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Casarano, Umberto Eco, sindaci, internet e gli imbecilli

Cerchiamo di analizzare (in modo più obiettivo possibile) la situazione dei diretti interessati: Mauro Memmi e Gianni Stefàno, i candidati che la prima tornata elettorale ha deciso dovessero poi contendersi al ballottaggio la poltrona di primo cittadino

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di Antonio Memmi

Siamo arrivati alla fine. Finalmente. Ogni campagna elettorale, per i candidati, gli addetti ai lavori o per i semplici analisti, è sempre un tour de force in cui si rincorrono caffè pagati, pacche sulle spalle, promesse e dichiarazioni di ogni genere. Da quando poi c’è facebook il confronto ha assunto anche dei connotati social che permettono a tutti di dire la propria e (purtroppo) anche di renderla pubblica. Era avanti nel tempo Umberto Eco quando, alcuni anni fa, già sosteneva che il grande limite di internet è quello di aver dato la parola agli imbecilli; gli stessi che negli anni passati parlavano al massimo al bar dello sport ma che venivano subito messi a tacere, mentre ora vengono di colpo assurti a ruolo di opinionisti.


E così, in questi ultimi anni si è visto un crescendo di dichiarazioni che hanno avuto come risultato un graduale ed inesorabile decadimento del livello delle campagne elettorali. Fino ad arrivare a quella che (vivaddio) si sta chiudendo: la peggiore di cui si abbia memoria! Peggiore perché povera di contenuti su cui potersi confrontare, così come la peggiore per il fatto di aver trascinato il confronto solo ed esclusivamente sul piano della legalità e dell’onestà morale dei contendenti. Ed il periodo pre-ballottaggio non è stato purtroppo da meno. Chi (come me e come molti altri) sperava in un innalzamento del livello politico, è rimasto ancora più deluso nel constatare che invece la distruzione dell’avversario è stato l’unico punto all’ordine del giorno.


Questo però, proprio per i fatti di cui sopra, non ha interessato i soli candidati sindaco ma si è moltiplicato fra i vari supporters dell’uno e dell’altro, arrivando a situazioni che hanno dell’incredibile. Uno un po’ più famoso, circa duemila anni fa, preannunciò che nelle famiglie ci sarebbero state divisioni: due contro tre e tre contro due, padri contro figli e figlie contro madri e (anche se non credo già pensasse a Casarano ed alla campagna elettorale del 2017) ci ha visto davvero bene. Ci sono amici di vecchia data che hanno litigato togliendosi il saluto e addirittura parenti stretti che sono arrivati alle famose vigne dell’arciprete pur di difendere il candidato supportato. Una tristezza infinita, comunque spiegabile dal fatto che il confronto, appunto, non è rimasto al livello alto delle idee politiche (democraticamente oggetto di contraddittorio) ma è stato di forza portato sul piano dell’integrità morale fra chi è più onesto dell’altro e quindi più degno di essere sindaco o semplice consigliere, indipendentemente anche dalle capacità.


Se non si è stati capaci di tutelare il buon nome della propria famiglia… avremmo mai potuto sperare di veder tutelato il buon nome della città? Di conseguenza Casarano ne è uscita con le ossa rotte, con un’ingiusta nomea di città mafiosa che avrà forse portato qualche decina di voti a questo o a quel contendente ma che ha anche fatto arrivare le prime telefonate a qualche B&B di turisti preoccupati di trovare a Casarano scenari da far west che sono solo nella mente e sulla tastiera di quei personaggi che Umberto Eco ricordava prima.

Al netto di ciò che dicono gli altri, cerchiamo di analizzare (in modo più obiettivo possibile) la situazione dei diretti interessati: Mauro Memmi e Gianni Stefàno, i candidati che la prima tornata elettorale ha deciso dovessero poi contendersi al ballottaggio la poltrona di primo cittadino. Al sindaco uscente possiamo muovere alcuni appunti come ad esempio quello di aver fatto poco, negli anni passati, per mettere riparo al degrado urbano che ha interessato la città e di aver aspettato tatticamente questi ultimi mesi per portare a termine i lavori infrastrutturali del centro storico, del parco lineare, del rinnovo del parco illuminazione e altre opere che, comunque, stanno lì. Avrebbe potuto fare di più (anche ad esempio nel caotico piano traffico) ma, a capo di un Comune commissariato, ha subito trovato la risposta adeguata.

Per quanto riguarda invece Mauro Memmi, non possiamo certo misurare il suo operato perché, come spesso ha ripetuto, non si occupava di politica da quando era ragazzino e lo faceva all’ombra del suo famoso papà. Conoscendolo di persona, si può solo dire che è una brava persona e che è onesta. Suo malgrado, però, deve farsi ovviamente carico della coalizione che rappresenta e quindi anche del Pd. Per mantenere questa opinione di integerrimità,  quindi, volutamente non tengo conto di quanto da lui stesso dichiarato in diretta in TV (e comunque già sentito ripetere più volte, in giro per la città, dalla sponda Pd). In poche parole, caro Mauro, è stato detto chiaramente che il Governatore Michele Emiliano (Pd) sarebbe disposto a rivedere la decisione di declassare l’ospedale di Casarano a patto che lei possa diventarne il sindaco, così come la sottosegretaria Teresa Bellanova (che durante le campagne elettorali appare sempre puntuale come la Madonna di Medjugorie) sarebbe disposta a prendere ben 8 milioni di euro residui del famigerato PIT9, per rilanciare l’economia locale  (a patto sempre che il primo cittadino possa esser lei).

Vede, caro Mauro, al fatto che l’ospedale possa davvero salvarsi dalla scellerata decisione di Re Emiliano I di Puglia, non ci crede più nessuno ma, vincolata così come lei (ed i suoi sostenitori) ha lasciato intendere… non si tratta certo di una proposta di voto di scambio (in quanto sarebbe un reato) ma vagamente ci assomiglia; così come, insieme alla sempiterna Bellanova ed alla struttura del partito, stanziare 8milioni di euro solo se lei dovesse esser eletto sindaco e negarli invece (facendosi anche negare al telefono) quando a chiederlo è Stefàno, non è che dà l’idea di un’associazione che agisce con metodologie mafiose (ci mancherebbe) però… è un po’ come gli imitatori strampalati di Celentano: ti accorgi subito che non è lui ma… vagamente lo ricordano.


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Masci: Lu Titoru, anche quest’anno, si soffoca con una polpetta

Anche Gallipoli, Casarano, Racale e Ugento si preparano a far festa…

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GALLIPOLI

È una delle feste più attese dell’anno in tutto il Salento: il Carnevale di Gallipoli, uno degli eventi più suggestivi, capace di unire tradizione, divertimento e cultura popolare.

I giorni stabiliti per le sfilate di quest’anno sono domenica 23 febbraio e domenica 2 marzo, quando lungo Corso Roma sfileranno i caratteristici carri allegorici in cartapesta, tra i quali alcuni rappresentano scene tipiche della cultura e della storia della città, e gruppi mascherati, attirando visitatori da tutta la Puglia.

Il gran finale si terrà martedì 4 marzo nel centro storico, con la rappresentazione della celebre maschera di Lu Titoru, simbolo del carnevale gallipolino.

La leggenda narra che Teodoro fosse un giovane militare gallipolino, che, al ritorno dalla leva, chiese alla madre un piatto di polpette, il suo cibo preferito, prima di entrare nel digiuno quaresimale.

Ma nella fretta di mangiarle, Teodoro si soffocò con una polpetta.

Nel corteo mascherato, viene rappresentato il giovane morto, la madre e un gruppo di “comari”, chiamate chiangimorti, che piangono.

La madre di Teodoro, la Caremma, è la figura che rappresenta la Quaresima e accompagna il giovane in questa macabra ma anche folkloristica tradizione.

La maschera di Lu Titoru ha un viso bicolore, giallo e rosso, proprio come la bandiera della città di Gallipoli, che è il simbolo della festa.

RACALE

Tutto pronto per il Carnevale Racalino 2025.

Sabato 1° marzo maschere, gruppi e carri sfileranno con le loro allegria e simpatia.

Partenza sfilata alle 15 da viale dello Stadio e arrivo stimato per le 16,30 in piazza Beltrano Giardini del Sole.

Qui si accenderà la festa: dalle 17 esibizione dei carri allegorici, gruppi mascherati e maschere singole. Intrattenimento con Andrea Scorrano Dj.

Verranno consegnati i premi: al carro più originale; alla maschera effetto wow; al carro più stravagante; il premio speciale Fidas Racale.

Le iscrizioni sono aperte fino a lunedì 24 febbraio, presso il comune di Racale: tutte le mattine, presso l’ufficio InfoPoint; possibile iscriversi anche il martedì e il venerdì pomeriggio, dalle 17 alle 19, presso la sede FIDAS in via Vespucci n. 3.

Per informazioni, contattare il numero 0833 902324.

CASARANO

Il Carnevale Casaranese quest’anno si consumerà il 1° marzo.

In fase di organizzazione la Pro Loco ha tenuto conto della eventuale difficoltà ad attraversare la città e raggiungere molte piazze del centro, causa cantieri aperti e lavori in corso.

Così ha optato per un maxi-raduno in piazza Indipendenza che culminerà con il live show Kawabonga.

Quindi, sabato 1° marzo tutti in piazza: giovani e meno giovani, di Casarano e dei paesi vicini, si ritroveranno dalle 17 per una grande festa in maschera.

Dalle 19,30 il clou della festa con lo spettacolo esplosivo e travolgente di Kawabonga (ingresso gratuito) con musica e sorprese.

UGENTO

Sono due gli appuntamenti da segnare in rosso sul calendario per il Carnevale Ugentino.

Il primo domenica 2 marzo, presso l’Associazione culturale “Mare Blu” in viale don Tonino Bello, si svolgerà il “Ballo in maschera” (quinta edizione). A partire dalle 15,30 balli di gruppo, baby dance, tiro alla fune, corsa con i sacchi e tante altre attività per il divertimento di bambini, ragazzi e famiglie.

È prevista anche la premiazione della maschera più bella. La sfilata, organizzata dalla ProLoco Ugento e Marine, è in programma lunedì 3 marzo: “Il Carnevale arriva ad Ugento!” alle ore 16.

Il corteo chiassoso e colorato attraverserà Ugento partendo da Largo Pretura (via F.lli Mille), fino ad arrivare in piazza San Vincenzo dove fare festa tra musica e divertimento.

Una giuria decreterà il gruppo e la maschera più belli.

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Come fare acquisti su eBay risparmiando e proteggendosi

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Acquisti Sicuri

Acquistare online è un’abitudine consolidata per chi desidera un’ampia scelta di prodotti a prezzi competitivi e eBay si presenta da molti anni ormai come uno dei mercati virtuali più completi in circolazione.

Il portale rende possibile accedere a un catalogo enorme di articoli, sia nuovi che usati, spesso introvabili altrove. È sufficiente avviare una ricerca mirata o partecipare alle aste online per trovare buone occasioni, ma non tutti sanno come ottimizzare il proprio budget ed evitare potenziali raggiri. La capacità di distinguere le vere promozioni dalle inserzioni sospette aiuta a evitare acquisti avventati. Ma vediamo insieme alcuni consigli utili sull’argomento.

Strategie e consigli

Per risparmiare su eBay è possibile usare piattaforme dedicate che raccolgono e offrono codici sconto e coupon. Questi siti aggregano le migliori offerte disponibili, permettendo agli utenti di accedere a sconti esclusivi e promozioni temporanee, e funzionano semplicemente cercando e selezionando il codice desiderato, che può essere applicato al momento del pagamento su eBay.

Inoltre, fungendo da veri e propri comparatori di prezzi, aiutano a risparmiare proponendo le migliori offerte ai clienti interessati su una vasta gamma di prodotti, venduti da portali differenti, autorevoli e affidabili.

Utilizzare un codice sconto eBay attraverso queste piattaforme è un modo semplice per ottenere ulteriori riduzioni sui prezzi già competitivi offerti dal sito.

Come funziona il sito e come risparmiare

I potenziali acquirenti possono anche affidarsi alle varie soluzioni che la piattaforma eBay mette a disposizione. Prima di tutto, vale la pena familiarizzare con le opzioni di acquisto disponibili:

  • Compralo Subito, che fissa un costo immediato;
  • Asta online, con cui è possibile fare offerte per provare a ottenere lo stesso oggetto a un prezzo inferiore.

Un sistema efficace per risparmiare è controllare le sezioni “Imperdibili” e “Offerte della settimana”. Queste aree raggruppano prodotti nuovi e talvolta ricondizionati con spedizioni gratuite e costi ribassati.

Trovare un articolo a un prezzo concorrenziale non è però sufficiente: ridurre le spese di spedizione risulta altrettanto importante, soprattutto se si effettua più di un acquisto dal medesimo venditore. In questo caso, la spedizione combinata permette di ricevere diversi oggetti in un unico pacco, abbattendo i costi aggiuntivi.

Se invece si intende puntare sulle aste online si possono sfruttare alcuni piccoli accorgimenti, come:

  1. Osservare l’andamento dell’offerta;
  2. Attendere la fase finale dell’asta prima di inserire il rilancio;
  3. Impostare un limite massimo per non superare il proprio budget.

In aggiunta a tutto questo, è bene ricordare la funzionalità “Oggetti che osservi”, che risulta molto utile per monitorare le fluttuazioni di prezzo nel tempo. Se il valore dell’articolo desiderato cala inaspettatamente o il venditore propone un ribasso, giungerà una notifica che permetterà di approfittare dell’occasione.

È vero che è possibile effettuare acquisti su eBay anche come utente ospite, ma la registrazione all’interno della piattaforma permette di avere ulteriori vantaggi di risparmio, come la possibilità di partecipare e fare offerte in aste online, inviare proposte d’acquisto o contattare più semplicemente i venditori.

Come tutelarsi dalle frodi durante l’acquisto

Tra i rischi più comuni per chi acquista su eBay figurano gli annunci ingannevoli o i pacchi mai consegnati.

Il feedback dei venditori rappresenta un’ottima bussola per evitare questi pericoli: valutare il numero di recensioni presenti e i commenti degli acquirenti aiuta a riconoscere i profili più affidabili. In caso di valutazioni negative, infatti, conviene sempre verificare la natura dei reclami, che potrebbero riguardare tempi di spedizione elevati o articoli non conformi.

Un segnale d’allarme emerge quando il venditore chiede di completare la transazione al di fuori di eBay, per esempio via e-mail o con metodi di pagamento non consentiti dalle regole ufficiali.

Concludere un acquisto esternamente significa rinunciare alle tutele e alle garanzie di rimborso previste dalla piattaforma, esponendosi a potenziali truffe. Per lo stesso motivo, bisogna evitare di condividere dati sensibili con contatti sconosciuti, restando sempre nei canali ufficiali del sito.

Un’ulteriore forma di inganno consiste nel fornire un codice di tracciamento falso o incompleto, lasciando l’acquirente senza possibilità di monitorare la spedizione. Se non si riceve l’oggetto entro i tempi previsti, si consiglia di consultare la pagina dell’ordine e inviare un messaggio al venditore.

Se non si ottiene una risposta soddisfacente, eBay offre un sistema di protezione che prevede la richiesta di assistenza per ordini non ricevuti. Analogamente, è disponibile una procedura per effettuare il reso o chiedere il rimborso nel caso in cui l’articolo arrivi danneggiato o non corrisponda alla descrizione.

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Una volta i salentini emigravano, ma poi tornavano

Andata e ritorno. Come tanti Ulisse che dopo numerose peripezie tornavano alla loro Itaca. Per costruire, edificare, migliorare sé stessi e il paese, per una vita migliore per tutti

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di Hervé Cavallera

Un problema che riguarda il nostro presente è una massiccia immigrazione che in questi ultimi anni ha inciso non poco sulla vita delle nostre città ed è un fenomeno che ci ha colti quasi inaspettatamente perché in fondo, specialmente nel Meridione, ci si sentiva una terra di emigranti e non di “accoglienti”.

Sotto tale aspetto gli studiosi sono d’accordo a dividere la vicenda della emigrazione italiana, dall’Unità (1861) ad oggi, in tre periodi: la grande emigrazione che arriva sino all’avvento del fascismo; l’emigrazione europea che va dai primi anni ’50 alla fine degli anni ’70; la nuova emigrazione che inizia col secolo corrente.

LA GRANDE EMIGRAZIONE

La prima emigrazione, causata dalle condizioni miserevoli in cui viveva buona parte della nazione, peraltro analfabeta, riguardò uno spostamento dei nostri verso altri continenti come l’Africa del nord, ma soprattutto l’America settentrionale e meridionale.

Il fascismo rallentò in parte il processo di emigrazione anche per le numerose opere pubbliche del periodo che furono peraltro utili per impegnare una notevole quantità di manodopera.

Con il dopoguerra, ci fu una consistente emigrazione verso Paesi europei come Germania, Svizzera, Belgio, Francia. L’emigrazione del presente – certamente minoritaria come numero complessivo – riguarda per lo più giovani laureati che cercano una maggiore fortuna all’estero.

Si tratta di una storia complessa che meriterebbe una lunga trattazione, ma chi ha potuto osservare la seconda fase, quella appunto dell’emigrazione in Europa, non può che far venire alla mente particolari annotazioni.

Se l’emigrazione verso le Americhe, infatti, rappresentò per gli italiani del tempo un distacco definitivo, tanto che oggi molti noti personaggi statunitensi si trovano a “scoprire” antenati nella nostra Penisola, l’emigrazione europea, pur scaturita dalle difficoltà economiche derivate dalla guerra, ebbe da subito la caratteristica di uno spostamento relativamente temporaneo.

Innanzitutto ci si spostava in un continente di cui ci si sentiva di far parte e non vi era l’oceano a rendere ben difficile il ritorno, anche temporaneo, per rivedere e salutare familiari e amici; era inoltre una partenza vissuta non con lo spirito d’avventura, sia pure sofferta, come accadeva alla fine dell’Ottocento o ai primi del Novecento, ma con la certezza di un inserimento nel mondo del lavoro che avrebbe consentito quanto meno una tranquillità economica e quindi una serenità familiare.

NEL DOPOGUERRA

Stati come la Svizzera e la Germania, in effetti, erano disposti ad accogliere nostri conterranei in funzione del loro bisogno esistente di manodopera. Quindi l’inserimento nel mondo del lavoro era garantito.

D’altra parte erano gli anni del boom economico e vi fu una forte emigrazione da quella parte della Penisola prevalentemente agricola (il Mezzogiorno appunto) non solo all’estero, ma anche verso le città italiane più industrializzate.

Basti ricordare il cosiddetto “triangolo industriale”, ossia l’area compresa tra Torino (sede della Fiat), Milano (con tutto il suo sviluppo immobiliare, industriale e commerciale) e Genova (il grande porto commerciale).

In tale dinamica, apparve subito chiaro che i rapporti con i paesi di origine erano mantenuti. Non solo: la stabilità economica acquisita all’estero (ma anche in alta Italia) consentiva di poter mettere da parte del denaro in modo da aiutare i familiari che erano rimasti nel paese natio o da utilizzare per loro lecito profitto in vista di un ritorno.

Chi ormai non è più giovane ricorda molto bene tanti emigrati che, come laboriose formiche, raccoglievano denaro che poi investivano nella propria terra per costruirsi una casa ove risiedere una volta tornati dall’estero o dall’Italia del nord.

Il paese di origine rimaneva un po’ come il luogo della nostalgia di una giovinezza lontana e degli affetti troncati, un luogo dove trascorrere gli anni una volta pensionati.

E si può constatare l’ampliamento dei nostri paesi con la nascita di nuovi quartieri, anche se con una urbanistica non sempre soddisfacente in quanto ognuno ha edificato su ciò che aveva e le amministrazioni comunali non hanno sempre adeguatamente considerato lo sviluppo della viabilità in funzione della crescita dei mezzi di comunicazione.

Sotto tale profilo, spesso è mancata una visione d’insieme dell’espansione delle varie cittadine, ma questa è un’altra storia e non riguarda gli emigranti, bensì gli amministratori.

Quello che va ricordato è invece il forte attaccamento alla terra natale, sì da ritornarci non solo periodicamente, a Natale, a Pasqua e durante le ferie estive, ma al termine del proprio percorso lavorativo. E c’era in quei volti un senso di soddisfazione.

IL RICHIAMO DELLA PROPRIA TERRA

Erano partiti poveri e molte volte senza casa ed ora tornavano in una casa di loro proprietà; avevano del denaro e una pensione dignitosa.

spesso utilizzavano, per darsi delle arie umanamente comprensibili, un tedesco o un francese approssimativi per far vedere a coloro che non avevano mai viaggiato che essi, invece, conoscevano il mondo e le lingue.

Ma quello che soprattutto può oggi sorprendere è che tornavano a voler essere quello che sentivano di essere: dei cittadini salentini, che dovevano risiedere nel proprio paese di nascita.

In questo si rivelava un attaccamento alla propria origine che può essere spiegato particolarmente dalla natura degli affetti.

Altrove avevano avuto quella fortuna economica che il paese natale non aveva loro consentito, ma essi percepivano che la loro origine e il senso della loro esistenza erano proprio in quel contesto da dove erano dovuti espatriare e a cui non potevano sottrarsi: erano come tanti Ulisse che dopo numerose peripezie tornavano alla loro Itaca.

E tornavano per costruire, per edificare, per migliorare sé stessi e il paese: per una vita migliore per tutti. E si mandavano i figli a scuola, per far loro conseguire un diploma o una laurea.

Con il ritorno degli emigrati i paesi crescevano e in vario modo si arricchivano, e le generazioni si ritrovavano e si intesseva e si rafforzava una comunità.

Ed è una lezione che oggi, in un tempo in cui spesso si cede al proprio individualismo, non bisogna in alcun modo dimenticare, bensì sottolineare se non si vuole svanire nel dimenticatoio di una realtà senza storia e senza affetti.

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