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Approfondimenti

Abbiamo mai imparato qualcosa?

Lo scrittore di Castrignano del Capo Vittorio Buccarello in vista della Giornata della Memoria: «La Storia si ripete, come se si volesse rifugiare in qualcosa che non si può evitare. Ma io non condivido questo pensiero di comodo o di rassegnazione; sarebbe come voler far credere che le opere dell’uomo siano delle calamità naturali»

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di Vittorio Buccarello


PER NON DIMENTICARE                    


      Ho un appuntamento anche quest’anno:           


      vado dove trovo dolore e disperazione,              


      dove sono numeri le persone,


      come fossero spazzatura da incenerire.                               


      Vado dove l’umanità sprofonda


      nel buco più profondo dell’inferno,


      dove la terra subisce l’onta


      della pazzia dell’odio e del tiranno.       


      Lasciate ogni speranza voi che entrate


      su questo treno che vi porta nei tormenti,     


      come la peste sarete bruciate,           


      fumo a perdere tra il triste coro dei lamenti.                   


      Ora io vi ricordo per non dimenticare,


      ma questo non mi dà consolazione                


      perché continuo ancora ad osservare


      quanta altra gente fa la stessa fine.


      La Storia si ripete come sempre,


      cambia la moda ma non la sostanza,


      tutto è manovrato dal prepotente,


      che in base ai tempi cambia l’usanza.


      Essi sono i lupi che cambiano il pelo


      per farsi credere di essere migliori,               


      ma il loro cuore rimane sempre vile   


      anche oggi come quello di ieri.


OLOCAUSTI IN GENERE


Si effettuano ogni anno nei giorni della memoria, manifestazioni mirate a sensibilizzare la mente della gente, nel ricordare le crudeltà degli orribili genocidi compiuti, in particolare nell’Olocausto di Auschwitz, le fosse Ardeatine e delle Foibe Istriane


Ma ognuna con le proprie dimostrazioni che sembrano rimpallarsi come fossero in gara, tra la peggiore o la meno peggio.


Manifestazioni che però possono anche essere interpretate un modo partigiano, orientate sull’opportunismo politico, dove ogni partito cerca di far valere la sua convenevole ragione sulla fetta dei propri elettori, affinché avessero la mente continuamente orientata e distinta da altri genocidi in competizione. Dimostrazioni di analoghe atrocità ma figuranti parte, bandite separatamente ognuna per la sua fazione e per questo possono sembrare demagoghe.


Quanto sarebbe giusto se almeno questi tragici ricordi fossero rappresentati e giudicati con manifestazioni unitarie e senza accaparramenti politici.


Ricordare tutti fatti del passato, sarà certamente importante, ma la sola commemorazione in questo modo, non basta per reprimere tali atrocità nel futuro, non credo sia questo il modo più utile o sufficiente per prevenirle inseguito. E come nei fatti, costatiamo che succedono ancora oggi, anche se in modi diversi o meno simili, ma sempre genocidi sono e verso ogni genere di gente inerme.

Meglio fosse manifestare globalmente tale drammaticità succeduta, senza schieramenti, se si volesse veramente frenare qualunque comportamento segregazionistico che spoglia la cultura della civiltà, e che desse l’importanza ad ogni riflessione a distinguere ciò che separa o unisce, affinché almeno su questi fatti, le opinioni si orientassero sulla linea del giudizio comune, ripudiando tali atrocità vecchie e nuove e da qualunque parte queste provengono. E tale condotta dovrebbe essere operata nelle scuole, già dai primi insegnamenti, affinché l’educazione civica, saggezza e altruismo possano camminare insieme da soli in modo spontaneo, senza il bisogno che fossero imposte, o da leggi che mettano divieti, ma che spesso creano delle reazioni opposte.


Sarebbe bene che soprattutto nella scuola, fosse questo, il primo elemento di studio, per educare le nuove generazioni, sugli indirizzi virtuosi, verso i valori necessari per una civiltà degna di essere chiamata tale. Solo una educazione responsabile, produce una società altrettanto responsabile. Se questo non avviene, il difetto sta anche nella parte didattica che si è lasciata trascinare in quel prato dove cresce e fa crescere qualsiasi tipo di erba, con la conseguenza che sarà sempre l’erbaccia ad avere il sopravvento. Appunto servirebbe dare più peso a una cultura civile accompagnata con insegnamenti ed esempi che valorizzano il comportamento responsabile di ognuno e soprattutto di chi occupa posti di potere.


Per stimolare le menti a diventare congrue del proprio essere e come conviene essere, per sé e per gli altri. Servono principalmente esempi positivi orientati alla consapevolezza, che ciò che si fa, torna sempre indietro, sia nel bene che nel male e che Impediscono il rischio di far prevalere la prepotenza e il bullismo.


Spesso si sente dire la solita frase: la Storia si ripete, come se si volesse rifugiare in qualcosa che non si può evitare. Ma io non condivido questo pensiero di comodo o di rassegnazione; sarebbe come voler far credere che le opere dell’uomo siano delle calamità naturali.


Ricordare ogni anno tali genocidi con l’intento di condannarli, creano a sua volta, emozioni e turbamento nella gente e possono anche provocare esempi da copiare, perché intanto che si condannano si pubblicizzano, esponendoli a tutti, che nello stesso tempo possono incidere nelle menti faziose, la stessa rabbia di quei carnefici che non possono più colpire, ma possono essere di esempio per i malintenzionati. Esempi che penetrano come fossero un copia e incolla nella società, usati spesso a causa dell’inerzia soprattutto in quei giovani che cercano di soddisfare un bramoso spirito di protagonismo nel modo negativo. Con episodi che a loro volta verrebbero ulteriormente evidenziati dai media e ampliati per avere più audience e ridare altro esempio del male. Creando così una spirale che trascina tutti a rendere normali le continue anomalie. Azioni spregevoli che messe sul piatto della bilancia darebbero ulteriore peso rispetto alla sana civiltà che non avrebbe più la possibilità di riemergere.


Perciò, basterebbe raccontare tali tragedie certamente con disgusto, ma anche con intelligenza, come se fossero cose da scartare, incidenti di percorso e basta: al fine di alleggerire la curiosità stimolante dei soggetti che cercano sensazioni eclatanti.


Credo che, conoscendo ormai la storia e la politica con tutte le sue sfaccettature, serva ad ognuno rendersi conto di quanto sia importante neutralizzare il pensiero dai media da tutto quanto questo potere cerca di inculcare nelle menti. Poter essere capaci a rimanere legati solo al puro e proprio modo di pensare. Almeno in quelle decisioni dove possiamo essere padroni. Essendo che la nostra libertà è ancora costretta alla necessità di dover subire e accettare tutte le condizioni imposte da chi amministra. In quanto esso, ha in mano le redini per farci tirare il carro dove sono agiati tutti i potenti e governanti del popolo che dicono sovrano, ma che hanno ridotto a fette, per ognuno la sua porzione.


 DALL’OLOCAUSTO ALLE FOIBE   


Risorgono per la memoria


i fatti da condannare


passati alla storia


dal reciproco errore.       


Essi bollono in pentola


come una minestra salata


evaporano fumo che sventola


della stessa pietanza gelida.


Si rimpallano sugli specchi


le uguali atrocità


alternando i riflessi          


in base alla faziosità.


V.B.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


Approfondimenti

Inaugurata la biblioteca “Giambattista Lezzi” a Casarano

il Sindaco De Nuzzo e l’Assessore Legittimo: “Grazie alla fiducia che i cittadini ci hanno accordato”. “Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero”.

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“Ci sono sogni destinati a rimanere tali ma che comunque aiutano a migliorarsi. Altri destinati a realizzarsi nel momento in cui si ha la possibilità di incidere”.

E’ lapidario il sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo, durante l’inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale della città.

È grazie alla fiducia che i cittadini hanno accordato alla nostra Amministrazione che tutto è iniziato. Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero.

E prosegue: “Sono stati anni di lavoro: convenzione con il Polo Biblio Museale di Lecce, partecipazione al bando per il servizio civile 2025, adesione rete delle Biblioteche Regionali, censimento matricola al Ministero, progettazione e realizzazione arredi e tanto altro.
Fatica? No gioia di vedere prendere corpo e anima ad un luogo che sarà un punto di partenza da dove si propagheranno, tutto intorno, attività culturali”.

“Da quelle stanze”, sostiene l’assessore, Emanuele Leggittimo,  “si sprigionerà una luce forte che passando da Palazzo De Judicibis si estenderà nel Sedile comunale per arrivare a Piazza Mercato.
Lievito di vita e di bellezza, di incontro e scambi di saperi.
Siamo contenti e orgogliosi, oggi lo possiamo dire per aver potuto inaugurare e contare su “un luogo del sapere” che è la Biblioteca Comunale “Giambattista Lezzi”.

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Alessano

“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia

Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”

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di Luca De Santis

Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta. 

Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino. 

Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni. 

All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.

La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento. 

L’episcopato di don Tonino

Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile. 

Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.

Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa. 

Il vi voglio bene di don Tonino

Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». 

Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.

La presidenza del Pax Christi

Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.

Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.

La cultura sessantottina

Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari. 

L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica. 

Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule. 

Le radici nel basso Salento

Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento. 

Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari. 

In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.

Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale. 

Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons. 

Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.

Il vescovo Angiuli in mezzo ai bambini

 

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Approfondimenti

Controlli straordinari in tutto il Salento: arresti, denunce e contravvenzioni

Operazione congiunta delle pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle Stazioni di tutte le 6 Compagnie della Provincia, Lecce, Campi Salentina, Casarano, Gallipoli, Maglie e Tricase, con il supporto dell’elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari Palese e a “Fighter”, il cane antidroga del Nucleo Cinofili di Modugno

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In previsione dell’aumento delle presenze turistiche legate alle festività natalizie e di fine anno, insieme agli eventi culturali ricreativi previsti sul territorio salentino, il Comando Provinciale Carabinieri fi Lecce ha avviato un piano straordinario di prevenzione e controllo per garantire la sicurezza di cittadini e visitatori.

A partire dalle 20 di ieri sera, è stato attuato un servizio di controllo straordinario con l’obiettivo di prevenire e contrastare la criminalità, la mala movida e le violazioni relative alla vendita e al consumo di alcol e fuochi d’artificio.

Particolare attenzione è stata dedicata alla circolazione stradale, con controlli mirati su infrazioni al Codice della Strada, in particolare riguardo alla guida in stato di ebbrezza e all’uso di sostanze stupefacenti.

Sono state monitorate anche le zone con alta incidenza di furti e reati predatori.

Grazie all’operazione congiunta delle pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle Stazioni di tutte le 6 Compagnie della Provincia (Lecce, Campi Salentina, Casarano, Gallipoli, Maglie e Tricase), con il supporto dell’elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari Palese e a Fighter, il cane antidroga del Nucleo Cinofili di Modugno, sono stati effettuati numerosi posti di controllo in diverse aree della provincia considerate più vulnerabili a fenomeni di illegalità e degrado.

Otto gli individui arrestati, di cui quattro in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con ingenti quantitativi di droga sequestrati tra cocaina e marjuana.

Nello stesso contesto operativo è stato eseguito un ordine di carcerazione emesso dell’Autorità Giudiziaria di Catania a carico di un 55enne, responsabile di associazione di tipo mafioso.

Tre, invece, gli ordini di carcerazione emessi dalla Procura della Repubblica di Lecce a carico di altrettanti soggetti responsabili di reati contro la persona ed il patrimonio. Cinque denunce per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore ai limiti consentiti.

Infine, due titolari di esercizi commerciali, oltre ad essere stati denunciati all’autorità giudiziaria per violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro sono stati segnalati anche alla competente autorità amministrativa.

Oltre 530 veicoli sono stati controllati e circa 750 persone identificate.

Sessanta contravvenzioni emesse per violazioni del Codice della Strada anche in ragione dell’entrata in vigore della normativa relativa al nuovo Codice della Strada, con particolare riguardo alle infrazioni relative alla guida in stato di ebbrezza, all’utilizzo di telefoni cellulari durante la guida e al mancato uso della cintura di sicurezza.

Il piano di controllo proseguirà nei prossimi giorni, in concomitanza con l’arrivo delle attività festive ed i tanti eventi culturali, per garantire un ambiente sicuro e tranquillo sia per i cittadini che per i turisti.

I Carabinieri invitano tutti a «rispettare le norme di sicurezza e a segnalare eventuali comportamenti sospetti o situazioni di disagio».

L’ operazione rientra in una strategia più ampia di prevenzione e repressione della criminalità, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita nel territorio e promuovere un turismo consapevole e responsabile.

Il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce ribadisce il proprio impegno nella «lotta contro ogni forma di illegalità, con l’intento di garantire la serenità e la sicurezza di tutti durante le festività».

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