogenita di Nicola, Rita, una bella e dolce ragazzona dai capelli biondo-rossi, era pressoché mia coetanea: tra noi correva una buona intesa confidenziale anche perché Rita si era innamorata, con la pudicizia dell’epoca, di un mio amico. Da allora, non l’ho mai rivista e, purtroppo, ho recentemente appreso che, pochi anni fa, ancora giovane, se n’è andata con il suo sorriso: ad ogni modo, nel mio immaginario, lei si mantiene tuttora presente e viva come la simpatica ragazza di ieri conosciuta e frequentata in tempi ricchi d’entusiasmo e appaganti, e ciò anche perché io stesso mi sento esattamente, anzi null’altro che un ragazzo di ieri.
Da più lunga pezza, il capo famiglia Nicola non abita più, né a Marittima, né a Calimera; probabilmente, anzi ne sono pressoché sicuro, è salito a vendere noccioline e ad acquistare uova nel villaggio degli angeli, con la sua bancarella allestita tra esclusive luminarie di fichidindia e in prossimità di un tendone di arcobaleni. Per chi è rimasto, la realtà bella e, diciamo così, miracolosa è che, in ogni caso, questa saga familiare continua a distanza di oltre mezzo secolo: nelle feste paesane che resistono e cui mi capita di avvicinarmi, ritrovo, infatti, allestita al solito nel posto migliore e con la mercanzia più gustosa, la baracca dei Di Mitri, con Gino, il giovane dei miei ricordi, e suo figlio Leo intenti a vendere.
Certo, ora, essi non si muovono con il traino, sostituito man mano da un moto furgoncino, un camioncino sino all’ultimo comodo furgone, ma, per il resto, la scena e il rito sono immutati. Oltre che nelle feste, incontro Gino e Leo, con la bancarella, puntualmente la domenica mattina nell’affascinante piazzetta di Castro città e, ogni volta, è per me come fare un bagno nella distesa frizzante e profumata della fanciullezza. Di fronte, il fantastico spettacolo del Canale d’Otranto e spesso le montagne dell’Albania come sfondo. Può essere uno spunto, a beneficio dei lettori, per eventuali partecipazioni alle feste paesane del territorio salentino e per una visita a Castro?
Appuntamenti
Il libro: 50 anni di Storia 50 anni di storie. Dettagli scherzosi e semiseri in un negozio al dettaglio
L’autrice, commerciante per 50 anni, saluta tutti coloro che sono passati dal suo negozio di abbigliamento ubicato nel centro di Calimera e che, dal 1° gennaio 2025 non è più in attività
“50 anni di Storia 50 anni di storie. Dettagli scherzosi e semiseri in un negozio al dettaglio” è nuovo libro di Leda Durelli, Edizioni Esperidi.
Verrà presentato giovedì 9 gennaio, dalle ore 19,30, presso la Casa dei Kalimerìti (Via Mayro, 28) a Calimera.
Introdurrà la serata Renato Colaci dell’Ass. Kalimerìti.
Interverranno i docenti Salvatore Tommasi e Francesca Licci mentre Emanuele Licci e Apollonio Tommasi allieteranno la serata con la loro musica.
Sarà presente anche l’editore, Claudio Martino.
L’evento è patrocinato dal comune di Calimera ed è organizzato da Arci Kalimeriti, ACEA (Ass. Calimerese Esercenti e Artigiani),
IL LIBRO
Come un diario, un quaderno di appunti, un menabò di cose passate, questo è “50 anni di Storia e di storie. Dettagli scherzosi e semiseri in un negozio al dettaglio“, il nuovo libro di Leda Durelli.
Scorrono veloci e leggere queste pagine in cui l’autrice, commerciante per cinquant’anni, saluta tutti coloro che sono passati dal suo negozio di abbigliamento ubicato nel grazioso centro di Calimera e che, dal primo gennaio 2025 non è più in attività.
Un addio, dunque, ma in modo appunto scherzoso e semiserio, così come divertenti e curiosi sono i tanti episodi narrati.
L’AUTRICE
Leda Durelli (Rosora,1954) vive a Calimera.
Nel 2013 ha pubblicato il racconto Passeggiando con te, dedicato alla sua amata Roca (marina di Melendugno).
Ha pubblicato alcuni articoli sul giornale satirico calimerese “La Kinita”.
Leda si definisce una grafomane impenitente ma senza regole e, dopo cinquant’anni di attività presso il suo negozio di abbigliamento, decide di scriverne la storia per dargli un malinconico e meraviglioso addio.
Roberta Marra
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Approfondimenti
AQP: anche a Natale offre un servizio che fa acqua da tutte le parti
Questa notte anche casa mia è venuto Babbo Natale. A dire il vero non l’ho visto, ma mi ha fatto trovare, nella buca delle lettere, verso le 18, una lettera dell’AQP che non conteneva gli auguri di Natale.
Questa notte anche casa mia è venuto Babbo Natale.
A dire il vero non l’ho visto, ma mi ha fatto trovare, nella buca delle lettere, verso le 18, una lettera dell’AQP che non conteneva gli auguri di Natale.
Tutti noi sappiamo quanto sia importante preservare e non sprecare l’acqua, in questo periodo poi, in cui ce la menano in tutte le salse che “siamo in riserva”, bisognerebbe essere più accorti e attenti. E va bene!
Ebbene, dicevo, Babbo Natale Aqp, che non so se viaggia con le renne, con la scia luminosa o con gli elfi al seguito, è comparso di persona, personalmente, con un corriere privato e personale e mi ha fatto regalo (recapitato) di un plico contenete una fattura in cui mi si intima di pagarla entro il 24 novembre 2024!!!
Ci ho riflettuto un attimo prima di imbarcarmi sulla mia DMC12”, la famosa DeLorean, del film “Ritorno al Futuro”, poi convinto di non poter rivaleggiare con la proverbiale correttezza e precisione dei vertici e affini dell’AQP, ho lottato, insistito, battagliato, sono salito sull’auto, fino a quando non mi sono reso conto che la macchina non partiva: Marty con un ghigno beffardo mi sorrideva e lo scienziato matto mi ripeteva stare tranquillo che il pazzo non ero io.
E’ vero i servizi dell’Aqp, da quando ne ho memoria, non hanno mai brillato, ricordo ancora quando d’estate lamentai lo scarso getto d’acqua che non ci permetteva di fare nulla in casa: si presentarono dei dipendenti AQP, alle 7 del mattino, per verificare che il flusso raggiungesse la portata minima obbligatoria per contratto, e vennero coscienti all’alba quando a quell’ora il mondo intero dormiva e… indovinate un po’? La portata minima era garantita. Geniali.
Oggi mi chiedono, con garbo, la notte di Natale, quando siamo tutti più buoni ed inclini al perdono, di tornare indietro nel tempo, anche solo di un mese per pagare una bolletta sputata fuori da chissà quale pazzo e incontrollato sistema; con creanza, in questa Magica notte, mi postulano, che potrebbero esserci delle correzioni di prezzo, per eccesso, per ritardo nel momento del pagamento; mi mendicano, con grazia, legata alla notte dell’avvento, che “i pagamenti delle bollette precedenti sono regolari, salvo ulteriori verifiche (!)”.
Non so se questa mia raggiungerà mai i vertici o colori i quali vengono da noi profumatamente pagati per fornirci un servizio (chiamiamolo tale) che, a proposito di liquidi, fa acqua da tutte le parti.
Non so se e quando dovremo aspettare per ricevere un minimo di attenzione e quando potremo difenderci adegutamente da queste assurdità che, complice il Natale, spesso vengono perdonate.
Io mi sono portato avanti: poiché ero ancora in tempo, mancavano poche ore al Natale, ho affidato nelle mani sicure del vero Babbo Natale la mia letterina indirizzata ai responsabili dell’acquedotto pugliese, hai visto mai che magari proprio nell’aprire e leggere le letterine nella Santa Notte possano esaudire i miei sogni?
Quali sono? Quelli di ricevere un servizio degno di questo nome e vedere recapitate le fatture almeno qualche giorno prima che scadano! A Natale puoi…
Calimera
Incendio in officina: in fiamme 8 vetture
Una domenica sera di fuoco a Calimera dove le fiamme hanno investito una officina meccanica poco prima delle 23.
Sul posto, in via Circonvallazione, sono accorsi i vigili del fuoco del Comando di Lecce.
Il rogo aveva intaccato ben otto vetture parcheggiate all’interno della attività.
Da quanto constatato e dalle informazioni raccolte nell’immediatezza dei fatti, l’incendio avrebbe avuto origine da un furgone Fiat Doblò, per poi propagarsi alle restanti autovetture nelle vicinanze.
L’intervento dei Vigili del Fuoco è valso a spegnere completamente l’incendio e a bonificare l’area, impedendo ulteriori danni a persone o cose, e garantendo la sicurezza pubblica e privata.
Le cause dell’incendio sono in corso di accertamento.
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