Cronaca
Ragazze comprate e vendute in strada
Aguzzini in manette a Presicce; avevano fatto credere alle loro vittime che in Italia le aspettava un lavoro vero, invece hanno costretto in schiavitù quattro donne bulgare obbligandole a prostituirsi

Avevano fatto credere alle loro vittime che in Italia le aspettava un lavoro vero, invece per quattro donne bulgare è stato solo l’inizio di un incubo.
I loro carnefici, anche loro di nazionalità bulgara, sono finiti in manette con l’accusa di sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù. Si tratta di Emiliya Giorgieva, 38anni, il maritoTsvetan Tsvetanov, 40 anni e Aleksandar Georgiev, 27 anni. Costringevano le povere donne a prostituirsi, con l’obbligo di rendere, a fine giornata, almeno 250 euro. Attraverso un’organizzazione criminale che agisce proprio tra Bulgaria e Salento avevano “comprato” per 800 euro “tutti i diritti” sulle quattro ragazze diventandone in pratica i padroni. Le costringevano a fare quello che chiedevano con tutti i mezzi: tenendole chiuse per lunghi gironi in locali angusti, minacciandole e picchiandole ripetutamente.
L’operazione, durata alcuni mesi e per la quale per un mese sono state effettuate indagini e intercettazioni telefoniche e ambientali, è stata conclusa con successo dai Carabinieri della Compagnia di Maglie coordinati dal Pubblico ministero Carmen Ruggero, è stata denominata “Rubinia” che in bulgaro vuol dire proprio “schiava”. Le indagini avevano preso il via dalla denuncia di un’altra ragazza che aveva raccontato quello che accadeva ai Carabinieri della Compagnia di Gallipoli. E proprio riguardo quest’ultima vicenda dalle intercettazioni è emerso un retroscena agghiacciante: la ragazza è stata dapprima affidata ad una casa protetta e mentre si organizzava il suo viaggio di ritorno nel Paese natìo, i malviventi in qualche modo sono venuti a sapere della denuncia.
Così, come rivela un’intercettazione telefonica, hanno tentato di organizzarne il rapimento per poi fargliela pagare: “Non appena la riprendiamo la massacriamo”; e parlando con uno dei criminali di base in Bulgaria: “Io la riprendo, è sicuro, poi te la do e l’ammazzi tu”. Questo incredibile castello di aberrazioni, però, è stato buttato a terra dai Carabinieri di Maglie, in collaborazione con quelli della Compagnia di Tricase che hanno arrestato i tre aguzzini a Presicce: secondo gli inquirenti l’arresto è stato quanto mai tempestivo perché i tre, resisi conto di avere i Carabinieri alle calcagna, stavano già organizzando il viaggio per andare via dall’Italia. Il loro viaggio, invece, non è neanche iniziato. O forse sì, ma con destinazione Carcere di Lecce…
Cronaca
Incendio d’auto a Tricase nella notte

Attimi di tensione nella notte tra martedì e mercoledì a Tricase, dove un’autovettura è stata completamente avvolta dalle fiamme. L’episodio si è verificato intorno alle 1:50 in via Carabellese, all’altezza del civico 45.
Una squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Tricase è prontamente intervenuta per domare il rogo che ha coinvolto una Ford C-MAX.
Le operazioni di spegnimento sono durate alcuni minuti e hanno permesso di circoscrivere le fiamme, evitando che l’incendio si propagasse ad altri veicoli o abitazioni vicine.
I pompieri hanno anche provveduto alla messa in sicurezza dell’area, mentre i carabinieri della locale stazione sono giunti sul posto per i rilievi del caso e per avviare le indagini sulle cause dell’incendio, al momento ancora in fase di accertamento.
Non si segnalano feriti. Restano da chiarire le dinamiche dell’episodio, su cui le forze dell’ordine stanno lavorando per fare piena luce.
Cronaca
Tricase: ennesimo tentativo di furto al Liceo Comi
Ignoti hanno scassinato una porta sul retro e hanno fatto irruzione nell’istituto senza però rubare alcunchè. La scuola ha presentato denuncia ai carabinieri e chiesto alla vigilanza privata di incrementare la sorveglianza

Tentativo di furto, l’ennesimo, ai danni del Liceo Comi di Tricase.
Ignoti hanno scassinato una porta d’ingresso secondaria, sul lato est dell’edificio, confinante con la campagna, e si sono introdotti nell’istituto scolastico.
Questa volta, però, a differenza delle precedenti effrazioni, non hanno puntato i soliti distributori di bibite e merendine con relative monete e non hanno portato via alcunché.
L’episodio ha comunque allarmato la dirigente e tutto il personale scolastico anche perché gli intrusi hanno sollevato i tombini dei cavi elettrici e degli allarmi della scuola.
Tutto, perciò, lascia immaginare una sorta di sopralluogo propedeutico ad un’altra visita con la quale lasciare il segno, puntando a computer o altro materiale didattico di valore, non tanto commerciale ma intrinseco all’attività didattica della scuola.
Probabilmente i malviventi non erano a conoscenza che la scuola avrebbe riaperto senza fare il ponte lungo, come accaduto per altri istituti scolastici e, quindi, non pensavano che l’effrazione fosse scoperta in tempo.
Per questo motivo la dirigente scolastica Antonella Cazzato, dopo aver presentato denuncia ai carabinieri della locale Stazione, ha chiesto all’Istituto di vigilanza privata, che già ha in carico il controllo della scuola, di incrementare la sorveglianza.
Per lo stesso motivo si chiederà all’amministrazione comunale di valutare l’opportunità di illuminare quel lato della scuola, perché i malintenzionati non possano agire con il favore del buio.
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Cronaca
Sigilli agli immobili dei narcotrafficanti
Sequestrate ville, macchine, attività e terreni per oltre un milione e mezzo di euro. I beni fanno capo a Gianluca Calabrese e Cristian Roi, affiliati alla Sacra Corona Unita e sono ritenuti frutto del narcotraffico con copcaina ed erina distribuita sia nel sud Salento che nella parte più a nord della provincia

La Polizia di Stato ha eseguito due decreti di sequestro di prevenzione patrimoniale di beni ritenuti riconducibili direttamente o indirettamente a due uomini Gianluca Calabrese (37 anni di Copertino) e Cristian Roi (42 anni di Nardò), arrestati durante il 20 novembre scorso, e attualmente detenuti.
I due, personaggi di spicco del narcotraffico legati alla SCU, sono ritenuti i principali referenti dello spaccio: rifornivano di ingenti quantitativi di cocaina ed eroina sia le piazze del nord Salento che quelle del sud Salento.
Il sequestro, finalizzato alla successiva confisca, ha interessato beni immobili situati tra Nardò, Copertino e Sant’Isidoro.
In particolare: tre ville, di cui due adibite ad abitazione ed una a casa vacanze in una località balneare; un vivaio; una stazione di servizio per carburanti; due autovetture di grossa cilindrata; numerosi terreni nell’agro di Nardò; diversi depositi bancari e postali per un totale di circa un milione e mezzo di di euro.
A questo si aggiunga anche il sequestro di quote sociali e compendio aziendale di una società operante nel settore delle costruzioni edili ed infissi, la quale risulta avere ultimo fatturato di circa 6 milioni e 700mila euro, con una sede distaccata nel Nord Italia, per un totale complessivo di oltre 8 milioni Euro.
I provvedimenti, finalizzati all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali operanti in ambito provinciale, sono stati emessi dal Tribunale di Lecce – Sezione Riesame e Misure di Prevenzione – su proposta congiunta del Questore della Provincia di Lecce e del Procuratore della Repubblica di Lecce.
L’esecuzione è stata curata da personale della Sezione misure patrimoniali della Divisione Anticrimine, coadiuvato dalla Squadra Mobile e personale dei Commissariati distaccati di Nardò e Galatina della locale Questura, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine, Polizia Stradale e Reparto volo di Bari.
Le accurate e minuziose indagini patrimoniali, condotte dalla Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniale della Divisione Anticrimine della Questura di Lecce, sono state incentrate sulla ricostruzione del profilo criminale temporale e sull’analisi delle posizioni economico-patrimoniali dei proposti e del loro nucleo familiare, accertando come i soggetti in questione, pur non avendo formalmente dichiarato redditi sufficienti a giustificare le rilevanti disponibilità economiche, avrebbero accresciuto il proprio patrimonio personale ed imprenditoriale, ricorrendo anche all’intestazione di beni a congiunti.
Il risultato operativo rappresenta la continuità delle attività istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali, agendo così a tutela e salvaguardia dell’interesse economico nazionale in ossequio alle direttive Ministeriali.
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