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Casarano: “Cara Marilù…”

Bastian contrario. “La mafia è un’altra cosa: la senti, ti fa mancare l’aria, controlla ogni attività commerciale, ogni azione pubblica e di iniziativa privata, si infila nelle banche, negli appalti e nelle concessioni industriali…”

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Cara Marilù, nel tempo ho imparato a conoscere la stoffa del tuo modo di fare giornalismo. Ti ho seguita da quando, immediatamente, hai capito ed indagato sull’omicidio Basile, sulla discarica Burgesi, ho comprato il tuo libro inchiesta sulla xylella che parla di tutti i possibili (ed inquietanti) retroscena. Inchieste ben fatte, professionali, che giustamente ti hanno resa famosa, fatto vincere premi e scrivere per prestigiose testate nazionali. Brava. Poi hai cominciato ad occuparti anche di Casarano, della “nostra” Casarano, e lo hai fatto con la stessa determinazione e con lo stesso piglio di sempre. Certo, leggendo i tuoi interventi si capisce che ad essi dai un taglio, come dire… avverso all’attuale amministrazione ma chi vive la quotidianità di questa città ne ha capito subito anche il motivo: sei così “contigua” alla precedente, a quella guidata da Remigio Venuti per intenderci, e riconoscente a chi, con i soldi del Comune, ha comprato spazi pubblicitari sul sito della tua testata ed anche migliaia di copie del tuo giornale, spendendo migliaia di euro (come da audizione del sindaco Stefàno alla Commissione consiliare regionale del 22 novembre 2017 – copia integrale clicca qui ) che non puoi fare altrimenti: sminuire chi c’è per far emergere chi potrebbe tornare. Però, anche questo non scandalizza nessuno; magari non sarà deontologicamente impeccabile come prassi ma di giornalisti anche bravi, come te, che parlano male o bene a senso unico, la stampa italiana è purtroppo piena; Montanelli li chiamava pennivendoli. Poi però hai alzato il tiro ed hai cominciato accostare la “nostra”  Casarano alla parola mafia e qui, perdonami, non condivido più la tua linea editoriale. Fai nomi, pubblichi intercettazioni, informative dei Carabinieri ed arrivi ad insinuare, addirittura davanti alla Commissione Regionale Antimafia, che l’intera amministrazione è stata eletta con i voti determinanti della mafia perché ad essa “contigua” ed a provvedere a ciò, il tramite sarebbe stato l’ex consigliere Stefàno, a sua volta “contiguo” ad Augustino Potenza (in realtà suo amico d’infanzia).


Ora però, come sottolineato dal primo cittadino in Commissione consiliare, lasciando perdere la coincidenza del fatto che pubblichi questi articoli nel venerdì che precede le elezioni e senza addentrarci in complessi meccanismi giuridico procedurali, vediamo (considerando solo le tue dichiarazioni) come stanno i fatti. Il Consigliere Stefàno ebbe 193 voti di preferenza; pur volendoli considerare tutti voti mafiosi (come se sto ragazzo non avesse parenti o amici onesti) al cospetto dei 5.926 voti ricevuti dal sindaco Stefàno, hanno un impatto pari al 3,25% (che cala al 2,87% in sede di ballottaggio). Sono queste le cifre “mafiose” che possono definire tale un’intera Amministrazione?


E ancora: articoli, servizi su emittenti locali, sino alle Iene di Italia1, parlano di questa gravissima informativa dei carabinieri sulla contiguità mafiosa ma (da giornalisti preparati quali sono mi viene da dire con un pizzico di interessata ipocrisia) hanno tralasciato il non trascurabile fatto che il Pubblico Ministero (primo personaggio della lunga catena giudiziaria, quello che per mestiere deve essere quello più “duro” e accusatorio) ha considerato talmente di poco conto tali indizi, da non ritenere nemmeno di dover emettere alcun avviso di garanzia nei confronti di nessuno. Ed allora, perché Casarano è mafiosa? Vedi, cara Marilù, per schierarsi dalla parte della legalità bisogna scegliere di stare dalla parte dei Giudici che, piaccia o no, sono gli unici che in Italia la garantiscono. Ma giudice è il pm che non ha proceduto perché gli elementi erano forse poca cosa, così come giudice è quello che ha sequestrato i tuoi articoli in maniera precauzionale e che le Iene hanno fatto passare per un incompetente che non conosce nemmeno uno dei fondamenti della nostra Costituzione. Tu sei brava di tuo e non hai bisogno di una Casarano necessariamente col timbro di mafiosa, tale per farti scrivere articoli che sembrano ormai poggiare su basi stiracchiate ed artificiose (per i motivi detti prima) o per sposare la tua causa. A Casarano c’è indubbiamente malavita; né più né meno la stessa che c’è in ogni altro comune del Salento, della Puglia, del sud Italia ma anche delle grandi città del centro e del nord. Ci sono stati degli attentati gravissimi con delle modalità spietate che, a detta degli inquirenti, sono stati dei regolamenti di conti fra bande rivali per il controllo di traffici illeciti. Ma la mafia è un’altra cosa: la mafia la senti, la percepisci, ti fa mancare l’aria, controlla ogni attività commerciale, ogni azione pubblica e di iniziativa privata, si infila nelle banche, negli appalti e nelle concessioni industriali. Forse è perché  sei lontana ma i casaranesi questo clima, credimi, non lo respirano. E allora perché continuare ad infangarne il nome? Ti prego, non farlo, lo so che poi le tue inchieste senza l’argomento mafia avrebbero una diversa presa sul pubblico ma ti prego, i danni reali sono tanti e tangibili. Se parli con qualche operatore del settore ti direbbe che ci sono già state delle disdette nelle prenotazioni per passare a Casarano le vacanze e, al di là del fango che il nome sta ricevendo, ti segnalo altri due problemi che una Casarano necessariamente mafiosa porta con sé. Avrai letto anche tu Saviano quando dice che i ragazzi di Scampia non sognano di diventare calciatori ma boss della camorra ebbene, dare del mafioso a questi malavitosi di serie B che operano a Casarano, è dare loro uno status che li fa sentire fighi e che magari li fa pure credere davvero importanti. E poi, in un clima scevro dalla paura della mafia, un padre di famiglia, davanti ad un sopruso, ad un reato subito, non esiterebbe a chiamare i Carabinieri e a denunciare il malvivente ma, se si instilla il concetto della presenza mafiosa a tutti i costi, quel padre di famiglia magari, prima di denunciare i malviventi, temendo un’organizzazione alle loro spalle, ci pensa due volte e magari nemmeno lo fa. Le parole che si scrivono negli articoli sono come i palloncini che liberi senza poter prevedere dove vadano a finire.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Antonio Memmi


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Santa Caterina, strada intitolata al Giudice Sodo

L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada della marina di Nardò al compianto “Pretore d’assalto”

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L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada di Nardò, precisamente nella marina di Santa Caterina, al compianto giudice Angelo Sodo.

L’iniziativa è stata proposta da Carlo de Bartolomeis, diciassettenne, studente del Liceo Scientifico Banzi di Lecce e nipote del giudice Angelo Sodo.

Il giudice Sodo è ricordato per quanto si spese in favore della comunità neretina e non solo, tutelando beni paesaggistici dalle speculazioni edilizie.

Pretore di Nardò per 42 anni, Consigliere di Cassazione, Presidente della Commissione Tributaria di II grado della Puglia, sez. di Lecce e docente universitario presso l’Università di Bari.

Per i tempi furono innovative le sue sentenze, come il sequestro dei volatili al di sopra del Parco Naturale di Porto Selvaggio affinché i bracconieri, se colti in flagranza di reato con la selvaggina, sarebbero stati punibili o arrestati per Legge.

Tante le altre sue sentenze conosciute, adottate negli anni a cavallo tra il 70 e il 90.

Inoltre, fu il “Pretore d’assalto” a preoccuparsi e a far porre il limite di velocità sulla strada che collega Nardò alle marine, teatro di numerosi incidenti mortali.

L’idea iniziale era, come di prassi, porre il limite di 50 km/h lungo il tratto di strada (attuale via Benedetto Leuzzi e Str. Santa Caterina) e, così, assieme al sindaco di Nardò di quegli anni, si recarono ad acquistare i paletti con sopra il limite di velocità.

Per sfortuna da un lato, ma per fortuna dal lato che riguarda la sicurezza stradale, il giudice Sodo ed il sindaco, non trovando divieti di oltrepasso di 50 km/h, furono costretti a porre il limite di 30 km/h.

La perseveranza da cui era accompagnato Sodo, costrinse ad applicare quei limiti, che tutt’oggi sono presenti lungo la strada.

Tante sono le sentenze emanate dal dott. Sodo, ad esempio il sequestro del tratto di mare ove era affondata una nave romana con all’interno varie anfore e suppellettili dell’epoca.

Il tutto al fine di consentire il recupero di questi oggetti, il successivo restauro ed infine l’esposizione al pubblico presso il museo provinciale.

Inoltre, una celebrazione della strada intestata al compianto dott. Sodo, la già via Monte Alto di Santa Caterina, sarà programmata prossimamente in accordo con l’amministrazione comunale di Nardò.

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Donne all’Opera: il 1 Polo contro la violenza sulle donne e i bambini

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere…

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In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e i minori, il Polo 1 di Galatina, in collaborazione la Commissione Pari Opportunità, d’intesa con l’Assessorato alle Pari Opportunità di Galatina, organizzano l’evento “Donne all’Opera” che si svolgerà lunedì 25 novembre, a partire dalle 9:30, presso il teatro Cavallino Bianco di Galatina.

Dopo i saluti istituzionali ci sarà un concerto a cura della Salent’Opera, orchestra Sinfonica Giovanile diretta dal M° Tommaso REHO.

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere.

Di grande pregio la presenza del Cav. Malala Yousafzai dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, nella persona della dr.ssa Paola GABRIELI, che da dieci anni coordina l’unico centro antiviolenza pubblico a gestione pubblica della Regione Puglia, lavorando sul territorio dell’Ambito di Galatina accanto alle donne e ai figli minori con la presa in carico, nella difesa dei loro diritti, oltre alle attività di sensibilizzazione e formazione, al fine di favorire l’emersione del fenomeno e il contrasto alla violenza di genere.

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“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.

“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:

Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.

Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.

Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.

La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.

Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.

Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.

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