Melendugno
Melendugno piange il suo Sindaco
Qualche settimana fa è scomparso Vittorio Potì, uno dei personaggi più noti della politica salentina e pugliese. Uomo di grande spessore umano, culturale e politico
Qualche settimana fa è scomparso Vittorio Potì, uno dei personaggi più noti della politica salentina e pugliese. Uomo di grande spessore umano, culturale e politico, era stato Sindaco di Melendugno per tre mandati consecutivi dal 1970 al 1985, ricoprendo per altri quindici anni la carica di Consigliere comunale. Nel 1990 era stato eletto nel Consiglio regionale pugliese, incarico che ha mantenuto per altre due legislature (nel 2000 e nel 2005). Inoltre, era stato Consigliere provinciale per ben quattro legislature. Dal giugno del 2009 era ritornato nella sua Melendugno, sempre come Sindaco, incarico che ha dovuto abbandonare a causa di un male incurabile che lo ha strappato all’affetto dei suoi concittadini. Come spesso accade in questi tristi eventi, i commenti sono arrivati da ogni parte degli schieramenti politici. Noi, invece, abbiamo ritenuto opportuno dare voce alla gente, a quella gente a cui Vittorio Potì era tanto legato. Abbiamo intervistato diversi cittadini a cui abbiamo chiesto un ricordo dell’uomo più che del politico e questo è, in sintesi, il pensiero comune che abbiamo raccolto: “Vittorio era una persona eccezionale, dal cuore grande e generoso. Un uomo umile e semplice. Un uomo disponibile e attento ai bisogni della gente, capace di interpretare e risolvere le istanze del popolo. Un uomo concreto e pragmatico che non sopportava rimandare le cose e cercava sempre di trovare la soluzione a tutto. Iniziava la sua giornata alle cinque del mattino e cominciava a ricevere le persone presso la sua abitazione fino alle otto, prima di recarsi al Comune, alla Provincia, alla Regione. Vittorio non si formalizzava perchè era un uomo che guardava alla sostanza delle cose e per questo era tanto amato e benvoluto perché, malgrado i suoi successi politici, era rimasto un uomo semplice, figlio di una famiglia numerosa composta da otto fratelli, che aveva fatto tanti sacrifici per proseguire gli studi anche perché di certo in quegli anni non si navigava nell’oro. Amava tanto la sua famiglia e riusciva a conciliare gli impegni politici con quelli affettivi. Una vita, la sua, dedita alla politica ed era tornato nel suo paese che tanto amava per fare il Sindaco perché aveva ancora tanta voglia di dare e di fare. Aveva finanche rinunciato alle varie indennità per destinare quelle somme a scopi sociali. Questo era Vittorio: un uomo particolarmente sensibile verso le classi sociali più svantaggiate. Un uomo positivo anche nei momenti più difficili, capace con la sua simpatia e il suo spiccato umorismo di sdrammatizzare con la sua solita frase: “Tranquilli, una soluzione la troveremo”. Per noi cittadini di Melendugno la morte di Vittorio è un dolore insopportabile, una grande perdita che lascia un vuoto incolmabile”. Abbiamo volutamente scelto di chiudere questo ricordo di Vittorio Potì con una frase che spesso usava ripetere ai suoi collaboratori e che racchiude tutto il senso umano e politico della sua persona: “In politica non bisogna primeggiare, bisogna che siano i cittadini a giudicare”. Una frase quanto mai attuale…
Massimo Alligri
Attualità
Anche il sarago morde!
Finalmente svelato il mistero: il sarago maggiore è il responsabile dei morsi ai bagnanti. Uno studio italiano identifica il Diplodus sargus come causa di ferite ai bagnanti, grazie anche al contributo della citizen science. Luigi Musco, docente di Zoologia dell’Università del Salento,: «Non dobbiamo creare allarmismi. In molti casi, alcuni pesci, inclusi i Saraghi giovani, sono interessati alla pelle morta dagli umani, un comportamento sfruttato anche nelle pedicure di origine orientale. In rari casi, alcuni adulti possono avere lo stesso comportamento, con conseguenze più serie»
Dopo anni di segnalazioni e ipotesi, un team di ricercatori delle Università del Salento, di Catania e di Torino ha finalmente individuato uno dei responsabili dei morsi subiti dai bagnanti in varie aree del Mediterraneo: il Sarago Maggiore (Diplodus sargus).
Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Annales Series Historia Naturalis, rappresenta il primo rapporto documentato di questo comportamento insolito da parte del Sarago Maggiore. Grazie all’analisi dettagliata di tre episodi, tra cui un caso significativo avvenuto nell’agosto scorso in provincia di Siracusa, i ricercatori hanno confermato il ruolo di questo pesce nel provocare ferite, in alcuni casi abbastanza serie da richiedere cure mediche.
Fondamentale per questa scoperta è stato il contributo della cosiddetta citizen science. La piattaforma Facebook, attraverso il gruppo “Fauna Marina Mediterranea” – che conta oltre 29.000 membri tra ricercatori, pescatori e appassionati – ha permesso di raccogliere testimonianze dirette e materiali utili all’indagine.
IL CASO EMBLEMATICO
Tra i casi analizzati, spicca quello di una donna di 70 anni che, mentre nuotava in acque poco profonde nel siracusano, è stata ripetutamente morsa da un singolo Sarago Maggiore. L’attacco ha provocato una ferita di circa 4-5 cm di diametro, che ha richiesto cure mediche per evitare infezioni.
LE SPIEGAZIONI DEI RICERCATORI
«Le cause di questo comportamento, insolito per questa specie, restano ancora da chiarire», spiega Francesco Tiralongo dell’Università degli Studi di Catania, che ha guidato la ricerca presso l’ateneo etneo, «Sappiamo però chi è il colpevole, e questo ci dà un punto di partenza per ulteriori studi per comprenderne le cause. È altrettanto importante sottolineare il ruolo determinante della citizen science nel raccogliere e validare dati utili alla ricerca».
Luigi Musco, docente di Zoologia dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ad Emanuele Mancini dello stesso ateneo e Alessandro Nota dell’Università di Torino, aggiunge: «Non dobbiamo creare allarmismi. In molti casi, alcuni pesci, inclusi i Saraghi giovani, sono interessati a rimuovere pelle morta dagli umani, un comportamento noto e sfruttato anche nelle pedicure di origine orientale. Tuttavia, in rari casi, alcuni adulti possono mostrare lo stesso comportamento, con conseguenze più serie».
CONSULTA LO STUDIO
L’articolo scientifico originale, intitolato “Wounds inflicted on humans by the White Seabream (Diplodus sargus): First scientific report of aggressive behavior”, è liberamente scaricabile dal sito della rivista ANNALES Series Historia Naturalis.
CONCLUSIONI
Questa scoperta, resa possibile da un lavoro congiunto tra ricerca accademica e partecipazione dei cittadini, rappresenta un passo avanti nella comprensione del comportamento della fauna marina. Ulteriori studi saranno necessari per approfondire le cause di questa aggressività sporadica e il suo possibile legame con fattori ambientali o biologici.
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Attualità
Autovelox, telelaser e postazioni fisse di dicembre
Sono disponibili i calendari dei controlli sulle strade provinciali che saranno effettuati dalla Polizia provinciale, tramite autovelox, telelaser e postazioni fisse, nel mese di dicembre.
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Cronaca
Vittime della Strada, Ricordare per Cambiare
Manifestazione e installazione di una Ghost Bike presso la parrocchia di San Massimiliano Kolbe a Lecce. Combattere a tutti i costi la disattenzione e l’irresponsabilità alla guida. Disattenzione che molto spesso nasce dalla «nuova droga: il cellulare»
“Ricordare per Cambiare”, è una campagna di sensibilizzazione promossa dall’Associazione Nazionale Familiari e Vittime della strada.
La manifestazione con tanto di installazione di una Ghost Bike si è tenuta presso la parrocchia di San Massimiliano Kolbe a Lecce.
Il parroco, Don Maurizio Ciccarese, ha posto l’accento sulle realtà del quartiere motivando la necessità di dare un segnale forte e visibile per cercare di combattere a tutti i costi la disattenzione e l’irresponsabilità alla guida commentando che «la promozione della cultura dell’attenzione, del rispetto delle regole e della salvaguardia della vita umana è un dovere di ogni cittadino e, soprattutto, di ogni battezzato».
Presente anche Mons. Luigi Pezzuto, Nunzio Apostolico Emerito di Bosnia ed Erzegovina che ha chiesto a tutti attenzione e rispetto per la vita, bene prezioso per il quale dobbiamo essere grati, , evidenziando come «la necessità di far terminare le sofferenze per questi tragici incidenti debba essere immediata e reale. Importante è la vita di ognuno».
Il presule ha cercato, in questo modo, di donare parole di consolazione ai parenti che hanno perso una persona cara.
L’assessore Giancarlo Capoccia che ha posto un riflettore sulla distrazione alla guida che, anche con il suo lavoro di vigile del fuoco oltre che come assessore, nota ogni giorno sulla strada.
Disattenzione che molto spesso nasce dalla «nuova droga: il cellulare. Basta un attimo per perdere il controllo di una circostanza che si presenta all’improvviso. Occorre sempre rimanere vigili e attenti».
L’assessore Andrea Guido ha ringraziato dell’attenzione che proviene dal parroco del quartiere Kolbe, sottolineando come la Chiesa, in special modo la parrocchia che vive il territorio, diventa il primo riferimento e megafono affinché possa crescere la responsabilità civile: «Il dolore di una madre che perde un figlio in un tragico incidente non è superabile», rivolgendosi alla responsabile della sede di Melendugno, ha proseguito commosso, «voglio che il mio abbraccio possa rappresentare l’abbraccio di tutta la comunità«.
Emozionanti e riflessivi gli interventi dei referenti per le sedi di Merine/Lizzanello e Melendugno dell’Associazione Nazionale Familiari e Vittime della Strada.
Giuliana Serino, della sede di Melendugno ha portato la sua testimonianza: «Un figlio perso in un incidente stradale, il ricordo di quello che per me è rimasto un bambino, non avendo potuto vederlo crescere».
Così anche Franco Marchello, della sede di Merine/Lizzanello, raccontando la storia di suo figlio e del suo amichetto: «ho visto il viso di mia moglie sfiorire, dopo aver cercato e voluto in tutti i modi questo figlio portato via per una disattenzione, travolti da un’auto sulla strada di San Cataldo. È un dolore che non si supera».
Don Maurizio Ciccarese ha espresso il desiderio di continuare a proseguire un cammino di sensibilizzazione, responsabilità e informazione insieme alle autorità e ai referenti dell’associazione.
Subito dopo le commoventi testimonianze, si è provveduto ad installare la Ghost Bike nel primo incrocio del quartiere dove è stata riportata una targa con la scritta: “Se potessi parlare ancora ti direi”.
Doveroso ringraziamento anche alla Polizia Locale che, «come angeli custodi, sono stati presenti per controllare il traffico e consentire che la manifestazione si svolgesse in tutta sicurezza».
Momenti di emozione sono proseguiti con la celebrazione della Santa Messa in ricordo di tutte le vittime della strada.
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