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Attualità

Test rapidi: “Prima certezze, poi li utilizziamo tutti insieme”

Il sindaco di Montesano Salentino (e biologo) Giuseppe Maglie: “Fondamentale avere un protocollo di riferimento e un coordinamento su scala regionale che dia un inquadramento certo, sia ai risultati dei test che dei tamponi, da cui poter monitorare costantemente la corretta valutazione epidemiologica della circolazione virale”

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Anche il sindaco di Montesano Salentino Giuseppe Maglie interviene nel dibattito sull’utilizzo dei cosiddetti test precoci.


Credo di essere stato uno tra i primi nel Salento a porre il problema dell’utilizzo dei test rapidi, basati sulla ricerca degli anticorpi”, detto il sindaco Maglie che è anche biologo, “quale mezzo di indubbia utilità nell’ambito di una corretta sorveglianza sanitaria attiva, atta a capire le dinamiche di circolazione del Coronavirus”.


Ne ho parlato già da tempo con diversi esponenti regionali”, aggiunge, “per cercare di avere il prima possibile, da parte della Regione, risposte chiare e precise, su un eventuale protocollo da seguire sull’utilizzo di questi test. Voglio ricordare che questa è materia estremamente delicata, su cui giustamente ci sono grandi aspettative, e per tale ragione occorre conoscerne esattamente i dettagli per non creare ulteriore confusione”.


Il sindaco biologa spiega dunque “come stanno le cose in questo preciso momento. Partiamo dal fatto che, proprio l’altro ieri, il CTS (Comitato Tecnico Scientifico), attraverso una circolare, ha ribadito che la diagnosi da Coronavirus debba essere fatta solo attraverso i tamponi rinofaringei, anche quelli rapidi, basati sulla ricerca diretta dell’antigene, ovvero sulla sequenza genica dell’RNA del virus. In questa circolare, si conferma l’importanza dei test rapidi sierologici, però in una seconda fase, ovvero come strumento di valutazione epidemiologica della circolazione virale”.


Il dott. Maglie sottolinea come, i limiti dei test rapidi sierologici, in questo momento, a parere del CTS, siano la “poca certezza sulla capacità di rilevare un’infezione in atto, magari da pochi giorni, una possibile cross reattività con altri patogeni affini, e poi c’è il grande dubbio di possibili falsi negativi, problema che dovrebbe essere assai remoto a dire il vero, però è un punto su cui occorre avere certezze assolute, perché non possiamo permetterci il rischio di far circolare soggetti risultati negativi al test e che magari però, in quel momento, sono già soggetti infettanti”.


In questo momento, in Puglia, questi test stanno avendo un periodo di sperimentazione al Policlinico di Bari e all’Istituto Oncologico Giovanni Paolo II, sempre di Bari, e, come dichiarato dal Dr. Lopalco, i risultati al momento sono molto incoraggianti.

Il sindaco Giuseppe Maglie accanto all’alberello d’ulivo, simbolo di pace e di speranza, donato alla comunità dal Vescovo, Mons.Vito Angiuli


Io stesso, nel mio Laboratorio”, testimonia il primo cittadino, “ho fatto alcuni test di prova, anche su me stesso, però il numero è stato al momento piuttosto esiguo per poter pensare di esprimere certezze assolute. Sono comunque convinto che sarà verosimilmente necessario, ad un certo punto, eseguire, su diversi pazienti, oltre al test sierologico anche il tampone, perché sarà probabilmente indispensabile incrociare i due risultati”.


Ecco allora che “appare assolutamente fondamentale avere un protocollo di riferimento e un coordinamento su scala regionale che dia un inquadramento certo, sia ai risultati dei test che dei tamponi, da cui poter monitorare costantemente la corretta valutazione epidemiologica della circolazione virale. Noi, come Comune, siamo già pronti a partire con questa attività di screening attraverso test rapidi sierologici, quantomeno nei soggetti più a rischio, e lo faremo appena avremo le garanzie di un protocollo scientifico validato di riferimento. Evitiamo, però, annunci spot o fughe in avanti, perché al momento, su questo tema, non ci sono ancora, e spero per poco, sufficienti presupposti di certezza e severità scientifica. Aspettiamo l’esito della sperimentazione in atto e poi partiremo come territorio di area vasta, insieme e coordinati”, conclude il sindaco Giuseppe Maglie, “la partita è troppo importante; l’unità, in questo momento, è un valore imprescindibile e determinante”.


 


Attualità

Lecce sotterranea, arrivano i soldi

Dopo la scoperta di un’altra porzione dell’antico Anfiteatro romano durante i lavori in via Alvino, la sindaca Adriana Poli Bortone incassa la promessa del Ministro della Cultura Giuli sulla disponibilità dei fondi necessari

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Le scoperte, come spesso, accade sono casuali.

Così, mentre si scavava in via Alvino, a Lecce, è venuto alla luce un altro pezzo dell’antico Anfiteatro Romano.

Sorpresa fino ad un certo punto, a dire la verità, perché la scoperta era, tutto sommato, già stata messa in conto.

In antichità, infatti, Piazza Santo Oronzo presentava una diversa planimetria, quando lo spazio dell’Anfiteatro Romano era occultato dalle botteghe ottocentesche. In seguito agli scavi archeologici, il piccolo borgo venne abbattuto per portare alla luce l’antico Anfiteatro.

Una traccia dell’antico insediamento che Lecce, città di storia e di arte, non può permettersi di perdere.

Per questo la sindaca Adriana Poli Bortone ha subito interessato il ministro della Cultura Alessandro Giuli per reperire i fondi necessari per salvaguardare quel tesoro sotterraneo.

La prima cittadina leccese è stata a Roma e il viaggio, a quanto pare, è stato fruttuoso, perché il ministro le ha garantito le risorse economiche per valorizzare la Lecce dell’Antica Roma, con i suoi monumenti patrimonio dell’umanità, da connettere alle altre testimonianze della civiltà romana nel Salento.

Quindi si continuerà a scavare in via Alvino per scoprire l’altra parte dell’Anfiteatro.

Una prima idea potrebbe essere quella di rendere la scoperta fruibile a locali e visitatori che potranno ammirarla passando su un ponte o su un pavimento di vetro.

Che ne sarà, intanto, dei lavori iniziati e dei fondi gia stanziati?

Si tenga conto che si tratta di un punto nevralgico della città, con un’alta densità di attività commerciali e di ristorazione, quindi una zona molto frequentata sia dai turisti che dai residenti.

La riqualificazione di via Alvino, a cui si stava mettendo mano anche per mitigare il rischio idrogeologico e migliorare l’accessibilità dell’area, comprendeva anche la rimozione del marciapiede esistente e il rifacimento del basolato.

Adriana Poli Bortone ha già esternato la sua convinzione che non andranno perdute le risorse da impiegare per rifare la pavimentazione, e che si potranno impegnare anche quelle nella costruzione del ponte o della vetrata.

Cosa fare e come farlo, comunque, lo si deciderà presto.

Intanto, quel che è certo è che Lecce potrà usufruire delle risorse necessarie per svelare l’altra parte dell’antico Anfiteatro.

* Nella foto in alto, immagine satellitare di piazza Sant’Oronzo da Google Earth
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Caccia… al bracconiere

Operazione “Artemis 2” dei carabinieri forestali.  Sequestri e denunce a Cannole, Galatina, Galatone, Guagnano, Otranto e Salice Salentino. E continua la campagna di controlli in tutto il Salento

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Continua in tutta la provincia di Lecce la campagna di controllo di contrasto mirato al fenomeno del bracconaggio, coordinata dal Gruppo Carabinieri Forestale del capoluogo salentino.

L’ operazione, denominata “Artemis”, è entrata nella seconda fase, con il coinvolgimento, oltre che del Nucleo Investigativo (NIPAAF), dei Nuclei Forestali di Lecce, Gallipoli, Maglie, Otranto e Tricase: complessivamente, nelle ultime tre settimane

sono state deferite all’ Autorità Giudiziaria 7 persone, ed altrettanti fucili sono stati sottoposti a sequestro, unitamente a munizioni ed 8 apparecchi fonoriproduttori.

“Artemis 2” ha focalizzato i controlli dei Carabinieri Forestali su quelle aree della provincia dove il fenomeno dell’attività venatoria è più intenso, ed all’ interno delle quali persistono e si nascondono sacche di bracconaggio, che vanno dall’ utilizzo di mezzi non consentiti (tipicamente i richiami elettroacustici, che riproducono il verso di specie di volatili) fino all’ uso di fucile senza porto d’ armi, o addirittura di arma clandestina (con matricola abrasa).

In relazione alla prima tipologia di illegalità, i Militari del Nucleo Forestale di Lecce, a Salice Salentino, in una zona (contrada “Masseria Mazzetta”) battuta dalle doppiette ed al confine con la provincia di Brindisi, hanno individuato un richiamo per allodole, e subito dopo il suo proprietario ed utilizzatore.

Il bracconiere, un 47enne proveniente dalla provincia di Brindisi, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Lecce.

A suo carico è stato effettuato il sequestro dei richiami utilizzati, del fucile e delle munizioni.

A poca distanza, in agro di Guagnano, altri due cacciatori denunciati, sempre per utilizzo di richiami, con sequestro di 2 fucili, richiamo e munizioni.

Gli altri episodi, tutti con denuncia e sequestro di fucili, richiami e munizioni, si sono verificati a Otranto (contrada “Masseria Ficola”), Galatone (località “Li Papi” e contrada “Risoli”), Galatina (Località “Pennella”) e Cannole (via Vecchia per Bagnolo): questo è il bilancio delle 3 settimane di “Artemis 2”.

Si evidenzia che, essendo i procedimenti penali ancora nella fase delle indagini preliminari, le persone segnalate sono da ritenersi sottoposte alle indagini stesse e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

 

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Attualità

L’agricoltura sociale rafforza le imprese salentine

CIA Salentina: gli esiti del convegno che si è svolto nell’ambito di Agro.Ge.Pa.Ciok. Dalla rigenerazione anti-Xylella all’innovazione del comparto primario salentino per una nuova fase

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L’agricoltura sociale rappresenta un’interessante opportunità di sviluppo per le imprese del settore primario. Da un lato, infatti, si possono diversificare le attività delle aziende agricole e, dall’altro, si possono offrire alle comunità locali servizi e luoghi di inclusione.

Per diffonderne la conoscenza e rimarcarne i vantaggi, Cia-Agricoltori Italiani area Salento ha promosso un convegno sul tema, nell’ambito del Salone internazionale della gelateria, pasticceria, cioccolateria e dell’agroalimentare (Agro.Ge.Pa.Ciok), svoltosi a Lecce.

L’iniziativa, presentata e moderata dal direttore provinciale di Cia Salento Emanuela Longo, ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, esperti e tecnici della materia ma anche di imprenditori ed operatori di lungo corso che hanno portato la loro testimonianza.

Per la Provincia di Lecce è intervenuto il consigliere con delega all’Agricoltura e sindaco di Caprarica Paolo Greco che ha sottolineato quanto l’ente sia impegnato sul fronte della rigenerazione delle aree colpite dalla Xylella fastidiosa e della valorizzazione del paesaggio rurale, ma non solo.

Giuseppe Mauro Ferro, dottore agronomo ed esperto di agricoltura Struttura missione Pnrr, ha fatto dei cenni storici sull’evoluzione dell’agricoltura sociale e ne ha narrato gli esordi in Italia, evidenziando le ricadute positive per il territorio.

Il data analyst Davide Stasi ha snocciolato i numeri del settore e ha fornito i principali indicatori per avere un quadro complessivo.

L’agricoltura sociale favorisce l’inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità; incentiva le attività sociali e di servizio per le comunità locali; sostiene i servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative grazie alla coltivazione delle piante e all’allevamento degli animali; promuove progetti finalizzati all’educazione ambientale ed alimentare, alla salvaguardia della biodiversità nonché alla diffusione della conoscenza del territorio.

Su questi aspetti si è soffermato Vito Paradiso, responsabile tecnico del progetto di agricoltura sociale Utilità Marginale di Fondazione Div.ergo onlus, organizzazione non lucrativa di utilità sociale, che ha come scopo la solidarietà e l’assistenza sociale, la formazione a favore di persone con disabilità intellettiva e, comunque, delle fasce deboli della società, favorendo processi di inclusione.

Infine, Roberta Bruno, presidente della società cooperativa agricola Karadrà, ha raccontato l’impegno di volenterosi giovani agricoltori e i sacrifici da tempo portati avanti al fine di promuovere un’agricoltura sana che rispetti l’ambiente e il territorio.

La cooperativa prende in comodato d’uso terreni abbandonati ed incolti per bonificarli e riportarli a produzione con la tecnica dell’aridocultura. Uno dei loro prodotti più rappresentativi è la penda, una qualità di pomodoro giallo d’inverno, coltivato senza rincorrere all’irrigazione.

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