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Attualità

Il Maestro Enzo Fasano compie 80 anni

L’intarsiatore di Parabita, considerato il migliore al mondo, è nato il 12 dicembre del 1944. Con le sue opere ha restituito al rango artistico l’intarsio ligneo. Il suo nome legato indissolubilmente alla mostra Badisco dedicata alla Grotta dei Cervi. È anche l’autore del più grande quadro intarsiato mai realizzato: a monumentale tarsia Salento nel tempo (300x600cm.), omaggio alla sua terra custodito presso la Camera del Commercio di Lecce

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Oggi spegne 80 candeline Enzo Fasano, unanimemente ritenuto il maggiore intarsiatore ligneo d’Europa e del mondo inter.


Nato a Parabita il 12 dicembre del 1944, è un giovanotto di bell’avvenire, ma con un grande passato alle spalle.


Una persona per bene, dal grande spessore umano e, soprattutto, un grande artista.


Grazie alla sua maestria ha restituito al rango artistico l’intarsio ligneo, decaduta da secoli a mero artigianato. Attraverso il sapiente accostamento di lamine lignee naturali, Fasano ottiene straordinari effetti pittorici che fanno apparire le sue tarsie veri e propri dipinti. La quasi totalità delle sue opere è legata alla sua terra, il Salento.


In particolare, a Parabita, il paese natìo, con le sue case bianche, i lavori nei campi, con i volti schietti e pietrosi di quei contadini che egli stesso aveva conosciuto durante la sua adolescenza.


Una rappresentazione realistica tesa quasi a salvare una civiltà contadina al tramonto nonché ad esprimere la fatica, la stanchezza e la povertà delle sue genti.


Tuttavia, come acutamente osservava il critico e filologo di Cutrofiano, Mario Marti, il realismo di Fasano non diventa denuncia sociale ma prevale sempre «un sentimento umano, addirittura religioso di compartecipazione e di profonda comprensione».


Lo stesso sentimento che anima la grande e singolare Crocifissione  (300x200cm.), senza dubbio una delle sue opere più rappresentative.


Nella tarsia, risalente al 1973, ai piedi di un Cristo-contadino dalle fattezze ruvide e spigolose, non compaiono le pie donne del dolore, bensì due contadini, entrambi col viso segnato dalla fatica e lievemente stralunato. Lo stesso Cristo sembra guardarli impietosito dall’alto.


“BADISCO”


Mentre si moltiplicano le sue esposizioni in tutte le principali città europee e la sua presenza viene richiesta anche Oltreoceano (quella di non aver accettato di esporre a New York resta uno dei più grandi rimpianti dell’artista parabitano), il nostro intarsiatore si cimenta in una delle avventure più impervie e, insieme, fascinose, della sua vita. Verso la fine degli anni Settanta, approfondisce la ricerca sulle proprie radici storiche e culturali, lasciandosi affascinare dalle misteriose pitture preistoriche della Grotta dei Cervi (Porto Badisco, Otranto) scoperte nel 1970.


Nasce così Badisco, una meravigliosa raccolta di 20 tarsie che rappresenta il vertice della sua carriera.


Anche perché l’attenzione che riesce ad attirare con le sue opere, unita alla sua caparbietà, contribuisce ad accendere un faro su un vero e proprio tesoro che oggi il Salento si fregia di custodire ma che, a quei tempi, rischiava di cadere nell’oblio.


Badisco è un viaggio immaginario in un Salento mitico e primitivo, animato da figure eteree e flessuose che si trasformano ora in cacciatori, ora in lottatori, altre volte ancora sembrano inscenare danze e riti propiziatori.  Dall’interno di una grotta, l’artista apre squarci oltre i quali si stendono albe e tramonti primordiali, paesaggi mitici segnati da menhir, dolmen e figure danzanti, ma come scriveva sempre Mario Marti «i corpi sembrano perdere ogni peso, ogni gravità, in una sorta di realismo magico e sognato…».


La mostra Badisco venne presentata nel Castello Aragonese di Otranto nel luglio del 1984 e, due anni più tardi (1986), presso il Castello Carlo V di Lecce, in occasione del Convegno InternazionaleSalento Porta d’Italia”.


Successivamente l’amministrazione provinciale di Lecce e la Regione Puglia decisero di inviare la rassegna a Lille (1988), Roma (1989) e Matera (1995).


Le abilità dell’artista sono testimoniate non solo dalla lunga e proficua attività espositiva ma anche dalla realizzazione di opere di grandi dimensioni.


Prima fra tutte, la monumentale tarsia Salento nel tempo (300x600cm.), vero e proprio omaggio alla sua terra  di cui racchiude un universo di simboli etnografici e culturali. L’opera, definita da Donato Valli «una sintesi organica dell’itinerario artistico di Fasano», presenta al centro un grande arco irregolare, quasi un alveo materno della civiltà salentina; ai lati, attraverso le figure dei contadini, sono oggettivate le stagioni della mietitura, della vendemmia e della raccolta delle olive. Realizzata nel 1992 e collocata nella Camera di Commercio di Lecce, è da considerare il più grande quadro intarsiato al mondo.


Fra 1996 e 2004, in collaborazione con la Compagnia delle Opere, l’artista salentino ha presentato in A/F (Fiera Milano) alcune grandi mostre tematiche (Messapia, Stele Daunie, Icone bizantine), esclusivamente come eventi culturali.


IL SINDACO DI PARABITA «ARTISTA GENTILE E RAFFINATO»

Particolarmente significativo il tributo del sindaco di Parabita Stefano Prete ad Enzo Fasano per i suoi 80 anni.


«C’è un signore che oggi compie 80 anni e per tutta la vita ha avuto mani magiche che hanno scelto, intagliato e creato magicamente arte attraverso migliaia e migliaia di sottili pezzi di legno. Legno proveniente da ogni continente. Legno di ogni forma e di ogni sfumatura di colore. Il legno nelle sue mani è diventato qualcosa di fantastico, dando vita ad opere mastodontiche e minuscole, ma sempre preziose per precisione e per pregio estetico.


È Enzo Fasano, maestro parabitano della “Tarsia“, esponente di un’arte rara che parla del mondo, ma che dice tanto della magia del nostro Salento.


Auguri di cuore da tutti noi, caro Enzo.


Artista gentile e raffinato che sa trasformare il legno, dando a questo elemento “povero” la grazia della migliore pittura».


Poi annuncia: «Si sta lavorando ad una pubblicazione che possa raccogliere immagini, riflessioni, racconti di una carriera artistica incredibile. Sarà il sacrosanto riconoscimento che la città di Parabita tributa ad un artista che, con la sua maestria, continua ad attrarre l’attenzione verso una tecnica che, stante la minuziosa riproduzione di ogni particolare, finisce per sembrare vera e propria pittura».


HANNO DETTO DI LUI


Il critico Romano Pieri: «Ricordo che furono le chiome degli ulivi a farmi sentire l’effetto pittorico della macchia e a farmi constatare una percezione molto mobile e dinamica dell’occhio in un gioco continuo a carattere timbrico. E allora scrissi che era estremamente imprudente definire l’arte dell’intarsio come tarsia sic e simpliciter, perché non era solo tarsia anche se si serviva dell’intarsio. Che poi per raggiungere questi effetti Fasano si servisse di piccoli lembi di impiallacciatura, come Braque e Picasso si erano serviti di collage di carta, e Crippa di stagnola e catrame, e Burri di materiali plastici e combusti, e Baj di stoffa, non significava nulla. Importante era decifrare la traiettoria di questo impiego e l’autonomia del linguaggio».


Carlo Munari, critico d’arte: «Vincolo d’amore alla propria terra. Di esso le opere di Enzo Fasano sono proiezioni puntuali. Protagonista è la civiltà contadina ch’egli ripropone in ogni suo aspetto con stupenda insistenza. Pochi artisti hanno avuto così acuta intelligenza delle genti contadine del Sud e del paesaggio del Sud, delle tradizioni e dei miti, in una parola di una civiltà».


Il critico e filologo di Cutrofiano Mario Marti: «Questa autenticità, egli aveva cercata con acuta e sofferta sensibilità, negli oggetti di casa sua, ne aveva perseguito le remote origini, alle radici dell’esistenza, nudi, nitidi, essenziali. E nelle raffigurazioni suggestive e schematiche di Porto Badisco, nella grotta famosa, egli vuole cogliere la stessa cifra d’originaria e primitiva autenticità, al di là di ogni storico sviluppo, al fiat quasi dell’esistenza. Con le tarsìe di Badisco, Enzo Fasano ha toccato un nuovo e  più alto livello nel cammino  dell’arte sua; ha raggiunto un nuovo e importante traguardo nella sua inchiesta dell’autenticità e dell’arcaico. Compare molto spesso, nelle sue tarsie, una sorta di squarcio apocalittico, irregolare e franto, di là dal quale si stendono paesaggi mitici e dolci pianure verticalmente segnate da menhir, intorno ai quali mitiche figure intrecciano eleganti ed amabili passi di danza. Quegli squarci apocalittici sono come impossibili finestre aperte sul regno di una felicità remotamente lontana, sognata e nostalgica, desiderata e struggente; una felicità sostenuta e motivata infine dalla forza di una fede sicura, quale che sia (il menhir, il sole, la luce),e dal sentimento di una superiore armonia…».


Il compianto ex rettore dell’Università del Salento e riconosciuto intellettuale salentino, il tricasino Donato Valli: «Partendo dalla considerazione che Fasano usa le lamine a  mo’ di colori di una ideale tavolozza, è evidente che per ottenere effetti di maggiore o minore intensità luminosa, di vibratile iridescenza, di sfumati lucori, egli deve fare affidamento su un’intima affabilità con la materia che tratta in modo da conferire la necessaria vivacità e quasi redimerla dallo stato inerziale di pura immobilità fisica. Le sue lamine sono insomma materia in movimento, acquistano la inconsueta vitalità degli esseri animati. È un prodigio di tecnica e di invenzione».


Ennio Bonea, docente universitario ed ex parlamentare: «Oggi possiamo dire che i più grandi intarsiatori siano i francesi, gli olandesi e qualche inglese; ma senza piaggeria dirò che tra questi artisti, c’è un italiano, dico “uno” per significare l’unus dei latini, cioè il solo: Enzo Fasano, salentino, che a pieno diritto regge il vessillo dell’arte dell’intarsio in Italia e lo mostra nel mondo».


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Salento nel Tempo (600X300 cm)


Crocefissione (200X300 cm)


Badisco (65X48 cm)


Fiumi di Pietra (58X35 cm)


Alla Sera (58X35 cm)


Appuntamenti

Laboratori gratuiti dalla Pro Loco di Ugento e Marine

Le attività hanno l’obiettivo di far scoprire ai giovani tradizioni e saperi che caratterizzano l’identità del territorio, nell’ottica di una valorizzazione e conoscenza a 360° di Ugento e del suo patrimonio culturale….

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Nell’ambito del progetto “Ciceroni e custodi di Comunità”, vincitore dell’avviso “Puglia capitale sociale 3.0”, la Pro Loco Ugento e Marine organizza tre laboratori gratuiti su Arte e antichi mestieri, rivolti a giovani dai 10 ai 30 anni.

I corsi hanno una formula breve (3-4 incontri per ogni laboratorio) e prevedono una restituzione finale, con una mostra o evento pubblico sui lavori realizzati e le competenze apprese. Le attività saranno modulate in base all’età dei partecipanti.

Il calendario è così strutturato: laboratorio di disegno dal vero – il 21, 22 e 25 febbraio; laboratorio di cesti e panari il 26, 27 febbraio e 5 marzo; laboratorio di tessitura tradizionale su telaio a cornice il 28 febbraio, 1, 6 e 7 marzo.

Tutti i laboratori si terranno presso la sede degli Scout d’Europa a Ugento, dalle ore 16 alle 19.

Le attività hanno l’obiettivo di far scoprire ai giovani tradizioni e saperi che caratterizzano l’identità del territorio, nell’ottica di una valorizzazione e conoscenza a 360° di Ugento e del suo patrimonio culturale.

Per info e iscrizioni contattare il numero 339.4239357, o scrivere una mail a ciceroniugento@gmail.com.

Sefora Cucci

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Attualità

Salve, l’impegno di studenti e amministrazione per l’ambiente

Ieri sera l’iniziativa promossa nell’ambito dell’evento “M’illumino di meno”: l’esempio dei più giovani con un focus sulla questione fast fashion

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Ridurre, riutilizzare, riciclare, raccogliere e recuperare. Parte dalla regola delle “5 R” l’impegno di studentesse e studenti della scuola media di Salve che ieri sono stati protagonisti dell’iniziativa “M’illumino di meno” in piazza Renata Fonte.

Un evento di sensibilizzazione al risparmio energetico in scia all’iniziativa del programma radiofonico Caterpillar di Rai Radio 2, cui l’amministrazione comunale di Salve ha voluto nuovamente aderire, sposandone valori ed impegno.

Al fianco del Comune, promotore dell’evento con il sindaco Francesco Villanova, con l’assessore all’Ambiente Francesco De Giorgi e con l’assessora alla Cultura Patrizia Pizzolante, l’istituto comprensivo Salve-Morciano-Patù, con la sua dirigente, Antonella Augenti.

Nella serata di giovedì 20 febbraio una delegazione della scuola secondaria di primo grado di Salve si è ritrovata dinanzi al municipio, in piazza Renata Fonte, per lanciare un segnale in difesa dell’ambiente.

Simbolicamente, sono state spente per 15 minuti le luci su via Roma e, parallelamente, nella frazione di Ruggiano, su via Trieste e su via Sforza, con un invito esteso alla cittadinanza: quello di fare lo stesso nelle proprie abitazioni per un minuto.

Si sono susseguiti poi gli interventi del baby sindaco di Salve e di alcuni dei ragazzi e delle ragazze del Comprensivo che, sottolineando l’importanza dei singoli gesti e dei comportamenti responsabili nella vita quotidiana, hanno pubblicamente preso un impegno in favore dell’ambiente.

Tanti gli spunti virtuosi: “Leggerò a lume di candela, uscirò di più a piedi o in bicicletta, consumerò tutti gli alimenti in frigo, anziché accumularne e lasciarli scadere”. Ed ancora: “Regalerò anziché gettare, conserverò gli avanzi per riutilizzarli anziché buttarli, scriverò su entrambi i lati del foglio e chiuderò l’acqua quando laverò i denti”.

Poi un gesto simbolico, con riferimento al tema dell’edizione 2025 di “M’illumino di meno”, il fast fashion. Per lanciare un messaggio a contrasto dello spreco e dell’acquisto compulsivo di abiti a basso costo, gli studenti hanno preso parte all’evento indossando un indumento cui tengono molto, o un capo ereditato dai genitori o dai nonni. Abiti di recupero, insomma, che avessero una storia da raccontare. Un esempio per ricordarci che possiamo comprare meno e contribuire ad arginare la deriva di questo fenomeno, che grava sui Paesi più poveri del pianeta e basa le sue fondamenta sullo sfruttamento dei lavoratori e sull’utilizzo di materiali sintetici.

Per l’amministrazione ha preso la parola l’assessore all’Ambiente Francesco De Giorgi ricordando l’importanza del coinvolgimento delle nuove generazioni in questa iniziativa. “È dalla sensibilità dei ragazzi che può partire l’esempio più forte per tutti per costruire un futuro davvero all’insegna della responsabilità. Un domani in cui i gesti di ciascuno ci permettano di arrestare il cambiamento climatico – ha spiegato l’assessore -. Da due anni a questa parte il plesso di Salve ha ottenuto, su input della nostra amministrazione, la certificazione di Eco-school dalla FEE, come scuola che intende promuovere la sostenibilità attraverso l’educazione ambientale e la gestione ecologica dell’istituto scolastico. Un riconoscimento importante, che passa anche dal lavoro della dirigente e di tutto il personale scolastico, che ringraziamento per l’attenzione costantemente posta sul tema. La nostra amministrazione rinnoverà anche in futuro l’impegno in difesa dell’ambiente: continueremo a sostenere queste ed altre iniziative di questo tenore”.

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Appuntamenti

Carnevale, a Tricase si parte oggi…

Le ricerche svolte hanno soltanto ipotizzato la presenza di una maschera che caratterizzava in passato il territorio tricasino…

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Si rinnova anche nel 2025 l’appuntamento con il Carnevale TricasinoI Masci de na fiata”, la tradizionale rivisitazione del carnevale che in un tempo passato caratterizzava il territorio di Tricase.

L’edizione 2025 è organizzata dall’APS Pro Loco Tricase e dal comune di Tricase, con la direzione artistica dell’associazione Tricasèmia.

LA TRADIZIONE

Obiettivo del Carnevale Tricasino “I masci de na fiata” è la conservazione e la rivisitazione in chiave contemporanea delle arti carnascialesche che caratterizzavano il territorio di Tricase.

Al termine di un intenso periodo di studi e approfondimenti, tramite fonti scritte e orali, si è riusciti a delineare le peculiarità del Carnevale a Tricase.

Si è scoperto che, sin dall’antichità, a Tricase non vi era una tradizione di un carnevale con carri allegorici o di cartapesta. La particolarità del Carnevale a Tricase è rappresentata dalla presenza dei masci.

È il nome dialettale delle maschere che identificano e caratterizzano il Carnevale Tricasino, conferendone originalità.

Anche e soprattutto per via della povertà economica del territorio, basata principalmente sull’agricoltura di sussistenza, era uso, durante il periodo carnascialesco, mascherarsi utilizzando gli indumenti e i costumi che si possedevano in casa.

Ne venivano fuori, così, dei travestimenti stravaganti e del tutto originali: i masci.

Una volta travestiti, i masci si incontravano nelle piazze dei rioni e dei borghi di Tricase e frazioni per dare vita alle, così chiamate, masciate.

Si trattava di momenti conviviali in cui i membri della comunità danzavano e cantavano, accompagnati da chitarre o da strumenti improvvisati.

Si faceva visita agli anziani del posto ma anche alle personalità più in vista delle piccole comunità territoriali (i signori, i don, ecc.), li si canzonava con stornelli e poesie composte per l’occasione, chiedendo loro in cambio frutta di stagione o dolci tipici poveri, come le fiche siccate.

Ecco, quindi, che le masciate rappresentano l’originalità del Carnevale a Tricase.

Per sottolineare la peculiarità, da 11 anni a Tricase si è cercato di riproporre il Carnevale di un tempo, mettendo in scena le masciate: il luogo del ritrovo sono le piazze dei rioni e dei borghi della città e, proprio come si faceva un tempo, ci si diverte in allegria, entrando nelle case delle persone, cantando loro stornelli in cambio di dolci tipici.

La colorata carovana del carnevale a Tricase è guidata dalla figura della maschera tricasina: u masciu.

U MASCIU

Le ricerche svolte hanno soltanto ipotizzato la presenza di una maschera che caratterizzava in passato il territorio tricasino.

Per questo motivo, si è pensato di inventare una maschera di Tricase, conferendone un significato.

Infatti, Tricase, rappresenta un unicum dal punto di vista della conformazione urbana del territorio.

Solo negli ultimi decenni si è assistito ad una conurbazione di diversi territori che in passato erano frazioni. Il risultato è che le identità culturali di quelle che un tempo erano frazioni e che oggi sono rioni sono rimaste fortemente radicate nelle comunità.

Ed è proprio queste differenze tra i rioni e le frazioni della città di Tricase che si vogliono rimarcare tramite la maschera du masciu, differenze che arricchiscono il patrimonio culturale cittadino.

Quindi, u masciu indossa tutti i simboli che distinguono gli attuali rioni e frazioni della città.

La maschera è stata ideata e realizzata dal maestro artigiano tricasino Ilaria De Marco.

LU MASCIU DA SAN VITO

Anno dopo anno, si è deciso di creare una storia che accompagnasse la figura du masciu, basata sulle antiche tradizioni di Tricase.

Lo scorso anno abbiamo lasciato u masciu (Gianluca Errico) nelle vesti di un monaco domenicano che aveva preso i voti nella speranza di risolvere i problemi della sua folle vita. Ma, passato un anno, nulla è cambiato!

Mamma Mmeli (Giuseppe Elia) invoca l’aiuto di San Vito, Santo patrono di Tricase. Veste così u masciu da San Vitino per farlo partecipare alla processione in onore del Santo.

Pensando che la missione del figlio potesse essere impossibile o quasi anche per un Santo, non si fa mancare nulla e vuole esagerare.

Si reca in tutte le parrocchie dei borghi tricasini e riesce a portare alla processione di San Vito anche le Madonne e i Santi protettori (Sant’Antonio, Madonna delle Grazie, Sant’Eufemia, Sant’Andrea, Santi Medici, San Nicola, Madonna Assunta, Madonna Addolorata).

Ogni parrocchia ha a cuore il proprio Santo Protettore e riconoscere San Vito come il proprio Patrono, non è cosa semplice. Quello di mamma Mmeli, di far ritrovare tutti in quella che è la processione del Santo Patrono di tutta la città, è stato un vero e proprio miracolo!

Riusciranno i nostri eroi a redimere u masciu?

LE MASCIATE

Le masciate avranno questo calendario (in ogni occasione con inizio alle 17): venerdì 21 febbraio a Zona Sant’Antonio e 167; domenica 23 a Lucugnano; lunedì 24 a Caprarica; martedì 25 a Sant’Eufemia; mercoledì 26 a Tutino; giovedì 27 a Tricase Porto; venerdì 28 febbraio a Depressa; sabato 1° marzo a Tricase Centro.

Sabato 22 febbraio, appuntamento extra con puntata ad Alessano, in collaborazione con l’associazione Alessanoè.

LE SFILATE

Domenica 2 marzo, ritrovo ore 14,30 in zona Lama.

Il festoso corteo muoverà lungo via Pirandello, via Da Vinci, via F.lli Allatini, via Stella d’Italia, via Domenico Caputo, via Cadorna, viale Stazione, via Lecce e Corso Roma, con arrivo in piazza Cappuccini dove si farà festa tutti insieme.

Martedì 4 marzo, ritrovo ore 14,30 in zona Ospedale. Percorso sfilata: via Valsalva, via Pio X, via Umberto I, via Monteverdi, Largo stazione, via Lecce, Corso Roma, piazza Cappuccini.

Domenica 9 marzo, raduno alle 14,30 in zona 167 (area mercatale) e sfilata lungo Corso Giulio Cesare, Corso Ottaviano Augusto, Corso Roma: arrivo sempre in piazza Cappuccini.

Disponibile online (sulla pagina Facebook del “Carnevale Tricasino”) anche un documentario che racconta la storia del Carnevale a Tricase.

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