Cronaca
Lava le vetrine e getta l’acqua in strada: multato

Getta l’acqua in strada dopo aver lavato le vetrine e si becca un verbale dalla polizia locale.
È accaduto a Lecce, nel centro cittadino, ad un operaio che poi ha lanciato suFacebook un appello alla tolleranza.
Lo riporta lo Sportello dei Diritti che spiega come il protagonista della vicenda abbia scritto un post sulla pagina del sindaco di Lecce per chiedere clemenza, postando la foto del verbale da 100 euro.

“Mi chiedo: come si può multare un operatore che, dopo aver pulito delle vetrine di un negozio, versa mezzo secchio d’acqua a bordo strada? Consapevole che è vietato, credo che, per costruire un futuro migliore, serva anche un po’ di tolleranza!”, scrive.
“Se poi si tiene presente che in giro ci sono viali pieni di escrementi, spazzatura, parcheggio selvaggio, ecc,; che i vigili passino a sanzionare chi, con sacrificio, lavora non sembra tanto giusto! Che poi si debba far cassa in tutti i modi, neanche! Buona Pasqua“.
Il commento
“E’ giusto ed è primario il rispetto delle regole”, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, “ma anche la tolleranza, una parola che da troppo tempo invochiamo – non solo in tempo di Pasqua – dovrebbe far parte delle regole della civile convivenza e dell’agire amministrativo. Tuttavia, purtroppo siamo ancora una volta a dover segnalare che non è sempre uno dei fili conduttori dei comportamenti degli operatori in un Comune, quale quello di Lecce, nel quale i numeri dei verbali e dei proventi hanno superato ogni ragionevolezza, specialmente in un momento così grave di crisi in cui 100 euro fanno la differenza tra sazietà e digiuno per molte, moltissime famiglie ed un rimprovero da parte di un vigile può essere più che sufficiente per evitare il reiterarsi di un comportamento che non comporti particolare clamore per la violazione delle regole“.
Il caso insomma ha aperto un dibattito. Opinare è legittimo. Per poter parlare di futuro migliore, però, il rispetto delle regole dovrebbe essere in cima alla lista, prima anche della tolleranza.
Cronaca
Incredibile grandinata su Martano

Incredibile grandinata a Martano nella serata di oggi.
Sul Comune griko si è ritrovato ricoperto di bianco all’ora del tramonto. Le foto che circolano sul web raccontano quanto accaduto in pochi sorprendenti minuti.




Cronaca
Narcotraffico da e per il Salento, arrestato latitante
Si tratta del 53enne Antonio Alvaro Montinari, nel 2024 sfuggito alla cattura durante l’operazione che aveva portato all’arresto di 34 persone legate al clan Pepe – Briganti, Gruppo Penza della Sacra Corona Unita

La Polizia di Stato, in esecuzione alla misura cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, ha tratto in arresto Antonio Alvaro Montinari, 53 anni di Lendinuso (marina di Torchiarolo, a Brindisi), gravemente indiziato a vario titolo di aver fatto parte di un’associazione finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
L’uomo, a novembre del 2024, era riuscito a sfuggire alla cattura durante l’operazione di Polizia Giudiziaria che ha portato all’arresto di altre 34 persone.
Grazie a metodologie investigative tradizionali, tipiche ed atipiche, fatte di pedinamenti, servizi di osservazione e analisi di sistemi di videosorveglianza, gli investigatori sono riusciti a stringere il cerchio attorno ai luoghi in cui il 53enne aveva trovato appoggio e rifugio.
Nel corso del fine settimana, l’interessato si è recato a prendere un veicolo posto a sua disposizione e che avrebbe dovuto garantirgli spostamenti discreti, ma al suo arrivo ad attenderlo vi erano gli agenti della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Lecce che l’hanno bloccato e tratto in arresto.
Montinari, condotto preso la Questura di Lecce, al termine delle formalità di rito è stato accompagnato in carcere, mentre sono in corso approfondimenti sulla rete di favoreggiatori che per ben tre mesi hanno consentito all’indagato di eludere l’arresto.
L’operazione di fine 2024 aveva interessato, tra i principali indagati di rango apicale, anche alcuni esponenti della criminalità organizzata, già condannati per aver fatto parte della Sacra Corona Unita (clan Pepe – Briganti, Gruppo Penza), storicamente radicata nel capoluogo salentino, ma con ramificazioni in diversi centri della provincia.
Le attività investigative hanno avuto origine da una intensa attività di cooperazione internazionale grazie alla quale sono stati acquisiti – per mezzo di Ordini Europei d’Indagine – una serie di chat scambiate dagli indagati attraverso l’utilizzo di piattaforme criptate di comunicazione quali “Encrochat” e “Sky Ecc”, che consentivano lo scambio di messaggi o conversazioni utilizzando criptofonini in grado di cifrare i dati trasmessi ed impedire qualsiasi intercettazione.
Gli investigatori hanno disvelato la presenza di una strutturazione capillare, in cui vi era una precisa ripartizione di compiti tra i sodali, una disponibilità di enormi quantità di denaro contante, telefonini criptati, veicoli dotati di appositi nascondigli oltre che depositi sicuri in cui occultare il materiale illecito.
La caratura degli indagati si è altresì espressa attraverso la capacità di curare rapporti con trafficanti di droga calabresi e altri sodalizi criminali operativi sul territorio nazionale ed all’estero (tra cui albanesi e spagnoli).
Numerosi e ingenti sono stati i sequestri di sostanze stupefacenti in costanza di indagine.
A tal riguardo si segnala l’arresto avvenuto il 7 agosto 2020 di due persone intente a trasportare su un natante, bloccato a ridosso dell’area di Castro, oltre 150 chili di marijuana e 25 kg di hashish provenienti dall’Albania; il 10 giugno 2021, a Napoli, veniva tratto in arresto un altro uomo trovato in possesso di circa 45 chili di cocaina occultata in un doppio fondo di un autocarro specializzato strutturalmente modificato; il 4 giugno 2021 a Lecce veniva arrestato un altro sodale trovato in possesso di 11 chili di eroina occultati in un doppio fondo dell’autovettura ed una pistola. Centinaia di migliaia di euro le somme movimentate in contanti.
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Cronaca
Furti in chiesa. Rubati gli ori della Madonna del Rosario
A darne notizia durante l’omelia, dell’opera scellerata ed empia commessa da sconosciuti, è stato anche don Pino Pedone, parroco della parrocchia.

Con un comunicato ufficiale il Comitato Festa Madonna SS del Rosario di Vignacastrisi, frazione di Ortelle, “esprime sgomento e profondo dispiacere per quanto accaduto presso la nostra parrocchia. Siamo vicini a tutta la cittadinanza per quanto accaduto”.
Lo sgomento è riferito al sacrilego furto occorso in chiesa. Giorni fa, infatti, si legge in un altro post di un fedele su Facebook: “Un fatto di incredibile gravità è accaduto a Vignacastrisi. Sono stati rubati gli ori della nostra amatissima Madonna del Rosario, evidentemente custoditi in forma insicura. Se n’è avuta notizia ieri sera. Un momento veramente bruttissimo per la nostra comunità, come accadde nel 1962, quando la statua della Beata Vergine prese fuoco”.
A darne notizia durante l’omelia, dell’opera scellerata ed empia commessa da sconosciuti, è stato anche don Pino Pedone, parroco della parrocchia.
Il bottino della refurtiva, frutto negli anni della devozione alla Madonna, sembra si aggiri intorno ad un paio di kg di oro.
Indagano i carabinieri.
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