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Galatina

Colacem, lavoro e ambiente: che confusione!

Questo scorcio di fine estate è particolarmente bollente a Galatina, non certo per via delle temperature e dello scirocco di questi giorni. Tutto è cominciato

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La Colacem di Galatina


Questo scorcio di fine estate è particolarmente bollente a Galatina, non certo per via delle temperature e dello scirocco di questi giorni. Tutto è cominciato quando il cementificio Colacem ha avanzato richiesta agli organi competenti di riconvertire l’impianto di incenerimento dello stabilimento galatinese in coinceneritore per bruciare il cosiddetto CDR – il combustibile derivato dai rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi – nella linea di cottura del clinker da cemento. E da qui è partita la reazione a catena. Gli attori di questa intricata vicenda sono tanti (azienda, lavoratori, amministrazioni locali, associazioni ambientaliste, cittadini) e tutti con le loro ragioni. Risulta, pertanto, difficile, se non impossibile, trovare un punto di equilibrio che possa mettere tutti d’accordo. Da diversi giorni sui giornali e in rete sono comparse diverse pubblicazioni e comunicati stampa con l’obiettivo di convincere l’opinione pubblica sulla bontà o meno di questo progetto. Questo “uso pubblico della ragione”, come lo chiamava il filosofo tedesco Immanuel Kant, ha dato modo ai non addetti ai lavori – quali siamo tutti noi nella maggior parte dei casi – di partecipare e di esprimersi su questo tema. In una questione così complessa è molto facile dare credito a frettolose strumentalizzazioni. Pertanto, cercando ora di formarci un’opinione personale non mediata e scevra da ogni interesse di parte, ritorniamo un po’ indietro con la mente ai tempi della scuola elementare e proviamo a fare l’analisi logica del discorso, approfondendo passo per passo le varie parti in causa e le loro considerazioni in merito.


Partiamo in questa nostra analisi ovviamente dal soggetto. Colacem S.p.A. è il terzo produttore e distributore in Italia di cemento ed è la Società capofila del Gruppo Financo, holding finanziaria della famiglia Colaiacovo. Con un fatturato 2009 del settore cemento di 356,4 milioni di euro, una produzione di cemento di 4,9 milioni di tonnellate e oltre 1.400 unità occupate, Colacem ha conquistato una quota del 13,7% della produzione nazionale. Colacem è presente nel territorio italiano con dieci unità produttive, di cui sette a ciclo completo. Tutte le cementerie Colacem recuperano rifiuti in sostituzione di parte delle materie prime. Solo in tre stabilimenti viene effettuato il coincenerimento (combustione combinata di combustibile tradizionale e combustibile alternativo), mentre in quattro cementerie (tra cui Galatina) vengono utilizzati solo combustibili convenzionali (coke di petrolio, carbone fossile, gas naturale e olio combustibile). Secondo i dirigenti del cementificio galatinese l’utilizzo del coincenerimento, oltre ad eliminare i rifiuti, migliorerebbe la qualità dell’ambiente e darebbe maggiori garanzie per l’occupazione. L’eliminazione dei rifiuti è un dato tangibile e qui non si discute. Qualche perplessità sorge, invece, sulle altre argomentazioni. Sul miglioramento della qualità dell’ambiente giova ricordare che Colacem è già in possesso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dall’Ufficio Ecologia della Regione Puglia in data 28 luglio 2009, dopo uno specifico piano di monitoraggio dell’azienda. Inoltre, tale esposizione è supportata dai numerosi studi, ricerche e valutazioni che sembrerebbero apparentemente confutare tale concetto. Questo ingente quantitativo di documentazione è prodotto per la maggior parte da aziende o consorzi che si occupano guarda caso della stessa materia trattata da Colacem. Per usare un termine di paragone, sarebbe come chiedere ad un oste se il vino è buono! In tutto questo marasma di documenti, spicca anche nel rapporto annuale del 2009 di Legambiente, laddove si evince chiaramente che il CDR-Q (il combustibile di qualità, diverso dal CDR normale) utilizzato in co-combustione in cementerie presenta molteplici benefici ambientali in termini di gestione dei rifiuti (promozione raccolta differenziata e riduzione delle discariche) e di riduzione delle emissioni di CO2, oltre che ulteriori benefici in termini di risparmio energetico. Una spiegazione tecnica c’è: pare che nel forno a cemento i gas di combustione subiscano una permanenza a elevatissime temperature di circa 2000°C in un’atmosfera ricca di ossigeno, motivo per cui i forni da cemento vengono considerati il sistema più efficace per la distruzione completa dei composti organici presenti nei rifiuti e nel CDR-Q. Le ceneri ottenute dalla combustione del rifiuto sono trattenute nella struttura del clinker in forma irreversibile. Spiegato l’arcano mistero dell’impatto ambientale, resta una questione di dettaglio. Il fatto che tutto ciò implichi anche una riduzione non indifferente dei costi di gestione in termini di risparmio energetico e un sostanzioso guadagno dovuto alla cosiddetta CIP6 (delibera del Comitato Interministeriale Prezzi con cui sono stabiliti prezzi incentivati per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e “assimilate”) che consente ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate di rivenderla al gestore dei servizi energetici a un prezzo superiore a quello di mercato, è un dato marginale che non sta scritto in nessun rapporto, studio o ricerca, ma è comunque significativo (per l’Azienda, s’intende). Questioni di dettaglio, per l’appunto. Sulle garanzie all’occupazione, la notizia di un presunto “ricatto occupazionale” a danno dei lavoratori è stata prontamente smentita dai vertici della Colacem che hanno ribadito di non aver mai utilizzato l’arma dell’occupazione per fare pressioni e di non aver mai posto la questione CDR in cambio di occupazione. Resta solo da vedere come e in che termini riqualificare il personale. I lavoratori dello stabilimento galatinese, dal canto loro, fanno quadrato in difesa del proprio lavoro e dell’operato dell’azienda. In tante contrastanti prese di posizione, forse quella più definita è proprio dei dipendenti Colacem che, tramite le loro associazioni sindacali, sgomberano il campo dalle polemiche poste in essere da alcuni gruppi ed associazioni, e difendono a spada tratta la loro attività e quella dell’azienda. I lavoratori chiariscono che nello stabilimento esiste un monitoraggio costante delle emissioni nell’atmosfera attraverso analizzatori e tecnologie che rispondono alle severe normative europee. Inoltre, sempre secondo i lavoratori, la Colacem è una realtà industriale unica, sempre attenta ad investire nell’ambiente e a tutelare la sicurezza del lavoro. I lavoratori, chiudendo la questione, protendono a spostare l’attenzione sui possibili accorgimenti tecnici per abbattere l’emissione delle polveri, anziché proseguire sulla linea della polemica.


E veniamo ora alla posizione adottata dall’Amministrazione Comunale di Galatina. Nel corso dell’acceso dibattito in Consiglio comunale del 13 settembre scorso, l’assemblea ha deliberato di essere fermamente contraria a qualunque forma di ulteriore inquinamento ambientale e, inoltre, di richiedere agli Enti competenti ed alla Colacem Spa un periodo di moratoria nell’iter autorizzativo affinché, in detto periodo, si effettui per un tempo adeguato il monitoraggio sull’aria, sul terreno, sulle piante e sugli animali di tutto il territorio di Galatina, che permetta di conoscere l’effettivo stato di inquinamento della zona. Per la verità questa non sembra essere una espressione di volontà ben definita ma semplicemente una scelta a carattere di indirizzo che rimanda la questione alla competenza della Provincia e della Regione, ma sulle scelte dell’Amministrazione Comunale non sindachiamo.

Altra parte in causa, il sostanzioso “fronte del no”, confluito nel Comitato “Cambiamo Aria” di cui fanno parte partiti politici, gruppi, associazioni e affini (Azione Giovani, Azzurro Popolare, La Destra, Federazione della Sinistra, Galatina Tricolore, Generazione Italia, I Giovani democratici, Italia dei Valori, Partito Democratico, Il Popolo di Galatina, Sinistra Ecologia e Libertà, Adusbef, Arci Kilometro 0, Azione Universitaria, Boys Arte e Cultura, Città Nostra, Comitato per la difesa dell’ospedale e dei cittadini, I dialoghi Nohani, Lega Italiana Lotta Tumori, Unione degli Studenti) e il Comitato intercomunale “Non inceneriamo il nostro futuro” a cui hanno aderito i singoli Comitati cittadini di Galatina, Soleto, Sogliano, Cutrofiano e Corigliano e le relative Amministrazioni comunali, fatta eccezione per quella galatinese. L’obiettivo comune di questi Comitati è quello di opporsi alla pretesa di Colacem di utilizzare il territorio, a discapito della salute dei cittadini, quale strumento per attuare la propria politica aziendale, e di promuovere un’ampia campagna di sensibilizzazione e di informazione su quelli che sono gli impatti sul territorio, sull’ambiente e sulla salute. In mezzo a tutto questo trambusto si colloca l’opinione pubblica di cui sopra. Opinione pubblica che anche in questo caso, come in altri, è perfettamente divisa tra favorevoli e contrari. La legge di conservazione della materia enunciata nel 1778 dal chimico francese Antoine de Lavoisier sarebbe di certo appropriata al caso Colacem. Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma…


Massimo Alligri


Attualità

Il lavoro delle donne, i numeri di ARPAL e dei centri per l’impiego

ARPAL Puglia, centri per l’impiego accanto alle donne. Dati positivi nel Leccese. In vista della Giornata internazionale della donna, ARPAL Puglia rende noti i dati relativi ai progetti a loro dedicati attivati sul territorio

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Accanto alle donne tutti i giorni dell’anno.

ARPAL Puglia – Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro – ha rafforzato i servizi a loro supporto nei centri per l’impiego, attraverso progetti mirati che stanno dando i loro frutti.

Nella provincia di Lecce, negli ultimi due anni, sono 234 le donne accompagnate in progetti di creazione d’impresa; 75 le utenti inserite nei percorsi dedicati alle donne fragili; 45 le vittime di violenza prese in carico assieme a quattro loro figli.

A questi numeri si aggiungono quelli delle donne che quotidianamente si rivolgono agli uffici ARPAL per essere orientate, per seguire percorsi di attivazione al lavoro in quanto percettrici di strumenti di sostegno al reddito o perché in cerca di un’occupazione: nel solo 2024, in provincia di Lecce, sono state oltre 30.500 le candidature ad offerte di lavoro ricevute da donne, quasi la metà (48,9 per cento) del totale.

“Diffondiamo questi dati in occasione della Giornata internazionale della donna, perché sono il frutto di un impegno costante e quotidiano dei centri per l’impiego, a cui abbiamo chiesto di investire molte energie su questo tema negli ultimi anni – spiega Luigi Mazzei, dirigente U.O.Coordinamento Servizi per l’impiego dell’Ambito di Lecce di Arpal Puglia -. Perseguiamo la parità di genere agevolando l’inserimento lavorativo delle donne, supportando le utenti più vulnerabili attraverso percorsi dedicati e promuovendo la cultura dell’imprenditoria femminile. Il lavoro rappresenta una leva straordinaria per l’empowerment femminile, per l’emancipazione dal bisogno e anche per l’indipendenza economica necessaria contro la violenza di genere”.

I PROGETTI ARPAL DEDICATI ALLE DONNE

CAPITANE D’IMPRESA. Attraverso lo sportello “Capitane d’Impresa”, i centri per l’impiego offrono un servizio di orientamento e consulenza specializzata alle donne che vogliono avviare o consolidare una propria attività imprenditoriale.

In poco più di due anni, sono state 234 le utenti accompagnate in progetti di creazione d’impresa, attraverso servizi di orientamento individualizzato; analisi del contesto di mercato e consapevolezza sul rischio d’impresa; tutoraggio nello sviluppo dell’idea imprenditoriale; informazione su adempimenti amministrativi, normative settoriali e forme giuridiche utilizzabili; scouting di incentivi, iniziative di microcredito, bandi e finanziamenti pubblici; supporto nella programmazione delle azioni da intraprendere per la realizzazione del progetto; informazione sulle tutele normative per la conciliazione dei tempi vita-lavoro.

Il numero più elevato di donne accompagnate in questo percorso si registra nel centro per l’impiego di Lecce, con 74 utenti.

Seguono Casarano con 45 e Poggiardo con 39, ma dappertutto i numeri sono incoraggianti.

Li.DiA. Sono 75 le donne vulnerabili per le quali è stato attivato uno specifico percorso presso i centri per l’impiego di Poggiardo e Martano, dove è stato avviato in via sperimentale “Li.DiA.”, che prossimamente sarà esteso anche ai cpi di Tricase e Galatina.

Si tratta del progetto che innova le attività di orientamento e counseling motivazionale con uno specifico servizio di accompagnamento al lavoro dedicato a donne fragili, non o poco scolarizzate, migranti, vittime di tratta, prese in carico dal Ser.D. per la cura delle dipendenze da droga, alcool e dipendenze da comportamenti (es. gioco d’azzardo patologico).

R.I.Vi.Vi.. Sono 45 le donne della provincia di Lecce inserite in R.I.Vi.Vi., acronimo di “Riconquista dell’indipendenza per le vittime di violenza”, il progetto pensato per aiutare le vittime di violenza a riappropriarsi della propria autonomia finanziaria, primo strumento per allontanarsi dall’uomo maltrattante.

Grazie alla collaborazione con i Centri antiviolenza e gli Ambiti territoriali, da novembre 2022 il percorso è stato attivato in tutti i dieci centri per l’impiego dell’Ambito di Lecce, per essere poi esteso anche a Brindisi e Taranto.

A Galatina i numeri più elevati: in accordo con il CAV “Malala” e lo sportello Spiol, sono 23 le donne prese in carico, a cui si aggiungono quattro figli conviventi con più di 16 anni di età e che risultano disoccupati, inoccupati o in cerca di nuova occupazione.

Per rafforzare le azioni su questo fronte, lo scorso 31 gennaio ARPAL ha aderito a “INPS in rete per l’inclusione”, creando una sinergia con l’Istituto nazionale di previdenza sociale, per consentire un accesso agevolato delle donne vittime di violenza ai servizi Inps.

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Cronaca

Cocaina in cucina, nei guai 24enne di Noha

L’operazione è stata il risultato di un’attenta attività di monitoraggio da parte dei carabinieri della Compagnia di Maglie che ha portato ad una perquisizione prima personale e poi domiciliare nei confronti del giovane

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i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Maglie hanno effettuato un’importante operazione di controllo nel territorio, culminata con l’arresto in flagranza di reato di un giovane di 24 anni, di Noha (Galatina), già noto alle forze dell’ordine, per detenzione di sostanze stupefacenti.

L’operazione è stata il risultato di un’attenta attività di monitoraggio da parte dei militari dell’Arma che ha portato ad una perquisizione prima personale e poi domiciliare nei confronti del giovane.

Durante l’intervento, i carabinieri hanno rinvenuto due involucri di sostanza verosimilmente stupefacente del tipo cocaina, per un peso complessivo di circa 120 grammi ed 11 dosi della medesima sostanza, per un peso totale di circa 4 grammi, il tutto occultato all’interno di una scatola di plastica in cucina.

Nel corso della perquisizione, sono stati anche sequestrati 400 euro in banconote di vario taglio, un bilancino elettronico e materiale per il confezionamento, tutti elementi che suggeriscono un’attività di spaccio in atto.

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Aradeo

Furti nei supermercati: arrestati ladri

I carabinieri hanno catturato i responsabili dei raid effettuati in mezzo Salento, due arresti e un domiciliare. Arrestato anche un ventenne per lesioni, minacce e danneggiamento

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I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gallipoli con il supporto della Stazione di Galatone hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare.

Questa operazione giunge a conclusione di un’indagine approfondita condotta dai carabinieri e diretta dalla Procura della Repubblica di Lecce, iniziata quando, il 28 febbraio, tre persone sono stati arrestate in flagranza di reato.

Per due di loro, un 45enne e un 31enne di Galatone, è stato comminato il carcere; per il terzo, un 54enne di Aradeo, sono stati disposti i domiciliari.

I tre erano stati sorpresi mentre tentavano di forzare la porta posteriore del supermercato Lidl situato in via Magna Grecia, alla periferia di Nardò.

Le indagini hanno incluso l’analisi delle immagini degli impianti di videosorveglianza di diversi furti avvenuti ai danni di esercizi commerciali nella provincia, riconoscimenti fotografici e vari accertamenti.

Grazie a queste attività, è stato possibile ricostruire un quadro chiaro delle attività illecite: i tre individui, infatti, sono accusati di diversi furti aggravati.

Tra questi, quello avvenuto presso la filiale del supermercato Eurospin di Galatina nella notte del 3 febbraio, quando hanno forzato la porta posteriore d’emergenza per impossessarsi di prodotti gastronomici e denaro contante, arrecando un danno complessivo di circa 8.500 euro.

Un secondo furto si è verificato presso l’Eurospin di Guagnano la notte del 19 febbraio, con modalità simili, con danni che ammontano a circa 3.500 euro.

In un’altra operazione, i carabinieri della Stazione di Campi Salentina hanno rintracciato e arrestato un 20enne.

Il giovane, già agli arresti domiciliari per presunti reati contro il patrimonio presso la locale sede della Pro Loco, è evaso dagli arresti e, incurante delle prescrizioni, si è recato in un locale commerciale rendendosi protagonista di lesioni, minacce e danneggiamento nei confronti del titolare.

È stato rintracciato e riportato agli arresti domiciliari. A seguito di richiesta di aggravamento per le continue violazioni dei provvedimenti, i militari hanno arrestato il giovane e, come disposto dall’ordinanza di sostituzione della misura cautelare emessa dal Tribunale di Lecce – Sezione GIP, lo hanno condotto presso la Casa Circondariale di Borgo San Nicola di Lecce.

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