Andrano
Nelle mani di Vendola la prima petizione italiana contro i pesticidi
“No alla chimica in agricoltura. Vietiamo i pesticidi nel Salento”: oltre duemila firme: il doppio dell’obiettivo prefissato
Come già anticipato stamane è stata consegnata ufficialmente, direttamente nelle mani del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, la raccolta firme della prima petizione in Italia contro l’agrochimica, “No alla chimica in agricoltura. Vietiamo i pesticidi nel Salento”.
Presso l’Ufficio di Presidenza, a Bari, l’associazione Casa delle Agriculture Tullia e Gino di Castiglione d’Otranto è stata ricevuta dal governatore Nichi Vendola e dall’assessore regionale al ramo, Fabrizio Nardoni. Sono stati resi noti i dettagli contenuti nel corposo report consegnato: in diciassette mesi sono state raccolte oltre duemila firme, il doppio rispetto all’obiettivo che ci si era prefissati. La sottoscrizione, che a partire dal Capo di Leuca ha coinvolto il resto della Puglia e non solo, è stata lanciata il 9 giugno 2013 dagli attivisti dell’associazione che nel leccese si occupa di riconversione naturale di terre incolte, concesse in comodato d’uso gratuito dai privati, un nuovo modello di economia rurale e di coscienza collettiva.
“Meno chimica e più biologico fa bene all’ambiente e fa bene persino al portafoglio”, ha dichiarato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, “Ci sono due ragioni per cui sosteniamo questa battaglia. La prima è una ragione di natura ambientale: i pesticidi e l’abuso della chimica contribuiscono ad intensificare il processo di desertificazione. L’impoverimento dei terreni è una grande tragedia, significa sfruttarli soffocandoli. I terreni hanno bisogno di respirare, cominciano a non respirare più. In una situazione in cui i gas alteranti e la mutazione climatica sono il contesto anche drammatico in cui viviamo, lottare per l’agricoltura biologica significa lottare contro quello che sta accadendo in termini di catastrofe dal punto di vista ambientale. E c’è anche una seconda ragione”, ha concluso Vendola, “perché oggi sui mercati mondiali si cerca di leggere sempre di più l’etichetta di un prodotto per comprenderne la qualità, la tracciabilità e anche come è stato coltivato quel prodotto. Sta crescendo cioè un pubblico sempre più colto ed esigente. Ecco perché l’ingrediente del biologico e della sua qualità significa un valore aggiunto che cresce di giorno in giorno dal punto di vista dell’economia e della competizione”.
L’assessore alle Risorse agroalimentari Fabrizio Nardoni ha voluto ricordare come lo stesso Carlo Petrini, in occasione del Salone internazionale del Gusto che si è svolto a Torino, abbia elogiato “la Puglia per essere tra le regioni più intraprendenti nel settore della biodiversità e del biologico. E’ un’attività”, ha concluso Nardoni, “che anche nella prossima programmazione continueremo a garantire e ad implementare”.
Con la petizione, che nelle prossime settimane sarà inviata anche al Ministero delle Politiche Agricole, alla Provincia di Lecce e ai Comuni salentini, si chiede di far un passo in avanti e “di inibire l’uso di fitofarmaci chimici, in particolar modo di quelli classificati come “tossici”, “molto tossici” e “nocivi”, e di regolamentare in maniera restrittiva l’utilizzo di quelli catalogati come “irritanti” e “non classificati” e dei fertilizzanti sintetici”.
I danni provocati alla salute e all’ambiente dall’uso di questi prodotti sono stati finora argomento di convegni medici, allarmi lanciati nei rapporti dell’Oms e dell’Ispra. Ma manca ancora una consapevolezza diffusa sui rischi.
“Eppure”, dicono i membri di Casa delle Agriculture Tullia e Gino, “le tante firme raccolte tra la gente comune dimostrano che il problema inizia ad essere più sentito tra i cittadini che tra le istituzioni. A noi spetta il compito di portarlo anche alla loro attenzione. E di chiedere conto delle decisioni, coerenti, che devono essere prese. In Francia, proprio qualche mese dopo la presentazione della nostra petizione, ne è stata lanciata una simile a livello nazionale. A firmare “l’appello di Montpellier” sono stati intellettuali, medici e ricercatori. In Italia non se ne parla. Eppure, qualcosa inizia a cambiare. A settembre, Malles Venosta è divenuto il primo Comune “zero pesticidi”. Ed è un paese situato nel cuore delle valli trentine in cui le mele vengono quasi sempre trattate con prodotti chimici. Bisogna essere lungimiranti”.
Numeri e geografia di una consapevolezza
Un viaggio lungo diciassette mesi, incalcolabili chilometri e 2051 sorrisi. Tanti quante sono le adesioni raccolte nella petizione “No alla chimica in agricoltura, vietiamo i pesticidi nel Salento”. Il doppio dell’obiettivo che ci si era prefissati. Le firme acquisite tramite moduli cartacei sono 1186. Quelle validate dal sistema online 865. Inoltre, dalla chiusura della petizione (29 novembre 2014) alla consegna ufficiale (1° dicembre 2014), si sono aggiunte ulteriori 78 sottoscrizioni sul portale petizionepubblica.it. Queste ultime non sono inserite nella sommatoria finale, ma le riportiamo per dovere di informazione.
Nei conteggi, per correttezza, abbiamo considerato utili soltanto le sottoscrizioni complete, depennando quelle carenti di firma o di nome o di cognome o quelle completamente illeggibili.
Hanno sposato la nostra causa cittadini provenienti da ogni parte della Puglia, con prevalenza del Capo di Leuca, Lecce, Trepuzzi, Sannicola, Maglie, Otranto, Martina Franca, Manduria. Dal resto dell’Italia, sono giunte firme da Vicenza, Campobasso, Urbino, Imperia, La Spezia, Venezia, Bologna, Milano, Roma, Reggio Calabria, Parma, Modena, Avellino, Torino. Ci sono stati vicini anche residenti di Varsavia, Tirana, Bruxelles, Düsseldorf.
Ad aderire all’appello anche intellettuali e rappresentanti istituzionali: la regista Cecilia Mangini; il presidente dell’associazione Movimento per la Decrescita Felice, Maurizio Pallante; la famiglia Girolomoni, fondatrice del marchio “Alce Nero” e pioniera del biologico italiano; i membri di Assocanapa; il direttore generale della Asl di Lecce, Valdo Mellone; i sindaci dei Comuni di Andrano, Montesano e Galatina.
I dati dell’abuso di chimica
La rivista Science (2013) afferma che il nostro Paese è il maggior consumatore di pesticidi (per unità di superficie coltivata) dell’Europa occidentale: con 5,6 kg/ettaro/anno, raddoppia il consumo della Francia e anche quello della Germania. È abuso di fitofarmaci anche in Puglia, quarta regione italiana per quintali di prodotto distribuito (155.555 nel 2010, dato Arpa Puglia). E lo è soprattutto in provincia di Lecce (nel 2011, il 15 per cento in più rispetto al 2009: 2.032.691 kg). Numeri impietosi, ma che pure non tengono conto dell’acquisto e dell’uso indiscriminato di pesticidi e concimi chimici da parte delle famiglie, visto che i prodotti sono tranquillamente in vendita sugli scaffali dei supermercati.
“Dopo un periodo di trend in diminuzione”, sottolinea Arpa Puglia nell’ultima Relazione sullo stato dell’Ambiente, “i quantitativi di principi attivi distribuiti sulle superfici agricole pugliesi sono imprevedibilmente e significativamente aumentati nel 2010”.
I rischi taciuti
“L’uso attuale di pesticidi è simile a un ipotetico caso di somministrazione di antibiotici all’intera collettività umana, supponendo che un tale intervento di massa serva a debellare la progressione di una malattia infettiva a prescindere dai rischi e dagli effetti collaterali che inevitabilmente comporta”. A dirlo, il 25 novembre scorso, è stato Roberto Romizi, presidente di ISDE Italia (International Society of Doctors for the Environment – Associazione medici per l’ambiente), in risposta al presidente di Agrofarma, Andrea Barella.
L’errore è stato considerare la questione appannaggio del solo settore agricolo. Ma è un problema attinente all’ambiente, alla sicurezza alimentare, alla salute. Non è un caso che si stata proprio Arpa Puglia a sottolineare che, in questa regione, “proprio in relazione alla presenza di residui chimici nei prodotti ortofrutticoli, si è registrato il più alto numero di irregolarità riscontrate, in aumento rispetto agli anni precedenti”.
“Accreditati riscontri medico-scientifici rilevano che l’esposizione a pesticidi, anche a dosi bassissime, rappresenta un rischio per la salute umana, in special modo durante le prime fasi della vita, comportando una documentata associazione a specifiche patologie cancerogene, in particolare linfomi, mielomi e leucemie”, ha ribadito il Tar Trento nella sentenza del 14 gennaio 2011. E come sottolineato dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), i fertilizzanti chimici sono riconosciuti come una delle principali “pressioni” ambientali generate dall’agricoltura e, soprattutto quelli azotati e fosfatici, possono contaminare le acque superficiali o profonde.
Andrano
Progetto Simona: immersione e inclusione per le persone con diverse abilità
Il convegno alle 18 in biblioteca. Il progetto si prefigge di creare un ponte tra mare e accessibilità, dimostrando come l’ambiente subacqueo possa rappresentare una nuova frontiera di integrazione per chi vive condizioni di disabilità
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Il comune di Andrano presenta il convegno “Progetto Simona: Immersione e Inclusione per le Persone con Diverse Abilità”, un’iniziativa nata dalla collaborazione con la Fondazione “Noi Siamo Paola” e l’Associazione Gruppo A-Mare.
Il progetto, che sarà illustrato quest’oggi presso la Biblioteca Comunale “Don Giacomo Pantaleo”, rappresenta una straordinaria evoluzione dell’evento teatrale “Ho Amato Tutto” tenutosi questa estate presso l’Abbazia del Mito.
Durante lo spettacolo, dedicato alla vita di Donna Paola Menesini Brunelli, erano stati raccolti fondi destinati a supportare progetti di inclusione per persone con disabilità, in particolare con l’obiettivo di avvicinarle al mondo subacqueo.
Grazie ai fondi raccolti e alla partecipazione di organizzazioni specializzate, “Progetto Simona” si propone di formare istruttori esperti per consentire a persone con disabilità fisiche e motorie di vivere l’esperienza dell’immersione subacquea in sicurezza.
Durante il convegno, che inizierà alle ore 18, saranno presenti Alberto Brunelli, presidente della Fondazione “Noi Siamo Paola”; Salvatore Accogli, presidente dell’Associazione Gruppo A-Mare; Angela Pinto, presidente dell’Associazione Albatros, specializzata in immersioni per disabili non vedenti; e Salvatore Colazzo, garante dei diritti delle persone con disabilità dell’Unione dei Comuni Terre a Levante.
L’evento vedrà inoltre l’intervento dei sindaci di Tricase e Andrano, Antonio De Donno e Salvatore Musarò che ribadiranno l’impegno delle amministrazioni locali verso iniziative di inclusione sociale innovative.
“Progetto Simona” si prefigge di creare un ponte tra mare e accessibilità, dimostrando come l’ambiente subacqueo possa rappresentare una nuova frontiera di integrazione per chi vive condizioni di disabilità.
Il Comune di Andrano invita tutti i cittadini, le associazioni e le istituzioni a partecipare a questo importante momento di confronto e presentazione.
Il convegno vuole essere non solo un’occasione per approfondire i dettagli di “Progetto Simona”, ma anche per sensibilizzare la comunità sui temi dell’inclusione e della solidarietà.
L’ingresso è libero e aperto a tutti.
Andrano
Erogazione acqua: posibili disagi a Depressa e Andrano, compreso Marina e Castiglione
Lavori di risanamento della rete idrica, temporanea sospensione della normale erogazione idrica mercoledì 16 ottobre dalle 14 alle 20
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Acquedotto Pugliese sta effettuando interventi per il miglioramento del servizio negli abitati di Andrano e Tricase.
I lavori riguardano il risanamento della rete idrica.
Per consentire l’esecuzione dei lavori, sarà necessario sospendere temporaneamente la normale erogazione idrica mercoledì 16 ottobre nell’abitato di Andrano, delle frazioni Castiglione d’Otranto e Marina di Andrano e a Depressa, nella frazione di Tricase.
La sospensione avrà la durata di 6 ore, a partire dalle ore 14 e con ripristino alle ore 20.
Disagi saranno avvertiti esclusivamente negli stabili sprovvisti di autoclave e riserva idrica o con insufficiente capacità di accumulo.
Acquedotto Pugliese raccomanda i residenti dell’area interessata di razionalizzare i consumi, evitando gli usi non prioritari dell’acqua nelle ore interessate dall’interruzione idrica.
I consumi, infatti, costituiscono una variabile fondamentale per evitare eventuali disagi.
Andrano
Castiglione d’Otranto: spara a lupo e lo lascia morire agonizzante
LNDC Animal Protection denuncia e lancia un appello: “Chi sa parli”. L’associazione esprime «profonda indignazione e dolore per il terribile atto di violenza. L’animale, colpito da un’arma da fuoco e lasciato a morire tra atroci sofferenze, rappresenta l’ennesimo esempio di crudeltà gratuita e intollerabile verso creature innocenti»
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Secondo quanto riportato dalle fonti locali, un animale – che sembra essere un lupo – è stato visto in gravi condizioni, con ferite compatibili con un colpo di fucile, e purtroppo non è stato possibile salvarlo.
Quando i Carabinieri Forestali sono giunti sul posto, a seguito di una segnalazione, il corpo dell’animale era stato già rimosso, ma chi l’aveva visto aveva avuto la prontezza di fotografarlo e di fotografare anche il cacciatore che presumibilmente si è reso responsabile di questa atrocità.
LNDC Animal Protection, da sempre impegnata nella difesa dei diritti degli animali, annuncia di aver sporto denuncia presso le autorità competenti, chiedendo che si proceda con celerità nelle indagini e che il responsabile venga individuato e punito secondo quanto previsto dalla legge. «Non è accettabile che episodi del genere continuino a verificarsi nel nostro Paese», afferma Piera Rosati, presidente di LNDC Animal Protection, «la violenza contro gli animali è un sintomo di una società che ha perso il rispetto per il prossimo, umano o animale che sia. Continueremo a batterci perché ogni colpevole di tali atti paghi le conseguenze delle proprie azioni».
LNDC invita chiunque abbia informazioni utili a contribuire alle indagini, inviando una e-mail ad avvocato@lndcanimalprotection.org o collaborando con le forze dell’ordine per assicurare il responsabile alla giustizia.
L’associazione sottolinea, inoltre, l’urgenza di rafforzare le misure preventive e punitive per chi si macchia di tali crimini: «La legge italiana prevede pene troppo lievi per chi maltratta o uccide animali», aggiunge Rosati, «per questo torniamo a chiedere che il Parlamento riprenda quanto prima la discussione sulla proposta di legge per il loro inasprimento. Non possiamo più permettere che atti di questo tipo passino inosservati o rimangano impuniti.”
LNDC Animal Protection ribadisce il proprio impegno nel promuovere una cultura di rispetto e amore verso tutti gli animali, continuando a operare su tutto il territorio nazionale attraverso campagne di sensibilizzazione, interventi di soccorso e azioni legali.
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