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Cronaca

“Conte, vaff…: io esco!”: diretta FB inguaia salentino

Si riprende mentre vìola i decreti anti covid-19 ed apostrofa il Premier: convocato dalla Digos 34enne di Gagliano del Capo

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Una bravata che potrebbe costar cara ad un salentino sta diventando virale nelle ultime ore.


Un 34enne di Gagliano del Capo, in un eccesso di spavalderia, ha avuto l’infelice idea di uscire da casa senza alcuna necessità, come lui stesso ammette, violando le restrizioni imposte dai decreti per il covid-19.


E non è tutto. Ha deciso di riprendersi in una diretta Facebook nella quale apostrofa (per usare un eufemismo) il presidente del Consiglio Conte e, come detto, si fa beffe della legge sostenendo di necessitare semplicemente di uscire perchè…“non me ne fotte nu c…” e perchè “non ho fatto alcun reato” tale da dover restare rinchiuso in casa.


L’uomo, al netto dell’ironia, ci va giù pesante mandando a quel paese il “dottor Conte“, definendolo “cornuto” e chiamando poi in causa anche la moglie del Premier, con parole tutt’altro che dolci.

La tirata d’orecchie


La bravata rischia di costare cara al 34enne. Le forze dell’ordine lo hanno infatti in breve identificato. Per lui è scattata una convocazione della Digos presso gli uffici di Lecce. Rischia una denuncia per violazione all’articolo 650 del codice penale.


Cronaca

Narcotraffico, 35 arresti all’alba

Duro colpo alle organizzazioni criminali che operavano tra Lecce ed il sud Salento

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Dalle prime ore del mattino , a Lecce e provincia, Polizia di Stato e Guardia di Finanza di Lecce, hanno condotto una vasta operazione coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo salentino per l’esecuzione di 35 arresti.

I fermati dovranno rispondere di reati associativi finalizzati al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti.

I dettagli dell’operazione verranno resi noti più tardi nel corso di una conferenza stampa

Notizia in aggiornamento.

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Casarano

Molestava donne malate, finto medico a processo

Si presentava alle ignare vittime come direttore sanitario, medico o primario, contattandole telefonicamente e richiedendo accertamenti… intimi. Il 42enne dovrà rispondere di tentata violenza sessuale, usurpazione di funzione pubblica e trattamento illecito dei dati

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Si spacciava per ginecologo e approfittava di donne fragili alle prese con malattie gravi.

Tra loro anche pazienti salentine.

Le indagini hanno ricostruito come il 42enne di origine napoletane, dopo aver hackerato i server di cliniche, laboratori analisi e ospedali, si sarebbe impossessato di diversi fascicoli, contenenti la storia clinica le diagnosi, gli interventi programmati e gli esiti degli esami di molte donne in cura.

Così si presentava alle ignare vittime come direttore sanitario, medico o primario, contattandole telefonicamente e richiedendo accertamenti… intimi.

Le riprendeva nude, tramite webcam e le induceva all’autoerotismo ponendo loro anche quesiti a sfondo sessuale.  Oppure chiedeva loro di inviare foto e video delle parti intime.

Le vittime appurate sono 18, sedici di loro della provincia di Lecce.

I fatti risalgono al periodo tra luglio e ottobre 2021.

Oggi si è svolta l’udienza preliminare del processo, durante la quale alcune delle vittime si sono costituite parte civile.

Nella prossima udienza, in programma per il 18 febbraio del 2025, i giudici decideranno se ammettere la loro istanza.

Intanto l’imputato ha chiesto il rito abbreviato, condizionato all’espletamento di una perizia psichiatrica.

Il 42enne dovrà rispondere di tentata violenza sessuale, usurpazione di funzione pubblica e trattamento illecito dei dati.

Le indagini furono avviate dopo la denuncia di una studentessa 24enne leccese.

In seguito, anche altre donne hanno trovato il coraggio di denunciare il falso medico.

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Attualità

Mille giorni di guerra nel cuore dell’Europa

Rischio assuefazione: a seguito dell’esposizione ripetuta, diretta o indiretta, al dolore ci si abitua, ma non è normale che si normalizzi l’orrore

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Ricorrenza da cifra tonda, ma non c’è da festeggiare.

Sono trascorsi mille giorni dall’inizio della guerra in Ucraina.

Secondo alcune stime, sarebbero morte durante il conflitto oltre un milione di persone.

Il rischio più grosso che corriamo è quello dell’assuefazione.

A seguito dell’esposizione ripetuta, diretta o indiretta, al dolore ci si abitua.

Basti pensare all’effetto dei primi notiziari sul Covid o sulla stessa guerra in Ucraina e a ciò che abbiamo porvato col passare del tempo o proviamo ora.

Non ci sentiamo più in balìa di mille emozioni o presi dalla sensazione imminente che qualcosa di brutto possa accadere da un momento all’altro anche a noi: abbiamo razionalizzato.

Questo avviene perché la nostra mente cerca di proteggerci dai traumi e ci distacca emotivamente dalla fonte di sofferenza, cercando un equilibrio, seppur precario.

Tuttavia, il rischio è di normalizzare cose gravi.

E non è normale che ogni giorno tra Medioriente ed Europa dell’Est muoiano civili, donne e bambini compresi, e il resto del mondo faccia spallucce.

Non è normale che si normalizzi l’orrore.

Oggi è il millesimo giorno di guerra nel cuore dell’Europa e, ogni giorno, vi è un lungo bollettino di bambini, donne e uomini che hanno pagato con la loro vita la follia di taluni.

Forse noi, in prima persona, non possiamo fare molto per fermare questo orrore ma, almeno, sforziamoci di non farlo passare per una cosa normale.

Giuseppe Cerfeda

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