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Cronaca

Diffamata dal senatore: “Risarcimento sarà devoluto per tutela ambientale”

La Lubelli querela Ruggeri: nasce tutto attorno ad un impianto di rottamazione dell’alluminio

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Si è tenuta in settimana l’udienza dinanzi al Giudice di Pace che ha visto il senatore Salvatore Ruggeri, di Muro Leccese, chiamato in causa dalla presidente dell’associazione di volontariato “Città Futura”, Laura Lubelli, anche lei di Muro, con l’accusa di diffamazione.





Il casus belli sono le dichiarazioni, messe nero su bianco dal senatore, sul conto della Lubelli. Quest’ultima, infatti, lo accusava di aver comunicato con più persone screditandola. In particolare, il senatore, in una lettera indirizzata al Sindaco di Muro Leccese, Antonio Donno, ed alla Presidente della Commissione Ambiente del comune di Muro Leccese, Xenia Maggiulli, avrebbe scritto della Lubelli: “Attinge notizie riservate tutelate dalla normativa sulla privacy con il concreto pericolo che le stesse vengano utilizzate per fini politici propri, visto il contegno e il contenuto delle pubblicazioni sulla pagina Facebook”.




Da sempre attiva per la salvaguardia ambientale e di recente candidatasi sindaco del suo Comune, Laura Lubelli, 30 anni, non ci ha pensato due volte ed ha presentato denuncia-querela contro Ruggeri. “Sono membro della commissione consiliare per la tutela e salvaguardia dell’ambiente presso il comune di Muro Leccese e gestisco la redazione e la pubblicazione del trimestrale d’informazione “Città futura” – ha ricordato la Lubelli – e, tra le campagne a tutela dell’ambiente e della salute pubblica, sto conducendo anche quella concernente l’opposizione al progetto di costruzione nel territorio del Comune di Muro Leccese di un impianto di rottamazione dell’alluminio presentato dalla società Ruggeri Service s.p.a., il cui legale rappresentante è il sig. Salvatore Ruggeri, già senatore della Repubblica e Assessore al Welfare della Regione Puglia. La sua lettera, inviata anche alla Stazione dei Carabinieri di Muro Leccese ed al Presidente della Commissione Ambiente del Comune di Muro Leccese, mi diffama, attribuendo senza alcun fondamento alla scrivente condotte che costituiscono reato o comunque grave violazione della legge che non ho mai commesso. E cioè l’aver attinto a documenti e a dati personali tutelati dalla normativa sulla privacy e l’averne rivelato il contenuto a terzi. Accusa peraltro priva di qualunque fondamento perché i documenti relativi al progetto di frantumazione dell’alluminio, esaminati dalla Commissione Consiliare per la tutela e la Salvaguardia dell’ambiente, non hanno alcun contenuto riservato e non sono nella maniera più assoluta tutelati dalla normativa sulla privacy. Si tratta infatti di documenti pubblici, sia perchè pubblicati sul sito istituzionale del comune di Muro Leccese, sia, e ancor più, perchè inerenti ad un progetto di costruzione sottoposto a VAS”.





L’udienza si è tenuta lo scorso mercoledì. Il giudice ha accordato il ristoro economico: si andrà in conciliazione il prossimo 10 novembre.
La Lubelli ha accolto con soddisfazione l’esito dell’udienza, anticipando che “come promesso, il risarcimento sarà devoluto ad associazioni che si occupano di tutela ambientale”.


Cronaca

Rissa nella notte a Ruffano

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Rissa nella notte a Ruffano con il coinvolgimento di un nutrito gruppo di persone.

L’episodio si è verificato in piazzetta Mons. Fiorito, attorno all’una. Protagonisti due gruppi di giovani che stavano trascorrendo la serata all’aperto.

A scatenare la violenza sarebbero state delle attenzioni di troppo rivolte da qualcuno nei confronti di una donna.

In pochi attimi, dalle parole si è passati ai fatti ed i due gruppi, una ventina di persone in totale dall’età compresa tra i 20 ed i 30 anni, si sarebbero ritrovate nella zuffa.

Dai residenti in zona è partita una chiamata ai numeri d’emergenza. Sul posto sono accorsi i carabinieri, ma al loro arrivo i due gruppi si erano dileguati. Sul luogo le tracce della colluttazione, anche delle macchie di sangue. Nessuno si sarebbe recato nei vicini ospedali e, di conseguenza, nessuno al momento è stato identificato, ma si indaga sull’accaduto.

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Cronaca

37enne arrestato dalla Polizia con cocaina, marijuana e hashish

L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina…

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Nella giornata di ieri, a Lecce, la Polizia ha arrestato un uomo di 37 anni, responsabile del reato di detenzione finalizzata alla cessione a terzi di sostanza stupefacente.

Da un’attività informativa appresa in precedenza, la Sezione Narcotici di Lecce è venuta a conoscenza che un soggetto incensurato era dedito alla vendita di sostanze stupefacenti e che la base logistica dell’attività illecita era un appartamento in città.

I poliziotti a seguito di queste informazioni hanno dato avvio ad un servizio di appostamento ed osservazione grazie al quale, nella decorsa serata, hanno intercettato il 37 enne.
Nonostante l’indagato abbia tentato di condurre gli agenti presso altra dimora, indicata quale residenza, il compendio informativo in possesso degli investigatori confermava i sospetti acquisiti nella fase info-investigativa, pertanto il personale della narcotici procedeva alla perquisizione domiciliare nell’abitazione già posta sotto osservazione e nella disponibilità del sospettato.

L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina.

A riscontro della detenzione finalizzata alla cessione a terzi, vi era materiale idoneo al confezionamento, bilancini e circa 1.600 euro in contanti.

Colto in flagrante l’uomo incensurato, è stato arrestato, e posto agli arresti domiciliari, come disposto dal P.M. del Tribunale di Lecce.

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Attualità

Il Tar respinge ricorso per apertura sala giochi a Matino

Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”…

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Il Tribunale Amministrativo per la Puglia – Lecce (Sezione Terza) ha respinto il ricorso di una ditta che aveva richiesto l’autorizzazione per aprire una sala giochi a Matino.

L’immobile scelto per ospitare l’attività supera i limiti minimi (250 metri) di distanza da luoghi sensibili, nella fattispecie una struttura sanitaria.

La ditta ricorrente aveva presentato un primo ricorso nel 2020 contro il Comune di Matino, per richiedere l’annullamento del provvedimento emesso dal Responsabile del Settore Promozione strategica del territorio con il quale si negava “il rilascio dell’autorizzazione per l’attività di sala giochi”.

Le ragioni con le quali si respingeva la richiesta, come riporta il documento, fanno rifermento al fatto che “l’immobile in argomento non rispetta quanto previsto in merito alle distanze dai luoghi sensibili indicati dalla stessa“.

L’appellante aveva contestato il provvedimento per “eccesso di potere: illogicità e violazione del principio di proporzionalità”, ritenendo la struttura sanitaria citata non rientrante tra i luoghi sensibili descritti dalla legge in merito.

Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”.

Inoltre, la legge in merito precisa che si possono definire strutture sanitarie o socio-sanitarie tutte le strutture che eroghino “prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e mantenimento delle abilità acquisite”.

Si precisa, in aggiunta, che “L’ambulatorio – nel quale un professionista iscritto ad un albo socio-sanitario esercita la sua professione – può essere gestito in forma individuale, associata o societaria e avvalersi esclusivamente di professionisti sanitari regolarmente abilitati e iscritti agli ordini o albi professionali di competenza”.

Difatti, lo studio medico in questione situato nel Comune di Matino si trova tra le strutture sanitarie accreditate ed è pubblicato regolarmente sul sito istituzionale delle Regione Puglia.

Dunque, all’udienza pubblica il Tar Puglia ha confermato l’infondatezza del ricorso, così come aveva espresso nella precedente ordinanza cautelare.

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