Salve
Rete idrica e fognaria: 27mln per Lido Marini e Salve
Interventi per 16,6 milioni di euro nella marina di Ugento e gara già in corso per i lavori a Salve, Ruggiano e marine
Prosegue l’impegno di Acquedotto Pugliese nel Salento. Il Consiglio di Amministrazione di Acquedotto Pugliese, nel corso dell’ultima riunione, ha approvato l’avvio delle gare di appalto per il completamento delle reti idriche e fognarie a Lido Marini, primo lotto del più vasto progetto di potenziamento delle reti nel Comune di Salve e nell’abitato di Morciano di Leuca. L’importo complessivo dei lavori è di 16,6 milioni di euro. Per il secondo lotto, la gara di appalto è stata già avviata a marzo di quest’anno, per un importo lavori di circa 11 milioni di euro.
Nell’abitato di Lido Marini, l’intervento consiste nel completamento della rete idrica, mediante la realizzazione di 6,8 chilometri di condotte e di quella fognaria con 25,2 chilometri di nuovi tronchi.
Previsti, altresì, la realizzazione di due ulteriori impianti di sollevamento fognario e il potenziamento dei tre già esistenti a servizio degli abitati di Lido Marini, Salve, Pescoluse e Torre Pali. Interventi da realizzare in circa due anni, a partire dall’avvio dei cantieri, che consentiranno di estendere l’attuale copertura del servizio idrico e fognario, a beneficio dello sviluppo e della crescita del territorio.
Pianificate dalla Regione Puglia, le opere rientrano tra quelle previste nei fondi POR Puglia 2014 – 2020.
È in corso la procedura di gara per il secondo lotto dei lavori, relativi al completamento delle reti idriche e fognarie su Salve, Ruggiano e le relative marine e il potenziamento del serbatoio idrico di Salve.
“E’ una priorità – commenta il Presidente di Acquedotto Pugliese, Simeone di Cagno Abbrescia – per AQP garantire il servizio idrico integrato a tutto il territorio e nel Salento, una delle mete turistiche più ambite in Italia e all’estero, questo nostro impegno è inderogabile. Siamo consapevoli che il nostro lavoro, nel comparto idrico e fognario ma anche depurativo, rende più fruibile ed accogliente una terra nota per le sue acque cristalline, le sue splendide spiagge e i suoi borghi caratteristici”.
“Tutta la struttura è impegnata in un vasto piano di interventi in sinergia con Regione Puglia, Autorità Idrica Pugliese e Amministrazioni locali. Un piano ad ampio respiro che contempla anche il potenziamento del comparto depurativo, come testimonia la recente conclusione dei lavori di adeguamento del depuratore di Porto Cesareo per un importo di 6,5 milioni di euro” – commenta l’Amministratore Delegato di Acquedotto Pugliese, Nicola De Sanctis.
Nel corso dell’ultima seduta il CdA di Acquedotto Pugliese ha, altresì, approvato la procedura di gara per l’affidamento degli interventi di efficientamento della stazione di filtrazione a carbone attivo degli impianti di potabilizzazione del Fortore e di Conza della Campania. L’importo complessivo a base d’asta è di 1,5 milioni di euro.
Appuntamenti
“L’assoluzione negata” al cinema di Tricase
Il film tutto salentino del regista salvese Mario Pasquale Ortenzio sarà proiettato venerdì 8 novembre (19,30) al Moderno
Arriva al cinema “L’assoluzione negata”, il film tutto salentino di Mario Pasquale Ortenzio.
Verrà proiettato venerdì 8 novembre, alle 19,30, al Cinema Moderno di Tricase.
è una storia salentina liberamente ispirata dal libro “Le radici nel cuore” di Lina Corciulo risalente agli anni 70’ su cultura e tradizioni salvesi.
Il regista, per il suo lungometraggio, ha scelto uno dei racconti della Corciulo, che si intitola proprio “L’assoluzione negata”.
La lotta quotidiana contro la fatica e la misera, la ribellione contro un destino che non lascia via d’uscita, la richiesta di assoluzione negatagli a cui si arrende sconfitto. Ma l’amore e la fede tengono viva la speranza nella redenzione…
«È stato un lavoro lungo e duro ma emozionante. Emozionerà anche chi lo guarderà», la certezza del regista di Salve, Mario Pasquale Ortenzio.
Tra gli attori Salvatore Corigliano, Chiara Serena Brunetta, Fabrizio Saccomanno, Salvatore Bisanti, Stefania Ceccarelli, Cosimo Andrioli e Fernando Perrone.
Approfondimenti
Costruire salentino, come eravamo
Giuseppe Maria Costantini, Conservatore-Restauratore di Beni Culturali: dalle coperture ai soffitti interni, dagli intonaci ai pavimenti interni ed esterni, dalla “suppinna” alla “loggia”: i caratteri tradizionali tipizzanti dell’edilizia salentina
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di Giuseppe Maria Costantini
(Conservatore-Restauratore di Beni Culturali)
Mi si chiede: «Se qualcuno volesse costruire un’abitazione secondo i canoni della tradizione salentina cosa dovrebbe fare? Quali sono gli aspetti più caratteristici e tipizzanti?».
Le abitazioni del Salento sono sempre state alquanto eterogenee in relazione alla condizione socio-economica e culturale dei loro abitanti, così caratterizzando i vari paesi e quartieri urbani, anche vicinissimi tra loro, inoltre, sono molto cambiate nel corso dei secoli, anche in breve tempo quando ce ne fosse un’importante condizionamento esterno.
Basti considerare che nel Salento, almeno fino al sedicesimo secolo, tutte le coperture degli edifici erano costituite da tetti spioventi e tegole in terracotta, come nel resto d’Italia.
Tra l’altro, la copertura esterna a spioventi corrispondeva largamente a soffitti interni in legno, sia lasciati a vista sia nascosti da incannucciate ricoperte da intonaci a stucco, come nel resto d’Italia.
Tale lunghissima “stagione dei tetti” vedeva anche pavimenti interni che, dove non fossero un umile battuto di terra, erano frequentemente in legno, nudo o variamente rifinito, oppure in terracotta, nuda o financo maiolicata; l’impiantito in pietra era destinato in prevalenza agli spazi esterni, o aperti, nonché a rimesse e opifici.
Tornando alla questione posta: come e più del resto d’Italia, nel Salento il consumo del suolo, dal secondo dopoguerra del Novecento a oggi, è stato enormemente maggiore che dalla preistoria allo stesso secondo dopoguerra; pertanto, non si dovrebbe più consumare neppure un metro-quadrato di terreno agricolo o naturale per costruire checchessia.
Ciò detto, innumerevoli edifici dell’ultimo secolo, privi di particolari valenze storiche o artistiche, necessiterebbero di importanti interventi “di costruzione”.
Si tratta di edifici variamente inefficaci in fatto di materiali di cui sono costituiti, di caratteri strutturali-statici, oppure affatto indecenti in termini di funzionalità, e/o di forma e di aspetto.
In altre parole, le tante costruzioni inadeguate e brutte che ci circondano dovrebbero essere radicalmente demolite e, ove necessario, ricostruite in termini idonei, o, se possibile e opportuno, parzialmente manomesse, recuperandone quanto già idoneo e sostituendone quanto inidoneo.
Che siano totali o parziali, è essenziale che tali auspicabili rigenerazioni tengano nella massima considerazione i caratteri tradizionali e tipizzanti del Salento, anzi, in particolare, che siano armoniche al centro abitato, o alla località di campagna, cui appartengono.
Il nostro grande intellettuale e poeta Vittorio Bodini, in Foglie di tabacco (1945-47), tipizza fantasticamente un carattere cardinale delle abitazioni pugliesi e salentine: «… le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia di un dado».
Tuttavia, neppure l’imbiancatura in bianco vale per ogni località: molti centri abitati, costieri e no, erano caratterizzati da prevalenti imbiancature di calce addizionata a pigmento, fino a ottenerne colori pastello, rosa, ocra gialla, azzurro, turchese, verde, ne era un esempio emblematico Gallipoli.
Perchè spellare le case?
Ne parlo al passato perché negli ultimi decenni è invalsa la deleteria moda di spellare le nostre abitazioni, fino a mostrarne l’orditura muraria in pietra, come si trattasse di un edificio non terminato.
Infatti, restando ai caratteri tradizionali tipizzanti: le abitazioni salentine, dalla più umile al palazzo nobiliare, quando edificate fino a conclusione, all’esterno e all’interno, erano immancabilmente intonacate o, comunque, rifinite con uno strato superficiale, quale rivestimento tradizionale del materiale lapideo costruttivo, con valenze funzionali ed estetiche, e ciò riguardava persino cantine e stalle.
Oltre alle coperture esterne a terrazza, destinate a convogliare le acque piovane nelle cisterne, un altro carattere tipizzante delle nostre abitazioni era la presenza di spazi interni aperti: ortali, giardini, cortili al piano terreno; al piano superiore: terrazze complanari, terrazze soprastanti, spesso dotate di suppinna o attico, nonché verande, balconi e balconcini.
In particolare, le facciate, anche quando di dimensioni contenute, tendevano ad avere uno spazio aperto protetto: portico, loggia, o loggetta a serliana.
Il colore degli infissi
Similmente alle murature, che dovrebbero mostrarsi sempre vestite, anche gli infissi, secondo tradizione, non mostrano mai il loro legno a vista, neppure quando pregiato.
Il colore degli infissi, come quello delle imbiancature tradizionali, era largamente condizionato dalla tradizione della località.
Certamente per le porte e i portoni, o le persiane, il colore più tipizzante era il verde (in infinite tonalità locali, più o meno scure), o, soprattutto per le località costiere, l’azzurro; seguono le tonalità del bruno-grigio.
A ogni modo, lontano dall’avere svolto questo interessante e poliedrico tema, spero di avere stimolato la vostra attenzione e rispetto per la conservazione e il recupero delle nostre tradizioni costruttive e del nostro bel paesaggio.
GIUSEPPE MARIA COSTANTINI
Conservatore-Restauratore di Beni Culturali.
Possiede numerose specializzazioni, tra cui superfici dell’architettura.
Lungamente ricercatore e docente di Restauro per l’Università di Bologna, oltreché per altri prestigiosi enti nazionali.
Su diretto invito del dirigente Arch. Piero Cavalcoli (Urbanista), ha partecipato all’elaborazione del DRAG della Regione Puglia (Schema di Documento Regionale di Assetto Generale).
*Nella foto in alto, Specchia da “I Borghi più belli d’Italia”
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Attualità
Friends4Aut nell’Ambito di Gagliano del Capo
Progetto di inclusione sociale con l’obiettivo di realizzare percorsi di socializzazione in favore di persone con Disturbo dello Spettro Autistico di età fino ai 21 anni
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Riparte il progetto di inclusione sociale Friends4Aut promosso dall’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo, finanziato dall’assessorato al Welfare della Regione Puglia, in collaborazione con Amici di Nico-Impresa Sociale.
Il progetto nasce con l’obiettivo di realizzare percorsi di socializzazione in favore di persone con Disturbo dello Spettro Autistico di età fino ai 21 anni, attraverso:
azioni di sensibilizzazione e di informazione delle famiglie, scuole e bambini su tematiche appartenenti al Disturbo dello Spettro Autistico;
mediante incontri di apprendimento cooperativo tra scuola e famiglia, e grazie alla presenza di tre figure professionali specializzate (neuropsichiatra, psicologo e assistente sociale);
attività laboratoriali sia nel contesto scolastico che extrascolastico;
attività di ginnastica posturale, rilassamento muscolare rivolti non solo ai destinatari del servizio ma anche ad insegnanti e genitori.
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