Castrignano del Capo
“Porto di Leuca nel degrado e nell’illegittimità”: esposto dell’opposizione
Ex amministratori e consiglieri di minoranza di Castrignano del Capo chiedono alle autorità preposte di intervenire per salvaguardare l’interesse pubblico
Acque agitate nel porto di Leuca.
Con un esposto, un gruppo di consiglieri comunali ed ex amministratori di Castrignano del Capo denuncia lo “stato di abbandono, degrado ed illegittimità” dell’approdo più a sud del Salento.
Il documento, all’attenzione del sindaco di Castrignano, dei prefetti di Roma e di Lecce, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Governatore Emiliano, del Comandante della Capitaneria di Porto di Gallipoli e delle Procure di Lecce e Potenza, ripercorre la storia del porto dal 1999 ad oggi, ricostruendo accordi e vicissitudini, nonchè chiamando in causa presunte responsabilità e responsabili.
Le firme sono dell’ex sindaco Annamaria Rosafio, dell’ex vice sindaco Claudio Grecuccio, dell’ex assessore Luigi Rizzo, dei consiglieri Giulia Chiffi, Francesco Petracca, Francesco De Nuccio, Cosima Schirinzi, dell’ex consigliere Cosimo Marino e di Luigi Vitali.
“Abbandono e degrado”
Un j’accuse che parte da un fatto di cronaca: l’esplosione nel porto di Leuca di cui vi abbiamo raccontato lo scorso 19 aprile.
Un episodio che è ritenuto, dagli scriventi, esemplare di quanto enarrato: “L’ultimo emblema del fallimento della società mista, di cui il Comune è socio al 49%, che gravi danni all’economia e all’immagine del territorio ha procurato“.
A scoppiare, in aprile, gli pneumatici del carroponte, il Travel Lift che, come ricordato nella nota, fu acquistato dal Comune nel 1998 per 800 milioni di Lire e che oggi varrebbe ancora 600mila euro, affidato in gestione alla società mista Porto Turistico Marina di Leuca. Un bene descritto nell’esposto come “lasciato al totale abbandono ai margini della darsena“.
La metafora corre veloce. Il richiamo all’incidente offre la sponda all’opposizione per tornare indietro nel tempo ed inchiodare la società mista gestrice del Porto alle sue responsabilità.
“Il porto si presenta oggi in uno stato deplorevole“, scrivono ex amministratori e consiglieri, “: pontili rotti, barche affondate e riverse sui pontili, assenza dei minimi servizi igienici, lavorazioni svolte sulle imbarcazioni in assenza delle minime condizioni di sicurezza per l’ambiente e per la salute, strutture precarie realizzate con autorizzazioni provvisorie, il tutto nella totale indifferenza degli enti preposti alle funzioni di controllo e sorveglianza”.
Con un socio in odore di mafia
L’analisi del gruppo riunitosi attorno all’ex sindaco non si ferma allo stato delle cose. Viene tirata in ballo anche la situazione economico-finanziaria della società mista Porto Turistico Marina di Leuca ed il suo socio di maggiornaza, IGECO Spa il quale, scrivono, “versa in condizioni critiche, ha dichiarato lo stato di insolvenza e non ha ancora ottenuto il concordato preventivo. In base alla concessione demaniale“, ricordano, “era tenuta (la società, NdA) ad investire oltre 10 milioni di euro per completare le strutture portuali (…) ma il socio privato è da oltre un anno colpito da interdittiva antimafia, che comporterebbe l’immediato scioglimento di ogni rapporto con la Pubblica Amministrazione“.
Sotto una cattiva luna
Poi l’esposto ripercorre quanto accaduto nei mesi dopo la costituzione della società mista, creata nel 1999. Nata sotto una cattiva luna, la partecipata mancò da subito di un elemento fondante e fondamentale: la sottoscrizione della Convenzione (mai realizzata) prevista dal bando di gara del Comune e che avrebbe regolato i rapporti tra il Comune stesso (proprietario come detto del 49% delle quote) e del socio privato.
Questo portò ad un contenzioso durato 9 anni che influì sull’operato della società stessa, pesando in maniera rilevante prima ancora dell’insorgere dei problemi economico-giuridici di cui sopra in seno alla Igeco.
La nota inviata ai vari uffici di Governo ed all’autorità giudiziaria non dimentica di citare anche la concessione 50ennale sottoscritta con la Regione Puglia nel 2008 e vincolata alla realizzazione di lavori “che dovevano essere eseguiti entro 18 mesi dalla consegna delle aree (…) a pena di revoca della concessione“.
Opere quali “il prolungamento del molo di sottoflutto, il deragaggio dello specchio d’acqua in concessione, la realizzazione di pontili fissi e della palazzina servizi, la creazione della darsena e la viabilità di raccordo del porto con la città” che come sottolineano “non hanno avuto alcuna attuazione a meno dell’installazione dei pontili galleggianti” (laddove, per giunta, come si sostiene nell’esposto, per oltre 10 anni il concessionario avrebbe gestito gli ormeggi in numero superiore a quello previsto dalla concessione andando oltre le tempistiche concesse e limitate al “periodo strettamente necessario all’esecuzione dei pontili fissi“).
“Due bagni e due docce per 700 barche”
I firmatari della lettera non mancano di far notare che ad oggi il Porto Turistico “risulta sprovvisto delle strutture minime igienico sanitarie (2 bagni e 2 docce in rapporto ai 700 posti barca)“, e di ricordare che oggi “il pretesto per la mancata esecuzione dei lavori è la diatriba con i pescatori per l’ormeggio sul 2° braccio del molo foraneo, la quale fu oggetto nel 2008 di un accordo sottoscritto in Prefettura che impegnava il Comune all’approvazione di una Variante funzionale al Piano Regolatore Portuale”. “L’Amministrazione Rosafio (precedente a quella in carica)“, ricordano, “procedette alla redazione di tale strumento urbanistico potendosi oltretutto avvalere dell’iter velocizzato introdotto dalla L. R. n.17/2015 in tema di pianificazione costiera”.
“Tale iter, a 4 anni dall’ottenimento di tutti i pareri prescritti, risulta ancora non concluso dall’amministrazione comunale in carica, colpevole di inerzia ma anche della ‘dichiarata’ volontà di assecondare le richieste (irricevibili) del socio privato sul nuovo P.R.P. Giova a tale proposito rimarcare“, continuano, “che l’attuale maggioranza votò contro l’ordine del giorno proposto dai consiglieri comunali di minoranza il 6 novembre 2017 per dare indirizzo all’amministrazione di concludere l’iter approvativo della variante, che a quella data era ormai munita di tutti i prescritti pareri“.
La richiesta alle autorità messe “in copia” è chiaramente quella “di intervenire per ristabilire e salvaguardare il superiore interesse pubblico“.
Appuntamenti
Sulle Orme del Senso del Sacro a Santa Maria di Leuca
Collettiva d’arte da domani e fino al 30 novembre a Villa La Meridiana. Gli artisti, provenienti da tutte le parti d’Italia, dipingeranno “en plein air”, dalle ore 10 alle ore 13
📍 Segui il GalloLive News su WhatsApp 👉 clicca qui
Presso le Scuderie dell’ottocentesca Villa La Meridiana a Santa Maria di Leuca, la mostra “Sulle orme del senso del Sacro” alla presenza di Maria Rosaria Rosato.
L’inaugurazione è in programma domani, sabato 9 novembre, alle ore 16.
Ideata e progettata da Luciana Mascia, con il patrocinio della curia di Napoli nella persona di Monsignor Adolfo Russo e con il supporto di Caroli Hotels, la mostra resterà aperta fino a domenica 30 novembre.
Gli artisti, provenienti da tutte le parti d’Italia, saranno lieti di dipingere en plein air, dalle ore 10 alle ore 13.
La mostra, allestita da Onia Schirinzi, è una collettiva d’arte che vuole riflettere sul senso del sacro nella vita di tutti i giorni e sui valori fondanti dell’animo umano.
Attualità
Cento candeline per nonna Cosima
Festa grande a Castrignano del Capo per nonna Cosima.
Cosima Donnicola ha raggiunto il traguardo delle cento candeline. Un secolo di vita, da festeggiare con i 5 figli Franco, Aldo, Michele, Giovanni e Antonio Schirinzi e con i 10 nipoti e 5 pronipoti.
Nata nel 1924, Cosima, prima che madre, nonna e bisnonna, è stata contadina.
Oggi tutta la nostra Redazione le augura un gioioso e lungo futuro.
Attualità
Ovunque vai, Martinucci
Una famiglia che conta 300 collaboratori, 28 store e 74 anni di storia. Qualità e tradizione grazie alle due linee di produzione dell’azienda salentina, portavoce dell’abilità dolciaria nostrana ad ogni latitudine
📍 Segui il GalloLive News su WhatsApp 👉 clicca qui
Martinucci è un’azienda riconosciuta nel mondo, portavoce della tradizione dolciaria ad ogni latitudine, con tanti punti vendita in Salento ed in diversi Paesi del globo.
Una famiglia che conta 300 collaboratori, 28 store e 74 anni di storia.
Con Fabio Martinucci facciamo il punto su come si possano raggiungere obiettivi così grandi, continuando il proprio percorso di crescita, mantenendo alti gli standardi qualità.
Eccellere su piccola e grande scala. Qual è il segreto?
«Senz’altro la nostra produzione, che oggi viaggia su due linee: una artigianale ed una industriale, mantenendo sempre altissimi standard di qualità. I prodotti della linea artigianale sono quelli che realizziamo nel nostro laboratorio di Acquarica del Capo. Da qui partono i prodotti freschi che lavoriamo giornalmente e che servono tutte le nostre pasticcerie presenti in Salento. I prodotti che vendiamo nelle pasticcerie Martinucci nel mondo, invece, sono realizzati dalla nostra linea industriale. Una linea che conserva tutte le caratteristiche del prodotto artigianale e tutte quelle preziose conoscenze artigiane tramandate nel tempo, lungo la decennale esperienza di Martinucci nel settore. La nostra azienda oggi è un po’ una fotografia del settore dolciario, in cui produzione artigianale ed industriale viaggiano sempre l’una accanto all’altra».
In che modo due metodi di lavoro, all’apparenza lontani, si avvicinano?
«Nel mondo della pasticceria, la produzione artigianale oggi si regge in gran parte sul lavoro industriale. Questo non ci deve spaventare o insospettire. Al contrario, è un percorso che ormai avanza in simbiosi e che permette di accrescere la qualità dei prodotti. Basti pensare che tutta la pasticceria oggi è improntata sull’utilizzo di semilavorati, compresa quella di pasticcieri e gelatai che si definiscono artigiani. Nel settore, tutti utilizziamo i prodotti semilavorati, talvolta anche provenienti dalle grandi multinazionali, senza che questo rappresenti un peggioramento nella qualità del prodotto. Anche grandi aziende storiche come la Pernigotti forniscono ingredienti, per fare un esempio come la nocciola di Piemonte DOC, che vengono impiegati dai mastri artigiani. Questo ci dice, nella realtà dei fatti, che produzione artigiana ed industriale non devono essere considerate antitetiche, come molte campagne di marketing vogliono farci credere, ma sono molto più prossime di quanto possiamo immaginare. Non a caso Martinucci oggi, con la sua linea industriale, è sia produttore che distributore sul mercato di semilavorati, che vengono acquistati ed impiegati giornalmente anche da molte piccole realtà del nostro territorio».
Esiste ancora l’antica figura del pasticciere che gestisce la produzione dalla A alla Z?
«Sono davvero rarissimi i pasticcieri che continuano a gestire artigianalmente l’intero processo di produzione e vendita in autonomia. È difficile pensare che al giorno d’oggi un pasticciere prepari ogni mattina tutta la produzione per la singola giornata. La prassi vuole che anche i dolci dei laboratori artigianali vengano realizzati in gran numero per coprire più giornate, poi conservati e cotti di volta in volta, giorno per giorno, secondo vendite e necessità».
Pesano ancora i falsi miti sulla produzione industriale nelle scelte dei consumatori?
«Purtroppo, si. Diverse credenze spingono il consumatore a pensare che un prodotto, se non realizzato e consumato al momento, abbia un gusto differente oppure possa nascondere delle sorprese. Ma non è così. Uno dei falsi miti più radicati è quello relativo alla conservazione. I prodotti della linea industriale, anche ma non solo per poter essere gustati in luoghi diversi da quelli di produzione, sono sottoposti a congelamento. E questo può generare scetticismo nel consumatore. In realtà, il processo di conservazione non altera le proprietà organolettiche. Ed inoltre rappresenta anche un presidio di sicurezza per il consumatore, dal punto di vista batteriologico. L’abbattimento che effettuiamo a livello industriale (oggi richiesto in molti ambiti anche dalle Asl), portando il prodotto a -18° in venti minuti, rende la proliferazione batterica innocua per il consumatore. È un po’, per fare un parallelismo, come quando in ambito domestico congeliamo la classica lasagna della nonna per mangiarla l’indomani. In questo caso, nei laboratori, con strumentazioni e procedure professionali, che permettono il cosiddetto abbattimento, abbiamo ulteriori garanzie circa la sicurezza del prodotto che viene somministrato al cliente. È proprio come nei ristoranti dove, per intenderci, non consumeremmo mai un tonno o delle cozze se prima non passate in abbattitore».
Processo industriale ed artigianale: la qualità è nel punto d’incontro?
«Mi sento di dire che senza la grande industria oggi non ci sarebbero i grandi artigiani. Se un prodotto è scadente questo non dipenderà dall’utilizzo dei semilavorati, ma dalla qualità di quei semilavorati che si sceglie di utilizzare. Un consiglio? Assaggiare per credere!».
-
Cronaca2 settimane fa
Incidente a Surano sulla SS275: un decesso
-
Alessano2 settimane fa
Motorsport Scorrano: piccoli talenti crescono e…vincono
-
Cronaca4 settimane fa
Influencer a Lucugnano fomenta la rabbia contro un indagato: allontanato
-
Cronaca4 giorni fa
Choc a Patù: 17enne muore dopo alcuni giorni di influenza
-
Cronaca3 settimane fa
Folgorato in casa, muore 37enne a Gagliano del Capo
-
Attualità3 settimane fa
Surano: “grattati” 500mila euro!
-
Cronaca1 giorno fa
Incidente a San Dana, morto operaio nettezza urbana
-
Cronaca13 ore fa
Lupi nel Salento: altro avvistamento