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Attualità

I pini di Nociglia a… Montecitorio

Alla Camera dei Deputati una seconda Interrogazione Parlamentare al Governo, dopo quella già giunta dal Senato, per salvare i preziosi Pini e i lampioni artistici del Vignale di Nociglia

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Seconda interrogazione parlamentare presentata al Governo nelle scorse settimane, questa volta dalla Camera dei Deputati, dopo quella già presentata al Governo nei mesi scorsi dal Senato della Repubblica con i medesimi obiettivi. L’interrogazione è stata presentata dall’Onorevole salentino Diego De Lorenzis e sottoscritta da altri due deputati sempre del M5S (Movimento 5 Stelle), il lombardo Massimo Felice De Rosa, e il pugliese Giuseppe L’Abbate. A difesa del complesso architettonico-urbanistico del Vignale di Nociglia, (via Onorevole Manfredi), a salvezza dei suoi Pini Italici, patrimonio arboreo dei pini della Città, come anche delle sue molteplici peculiarità, quali non ultimi, i lampioni artistici in ferro che decoravano il Corso, e misteriosamente rimossi di recente, e dei quali si chiede anche il ripristino. Un’interrogazione parlamentare di grande rilevanza in questi mesi in cui, nonostante l’entrata in vigore di una legga nazionale a tutela delle alberature di pregio, quale quella in questione, si moltiplicano, tra le crescenti proteste pubbliche, le emergenze per disattenti progetti in cui si prevede proprio il taglio degli alberi più meritevoli di tutela.


PiniCosì si legge nell’interrogazione:


premesso che:

a Nociglia da diversi mesi è in corso una pacifica mobilitazione popolare sempre più crescente e formata da cittadini, comitati ed associazioni, locali e non, in difesa degli alberi di «pino italico»; ben 22 grandi alberi di pino italico in perfetta salute oggi rischiano di essere abbattuti per una contestatissima recente delibera comunale adottata al fine di dare seguito al progetto di una pista ciclabile, «realizzazione di pista ciclabile nell’Unione dei Comuni Terre di Mezzo» di cui fa parte Nociglia, finanziata dalla regione Puglia con 2.707.500 euro di fondi destinati alla «linea 5.2 del Programma operativo Fondo europeo di Sviluppo Regionale», di competenza dell’assessorato ai trasporti, servizio reti ed infrastrutture per la mobilità, Organismo responsabile per la ricezione dei pagamenti (5.2.2. FESR 2007-2013) della regione Puglia; l’opera proposta consisterebbe in un intervento che ha nella sua ratio il godimento lento in bici di borghi e natura, e che a Nociglia si vorrebbe realizzare distruggendo invece la natura e gli alberi fornitori di importante ombra vitale per i ciclisti e pedoni nei caldi mesi estivi; gli alberi in questione appartengono alla specie «Pinus pinea» (anche detti pini domestici, o da pinoli, per i commestibili pinoli che producono, o ad ombrello, o italici, o d’Italia), che impreziosiscono uno scorcio incantevole e pittoresco della città, il corso di via Onorevole Manfredi, che borda il borgo sul lato occidentale della sua periferia, e che dai locali viene chiamato il «Vignale», da cui ci si affaccia con vista panoramica sul «parco naturale dei Paduli e della antica Foresta Belvedere», nel cuore del basso Salento, del quale Nociglia e diversi comuni dell’entroterra apulo-salentino tra Otranto e Gallipoli fanno parte;

Pini 2dal punto di vista paesaggistico, per chi osserva Nociglia dal cuore del parco dei Paduli, è necessario sottolineare che con la loro presenza questi pini schermano alla vista le più recenti abitazioni di periferia, di minor pregio artistico e architettonico, facendo apparire la città, con gli altri suoi pini che bordano le strade di accesso al paese, un borgo incantevole caratteristicamente abbracciato da una cintura verde pittoresca di pini italici;  questi alberi son particolarmente distanti dalle abitazioni più prossime, poste sul versante opposto della strada, e le loro radici svolgono anche una palese funzione di prevenzione contro il dissesto idrogeologico, dato che l’intero corso del «Vignale» poggia su un terrapieno addossato al declivio della collina, detta localmente la «serra», su cui sorge la città di Nociglia; detti pini fanno parte di un prezioso contesto periurbano progettato con valori architettonico-urbanistici di rilievo per cui il filare è diviso in due gruppi di 11 alberi ciascuno, equidistanti, e con ai due bordi ed al centro delle strutture ad esedra corrispondenti a simil-torrioni in pietra, così come in pietra è tutto il muro di contenimento del terrapieno ed è progettato a modo di simil-struttura difensiva medioevale;  un muraglione a pareti inclinate, e con persino la riproduzione della tipica cornice marcapiano a toro delle antiche fortificazioni locali. Una soluzione urbanistica di alto pregio, resa ancor più esteticamente gradevole da balaustre con colonnine in pietra locale tornite, e da dieci lampioni in ferro artistico. Un «organismo» unico, il Vignale, come è stato definito anche dai funzionari della stessa regione (durante gli incontri che essi hanno avuto con i cittadini sensibili alla tutela di quei pini), con i suoi alberi e i suoi elementi architettonici e decori artistici; nella relazione agronomica che accompagna il contestato progetto di pista ciclabile, l’agronomo incaricato dal comune evidenzia l’attuale ottimo stato di salute e stabilità degli alberi in oggetto, ed evidenzia, altresì, l’instabilità per gli alberi che invece conseguirebbe dal loro mantenimento nell’esecuzione dei lavori per la pista ciclabile nell’ambito del progetto attuale, il quale, non prevedendo il mantenimento degli alberi, andrebbe a comprometterne gravemente gli apparati radicolari, perché nel progetto attuale di pista ciclabile infatti, questa la si vorrebbe lì realizzare non al livello dell’attuale marciapiede esistente, ma rimuovendo il marciapiede e portandola al livello del manto stradale, eliminando l’attuale copertura delle radici e della base degli alberi;  si deduce che sarebbe pertanto questa scelta progettuale, di rimozione del marciapiede esistente intorno agli alberi, a decretare la pericolosità futura e non presente dei 22 pini; lo stesso agronomo scelto dal comune di Nociglia, nella sua relazione, indica che esiste la possibilità di evitare i problemi ai marciapiedi, migliorando al contempo le condizioni radicali dei pini. Per cui modificando il progetto attuale di costruzione della pista ciclabile, nel verso del mantenimento degli alberi nella loro integrità, con una variante progettuale e costruendo la pista ciclabile a livello del marciapiede e non al livello del manto stradale, gli alberi manterrebbero invariata la loro sicurezza statica attuale e non si potrebbe addurre la pericolosità potenziale degli alberi per giustificarne l’abbattimento, giustificazione che sarebbe, a detta dell’interrogante, non accettabile, a meno di non volere considerare pericoloso qualsiasi albero solo perché un tifone potrebbe abbatterlo; sono poi irrisori i danni all’asfalto e alla strada arrecati da alcune radici e sono facilmente aggiustabili (come indicato possibile nella relazione tecnica agronomica stessa allegata al progetto ufficiale, come anche più estesamente e dettagliatamente riportato nella relazione del dottor forestale Valentino Traversa; si tratta di uno studio tecnico dell’alberatura dei Pini italici del Vignale, con una dettagliata presentazione delle modalità tecniche per preservare gli alberi garantendo l’ottimale fruizione di strade, marciapiedi e piste ciclabili adiacenti. Tale relazione è stata fatta pervenire nei mesi scorsi dal forestale al comune di Nociglia e ai funzionari della regione Puglia, ente quest’ultimo stanziatore dei finanziamenti per la pista ciclabile, presso l’assessorato alle infrastrutture strategiche e alla mobilità; nel marciapiede del Vignale talune mattonelle in cemento sono state sollevate in prossimità dei tronchi degli alberi poiché per questi non son state previste adeguate aiuole sufficientemente larghe, ma sono stati soffocati erroneamente dal cemento e dunque, a detta dell’interrogante, le mattonelle dovrebbero essere rimosse al più presto per fare respirare maggiormente le radici degli alberi e migliorare la pedonabilità garantendo la sicurezza del luogo; sebbene si adducano infondate e indimostrate ragioni di pericolosità, come ragioni di danno ai marciapiedi, per giustificare l’eccidio dei grandi pini, questi son invece forti, ben eretti e godono di ottima salute (come attestato nella stessa relazione tecnica associata al progetto ufficiale di pista ciclabile); nel progetto contestato, inoltre, si prevede di piantare al posto dei bei pini autoctoni mediterranei oggi presenti, e che offrono tanta gradevole ombra anche per i futuri ciclisti fruitori della pista ciclabile, ben 40 alberi di canfora, pianta alloctona della quale si conosce l’effetto arrecato a strade e marciapiedi, notoriamente ben più aggressivo dei pini; lungo il Vignale, sull’ampio marciapiede alberato del corso, la pista ciclabile è stata progettata sul lato della balaustra, mettendo a rischio i pedoni che si affacciano per godere del panorama del parco dei Paduli, e non invece sul lato, più ampio, posto sul margine strada dove la pista potrebbe essere realizzata invece senza danneggiare gli alberi; a detta dell’interrogante, sarebbe utile realizzare, alternativamente al progetto, un marciapiede da portare in sterrato per allargare le aiuole, e una pista che potrebbe così essere ubicata in parte sul marciapiede stesso e in parte sulla carreggiata; in alternativa, sempre a detta dell’interrogante, la suddetta pista potrebbe essere ubicata sul lato strada del marciapiede, e spostando una delle due corsie della pista ciclabile, o entrambe, nella parte bassa, ai piedi del terrapieno del Vignale, adiacente alla struttura simil-fortificata in pietra del muro di contenimento del terrapieno. Una soluzione ubicativa intelligente quest’ultima, anche per valorizzare il luogo olivetato in basso, e la struttura in pietra del Vignale, con in alto le balaustre e i pini; si deve segnalare la strana rimozione dal Vignale di Nociglia delle preesistenti strutture di illuminazioni di pregio urbanistico consistenti in 10 lampioni in ferro artistico di gusto liberty ben associati al complesso architettonico del Vignale, con le sue colonnine in calcarea «pietra leccese» tornita, i bastioni e muraglioni di terrazzamento, la simmetricità perfetta della struttura con i 22 grandi pini. Gli alti eleganti lampioni erano lì ancora nei primi di giugno 2011 come attestano alcune foto. Averli rimossi rappresenta una grave danno al complesso del Vignale, ed inoltre uno spreco di denaro pubblico inaccettabile se poi fossero sostituiti dai nuovi lampioni previsti nel progetto di pista ciclabile, e poi persino in altro stile. Opportuno invece, a detta degli interroganti, il ripristino in loco di quei lampioni coerenti con l’impianto urbanistico del «Vignale» che dai locali vien anche chiamato il «lungomare di Nociglia» per l’alto pregio paesaggistico di quel viale di passeggio e di belvedere, sebbene guardi non sul mare, ma sul mare argenteo degli ulivi del Parco dei Paduli; la recente legge n. 10 del 2013 «Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani», pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 1o febbraio 2013, stabilisce all’articolo 7 le «disposizioni per la tutela e la salvaguardia dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani» ed entro sei mesi dall’entrata in vigore, i comuni dovevano identificare principi e criteri per il censimento degli alberi ed alberature di pregio nel proprio territorio, quali appunto proprio i pini della città di Nociglia, tra cui quelli del suo Vignale, e fornire questa informazione alla rispettiva regione, la quale, a sua volta, entro i successivi sei mesi (quindi pressappoco entro febbraio 2013), doveva redigere l’elenco regionale e trasmetterlo al Corpo forestale dello Stato, che ha il compito di gestire l’elenco nazionale, che deve essere reso pubblico e disponibile a tutti sui siti internet delle competenti istituzioni, e per le regioni afflitte da «persistente inerzia» il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali attiva i poteri sostitutivi; la legge regionale 25 agosto 2003, n. 19, è una legge antecedente al progetto di pista ciclabile pertanto doveva e deve esser tenuta in considerazione per la progettazione e realizzazione della pista ciclabile; l’articolo 12 della legge n. 19 del 2003 rubricato come «Tutela alberi di piazze, viali e dimore storiche» così recita: «1. All’albo dei monumenti vegetazionali istituito con l’articolo 30, comma 1, della legge regionale 31 maggio 2001, n. 14, sono iscritti anche gruppi di alberature quando questi rappresentano nella loro complessità e interezza elemento caratterizzante di piazze, viali o dimore pubbliche e private di elevato interesse storico, artistico o culturale per il territorio di pertinenza». Ed i 22 Pini di Via Onorevole Manfredi nel loro insieme costituiscono proprio quell’elemento «caratterizzante», come indica il su citato articolo, il bel corso del Vignale di Nociglia. L’elevata importanza storico-culturale della bellissima via alberata è incrementata poi anche dal luogo rinomato sul quale la via si affaccia: il Parco dei Paduli, motivo per cui ancor più i Pini italici di Nociglia meritano di essere salvaguardati e tutelati essendo un prezioso patrimonio arboreo della collettività pienamente rispondenti ai requisiti menzionati dalla legge regionale n. 19 del 2003; a detta dell’interrogante bisogna impiegare i fondi pubblici per rimboschire, non per demolire gli alberi che ci sono, e per sostituirli con virgulti pertanto, se nel progetto della pista ciclabile si è previsto di acquistare anche 40 piante di canfora, si ritiene che sia più utile prevedere alberi autoctoni, ad esempio gli stessi pini domestici, al fine di piantumarli intorno ad altri tratti spogli della pista ciclabile a Nociglia o in uno degli altri paesi in cui si snoda la pista stessa, ma non certo sul Vignale e al posto dei pini presenti da preservare massimamente ed integralmente, e da assumere come invariante paesaggistica di qualunque progetto urbanistico; nel Salento, si assiste da alcuni anni ad un disdicevole diffuso sterminio di centinaia, di pini mediterranei, delle specie autoctone in Puglia da millenni, e di grande pregio naturalistico, quali i pini di Aleppo (Pinus halepensis) e i pini domestici (Pinus pinea) con autorizzazioni, a detta dell’interrogante, fondate su discutibilissime perizie tecniche che adducono strumentalmente a infondatezze scientifiche che tentano di farli passare per piante alloctone paventando, in maniera mistificatoria, danneggiamenti d’ogni sorta, che ben potrebbero trovare invece più facili soluzioni atte a garantire insieme fruibilità, risoluzione dei danni e conservazione degli alberi nella loro integrità; a giudizio degli interroganti le eventuali dannosità sarebbero prevenibili con saggi interventi minimali anche in relazione agli eventuali danni da radici a manufatti, marciapiedi e strade (come ben evidenziato, per il caso di Nociglia e non solo, nella relazione sopra citata del dottor Valentino Traversa); tutto questo agire albericida contro i pini nel Salento sembra il più delle volte essere permesso al fine di favorire appalti pubblici d’ogni tipo, di cosiddetta «rigenerazione urbana», tra cui inclusi gli appalti per la paradossale ripiantumazione in loco di altri alberi, anche alti diversi metri con grande spreco di denaro pubblico; vi è da aggiungere che il legno ricavato dalla potatura degli alberi, che viene fatto passare come rifiuto e di cui si perde la tracciabilità, arricchisce invece il sottobosco del lucroso mercato delle biomasse legnose per la produzione solitamente di energia elettrica e di cippato alimentando il rischio che beni pubblici, quali sono le alberature urbane e stradali, finiscono nei circuiti fumosi del mercato poco trasparente delle biomasse e delle energie iper-incentivate e falso-verdi, anzi «verdicide» in tal caso; nel caso di Nociglia, pur essendo stato depositato presso il comune uno studio tecnico del dottore forestale e paesaggista Valentino Traversa, che prevede la costruzione della pista ciclabile mantenendo in vita i 22 Pinus pinea, le varie pubbliche amministrazioni coinvolte non stanno rispettando i princìpi amministrativi comunitari e nazionali del «Buon andamento della pubblica amministrazione», avendo approvato un progetto, che, per una scelta politica ed errata valutazione tecnica, prevede il taglio degli alberi, con conseguenti sprechi di denaro pubblico, ingiustificato arricchimento di soggetti terzi a cui si vorrebbero affidare i lavori di espianto degli alberi, e deminutio del valore economico e paesaggistico di un bene che è invece da tutelare e salvaguardare; la crescente mobilitazione civica a difesa dei pini di Nociglia, in un momento storico in cui in tutto il Mediterraneo si alza una voce civica unica e forte a difesa della natura e degli spazi verdi urbani, come testimonia il caso emblematico del Gezi Park di Istanbul, è volta anche nel verso della coerenza burocratica-amministrativa, del buon governo e gestione del territorio a sua vera tutela, e nel verso della riaffermazione della spesso mancante saggezza, contro inutili sprechi e non-sensi meramente speculativi; una mobilitazione pacifista, ma non per questo meno ferma e decisa, che sta vedendo la partecipazione on line, nelle petizioni, di centinaia di persone, che stanno scrivendo a tutti gli organi competenti per sollecitare la salvezza degli alberi, una mobilitazione seguita da tv e giornali locali, ma anche da siti on line nazionali, come quello del giornale «la Repubblica», con l’articolo pubblicato il 27 giugno 2013, dal titolo «in lotta per salvare i pini di Nociglia». Inoltre risale allo scorso 25 novembre 2013 l’azione dimostrativa di incatenamento di diversi ambientalisti a quegli alberi, le cui foto hanno fatto il giro d’Italia in poche ore. L’azione di incatenamento è stata scaturita da un’imminente ordinanza di taglio degli alberi, emessa dal comune di Nociglia, poi subito ritirata anche a seguito della deposizione di un esposto alla procura della Repubblica di Lecce, motivato dalla massima urgenza dell’ordinanza verdicida emessa dal comune e che da lì a poche ore avrebbe sancito la fine degli alberi


Pini 3 Perciò ci chiede di “adoperarsi, per quanto di competenza, affinché l’area dell’intero Vignale di Nociglia sia sottoposta a vincolo ambientale, architettonico e paesaggistico, anche alla luce della suddetta legge n. 10 del 2013 «Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani», in modo da salvaguardare i pini e tutto il loro corollario di elementi architettonici di pregio, a partire dal ripristino in loco dei recentemente rimossi lampioni in ferro artistico del Vignale”.


Attualità

Cassa integrazione: c’è luce in fondo al tunnel?

Primato nero per il Leccese sugli ammortizzatori sociali: il punto sulla flessione in atto con Mario Vadrucci (Camera di Commercio), Gabriele Abaterusso (Sud Salento srl) ed Antonio Bramato (OLC)

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di Lorenzo Zito

Un campanello d’allarme suona forte in provincia di Lecce nel mondo del lavoro e della produzione. Il Salento ha chiuso il 2024 con un primato da paura: siamo primi in Italia per aumento di ore di ammortizzatori sociali richieste rispetto all’anno precedente. Lecce (e provincia) segnano un +275% nel periodo gennaio-settembre 2024. La più vicina, Biella, si ferma ad un +188.

Il totale di ore autorizzate nel Leccese ammonta ad oltre 5milioni e 150mila. In media circa 69 ore per azienda. I dati snocciolati da “Il Sole 24 Ore” raccontano che (su scala nazionale) i settori più interessati dall’aumento d’ore di cassa integrazione sono: pelli-cuoio-calzature (+139,4%), abbigliamento (+124,7%), tessili (+74,6%) e meccaniche (+48,3%). Con quest’ultimo che, oltre ad essere tra i primi per aumento, segna il record di ore richieste: 152 milioni e 845mila (un abisso la distanza dal secondo, il metallurgico, che si ferma sotto i 30milioni).

Incrociando i dati, proviamo a fare zoom sulla nostra area andando a toccare con mano la situazione in essere in alcuni di settori citati (moda e meccanica) su quello che, sempre stando ai numeri, è il territorio più in affanno in tutto lo Stivale.

MARIO VADRUCCI. CAMERA DI COMMERCIO LECCE

Ci introduce all’argomento il presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mario Vadrucci, che forte della sua esperienza pluriennale tra le pieghe dell’economia locale ci restituisce una fotografia del momento: “Questo periodo storico ci dimostra quanto le crisi internazionali impattano anche sul nostro Salento. A volte si fa fatica a immaginare che situazioni geopolitiche lontane abbiano peso su scala ridotta ed a migliaia di chilometri. Invece, la fase convulsa che viviamo sta mettendo in difficoltà diverse aziende, soprattutto piccole e medie realtà del calzaturiero e delle tessiture del Capo di Leuca, che in alcuni casi fanno i conti con la recessione. La dimensione di queste difficoltà è giunta forte anche ai nostri uffici. Al momento, il welfare sta permettendo di tamponare il problema, garantendo almeno, in alcuni casi, la permanenza della forza lavoro. Le emorragie di personale sono infatti la più grande mazzata per le aziende in crisi: riuscire a mantenere i propri dipendenti fino allo scollinare del periodo nero è vitale”.

La ripresa post pandemica, supportata da fondi istituzionali, per qualcuno ha creato una bolla che ha accentuato il contraccolpo che ora si accusa. Ma Vadrucci non è di questo avviso:

È vero che fino ad un anno fa parlavamo di nuove assunzioni ed oggi ci lecchiamo le ferite, ma la crisi di determinati settori, come ad esempio quello del lusso, risente più delle tensioni attuali che delle scelte degli anni precedenti. I venti di guerra pesano sull’economia e ne provocano la contrazione. Il presidente Trump manifesta una voglia artificiosa di mettere fine a tutto ciò, senza un vero piano e senza il coinvolgimento delle parti in causa. Va da sé che, finché non c’è calma e tranquillità per le aziende, il domani è incerto. Attendiamo le mosse del nostro Governo, ma anche quelle dell’UE, per capire a cosa andremo incontro”.

GABRIELE ABATERUSSO, SUD SALENTO

Parliamo della Sud Salento srl con il suo responsabile amministrativo, il primo cittadino di Patù Gabriele Abaterusso.

La sua azienda opera con tre stabilimenti, tra Gagliano del Capo, Corsano ed Alessano. Il lavoro passa da una una mono-committenza: una produzione a marchio Gucci, realizzata per conto della titolare del brand, la “famiglia” Kering, multinazionale francese della moda di lusso.

La storica azienda della famiglia Abaterusso ha appena avviato una procedura di licenziamento per 120 dei suoi 335 dipendenti.

Il Tavolo di crisi della task force regionale sta discutendo la possibilità della cassa integrazione in deroga, ma noi”, spiega Abaterusso, “abbiamo palesato come non faccia al nostro caso, mancando al momento una concreta prospettiva di ripresa. Piuttosto, abbiamo sottoposto il tema dell’aumento del costo degli ammortizzatori sociali a carico dell’azienda, che è quasi quadruplicato. Lo sosteniamo già da 15 mesi e spingerci oltre sarebbe molto rischioso per gli equilibri dell’azienda”.

La manodopera della Sud Salento è impegnata in due tipologie di reparto: taglio ed orlatura; montaggio e finissaggio. “Ci tengo a sottolineare”, continua Abaterusso, “che le difficoltà incontrate interessano unicamente il montaggio ed il finissaggio. Reparti che comunque non saranno dismessi, bensì ridimensionati. Nel 2022, abbiamo aperto degli altri reparti per le fasi di taglio ed orlatura ad Alessano. Qui abbiamo circa cento unità addette che non saranno intaccate dalla procedura di licenziamento”.

Il crollo degli ordinativi tocca infatti i soli reparti di montaggio e finissaggio, che sono passati da un fatturato di 10 milioni nel 2022 agli 8,8 del 2023 fino ad arrivare ai 4,2 milioni del 2024.

Ma Abaterusso ha una sua visione sulla situazione che il settore vive: “Sono fiducioso sul futuro. Nel nostro territorio il lusso e la moda hanno rappresentato e stanno rappresentando un’opportunità di lavoro e benessere per migliaia di lavoratori e famiglie. Penso che alla lunga continuerà ad essere così: quello della moda è un settore particolare, che ci ha abituato da sempre ad alti e bassi. Sicuramente col senno di poi possiamo dire che l’accelerata post Covid è stata eccessiva, ma la crisi ci racconta come tutto il settore del lusso sia difficoltà. Questo dipende sicuramente dalle tensioni globali e dalle novità che hanno interessato mercati come quello cinese e russo”.

Difficoltà sì, ma senza perdere il controllo: “In azienda avevamo optato per la settimana corta: vista la riduzione delle ore di lavoro avevamo chiuso i venerdì. Dalla scorsa settimana abbiamo ripreso a lavorare anche di venerdì, ma sempre con le catene di montaggio ridotte. Mentre ad Alessano i nuovi reparti di taglio e giunteria che avevamo tenuto in fermo prolungato hanno ripreso a pieno periodo”.

Prima di congedarci, un pensiero spontaneo: “Ci tengo a rivolgermi a coloro che perderanno il posto di lavoro. Da anni siamo abituati a fare i conti con una progressione e con l’aumento del lavoro e delle commesse. Una espansione che ci ha dato possibilità di offrire lavoro a molte persone, che sono diventate parte della nostra famiglia. Per noi questo è un momento di grande tristezza da cui ripartiamo prendendo un impegno: non ci accontenteremo del domani e non accetteremo questa condizione. Lavoreremo per restare competitivi e per cogliere la ripresa e le nuove occasioni che si presenteranno sul mercato, per poter tornare a collaborare con quelle persone da cui oggi siamo costretti a separarci”.

(Dopo la pubblicazione del nostro articolo, è giunta in Redazione una nota congiunta dei sindacati sulle procedure di licenziamento in atto. Sindacati che affermano: “Valuteremo con attenzione la procedura, anche alla luce del lavoro straordinario che si sta svolgendo”. Clicca qui per leggere l’articolo)

ANTONIO BRAMATO, OLC

Con l’ingegner Antonio Bramato facciamo il punto dalla prospettiva di OLC, azienda di Specchia che si occupa di costruzioni metalmeccaniche e carpenteria metallica.

I nostri clienti sono soprattutto venditori di macchine movimento terra. Dalla lavorazione della materia prima sino al pre-assemblaggio ed alla verniciatura, passando per taglio, saldatura, lavorazione meccanica e via discorrendo, tutte le fasi trovano sfogo nella vendita finale, operata dai nostri committenti. Questo mercato è strettamente legato alle costruzioni ed agli appalti pubblici, ma va sé che risenta molto delle vicende internazionali (chiusura dei mercati russo, est europeo e asiatico, unita alla guerra dei dazi)”.

Come vanno le cose in OLC: “Ci aspettavamo una flessione nel settore, per come si è palesata nel 2024, e ci aspettiamo che perduri nel 2025. Il 2026 resta al momento un punto interrogativo. Ad oggi siamo in contratto di solidarietà. Contiamo di recedervi, salvo sorprese, dal prossimo anno. Si lavora a turno, a rotazione sui vari reparti. Non abbiamo avviato procedure di licenziamento, ma (a scadenza) abbiamo perduto i lavoratori a tempo determinato. La stessa normativa, del resto, prevede l’impossibilità di rinnovarli durante il regime di contratto di solidarietà. Con la forza lavoro a disposizione, lavoriamo attualmente all’80%. Prevediamo di riuscire a salire al 95% per agosto. Il nostro è un settore che risente anche della stagionalità: leggera flessione in inverno e ripresa tra primavera ed estate”.

Tavoli tecnici, Governo, Europa come dovrebbero intervenire? “La prima cosa da fare è quella di porre fine all’era dei bonus. Sin dalla pandemia, sono state utilizzate tante misure (dal famigerato Superbonus fino al PNRR) che si sono rivelate tossiche per il mercato. Non fanno che creare pericolose bolle. Se utilizzati male, bonus e incentivi portano ad investimenti sbagliati da cui è impossibile risollevarsi. Molte aziende, anche nostre concorrenti, li hanno utilizzati per nuovi capannoni ed aumento del personale. Investimenti ottimistici (con annessi fatturati drogati) che in breve tempo si sono rivelati distaccati dalla realtà.

Non a caso fino a pochi anni fa era difficile reperire forza lavoro qualificata, mentre oggi queste figure, licenziate altrove, si presentano alla nostra porta da sole”.

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Attualità

I sindacati sui licenziamenti della Sud Salento: “Potrebbero fare di più”

In una nota congiunta Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC promettono di “vigilare e valutare bene la procedura: in questi giorni, operai impegnati in straordinari”

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Dopo il nostro approfondimento sul tema CIG in Salento arriva una nota a firma congiunta delle sigle Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC, che prendono parola sulla procedura per il licenziamento di 120 lavoratori avviata dalla Sud Salento srl (in foto). La pubblichiamo integralmente qui di seguito.

“La scelta della Sud Salento di Gagliano del Capo di aprire la
procedura per il licenziamento per 120 lavoratori sarebbe
totalmente inaccettabile se non fosse arrivata in un innegabile
momento di profonda difficoltà del TAC (tessile abbigliamento
calzaturiero), più un anno di CIG aziendale trascorsa e, in
particolare, la profonda crisi che da tempo attraversa il settore
calzaturiero, specificatamente per i reparti di montaggio della
calzatura.

L’aggravante ancor più evidente è che l’azienda produce quasi
esclusivamente per il gruppo Kering, con produzioni totalmente in
marchio Gucci e, per gli addetti ai lavori, è conosciuta la situazione
non proprio rosea degli andamenti di vendita di Gucci.

Riteniamo però che sia il marchio (Gucci) e prima ancora l’azienda
che alimenta Sud Salento (Pigini), con l’azienda stessa, debbano
fare uno sforzo ulteriore a ridurre il numero di posti di lavoro che si perderebbero in un lembo d’Italia dove non sarebbe solo alquanto difficile, sicuramente impossibile, ricollocarsi sul mercato del lavoro.

Valuteremo bene la possibile firma dell’accordo con il numero di licenziamenti dichiarati anche alla luce dell’attuale aumento della produzione e, secondo quello che ci riportano i lavoratori, del lavoro straordinario che si sta svolgendo in questi giorni.

Necessita ridurre le unità in esubero e traguardare un affidabile ed
equilibrato rilancio aziendale con una vera negoziazione tra le parti
per non dover ricorrere a enti ed istituzioni esterne (Task Force
Regionale per l’occupazione, ecc.) quali regolatori terzi della difficile
vertenza in atto”.

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Alessano

Gli arredi in piazza spaccano Alessano

Lanciata una raccolta firme per chiedere di rivedere l’installazione delle nuove panchine. Il sindaco: “Dialoghiamo, ma…”

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Petizione popolare ad Alessano per richiedere “una piazza priva di barriere ed ostacoli”. L’ha indetta un gruppo di cittadini guidato da Massimo Vasquez Giuliano, Giuseppe Sergi e Maurizio Scalese. Il sabato (mattina e pomeriggio) e la domenica mattina, fino al prossimo 23 marzo, si terrà una raccolta firme per il destino della centralissima piazza Don Tonino. Location della raccolta è la stessa piazza, sotto l’orologio (sul nostro cartaceo, andato in stampa giovedì, è indicata la sede che era stata individuata in prima battuta, ossia il Vescovado. Sede variata dopo ottenimento di autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico).

L’obiettivo dei promotori dell’iniziativa è renderla “esente da rischi e pericoli. Sicura, ospitale, accogliente e inclusiva. Accortamente regolamentata, in modo da favorirne la pubblica fruizione. Una piazza”, continuano i firmatari, “che rispetti la storia che la circonda e la impreziosisce”.

All’attenzione diretta della cittadinanza e del Comune viene portata la presenza dei nuovi arredi urbani ivi installati. “Ne richiediamo la rimozione o, al più, la rimodulazione della loro sistemazione al fine di rendere il tutto più gradevole e meno impattante”. Inoltre, viene proposta l’utilizzo di sistemi alternativi alla regolamentazione del traffico, “come la creazione di una ZTL con apposite telecamere oppure l’installazione di dissuasori automatici a scomparsa che consentano l’attraversamento della piazza a mezzi autorizzati o d’emergenza”.

Il sindaco

Il sindaco di Alessano, Osvaldo Stendardo, non si scompone dinanzi alla richiesta: “Abbiamo accolto la richiesta di dialogo dei firmatari”, ci spiega, “ed incontrato in riunione i commercianti. Abbiamo predisposto anche un incontro sul tema anche con il Comandante della polizia locale e con l’ufficio tecnico, visto che si tratta di provvedimenti di natura più gestionale che amministrativa. Abbiamo, insomma, rassicurato i promotori sul fatto che avremmo preso in considerazione ogni eventuale criticità. Era stato richiesto l’utilizzo dell’ufficio anagrafe per la raccolta firme, ma non è possibile chiaramente tenerlo aperto nei giorni festivi, pertanto avevamo suggerito la collocazione in piazza, con l’autenticazione a cura di un consigliere comunale. La petizione è un atto di democrazia, ma ci stupisce, a questo punto, vedere che nonostante quanto detto la raccolta firme continui”.

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