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Attualità

Sfigurato per colpa di una buca

“Mio figlio era in bici, a causa della strada dissestata è finito di faccia sull’asfalto”

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Fino alla nausea, di anno in anno, abbiamo parlato di strade danneggiate, voragini nell’asfalto e buche. Abbiamo raccolto l’indignazione più trasversale dei cittadini di tutta la provincia ed imparato (ahinoi) a convivere con quella che, inconsciamente, riconosciamo sempre più come una condanna alla nascita, inflitta alla nostra terra, che come un’inadempienza di chi la governa. Mentre sbattevamo contro il sordo muro di conti e bilanci di paese, strappando promesse ed esiti solo temporanei alle nostre amministrazioni, ci siamo assuefatti all’andamento vacillante delle nostre strade, quasi più stanchi di dover chiedere un favore laddove vige un obbligo, che di patire continui danni, a partire da quelli meno tangibili, d’immagine, agli occhi dei turisti. Non è insomma la prima volta che affrontiamo l’argomento. Ci auguriamo però possa essere l’ultima in cui a rimetterci la faccia sia un ragazzino di 13 anni.


È capitato infatti che a Castrignano del Capo, Giorgio (nome di fantasia), in un mercoledì come un altro, si sia ritrovato in pronto soccorso dopo aver sfortunatamente centrato, in sella alla sua bici, una buca nell’asfalto.


Abbiamo scelto, in questo caso, che a raccontarci l’accaduto sia Agnese, la madre.


Mio figlio stava tornando da scuola. Era in bicicletta e, nel rincasare, è finito con la ruota anteriore in una buca larga circa 20 cm, in via Municipio. La ruota si è incastrata e la bici si è capottata, facendolo finire di faccia sull’asfalto. Alle sue spalle c’erano lo scuolabus e delle auto, fermatisi grazie al cielo in tempo. Da una di queste è scesa una signora che lo ha soccorso. Si sono subito accorti tutti che non era una caduta da poco: sanguinava ed aveva gli occhiali in frantumi, il telefonino a pezzi ed il cambio, il pedale e la catena della biciletta rotti”.


Che ferite ha riportato?


Per fortuna non aveva fratture. Il viso e le mani erano però pieni di escoriazioni. Quando è arrivato a casa ho capito subito che non erano semplici graffi e l’ho portato al pronto soccorso con la mia macchina”.


All’ospedale di Tricase?


Prima a Tricase, poi al “Vito Fazzi”. Dopo 4 ore al “Cardinale Panico”, tra attesa, accertamenti e punti di sutura sotto al mento, i medici mi hanno consigliato di andare a fargli ricucire il labbro a Lecce, per evitare che rimanessero segni permanenti della caduta, in quanto a Tricase non c’è uno specialista di chirurgia plastica. Così siamo stati a Lecce e siamo tornati a casa con altri 6 punti di sutura quando ormai era notte. Un piccolo calvario iniziato nel primo pomeriggio all’uscita da scuola e terminato quasi a mezzanotte”.


Uno choc anche per il ragazzo.


Sicuramente non una passeggiata. Ma è stato bravo a reggere lo stress di quelle ore, nonostante sembrassero interminabili. In fin dei conti speravamo solo che non si fosse fatto nulla di grave, e così è stato”.


Chiederete comunque un risarcimento al Comune?


Mi sono attivata il prima possibile innanzitutto per il rilevamento dell’incidente. Sono stata dalla polizia locale l’indomani mattina e mi son sentita dire che avrei dovuto andarci subito dopo la caduta, come se non avessimo avuto altro di più urgente da fare… Procederemo comunque col nostro avvocato per vederci riconosciuti i danni patiti in questa vicenda. Non per lucrarci su, ma per principio. Perché è ora che il pericolo creato dalle strade malmesse non passi più inosservato e che a rimetterci non siano più ragazzini come mio figlio, “colpevoli” solo di aver scelto la bicicletta per andare a scuola…”.


Lorenzo Zito






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Santa Caterina, strada intitolata al Giudice Sodo

L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada della marina di Nardò al compianto “Pretore d’assalto”

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L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada di Nardò, precisamente nella marina di Santa Caterina, al compianto giudice Angelo Sodo.

L’iniziativa è stata proposta da Carlo de Bartolomeis, diciassettenne, studente del Liceo Scientifico Banzi di Lecce e nipote del giudice Angelo Sodo.

Il giudice Sodo è ricordato per quanto si spese in favore della comunità neretina e non solo, tutelando beni paesaggistici dalle speculazioni edilizie.

Pretore di Nardò per 42 anni, Consigliere di Cassazione, Presidente della Commissione Tributaria di II grado della Puglia, sez. di Lecce e docente universitario presso l’Università di Bari.

Per i tempi furono innovative le sue sentenze, come il sequestro dei volatili al di sopra del Parco Naturale di Porto Selvaggio affinché i bracconieri, se colti in flagranza di reato con la selvaggina, sarebbero stati punibili o arrestati per Legge.

Tante le altre sue sentenze conosciute, adottate negli anni a cavallo tra il 70 e il 90.

Inoltre, fu il “Pretore d’assalto” a preoccuparsi e a far porre il limite di velocità sulla strada che collega Nardò alle marine, teatro di numerosi incidenti mortali.

L’idea iniziale era, come di prassi, porre il limite di 50 km/h lungo il tratto di strada (attuale via Benedetto Leuzzi e Str. Santa Caterina) e, così, assieme al sindaco di Nardò di quegli anni, si recarono ad acquistare i paletti con sopra il limite di velocità.

Per sfortuna da un lato, ma per fortuna dal lato che riguarda la sicurezza stradale, il giudice Sodo ed il sindaco, non trovando divieti di oltrepasso di 50 km/h, furono costretti a porre il limite di 30 km/h.

La perseveranza da cui era accompagnato Sodo, costrinse ad applicare quei limiti, che tutt’oggi sono presenti lungo la strada.

Tante sono le sentenze emanate dal dott. Sodo, ad esempio il sequestro del tratto di mare ove era affondata una nave romana con all’interno varie anfore e suppellettili dell’epoca.

Il tutto al fine di consentire il recupero di questi oggetti, il successivo restauro ed infine l’esposizione al pubblico presso il museo provinciale.

Inoltre, una celebrazione della strada intestata al compianto dott. Sodo, la già via Monte Alto di Santa Caterina, sarà programmata prossimamente in accordo con l’amministrazione comunale di Nardò.

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Donne all’Opera: il 1 Polo contro la violenza sulle donne e i bambini

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere…

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In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e i minori, il Polo 1 di Galatina, in collaborazione la Commissione Pari Opportunità, d’intesa con l’Assessorato alle Pari Opportunità di Galatina, organizzano l’evento “Donne all’Opera” che si svolgerà lunedì 25 novembre, a partire dalle 9:30, presso il teatro Cavallino Bianco di Galatina.

Dopo i saluti istituzionali ci sarà un concerto a cura della Salent’Opera, orchestra Sinfonica Giovanile diretta dal M° Tommaso REHO.

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere.

Di grande pregio la presenza del Cav. Malala Yousafzai dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, nella persona della dr.ssa Paola GABRIELI, che da dieci anni coordina l’unico centro antiviolenza pubblico a gestione pubblica della Regione Puglia, lavorando sul territorio dell’Ambito di Galatina accanto alle donne e ai figli minori con la presa in carico, nella difesa dei loro diritti, oltre alle attività di sensibilizzazione e formazione, al fine di favorire l’emersione del fenomeno e il contrasto alla violenza di genere.

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“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.

“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:

Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.

Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.

Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.

La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.

Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.

Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.

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