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Casarano

Vigili del Fuoco: volontari con compenso a prestazione

È vero, come giornale siamo intempestivi. In questi ultimi mesi non è neanche scoppiato un incendio, neanche uno piccolo piccolo e noi, per la terza volta, torniamo a parlare

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È vero, come giornale siamo intempestivi. In questi ultimi mesi non è neanche scoppiato un incendio, neanche uno piccolo piccolo e noi, per la terza volta, torniamo a parlare di pompieri! Era infatti la fine dell’estate quando, agitati per l’incendio della “Vora” a Casarano, tutti si misero a parlare della necessità di avere un distaccamento di Vigili del Fuoco: non importava quali, volontari o professionisti, poco cambiava, l’importante era avere qualcuno (fosse anche una sola autovettura rossa) per poter solennemente affermare che a Casarano i Vigili del Fuoco ci sono! Siccome però ancora una volta si è parlato con una certa superficialità di Vigili del Fuoco professionisti o volontari, come se l’uno fosse sinonimo dell’altro, ci siamo addentrati nella giungla di leggi, leggine e regolamenti, cercando di capirne qualcosa in più.


Cominciamo con il dire che per diventare Vigile del Fuoco “professionista” bisogna vincere un concorso pubblico, al termine del quale si frequenta un corso di formazione la cui durata è stata portata ad un anno. In questo anno i ragazzi vengono addestrati ad affrontare in sicurezza e con “professionalità” appunto, ogni tipo di situazione: dal crollo all’alluvione, dall’incendio di sostanze chimiche all’incidente stradale sino ad arrivare all’incidente biologico o nucleare (che non è poi così remoto visto che uno dei più grandi ciclotroni è operante nella nostra Zona Industriale). Al termine del corso si diviene formalmente “operativi” anche se, in realtà, si viene sempre inseriti in squadre di professionisti già navigati per fare la necessaria “esperienza” sul campo. Vediamo invece ora nel dettaglio chi è e come si diventa Vigile del Fuoco “volontario”. Come in ogni forma di volontariato, il primo indispensabile elemento è l’altruismo e lo spirito di abnegazione che si ha nei confronti del prossimo.


Dopo aver appurato quindi la presenza di questo requisito, il potenziale Vigile del Fuoco volontario passa una serie di visite mediche che ne verificano lo stato di salute e viene iscritto in un elenco. Ovviamente, prima di diventare “operativo”, frequenta un corso della durata di 20 giorni (meno della decima parte quindi della durata del corso previsto per un professionista), un corso che Carlo Alberto Cocchi, vice presidente dell’Associazione Vigilfuoco Volontari, definisce più che valido, come quello dei professionisti, anche se appena appena un po’ più “concentrato”. A questo punto il Vigile del Fuoco è già operativo e, quando è libero dal proprio lavoro, si rende disponibile ad intervenire (insieme agli altri suoi colleghi, volontari come lui e come lui formati con un corso concentrato come il suo) in qualunque situazione di pericolo. Facendo un esempio, sarebbe come avere un’ambulanza del “118” con a bordo nessun medico e nessun infermiere ma solo i volontari della Croce Rossa che hanno frequentato solo un corso di formazione… “concentrato”.


Quanti di noi vorrebbero essere soccorsi da quell’ambulanza? Contestualizzando ora il discorso nella realtà di Casarano: vale davvero la pena spendere quei pochi quattrini pubblici per un servizio di tale tenore? Ma ecco che, come al solito, è la politica (a tutti i livelli territoriali) a giocare un ruolo determinante e lo fa per il solito, banale motivo: tornaconto elettorale. Per capirlo è utile infatti sapere che, a differenza dei volontari della Protezione Civile o dei citati volontari della Croce Rossa, i volontari dei Vigili del Fuoco percepiscono un compenso riconosciuto però non in base alle ore di volontariato prestato, ma in base al numero di interventi effettuati. Ora, statisticamente parlando e senza quindi voler giungere a conclusioni, il fatto che in corrispondenza di un distaccamento di volontari aumentino in maniera esponenziale il numero di interventi di piccola entità (cassonetti, sterpaglie, ecc.) è una curiosa coincidenza che però interessa la Magistratura più che il nostro ragionamento e quindi lo tralasciamo, affrontando però la questione che il compenso economico rende questa forma di prestazione non più una forma di volontariato ma (soprattutto nelle nostre zone “disoccupate”) una sorta di lavoro precario che oltretutto fornisce anche il miraggio di un’assunzione, un domani, fra i professionisti. In questo contesto è quindi intuibile come la politica, immantinente, promuova la creazione di sempre nuovi distaccamenti soprattutto se in vista di nuove elezioni.


Vediamo infatti cosa accadeva a Casarano prima che il tutto finisse miseramente fra interrogazioni parlamentari e “sottrazione” di automezzi (lasciando perdere i contratti di affitto degli immobili ed i lavori in quanto hanno già occupato intere pagine): tra i volontari iscritti nell’elenco di Casarano, ce ne sono anche un certo numero che risiedono nel nord Salento; facciamo finta quindi che scoppi un incendio, la sala operativa del “115” dovrebbe allertare il “capo partenza” che a sua volta dovrebbe rintracciare coloro che hanno dato la propria disponibilità per quello specifico giorno, che dovrebbero poi partire dalle proprie abitazioni (quindi, ad esempio, anche da Trepuzzi o Monteroni) per raggiungere il Distaccamento, per poi, tutti insieme, raggiungere (prima che il fuoco si scocci di ardere) il posto dell’incendio. Oppure… passare presso il Distaccamento, ore ed ore di inutile attesa (non remunerata) dopo che ci si è spostati, magari per decine di chilometri, dalla propria abitazione rimettendoci anche i soldi della benzina. Questo forse spiegherebbe come mai presso il Distaccamento di Casarano non ci fosse mai nessuno.

Considerando questo (avvalorato anche dal fatto che i “fogli firma” vedevano la disponibilità del Distaccamento di Casarano con una media di un giorno ogni 15), lasciano perplessi i 600 (!) interventi che sarebbero stati effettuati in un anno e che vorrebbero quindi dire che una squadra sarebbe stata in grado di effettuare minimo 4 o 5 interventi al giorno (che, su un bacino potenziale di 50mila abitanti, ne fa una media che forse non ha neanche… Herat!). A questo si deve anche aggiungere che proprio nel 2010 il Distaccamento di Casarano si è visto assegnare un automezzo per incendi boschivi nuovo di zecca che, ovviamente, non ha percorso neanche un chilometro a dispetto delle gravissime carenze che i Vigili del Fuoco professionisti devono affrontare visto che hanno a che fare con mezzi che hanno l’età media di 30 anni e migliaia di chilometri ed ore di soccorso effettuate. Lasciando quindi perdere politica e polemiche, la soluzione però sembra esserci e, senza neanche inventarsi nulla che non sia già stato fatto in altre regioni d’Italia, ce la consigliano Giancarlo Capoccia e Gianni Cacciatore, rispettivamente segretario provinciale e regionale del CONAPO, il sindacato autonomo (apolitico) dei Vigili del Fuoco.


Si tratta di una semplice convenzione, come detto già sperimentata con successo, tra Ministero dell’Interno, Regione e Comune (magari anche limitrofi) con la quale, ognuno per propria parte, contribuisce (senza spendere poi molto di più di quello che già viene speso per i volontari) per avere un servizio di 24 ore al giorno, fatto da Vigili del Fuoco professionisti nel loro cosiddetto “saltoturno”. Vi risparmiamo i tecnicismi ma vi assicuriamo che, come detto, già lo fanno. Il CONAPO però, dopo averne parlato più volte e per iscritto con tutte le parti in causa, sta ancora aspettando che “qualcuno” lo convochi per cominciare insieme a lavorare al progetto. La gente invece rimane sempre dell’idea che (pur facendo tutti insieme i debiti scongiuri) ci si accorgerà di nuovo della necessità dei pompieri solo dopo il prossimo incendio. In quel malaugurato caso, tutti e “tempestivamente”, si adopereranno affinché almeno una macchina rossa sia presente a Casarano per poter solennemente affermare che: “A Casarano i pompieri ci sono!”.


Antonio Memmi


Casarano

Uno svarione costa caro al Casarano

Pareggio casalingo nel big march contro il Martina. L’allenatore Vito Di Bari: «Una squadra come la nostra non può commettere questi errori»

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CASARANO-MARTINA 1-1

Reti: st 15′ Malcore (C), 35′ La Monica (C)

Casarano ancora una volta frenato nella corsa al comando nel girone H di serie D, mai così equilibrato come in questa stagione.

Quattro squadre nel giro di due punti (Casarano, Nocerina, Fidelis Andria e Martina) e con i federiciani, che mercoledì dovranno recuperare la partita rinviata a Brindisi domenica 12 novembre.

Eppure i Rossoazzurri le avevano tentate tutte su un terreno ancora pesante come nel precedente incontro vinto contro l’Acerrana, battendo nel primo tempo ben dodici calci d’angolo, ma senza esito.

Nella ripresa il gol del vantaggio di Malcore andava assolutamente consolidato, mentre al contrario uno svarione difensivo permetteva agli itriani di portare a casa un buon punto.

L’annullamento molto discutibile della rete di Saraniti nel recupero porta così gli uomini di mister Di Bari a ben otto incontri pareggiati (sei nella gestione Laterza), che con la regola dei tre punti in caso di vittoria finiscono per penalizzare alquanto la classifica.

Va, comunque, dato merito al Martina di aver offerto una prestazione accorta e volitiva, opera di “mago” Pizzulli, che ha ben contrastato con notevole pressing le manovre del Casarano in fase di costruzione.

In sala stampa un rammaricato Vito Di Bari si è espresso così: «Peccato  per la rete incassata per mancanza di attenzione; una squadra come la nostra non può commettere questo tipo di errore».

Domenica trasferta in Campania ad affrontare la Palmese per l’ennesimo impegno da un solo risultato utile: indovinate quale.

Nella foto in alto (ph Pejrò), la formazione iniziale del Casarano: Fernandes, Malcore, Rizzo, Ferrara, Logoluso, Morales, Pinto;
Milivcevic, D’Alena, Loiodice, Caiazzo

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Giuseppe Lagna

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Casarano

Sconosciuti al fisco, fioccano le denunce

Guardi di Finanza in un’officina ad Otranto, una pescheria a Casarano ed un negozio di abbigliamento a Gallipoli

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I Finanzieri della Compagnia di Otranto e di Maglie, nell’ambito dei controlli volti a contrastare l’evasione tributaria, hanno scoperto, anche a seguito di mirate analisi di rischio, di controllo economico del territorio e di riscontri preliminari, una attività di riparazioni meccaniche di veicoli in genere, una
di vendita di pesce e molluschi e una di commercio al dettaglio di abbigliamento, ubicate rispettivamente ad Otranto, Casarano e Gallipoli, completamente sconosciute al fisco.

In particolare, l’attività di riparazioni, gestita da un ex meccanico in pensione, avveniva nel garage della propria abitazione in mancanza delle prescritte autorizzazioni; per tale ragione si è proceduto al contestuale sequestro amministrativo dell’attrezzatura presente nel garage dell’officina.

Al momento dell’intervento presso le rispettive sedi delle menzionate attività di impresa, le Fiamme Gialle hanno rinvenuto svariata di documentazione extra-contabile (in nero), che ha consentito di ricostruire, grazie anche all’ausilio delle banche dati in uso al Corpo, il reddito non dichiarato al fisco, quantificato in circa 700mila euro di ricavi sottratti a tassazione.

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Casarano

Casarano e il gioco delle tre carte

Tra le pieghe della sentenza sulla querelle che vedeva contrapposta la giornalista Marilù Mastrogiovanni all’ex sindaco Gianni Stefano

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dí Antonio Memmi

Sarà sicuramente successo anche a molti di voi, nei mercati o fuori dalle stazioni, incontrare qualche furbetto che ti propone il gioco delle tre carte.

Chi fa questo gioco ha generalmente un’abilità incredibile a cambiare quelle carte sotto al tuo naso e senza nemmeno che tu riesca a rendertene conto.

Un qualcosa di vagamente simile sembra essere successo anche a Casarano.

È comparsa infatti sui social una notizia che parla dell’assoluzione della giornalista Marilù Mastrogiovanni nella tristemente famosa querelle che la vedeva contrapposta all’ex sindaco Gianni Stefano.

“Quanto aveva scritto nelle sue inchieste sulla malagestione dei rifiuti nel basso Salento è tutto vero”, si legge in molti articoli e poi ancora, come dichiarazione a caldo dell’interessata: “Sono soddisfatta che la correttezza e il valore del mio lavoro giornalistico siano stati riconosciuti anche nella sentenza di secondo grado”.

Brava. Bisogna credere nella giustizia che, ancorché lenta e con mille problemi, riesce poi alla fine a sentenziare il giusto e, a differenza di chi sta dalla parte dei giudici solo quando emettono le sentenze che ci piacciono, bisogna essere tra quelli che credono sempre nel loro lavoro.

Poi però, sapete com’è la curiosità… per capire meglio di cosa si stia parlando e non essendo ancora disponibili le motivazioni complete della sentenza, ci si deve accontentare del cosiddetto documento dispositivo di tale provvedimento che però, onestamente, confonde un po’…

Sì perché se cercaste la frase in cui si parla della veridicità delle inchieste giornalistiche… non sareste in grado di trovarla, così come se cercaste anche il passo in cui la corte di Appello riconosce la correttezza ed il valore giornalistico della brava e coraggiosa giornalista… beh… nemmeno… anzi, non trovereste nemmeno scritto il verbo “assolve”!

Invece, qualora con un piccolo sforzo leggeste un po’ più avanti nel documento, trovereste un altro passo molto interessante che dice: “condanna, altresì, Mastrogiovanni Maria Luisa alla rifusione delle spese sostenute dall’imputato Stefano Gianni che liquida in euro 1500,00”.
Ammetto che non siamo tutti avvocati e forse al tribunale scrivono una cosa e vogliono dirne un’altra ma… non avete anche voi quel vago sentore che abbiano provato a farci il gioco delle tre carte?

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