Cronaca
Lavori di consolidamento al “Ciolo”, condannato l’ingegnere
Daniele Polimeno, 63 anni di Spongano è stato condannato a sei mesi di carcere con pena sospesa e al risarcimento del danno di 20 mila euro a Legambiente-Circolo Capo di Leuca e Italia Nostra che si erano costituite parte civile
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Una condanna a 6 mesi (pena sospesa) e risarcimenti per 20mila euro all’ingegnere responsabile dei lavori e tre assoluzioni alla fine del processo per le presunte irregolarità nei lavori di consolidamento del Ciolo nella marina di Gagliano del Capo.
Il processo è l’atto conclusivo dell’inchiesta partita nel 2015 con il sequestro probatorio disposto ed i sigilli al cantiere di monitoraggio, pulizia della roccia e studio della falesia del Ciolo, progetto da un milione di euro avviato alle fine del 2014.
L’indagine partì da un esposto di Legambiente (parte civile nel processo con l’avvocato Anna Grazia Maraschio), corredato da fotografie raffiguranti i grossi fori praticati nella roccia dagli operai, per l’applicazione delle reti previste nel progetto. Esso prevedeva l’utilizzo di oltre duemila tondini di acciaio, circa 5 km di perforazioni e la demolizione di oltre 600 metri di scogliera.
L’ingegnere, Daniele Polimeno, 63 anni di Spongano è stato dunque condannato a sei mesi di carcere con pena sospesa e al risarcimento del danno di 20 mila euro a Legambiente-Circolo Capo di Leuca e Italia Nostra che si erano costituite parte civile.
Sono invece stati assolti: Daniele Accoto, 48 anni di San Cassiano, responsabile del settore pianificazione del Comune di Gagliano del Capo; Ippazio Fersini, 65 anni di Gagliano del Capo, tra gli incaricati a redigere il piano dei servizi tecnici di progettazione e direzione dei lavori ed Emanuela Torsello, 56 anni di Alessano, collega del Fersini.
Gli imputati rispondevano a vario titolo ed in diversa misura, dei reati di distruzione o deturpamento di bellezze naturali, abusivismo edilizio.
Erano assistiti dagli avvocati Riccardo Giannuzzi, Alessandro Distante, Francesco Nutricati, Stefano De Francesco, Francesco Maggiore, Luca Vergine. Il collegio difensivo ha sostenuto, nel corso della discussione in aula, che le reti metalliche non sono state mai applicate e non c’è mai stato un inizio dei lavori. Inoltre, la trafila seguita per proteggere il costone roccioso sarebbe stata regolare dal punto di vista amministrativo.
Le posizioni di Vincenzo Moretti, 58 anni di Bari e Caterina Di Bitonto, 45enne di Barletta, funzionario e dirigente dell’ufficio programmazione delle politiche energetiche Via/Vas della Regione, sono state da tempo stralciate per difetto di competenza territoriale. Vincenzo Moretti e Caterina Di Bitonto sono entrambi assistiti dall’avvocato Alessandro Dellorusso.
Cronaca
Rissa nella notte a Ruffano
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Rissa nella notte a Ruffano con il coinvolgimento di un nutrito gruppo di persone.
L’episodio si è verificato in piazzetta Mons. Fiorito, attorno all’una. Protagonisti due gruppi di giovani che stavano trascorrendo la serata all’aperto.
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A scatenare la violenza sarebbero state delle attenzioni di troppo rivolte da qualcuno nei confronti di una donna.
In pochi attimi, dalle parole si è passati ai fatti ed i due gruppi, una ventina di persone in totale dall’età compresa tra i 20 ed i 30 anni, si sarebbero ritrovate nella zuffa.
Dai residenti in zona è partita una chiamata ai numeri d’emergenza. Sul posto sono accorsi i carabinieri, ma al loro arrivo i due gruppi si erano dileguati. Sul luogo le tracce della colluttazione, anche delle macchie di sangue. Nessuno si sarebbe recato nei vicini ospedali e, di conseguenza, nessuno al momento è stato identificato, ma si indaga sull’accaduto.
Cronaca
37enne arrestato dalla Polizia con cocaina, marijuana e hashish
L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina…
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Nella giornata di ieri, a Lecce, la Polizia ha arrestato un uomo di 37 anni, responsabile del reato di detenzione finalizzata alla cessione a terzi di sostanza stupefacente.
Da un’attività informativa appresa in precedenza, la Sezione Narcotici di Lecce è venuta a conoscenza che un soggetto incensurato era dedito alla vendita di sostanze stupefacenti e che la base logistica dell’attività illecita era un appartamento in città.
I poliziotti a seguito di queste informazioni hanno dato avvio ad un servizio di appostamento ed osservazione grazie al quale, nella decorsa serata, hanno intercettato il 37 enne.
Nonostante l’indagato abbia tentato di condurre gli agenti presso altra dimora, indicata quale residenza, il compendio informativo in possesso degli investigatori confermava i sospetti acquisiti nella fase info-investigativa, pertanto il personale della narcotici procedeva alla perquisizione domiciliare nell’abitazione già posta sotto osservazione e nella disponibilità del sospettato.
L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina.
A riscontro della detenzione finalizzata alla cessione a terzi, vi era materiale idoneo al confezionamento, bilancini e circa 1.600 euro in contanti.
Colto in flagrante l’uomo incensurato, è stato arrestato, e posto agli arresti domiciliari, come disposto dal P.M. del Tribunale di Lecce.
Attualità
Il Tar respinge ricorso per apertura sala giochi a Matino
Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”…
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Il Tribunale Amministrativo per la Puglia – Lecce (Sezione Terza) ha respinto il ricorso di una ditta che aveva richiesto l’autorizzazione per aprire una sala giochi a Matino.
L’immobile scelto per ospitare l’attività supera i limiti minimi (250 metri) di distanza da luoghi sensibili, nella fattispecie una struttura sanitaria.
La ditta ricorrente aveva presentato un primo ricorso nel 2020 contro il Comune di Matino, per richiedere l’annullamento del provvedimento emesso dal Responsabile del Settore Promozione strategica del territorio con il quale si negava “il rilascio dell’autorizzazione per l’attività di sala giochi”.
Le ragioni con le quali si respingeva la richiesta, come riporta il documento, fanno rifermento al fatto che “l’immobile in argomento non rispetta quanto previsto in merito alle distanze dai luoghi sensibili indicati dalla stessa“.
L’appellante aveva contestato il provvedimento per “eccesso di potere: illogicità e violazione del principio di proporzionalità”, ritenendo la struttura sanitaria citata non rientrante tra i luoghi sensibili descritti dalla legge in merito.
Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”.
Inoltre, la legge in merito precisa che si possono definire strutture sanitarie o socio-sanitarie tutte le strutture che eroghino “prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e mantenimento delle abilità acquisite”.
Si precisa, in aggiunta, che “L’ambulatorio – nel quale un professionista iscritto ad un albo socio-sanitario esercita la sua professione – può essere gestito in forma individuale, associata o societaria e avvalersi esclusivamente di professionisti sanitari regolarmente abilitati e iscritti agli ordini o albi professionali di competenza”.
Difatti, lo studio medico in questione situato nel Comune di Matino si trova tra le strutture sanitarie accreditate ed è pubblicato regolarmente sul sito istituzionale delle Regione Puglia.
Dunque, all’udienza pubblica il Tar Puglia ha confermato l’infondatezza del ricorso, così come aveva espresso nella precedente ordinanza cautelare.
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