Cronaca
L’auto si incendia? Paga la Peugeot
Il Tribunale di Casarano ha condannato in primo grado la concessionaria Peugeot, manlevata dalla Peugeot Automobili Italia s.p.a., a risarcire ad una coppia di Matino tutti i danni subiti dalla Peugeot 207, incendiatasi a motore spento per accertate cause elettriche
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Importante vittoria ottenuta da Codici Lecce in tema di risarcibilità dei danni da vizi di conformità degli autoveicoli. Con una recentissima sentenza resa in data 18.09.2014, il Tribunale di Casarano, in persona del giudice Cosimo Calvi, ha condannato in primo grado la concessionaria Peugeot, manlevata dalla Peugeot Automobili Italia s.p.a., a risarcire ai signori Alfredo Carmine Calzolaro e Donata Rosaria Russo, entrambi di Matino, tutti i danni subiti dalla propria Peugeot 207, incendiatasi a motore spento per accertate cause elettriche.
L’importo della condanna è pari alla quotazione ufficiale del veicolo (acquistato meno di due anni prima dell’incendio) alla data del sinistro, fornita dal periodico “Quattroruote”, maggiorata di interessi moratori e rivalutazione monetaria, oltre al fermo tecnico e alle spese di demolizione.
Ripercorriamo brevemente i fatti: verso l’una di notte del 26 agosto 2008, la Peugeot 207 di proprietà degli attori, parcheggiata a Matino alla via del Mare, prendeva improvvisamente fuoco a motore spento. L’incendio si propagava rapidamente dal vano motore sino a coinvolgere l’intera vettura e a distruggerla irrimediabilmente. In base al rapporto reso dai Vigili del Fuoco di Gallipoli, intervenuti sul luogo dell’accaduto unitamente ad una pattuglia dei Carabinieri della Stazione di Matino, l’origine dell’incendio era da ricondursi a cause elettriche.
Inutili i tentativi di ottenere un risarcimento in via stragiudiziale, i malcapitati proprietari adivano le vie legali e, dopo un iter giudiziario durato circa sei anni, oggi finalmente è arrivata la sentenza, non passata in giudicato, che rende loro giustizia.
Il Giudice ha ritenuto così ampiamente dimostrato il nesso causale tra l’incendio e il difetto dell’autovettura anche sulla scorta della documentazione prodotta dagli attori, rappresentati e difesi dall’avv. Stefano Gallotta, segretario dell’associazione a tutela dei consumatori Codici Lecce (codici.lecce@codici.org), dalla quale risultano i frequenti richiami del medesimo modello effettuati dalla casa madre per verificare eventuali anomalie nell’impianto elettrico dovute allo scorretto posizionamento del capocorda dell’alimentatore della Peugeot 207. Tale circostanza veniva confermata in corso di causa dalla testimonianza resa dal direttore regionale della Peugeot Automobili Italia. Altrettanto importanti risultavano, ai fini dell’accertamento dei fatti, le testimonianze rese dai Vigili del Fuoco di Gallipoli intervenuti sul luogo dell’accaduto e le risultanze della consulenza tecnica d’ufficio che, con motivazione convincente, individuava la causa dell’incendio in un corto circuito. “Questa sentenza”, evidenzia l’avv. Stefano Gallotta, “costituisce un interessante precedente giurisprudenziale e conferma la validità dell’impianto normativo codicistico in materia di difetto di conformità della cosa venduta e di responsabilità per danni causati da prodotti difettosi e pericolosi, come trasfuso nel Codice del Consumo in attuazione delle direttive CEE. Nel caso di specie, infatti, il veicolo non soltanto non era conforme ma, come evidenziato dal Giudicante, era altresì estremamente pericoloso”.
Cronaca
Rissa nella notte a Ruffano
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Rissa nella notte a Ruffano con il coinvolgimento di un nutrito gruppo di persone.
L’episodio si è verificato in piazzetta Mons. Fiorito, attorno all’una. Protagonisti due gruppi di giovani che stavano trascorrendo la serata all’aperto.
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A scatenare la violenza sarebbero state delle attenzioni di troppo rivolte da qualcuno nei confronti di una donna.
In pochi attimi, dalle parole si è passati ai fatti ed i due gruppi, una ventina di persone in totale dall’età compresa tra i 20 ed i 30 anni, si sarebbero ritrovate nella zuffa.
Dai residenti in zona è partita una chiamata ai numeri d’emergenza. Sul posto sono accorsi i carabinieri, ma al loro arrivo i due gruppi si erano dileguati. Sul luogo le tracce della colluttazione, anche delle macchie di sangue. Nessuno si sarebbe recato nei vicini ospedali e, di conseguenza, nessuno al momento è stato identificato, ma si indaga sull’accaduto.
Cronaca
37enne arrestato dalla Polizia con cocaina, marijuana e hashish
L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina…
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Nella giornata di ieri, a Lecce, la Polizia ha arrestato un uomo di 37 anni, responsabile del reato di detenzione finalizzata alla cessione a terzi di sostanza stupefacente.
Da un’attività informativa appresa in precedenza, la Sezione Narcotici di Lecce è venuta a conoscenza che un soggetto incensurato era dedito alla vendita di sostanze stupefacenti e che la base logistica dell’attività illecita era un appartamento in città.
I poliziotti a seguito di queste informazioni hanno dato avvio ad un servizio di appostamento ed osservazione grazie al quale, nella decorsa serata, hanno intercettato il 37 enne.
Nonostante l’indagato abbia tentato di condurre gli agenti presso altra dimora, indicata quale residenza, il compendio informativo in possesso degli investigatori confermava i sospetti acquisiti nella fase info-investigativa, pertanto il personale della narcotici procedeva alla perquisizione domiciliare nell’abitazione già posta sotto osservazione e nella disponibilità del sospettato.
L’attività di ricerca ha consentito di rinvenire numerosi barattoli contenenti sostanza stupefacente di varia tipologia. Al termine della perquisizione sono stati sequestrati oltre mezzo chilo di marijuana, 56 grammi di hashish e 56 grammi di cocaina.
A riscontro della detenzione finalizzata alla cessione a terzi, vi era materiale idoneo al confezionamento, bilancini e circa 1.600 euro in contanti.
Colto in flagrante l’uomo incensurato, è stato arrestato, e posto agli arresti domiciliari, come disposto dal P.M. del Tribunale di Lecce.
Attualità
Il Tar respinge ricorso per apertura sala giochi a Matino
Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”…
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Il Tribunale Amministrativo per la Puglia – Lecce (Sezione Terza) ha respinto il ricorso di una ditta che aveva richiesto l’autorizzazione per aprire una sala giochi a Matino.
L’immobile scelto per ospitare l’attività supera i limiti minimi (250 metri) di distanza da luoghi sensibili, nella fattispecie una struttura sanitaria.
La ditta ricorrente aveva presentato un primo ricorso nel 2020 contro il Comune di Matino, per richiedere l’annullamento del provvedimento emesso dal Responsabile del Settore Promozione strategica del territorio con il quale si negava “il rilascio dell’autorizzazione per l’attività di sala giochi”.
Le ragioni con le quali si respingeva la richiesta, come riporta il documento, fanno rifermento al fatto che “l’immobile in argomento non rispetta quanto previsto in merito alle distanze dai luoghi sensibili indicati dalla stessa“.
L’appellante aveva contestato il provvedimento per “eccesso di potere: illogicità e violazione del principio di proporzionalità”, ritenendo la struttura sanitaria citata non rientrante tra i luoghi sensibili descritti dalla legge in merito.
Accertando quanto premesso il Tar Puglia aveva emesso nel settembre del 2020 un’ordinanza cautelare con la quale si pronunciava a favore del provvedimento del Comune di Matino poiché, si legge nel documento: “Le nuove autorizzazioni all’esercizio non vengono concesse nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a 250 metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici primari e secondari, università, biblioteche pubbliche, strutture sanitarie e ospedaliere e luoghi di culto”.
Inoltre, la legge in merito precisa che si possono definire strutture sanitarie o socio-sanitarie tutte le strutture che eroghino “prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e mantenimento delle abilità acquisite”.
Si precisa, in aggiunta, che “L’ambulatorio – nel quale un professionista iscritto ad un albo socio-sanitario esercita la sua professione – può essere gestito in forma individuale, associata o societaria e avvalersi esclusivamente di professionisti sanitari regolarmente abilitati e iscritti agli ordini o albi professionali di competenza”.
Difatti, lo studio medico in questione situato nel Comune di Matino si trova tra le strutture sanitarie accreditate ed è pubblicato regolarmente sul sito istituzionale delle Regione Puglia.
Dunque, all’udienza pubblica il Tar Puglia ha confermato l’infondatezza del ricorso, così come aveva espresso nella precedente ordinanza cautelare.
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