Attualità
Il decalogo degli agricoltori pugliesi per ripartire
Cia Puglia: «Ministro Bellanova, ecco i 10 punti per ripartire». Reddito, calamità, fauna selvatica, sicurezza nelle campagne e aiuti all’olivicoltura le priorità
Un documento che indica 10 priorità per far ripartire davvero l’agricoltura: a Salve, nell’Agriturismo Sante Le Muse, CIA Agricoltori Italiani della Puglia ha consegnato al ministro Teresa Bellanova il proprio decalogo.
Le 10 priorità sono: lavoro in agricoltura, reddito per le imprese, nuovo sistema di assicurazioni e interventi in seguito alle calamità naturali, fauna selvatica, sicurezza nelle campagne, cambiale agraria, agriturismo, xylella, latte bufalino e pensioni agli agricoltori.
LAVORO E REDDITO IN AGRICOLTURA
«Ben venga la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità», ha spiegato CIA Puglia, «a condizione però che chi decide di non aderirvi non sia considerato un delinquente».
Il caporalato e lo sfruttamento vanno contrastati con forza, aiutando le imprese agricole ad avere strumenti contrattuali adeguati, giusti e flessibili.
«Serve la costruzione di un equilibrio virtuoso che rompa lo strapotere della GDO e ponga fine alla sproporzione tra i prezzi da fame concordati ai produttori e i rincari nei supermercati, in modo da garantire redditività alle imprese e un giusto compenso ai lavoratori».
CALAMITÀ NATURALI
Occorre riformare la legge 102/2004 che regola gli interventi in seguito alle calamità naturali. Gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti.
«Proponiamo di costituire un fondo assicurativo per le aziende agricole, in parte coperto dalla fiscalità generale e in parte dai fondi del Psr, svincolare gli agricoltori sui rischi da assicurare e ridurre le franchigie. Il sistema assicurativo deve essere più accessibile».
FAUNA SELVATICA
Lupi, cinghiali, storni e animali selvatici in genere sono fuori controllo, con danni gravissimi ad allevamenti e aziende agricole. È necessario passare dall’indennizzo al risarcimento, adeguato al ristoro dei danni effettivamente subiti. Bisogna superare il regime del de minimis. Occorre avere dati e ricerche per affrontare il problema con misure adeguate e un programma di azioni volte a limitare al minimo l’impatto negativo della fauna selvatica sulle aziende agricole e zootecniche.
SICUREZZA NELLE CAMPAGNE
Furti e sabotaggi nelle campagne costituiscono un problema enorme. Le zone rurali devono essere maggiormente presidiate dalle forze dell’ordine. Servono anche maggiori risorse di intelligence attraverso le quali forze di polizia e magistratura possano fermare il traffico internazionale che alimenta i furti dei mezzi agricoli.
LA XYLELLA E LE ALTRE PRIORITÀ
La cambiale agraria fa subito rifinanziata.
Le banche, a distanza di mesi, non stanno erogando alcunché agli agricoltori. Le pratiche con garanzia Ismea sono totalmente ferme.
Se la cambiale agraria funziona, ed è evidente che sia così, allora si proceda ad ampliare la dotazione complessiva e si risponda celermente alle richieste che arrivano dal comparto primario. Per quanto riguarda gli agriturismi, servono aiuti per sostenerne la riapertura e il rilancio.
C’è preoccupazione, inoltre, per l’avanzamento della Xylella verso il Nord della Puglia.
«Gli olivicoltori sono stati lasciati da soli ad affrontare i danni causati dal batterio», ha ricordato CIA Puglia, «è fondamentale che nel 2020 gli aiuti promessi arrivino davvero».
Il documento si chiude con la crisi della filiera del latte bufalino e le pensioni da fame percepite dagli agricoltori in pensione.
Attualità
Tricase: Vigili del Fuoco in Ospedale
Per regalare ai piccoli ospiti del reparto pediatrico del “Cardinale Panico” un momento di spensieratezza
I vigili del fuoco sono spesso gli eroi dei bambini.
E, in tanti casi, i pompieri eroi lo sono per davvero perché sono sempre pronti a… buttarsi nel fuoco per salvare chi è in pericolo.
O, comunque, per aiutare chicchessia.
Questa volta i caschi rossi dei distaccamenti di Tricase e Lecce si sono prestati per un evento solidale in favore dei piccoli pazienti del reparto pediatrico dell’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase.
Con la loro iniziativa come si evince dal video e dalle foto in questa pagina hanno regalato un momento di spensieratezza ai più piccoli costretti alle cure e alla permanenza in ospedale.
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Attualità
Anche il sarago morde!
Finalmente svelato il mistero: il sarago maggiore è il responsabile dei morsi ai bagnanti. Uno studio italiano identifica il Diplodus sargus come causa di ferite ai bagnanti, grazie anche al contributo della citizen science. Luigi Musco, docente di Zoologia dell’Università del Salento,: «Non dobbiamo creare allarmismi. In molti casi, alcuni pesci, inclusi i Saraghi giovani, sono interessati alla pelle morta dagli umani, un comportamento sfruttato anche nelle pedicure di origine orientale. In rari casi, alcuni adulti possono avere lo stesso comportamento, con conseguenze più serie»
Dopo anni di segnalazioni e ipotesi, un team di ricercatori delle Università del Salento, di Catania e di Torino ha finalmente individuato uno dei responsabili dei morsi subiti dai bagnanti in varie aree del Mediterraneo: il Sarago Maggiore (Diplodus sargus).
Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Annales Series Historia Naturalis, rappresenta il primo rapporto documentato di questo comportamento insolito da parte del Sarago Maggiore. Grazie all’analisi dettagliata di tre episodi, tra cui un caso significativo avvenuto nell’agosto scorso in provincia di Siracusa, i ricercatori hanno confermato il ruolo di questo pesce nel provocare ferite, in alcuni casi abbastanza serie da richiedere cure mediche.
Fondamentale per questa scoperta è stato il contributo della cosiddetta citizen science. La piattaforma Facebook, attraverso il gruppo “Fauna Marina Mediterranea” – che conta oltre 29.000 membri tra ricercatori, pescatori e appassionati – ha permesso di raccogliere testimonianze dirette e materiali utili all’indagine.
IL CASO EMBLEMATICO
Tra i casi analizzati, spicca quello di una donna di 70 anni che, mentre nuotava in acque poco profonde nel siracusano, è stata ripetutamente morsa da un singolo Sarago Maggiore. L’attacco ha provocato una ferita di circa 4-5 cm di diametro, che ha richiesto cure mediche per evitare infezioni.
LE SPIEGAZIONI DEI RICERCATORI
«Le cause di questo comportamento, insolito per questa specie, restano ancora da chiarire», spiega Francesco Tiralongo dell’Università degli Studi di Catania, che ha guidato la ricerca presso l’ateneo etneo, «Sappiamo però chi è il colpevole, e questo ci dà un punto di partenza per ulteriori studi per comprenderne le cause. È altrettanto importante sottolineare il ruolo determinante della citizen science nel raccogliere e validare dati utili alla ricerca».
Luigi Musco, docente di Zoologia dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ad Emanuele Mancini dello stesso ateneo e Alessandro Nota dell’Università di Torino, aggiunge: «Non dobbiamo creare allarmismi. In molti casi, alcuni pesci, inclusi i Saraghi giovani, sono interessati a rimuovere pelle morta dagli umani, un comportamento noto e sfruttato anche nelle pedicure di origine orientale. Tuttavia, in rari casi, alcuni adulti possono mostrare lo stesso comportamento, con conseguenze più serie».
CONSULTA LO STUDIO
L’articolo scientifico originale, intitolato “Wounds inflicted on humans by the White Seabream (Diplodus sargus): First scientific report of aggressive behavior”, è liberamente scaricabile dal sito della rivista ANNALES Series Historia Naturalis.
CONCLUSIONI
Questa scoperta, resa possibile da un lavoro congiunto tra ricerca accademica e partecipazione dei cittadini, rappresenta un passo avanti nella comprensione del comportamento della fauna marina. Ulteriori studi saranno necessari per approfondire le cause di questa aggressività sporadica e il suo possibile legame con fattori ambientali o biologici.
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Attualità
Quanti bicchieri di vino si possono bere prima di mettersi alla guida?
Un uomo di circa 80 chilogrammi potrebbe rimanere sotto il limite legale con 3-4 bicchieri di vino da 125 ml; una donna di 60 chili, invece, potrebbe raggiungere il limite con soli 2-3 bicchieri. Ma restano stime sono indicative, se si deve guidare meglio non bere proprio
Le nuove norme del Codice della Strada, in vigore da sabato scorso, stanno facendo molto discutere.
Anche perché tra le principali novità spiccano il ritiro immediato della patente per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. E le sanzioni per guida in stato di ebbrezza sono state inasprite.
Il dubbio e la paura sono che anche un solo bicchiere di vino consumato a pranzo dai parenti possa costare coro.
In molti si chiedono quanti bicchieri di vino si possono bere per non sforare i limiti?
Innanzitutto, dipende da vari fattori personali, come peso corporeo, sesso, metabolismo e presenza di cibo nello stomaco.
Un uomo di circa 80 chilogrammi potrebbe rimanere sotto il limite legale con 3-4 bicchieri di vino da 125 ml, a patto che abbia mangiato.
Una donna di 60 chili, invece, potrebbe raggiungere il limite con soli 2-3 bicchieri.
Bere a stomaco vuoto accelera l’assorbimento dell’alcol e aumenta rapidamente il tasso alcolemico, rendendo più facile superare i limiti.
È importante considerare anche la gradazione alcolica: un vino rosso corposo con contenuto alcolico superiore ai 12 gradi, aumenta il rischio di superare il limite anche con un solo bicchiere.
Stime, queste, solo indicative.
In generale un bicchiere di vino o una lattina di birra potrebbero non superare il limite, soprattutto se consumati a stomaco pieno.
È importante sapere che anche mantenendosi sotto il limite, i rischi alla guida possono permanere, come dimostrato da studi recenti.
Bere e mettersi alla guida comporta rischi significativi, anche se si è sotto i limiti legali.
Già a 0,8 g/L, si osservano difficoltà motorie, rallentamenti nei riflessi e una visione alterata, aumentando il rischio di incidenti.
Con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/L, si possono verificare confusione, perdita di equilibrio e, nei casi più gravi, perdita di coscienza.
Se il tasso alcolemico supera i 2,5 g/L, il rischio di avvelenamento del sangue può portare a coma e arresto cardio-respiratorio.
Inoltre, non tutti gli alcolici hanno lo stesso effetto.
Un bicchiere di vino rosso, come detto, può contenere tra i 10 e i 12 grammi di alcol, mentre una birra da 330 ml arriva a circa 13 grammi e i superalcolici possono superare queste quantità in una singola dose.
La metabolizzazione dell’alcol varia da persona a persona e, per chi ha una bassa tolleranza o pesa poco, anche un singolo bicchiere potrebbe essere eccessivo.
Anche il tempo necessario per smaltire l’alcol varia in base a numerosi fattori, come il peso, il sesso, il metabolismo e la quantità di alcol consumato.
In media, il corpo elimina circa 0,1-0,2 g/L di alcol ogni ora.
Quindi, ad esempio, un bicchiere di vino (125 ml) richiede circa 1-1,5 ore per essere metabolizzato.
Per una birra o un bicchierino di superalcolico, invece, potrebbero essere necessarie 1,5-2 ore.
Se il tasso alcolemico è più alto, ad esempio 0,8 g/L, potrebbero essere necessarie 4-8 ore per tornare a un livello di zero.
La regola più sicura, quindi resta solo una: se guidi, non bere.
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