Approfondimenti
In un anno tutto è cambiato
L’anno nero del virus venuto da lontano: era il 2 marzo 2020 quando il coronavirus che ci aveva, inizialmente,
fatto accendere i riflettori sulla Wuhan e la Cina, è stato isolato in Salento…
Un anno denso e infinito è trascorso: un anno di Covid. Era il 2 marzo 2020 quando quell’invisibile virus che ci aveva, inizialmente, fatto accendere i riflettori solo sulla Cina e su Wuhan, è stato isolato in Salento. Da allora, l’esistenza di ognuno di noi è cambiata a suon di mascherine, tamponi e distanziamento. In provincia di Lecce in questi 12 mesi l’Asl ha eseguito 261mila e 668 tamponi faringei, su una popolazione che supera di poco le 800mila unità. Nel frattempo sono nati nuovi test che hanno portato quasi ciascuno di noi a misurarsi, almeno una volta, con l’ansia da tampone. Con l’attesa del risultato. Con la paura di finire in quella interminabile lista di numeri che in principio sentivamo così lontana da noi.
21 febbraio 2020 – La febbre da Covid arriva in Salento col treno. Tutti i passeggeri di un convoglio partito da Roma vengono bloccati in stazione a Lecce. Nessuno può lasciare le carrozze a causa della presenza di un uomo che ha accusato quelli che, fino a pochi giorni prima, erano considerati normali sintomi influenzali. Nel panico, arrivano in stazione le forze dell’ordine e l’Asl. Trascorrono alcune ore prima che tutti possano tornare normalmente a casa. Ricapiterà sulla tratta Milano-Lecce. Durante la corsa, un treno verrà bloccato da un genitore al grido: “Mio figlio ha il Covid!”. Il giovane aveva solo starnutito.
22 febbraio 2020 – Dopo il treno, l’aereo. A Brindisi si ripete la stessa storia. Su un volo proveniente da Milano, un uomo accusa un malore. Restano tutti bloccati in cabina fino ai controlli: grande spavento, ma era un infarto.
26 febbraio 2020 – Il Covid arriva in Puglia pochi giorni dopo. Il primo contagiato è un uomo di 33 anni del tarantino. Per lui scatta il primo ricovero per Coronavirus in Malattie Infettive. Era stato a Codogno, prima zona rossa in Italia.
2 marzo 2020 – Ad Aradeo si registra il primo caso accertato di Covid in provincia di Lecce. Per l’esito del tampone c’è ancora da attendere che venga elaborato a Bari: nella prima fase il capoluogo pugliese era l’unico luogo dove venivano elaborati i test. A contrarre il virus un barbiere che fino al giorno prima aveva lavorato. In paese scatta l’allarme e partono le prime girandole di tamponi.
4 marzo 2020 – Viene firmato il secondo DPCM in materia Covid. L’indomani UniSalento sospende le lezioni in presenza. Sarà il primo step di un lungo percorso che ha visto l’istruzione adattarsi e reinventarsi, attraversando migliaia di dispositivi elettronici in nome della Didattica a Distanza.
5 marzo 2020 – A Copertino il secondo focolaio in provincia. Un caso dopo l’altro, il ciclone Covid travolge l’ospedale. La grave carenza di dispositivi di protezione individuale fa nascere un caso che viene rimbalzato persino in tv. Quello di Copertino è il primo ospedale chiuso per Covid in Salento.
6 marzo 2020 – Sulle nostre colonne Rosy e Rocco, una coppia originaria di Maglie ma residente nel Lodigiano, e Filippo e Roberto, tricasini rispettivamente a Cremona e Milano, ci raccontano ciò che a breve sarebbe toccato a tutta Italia: la vita in lockdown.
7 marzo 2020 – Il Salento si attrezza. Gli ospedali Covid sono quelli che contemplano i reparti Infettivi: Galatina e Lecce. Intanto a Tricase si montano le tende nell’area esterna del nosocomio. C’è da preparare delle aree triage apposite.
8 marzo 2020 – Mentre il Covid è già sbarcato in provincia, l’attenzione resta focalizzata sulla Lombardia. Codogno e dintorni vengono tenuti d’occhio da tutta l’Italia. Sono ritenuti da tutti il luogo da cui il virus si sta diffondendo in Italia. A Milano i treni per il sud vengono presi d’assalto. Anche quelli per Lecce. Tutti i meridionali che vivono al nord vogliono tornare a casa e lasciarsi l’incubo alle spalle. Il Paese si spacca in due: una ondata di paura e odio si scatena nei confronti dei partenti, soprattutto sui social.
9 marzo 2020 – In ottemperanza al DPCM, partono i controlli. Sono state imposte le prime limitazioni agli spostamenti. Si esce solo per lavoro e motivi di comprovata necessità. Inizia la convivenza con le autocertificazioni. Anche le messe vengono sospese. Le chiese rischiano di essere luogo di contagio e vengono chiuse. La Prefettura dispone i controlli sul territorio: in due settimane vi incappano oltre 6mila persone. Di questi, ben mille e 400 vengono denunciati.
10 marzo 2020 – Si registra il primo decesso da Covid in provincia. Al “Vito Fazzi” di Lecce un 88enne perde la lotta contro il virus. Era originario di Copertino.
18 marzo 2020 – Il Covid fa paura al punto da spingere un uomo al tentato suicidio. La convinzione è che ammalarsi significhi quasi certamente morire. Pensando di aver contratto il virus, un 65enne di Veglie prova a togliersi la vita. Salvato in extremis.
25 marzo 2020 – L’Rsa di Soleto sale alla ribalta della cronaca, occupando presto le pagine di nera. È una delle prime strutture residenziali in cui si insinua il Covid ed è tra quelle che di più ne saranno segnate. Muoiono in 13. Contagiati 33 ospiti e 8 operatori. La Procura aprirà una inchiesta per epidemia colposa.
12 giugno 2020 – Dopo tre mesi bui, il Salento vede la luce in fondo al tunnel: mentre il lockdown viene gradualmente alleggerito, viene annunciata la riapertura degli aeroporti e il ripristino graduale dei voli per Brindisi.
12 luglio 2020 – È il giorno in cui i carabinieri fanno sgomberare centinaia di persone nelle campagne di Scorrano. Avevano organizzato una festa abusiva in dei terreni abbandonati. Un vero e proprio rave party con musica a palla fino all’alba. Una data indicativa, simbolica. È il ritratto di una estate di follie. Migliaia di persone rincorrono ciò che ci è stato privato nei mesi precedenti. La consapevolezza che le restrizioni torneranno, ancor di più dopo una estate dissennata, non è uno stimolo a frenarsi ma una “buona ragione” per eccedere a più non posso.
30 luglio 2020 – La Puglia intanto è presa d’assalto da milioni di turisti. Un afflusso forse senza precedenti. Le frontiere semichiuse danno vita al turismo di prossimità. L’Italia intera si riversa in Salento. Secondo una indagine di CNA Turismo, la nostra regione è la meta preferita del momento. Anche i Vip che scelgono il Salento sono tantissimi.
21 settembre 2020 – Con l’estate ormai alle spalle, ci si immerge nelle prime elezioni in tempo di Covid. Con qualche scenata di isteria “no mask” ai seggi, vengono eletti 20 sindaci in provincia di Lecce.
31 ottobre 2020 – Il Covid è tornato. Il confronto con la mappa del contagio di fine settembre fa paura. La Puglia si colora di rosso. Di giorno in giorno “cadono” paesi Covid-free. I contagi in un mese crescono del 140%.
2 novembre 2020 – A Taurisano arriva l’esercito. Scoppia un focolaio e i casi improvvisamente aumentano. I militari montano una postazione drive-through per i tamponi. Taurisano sarà il primo centro della provincia (Lecce esclusa) a superare i 100 positivi contemporaneamente. I contagi viaggeranno anche nei paesi limitrofi, a partire da Ruffano.
9 novembre 2020 – La sindaca di Alessano, Francesca Torsello, mette in guardia: «La nostra sitazione epidemiologica potrebbe peggiorare». Non si sbaglia. Un focolaio travolge Alessano tra novembre e dicembre. È un Natale tribolato. Tante famiglie sono investite dal Covid, molti i morti. Nasce anche una querelle sul caso scatenante.
25 dicembre 2020 – Il Natale è clemente e non presenta il conto. Il peggio sembra alle spalle: i casi di positività non salgono più come prima. Le restrizioni hanno il loro effetto anche se in molti, durante le feste, trovano il modo di aggirarle. È il primo (e speriamo ultimo) Natale con mascherine e tamponi. Per tantissime famiglie un Natale da non ricordare.
27 dicembre 2020 – Arrivano in Salento i primi vaccini. La campagna di somministrazioni parte dagli ospedali e dalle Rsa. Da Tricase arrivano le prime immagini delle vaccinazioni. Assieme ad Andrano e Poggiardo, Tricase rimarrà sino ad oggi il centro della provincia con più somministrazioni.
21 gennaio 2021 – La curva del contagio continua a scendere ma la guerra al virus non è finita. Mentre cresce lo spauracchio delle varianti, i posti letto in terapia intensiva non sono ancora sufficienti a far uscire la Puglia dalla soglia critica. Le Rsa diventano il nuovo campo di battaglia. In poche settimane, in tre tra Miggiano, Matino e Casarano vengono falcidiate dal coronavirus. Sono giorni di grande tensioni. Si susseguono i ricoveri, aumentano i decessi. I familiari degli ospiti si fanno forza con un grido di solidarietà agli operanti, ma in molti lamentano il trinceramento, anche comunicativo, di alcune delle Rsa colpite dal Covid.
23 febbraio 2021 – Si registra l’ultimo capitolo della saga scuola. L’apri e chiudi al ritmo del quale i nostri giovani hanno vissuto l’istruzione in questo tribolato anno, diventa follia. Il Tar boccia l’ordinanza con cui la Regione ha chiuso gli istituti di ogni ordine e grado. Nel giro di poche ore Emiliano firma una ordinanza “corretta”, adeguandola a quanto contestato dal tribunale amministrativo. Le famiglie si risvegliano nella confusione. Si va a scuola oppure no? Lo show continuerà…
24 febbraio 2021 – La campagna vaccinale avanza ma non senza intoppi. Le prenotazioni per gli over80 partono nel caos. Molte farmacie con servizio Cup sono in difficoltà: i sistemi sono in tilt e ci vorrà qualche giorno per sistemare tutto. Tiene banco però il sospetto che le dosi possano scarseggiare.
2 marzo 2021 – C’è il primo DPCM del nuovo Presidente del Consiglio, Mario Draghi. L’Italia multicolor avvia il mese che la porterà alle festività pasquali con una buona dose di ottimismo in corpo ma con qualche ombra ancora alle calcagna. I contagi non sono alti come in autunno, ma le curve non seguono un andamento regolare: le varianti giocano il loro ruolo nell’incertezza che resta sul futuro.
Lorenzo Zito
Approfondimenti
L’affascinante storia delle farmacie di Tricase
I miei sguardi erano attirati da un contenitore di vetro dove, in bella vista, c’erano dei cioccolatini, involti in carta stagnola di tanti colori, che mi facevano venire l’acquolina in bocca. Mia madre, con pazienza, mi doveva ogni volta ricordare che erano dei lassativi…
di Ercole Morciano
Le “storiche” farmacie di Tricase, antenate di quelle odierne, compresa l’ultima istituita in via Olimpica, erano entrambe ubicate nel centro antico del paese.
Molti della mia età le ricordano unitamente ai farmacisti che ne erano i proprietari: quella del dott. Spiridione Barbara, nella ex via Municipio, ora via Toma, dove vi è un’erboristeria e quella del dott. Salvatore Minerva, in piazza Vittorio Emanuele, ora Pisanelli, dove si vendono bevande.
Ai farmacisti si dava, all’antica, il “don” come segno di rispetto: così ci avevano insegnato e noi ragazzini – negli anni ’50 e ’60 – senza pensarci, continuavamo la tradizione.
Don Toto era altissimo – da piccolo lo vedevo così – sempre col camice bianco, col capo un po’ inclinato, il baffo curato e il volto in genere sorridente.
Don Spiridione lo ricordo più basso, anch’egli con la testa un po’ piegata e spesso corrucciato: così mi sembrava; anche la sua voce, la percepivo come stizzosa e – ricordo – mi incuteva un po’ di timore; ma don Spiridione era in fondo una persona buonissima.
Entrando nella sua farmacia, i miei sguardi erano attirati da un contenitore di vetro dove, in bella vista, c’erano dei cioccolatini, involti in carta stagnola di tanti colori, che mi facevano venire l’acquolina in bocca.
Mia madre, con pazienza, mi doveva ogni volta ricordare che erano dei lassativi – ed era vero – e questo metteva le cose a posto perché ti faceva passare la voglia.
NEL NOVECENTO
Erano tempi, per noi ragazzini, molto duri: ogni anno, a fine primavera, toccava a molti un purgante che poteva essere una orribile bevanda pungente ed effervescente, oppure olio di ricino (in entrambi i casi, se non ti chiudevi il naso non potevi ingoiare).
Per chiudere con i ricordi legati alle farmacie della mia fanciullezza, una curiosità: riguardo agli aiutanti dei farmacisti i temperamenti si invertivano. L’aiutante di don Spiridione, Vito Corciulo, indossava un camice nero e lo ricordo gentile, sorridente; a me sembrava timido e un po’ preoccupato; l’aiutante di don Toto, Vito Scorrano, indossava un camice bianco, e lo ricordo molto serio in volto; parlava con un eloquio chiaro e possente che sembrava non ammettere repliche.
Le due farmacie, Barbara e Minerva, esistevano sicuramente nel 1912: risulta che nel mese di dicembre i medicinali ai poveri di Tricase furono dati “dal chimico-farmacista Salvatore Minerva e dall’altro farmacista Spiridione Barbara”.
Originario di Alessano, Barbara si era laureato a Napoli nel 1910 e poco dopo aprì la farmacia a Tricase dove si trasferì e formò la sua famiglia.
Salvatore Minerva era di antica famiglia tricasina: anch’egli si era laureato presso l’Università di Napoli e, annesso alla farmacia, aveva un laboratorio di analisi chimiche, come vi era scritto con eleganti caratteri sul vetro della porta d’ingresso.
I farmacisti Barbara e Minerva si distinsero nei periodi della triste miseria quando si pagarono a prezzo di costo, o dilazionati nel tempo, i farmaci acquistati dalla Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli per i poveri.
Entrambi si impegnarono anche in ambito civile: il dott. Barbara fu eletto sindaco di Tricase più volte e il dott. Minerva fu, per parecchi lustri, ispettore onorario ai monumenti.
NEL CINQUECENTO
Le notizie più antiche riguardanti i farmacisti di Tricase risalgono alla fine del Cinquecento.
Il loro nome ufficiale era “aromatari” e, per legge, non potevano essere anche medici (fisici o cerusici) per evitare conflitti d’interesse; gli aromatari cinquecenteschi erano Domenico Musca e Francesco Mecchi.
Nelle loro botteghe, non solo si preparavano e si vendevano i medicinali ma, specie in quella del Musca, si rogavano atti notarili o si riuniva l’università, il consiglio comunale di allora.
Entrambi appartenevano a note famiglie tricasine: i Mecchi erano una famiglia storica, vi è un altare di loro patronato e col loro blasone nella chiesa di San Domenico, mentre ai Musca apparteneva Domenico, lo scultore che ha firmato il fonte battesimale della chiesa madre, suo capolavoro scolpito nel 1547.
NELL’OTTOCENTO
Dal bilancio del 1866 della Congregazione di Carità di Tricase apprendiamo che vi erano a Tricase due farmacie e i farmacisti erano Antonio Legari e Michele Aprile: “Per i medicinali somministrati ai vari poveri” ebbero rispettivamente £. 102 e £. 68.
NEL SETTECENTO
La notizia più completa ci viene però dalle carte dei Domenicani di Tricase: essi nel 1730 avevano, nei locali del convento, una spezieria o spettiaria (speziale era il farmacista nel ’700) di medicinali che affittarono a Giovanni Andrea Longo di Andrano per l’importo annuo di 20 ducati.
Il contratto prevedeva che fossero date gratis tutte le medicine che i medici avessero prescritto “alli religiosi di famiglia di detto monastero”.
La stessa farmacia, nel triennio precedente, era stata affittata a Giovanni Battista Stendardo e, dall’atto di locazione, apprendiamo che vi erano 246 tipi di medicinali.
Dalla medesima fonte ci è pervenuto anche un parziale, ma interessante elenco di ordigni necessari alla preparazione delle medicine, che riporto integralmente nel linguaggio d’epoca: «2 bilance, due sedazzi (filtri) uno di seta e l’altro di pelo, una grattacaso (grattugia) piccola, fuselli e mezzi fuselli, lancelle, sottocoppe, mortai di diverse grandezze, una ciarla (contenitore) [di cristallo] di Boemia, storte di vetro, lambicchi di vetro e di rame, caraffoni (bottiglie col manico) grandi e piccoli, ecc.»
Approfondimenti
Il presidente Vadrucci della Camera di Commercio fra passato e futuro
Sono stati tre anni faticosi ma esaltanti. E soprattutto sono stati tre anni fatti insieme: io, il Segretario Generale, Francesco De Giorgio, la struttura camerale e, soprattutto, la Giunta e il Consiglio della Camera di Commercio di Lecce. Uscivamo da un periodo di pandemia che aveva provocato molti problemi al mondo produttivo salentino…
INTERVISTA ESCLUSIVA
di Giuseppe Cerfeda
Lei è presidente della Camera di Commercio di Lecce da tre anni. Vuole fare un primo bilancio di questa esperienza?
«Sono stati tre anni faticosi ma esaltanti. E soprattutto sono stati tre anni fatti insieme: io, il Segretario Generale, Francesco De Giorgio, la struttura camerale e, soprattutto, la Giunta e il Consiglio della Camera di Commercio di Lecce. Uscivamo da un periodo di pandemia che aveva provocato molti problemi al mondo produttivo salentino.
Le imprese della nostra provincia hanno avuto in questi tre anni la forza di credere nelle loro idee, di riprendere la produzione, di guardare avanti, cercando di utilizzare l’innovazione tecnologica e le possibilità che la Camera di Commercio, come casa delle imprese, ha messo loro a disposizione.
Insieme alle Associazioni di categoria che compongono gli organi camerali, abbiamo trovato la possibilità di sostenere questa volontà di ripartire. Vorrei ricordare una iniziativa per tutte: abbiamo trovato nelle pieghe del bilancio un milione di euro per aiutare le imprese salentine a far fronte agli aumenti del costo dell’energia, causa delle situazioni penalizzanti per la nostra economia e le nostre aziende.
In questo modo abbiamo aiutato il mondo produttivo salentino a ripartire senza troppi costi aggiuntivi che avrebbero potuto mettere a terra numerose attività».
Qual è lo stato attuale del tessuto economico e sociale della nostra provincia?
«Stiamo ancora lavorando con tutti gli imprenditori per cercare di emergere in un contesto che sconta un lungo momento negativo in campo nazionale e internazionale.
La globalizzazione ha lasciato uno strascico pesante per il nostro tessuto produttivo, perché le attività per le quali una volta eravamo in grande evidenza, tessile e abbigliamento, calzaturiero e manufatturiero di qualità, una volta portate in Paesi a più bassi costi, non sono ancora rientrate nel nostro ambito.
Ci siamo quindi dovuti reinventare le produzioni, puntando sui marchi e sulla qualità.
Per fortuna alcune aziende leader sono riuscite a ripartire con queste nuove direttrici di sviluppo, ma la condizione internazionale non è particolarmente favorevole.
Cominciamo a sentire l’affanno dei costi della transizione verso la sostenibilità, richiesta dalle norme europee.
I costi di guerra, in un Mediterraneo sempre più centrale come scacchiere senza pace, non aiutano lo sviluppo dei commerci e delle transazioni. Contemporaneamente i cambiamenti climatici stanno stressando la nostra agricoltura, che pure continua ad avere prodotti di grande pregio. La Xylella ha lasciato danni dappertutto.
Ma ci sono anche iniziative che guardano all’innovazione tecnologica. I giovani, prima di decidere di scappare in altri paesi, investono energie e voglia di fare, qui, sul territorio salentino.
La Camera di Commercio di Lecce cerca di cogliere ogni occasione per agevolare queste iniziative nuove, aiutando al contempo le aziende tradizionali ad evolversi verso traguardi internazionali, sfruttando le risorse che la Regione e Governo, con ZES Unica e Fondi di coesione e le norme europee del PNRR, mettono a disposizione.
Lavoriamo ogni giorno in questa direzione, contando anche sul favore che il brand “Salento” ha acquisito in campo nazionale e internazionale, supportato dall’appeal turistico e culturale. Siamo a disposizione, insieme alle altre Istituzioni locali, del mondo economico salentino.
Non dobbiamo rallentare e sono fiducioso che riusciremo a far aumentare la velocità all’economia del Salento».
Se dovesse indicare pregi e difetti del mondo economico salentino?
«Pregi e difetti non sono sempre uguali. Non sono tra quelli che dicono che ci sono difetti caratteriali nei nostri imprenditori. Ormai viviamo in un mondo globalizzato e sappiamo quello che possiamo e non possiamo fare.
Un fattore molto penalizzante è il decentramento geografico della nostra terra, rispetto ai mercati europei di riferimento. Scontiamo da sempre – in questo periodo ancora di più – una marginalità nei trasporti che rende più difficoltosa la nostra penetrazione sui mercati internazionali. Le strutture e le infrastrutture dovrebbero aiutarci a cambiare le cose, ma ci vuole anche una nuova politica industriale che faccia del Mediterraneo un punto di riferimento industriale e commerciale diverso, evitando che si “infiammi” in quelle guerre che ne stanno riducendo l’importanza geopolitica e commerciale.
Nel frattempo, la caparbietà, che è uno dei pregi della nostra classe imprenditoriale, deve essere ancora più efficace per resistere e trovare strade alternative per le produzioni del nostro territorio. Le Istituzioni, però, devono eliminare gli ostacoli che ancora si frappongono.
La Camera di Commercio diventa così anello di collegamento e cerniera con le Istituzioni, per mettere in pratica norme e percorsi al servizio dell’imprenditoria locale, riducendo la burocrazia e favorendo la spinta che gli imprenditori più avveduti cercano attraverso l’innovazione tecnologica e le nuove tecniche produttive.
Non è facile, ma ci impegniamo tutti in questa direzione».
Lei è del sud Salento e non ha mai nascosto la sua attenzione verso quella porzione di territorio, sforzandosi perché non venga snobbata com’è accaduto per tanti anni. L’adeguamento della SS. 275 ne è l’esempio lampante…
«Forse siamo arrivati al punto in cui, anche per la 275, non si possono fare più passi indietro. La strada che porta a Santa Maria di Leuca, fondamentale per lo sviluppo del sud Salento, dovrà presto essere una realtà.
E questo grazie all’impegno di tanta parte della comunità di quei territori, anche se abbiamo dovuto piangere troppi morti. Abbiamo aggiunto la nostra opera a quella di tante istituzioni, associazioni e cittadini del basso Salento.
Ma non dobbiamo fermarci perché altre infrastrutture hanno bisogno della nostra attenzione e del nostro impegno per proiettarci nel futuro».
Siamo a Natale. La Confartigianato ha fatto appello per comprare prodotti salentini: vuole aggiungere il suo di appello?
«La Confartigianato – di cui mi onoro di far parte – è sempre stata molto sensibile a questo problema. Impegnarci a privilegiare negli acquisti prodotti e oggetti che vengono dalle nostre aziende, è il modo più intelligente di sostenere la nostra economia e di fare un buon affare.
Anche perché i prodotti del lavoro delle nostre operaie e dei nostri artigiani, le eccellenze delle nostre terre non sono secondi a nessuno.
Lo sanno anche fuori dal Salento, tanto che le nostre aziende più attrezzate stanno rispondendo con l’e-commerce, alle richieste che vengono dagli acquirenti nazionali ed esteri.
Segno che abbiamo conquistato il cuore, la mente e… il palato di tanta gente».
Ancora due anni per terminare questo primo mandato. Pensa che ce ne sarà un secondo, per lei, come Presidente della Camera di Commercio di Lecce?
«Per adesso c’è tanto lavoro da fare per cercare di raccogliere i frutti delle idee e del lavoro che, con la Giunta e il Consiglio camerale, abbiamo introdotto per aiutare la transizione del mondo produttivo salentino.
Ci sono veramente tante idee, che cerchiamo di arricchire di risorse per poterle realizzare.
È questo il nostro primo obiettivo, da raggiungere anche attraverso le relazioni che ho incominciato ad intraprendere con il resto del mondo produttivo italiano, grazie al mio ruolo di vice presidente nazionale di Unioncamere.
Il resto lo decideranno soprattutto i rappresentanti delle varie categorie produttive.
Io sono al servizio, insieme alle strutture camerali, delle imprese del nostro territorio».
Approfondimenti
AQP: anche a Natale offre un servizio che fa acqua da tutte le parti
Questa notte anche casa mia è venuto Babbo Natale. A dire il vero non l’ho visto, ma mi ha fatto trovare, nella buca delle lettere, verso le 18, una lettera dell’AQP che non conteneva gli auguri di Natale.
Questa notte anche casa mia è venuto Babbo Natale.
A dire il vero non l’ho visto, ma mi ha fatto trovare, nella buca delle lettere, verso le 18, una lettera dell’AQP che non conteneva gli auguri di Natale.
Tutti noi sappiamo quanto sia importante preservare e non sprecare l’acqua, in questo periodo poi, in cui ce la menano in tutte le salse che “siamo in riserva”, bisognerebbe essere più accorti e attenti. E va bene!
Ebbene, dicevo, Babbo Natale Aqp, che non so se viaggia con le renne, con la scia luminosa o con gli elfi al seguito, è comparso di persona, personalmente, con un corriere privato e personale e mi ha fatto regalo (recapitato) di un plico contenete una fattura in cui mi si intima di pagarla entro il 24 novembre 2024!!!
Ci ho riflettuto un attimo prima di imbarcarmi sulla mia DMC12”, la famosa DeLorean, del film “Ritorno al Futuro”, poi convinto di non poter rivaleggiare con la proverbiale correttezza e precisione dei vertici e affini dell’AQP, ho lottato, insistito, battagliato, sono salito sull’auto, fino a quando non mi sono reso conto che la macchina non partiva: Marty con un ghigno beffardo mi sorrideva e lo scienziato matto mi ripeteva stare tranquillo che il pazzo non ero io.
E’ vero i servizi dell’Aqp, da quando ne ho memoria, non hanno mai brillato, ricordo ancora quando d’estate lamentai lo scarso getto d’acqua che non ci permetteva di fare nulla in casa: si presentarono dei dipendenti AQP, alle 7 del mattino, per verificare che il flusso raggiungesse la portata minima obbligatoria per contratto, e vennero coscienti all’alba quando a quell’ora il mondo intero dormiva e… indovinate un po’? La portata minima era garantita. Geniali.
Oggi mi chiedono, con garbo, la notte di Natale, quando siamo tutti più buoni ed inclini al perdono, di tornare indietro nel tempo, anche solo di un mese per pagare una bolletta sputata fuori da chissà quale pazzo e incontrollato sistema; con creanza, in questa Magica notte, mi postulano, che potrebbero esserci delle correzioni di prezzo, per eccesso, per ritardo nel momento del pagamento; mi mendicano, con grazia, legata alla notte dell’avvento, che “i pagamenti delle bollette precedenti sono regolari, salvo ulteriori verifiche (!)”.
Non so se questa mia raggiungerà mai i vertici o colori i quali vengono da noi profumatamente pagati per fornirci un servizio (chiamiamolo tale) che, a proposito di liquidi, fa acqua da tutte le parti.
Non so se e quando dovremo aspettare per ricevere un minimo di attenzione e quando potremo difenderci adegutamente da queste assurdità che, complice il Natale, spesso vengono perdonate.
Io mi sono portato avanti: poiché ero ancora in tempo, mancavano poche ore al Natale, ho affidato nelle mani sicure del vero Babbo Natale la mia letterina indirizzata ai responsabili dell’acquedotto pugliese, hai visto mai che magari proprio nell’aprire e leggere le letterine nella Santa Notte possano esaudire i miei sogni?
Quali sono? Quelli di ricevere un servizio degno di questo nome e vedere recapitate le fatture almeno qualche giorno prima che scadano! A Natale puoi…
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