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Approfondimenti

Compostaggio industriale: favorevoli o contrari?

A Soleto si infiamma il dibattito: da un lato il Sindaco Graziano Vantaggiato e l’Amministrazione, convinti sostenitori della sua realizzazione, dall’altro, il “Movimento 5 Stelle”, che ribadisce con forza le ragioni della convinta opposizione

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Secondo l’International Solid Waste Association (l’associazione mondiale che riunisce gli operatori del settore trattamento e smaltimento), attualmente nel mondo vengono prodotti circa 4 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno. La metà è rappresentata da rifiuti urbani (quelli prodotti dalle famiglie), mentre l’altra metà riguarda i rifiuti cosiddetti speciali, provenienti cioè da attività industriali e produttive.


impiantoUna gestione non corretta dei rifiuti porta a gravi fenomeni di inquinamento, al contrario, da una loro gestione corretta che miri a sensibilizzare le nuove generazioni alla responsabilità sociale e alla cura del territorio, si può recuperare energia, riutilizzando i materiali ed utilizzandoli come combustibile. La complessa problematica dei rifiuti e la loro gestione rivestono un’importanza fondamentale nelle politiche ambientali comunitarie. Devono essere sviluppate per i rifiuti biodegradabili efficaci metodologie di gestione. La strada che più facilmente si presta a tale scopo è quella del compostaggio. Compostaggio si, dunque, ma industriale o domestico (o agricolo o di prossimità)? Proprio su questa questione si infiamma il dibattito a Soleto: da un lato il sindaco Graziano Vantaggiato e l’Amministrazione, convinti sostenitori della realizzazione di un impianto industriale di compostaggio, dall’altro, il “Movimento 5 Stelle” di Soleto, la cui portavoce, Serena Fiorentino, ribadisce con forza le ragioni della convinta opposizione alla realizzazione dell’impianto.


Il Sindaco di Soleto: “Per noi sarebbero solo vantaggi”


Il sindaco di Soleto, Graziano Vantaggiato

Il sindaco di Soleto, Graziano Vantaggiato


L’idea dell’impianto di compostaggio”, esordisce il Sindaco di Soleto, Graziano Vantaggiato, “nasce nell’inverno dell’anno scorso, in piena emergenza rifiuti in corso. L’Amministrazione precedente ne aveva presentata un’ipotesi all’ATO. A settembre del 2014 l’ATO2 (che include tutti i paesi dell’area centrale del Salento), ha deliberato di individuare per la localizzazione dell’impianto la zona industriale di Galatina e Soleto. La soluzione ci aggrada perché in questo modo avremmo più controllo sull’impianto: meglio essere noi a decidere piuttosto che subire le decisioni di altri”.

Di mezzo ci sono anche i 2.450.000 euro finanziati dalla Regione. “Nella politica degli impianti di compostaggio la Regione ha stanziato 10.000.000 € da dividere su tutto il territorio provinciale ed ha individuato tre aree: una a Cavallino nelle immediate vicinanze dell’attuale discarica, una a Soleto-Galatina e l’altra a Tricase. Tuttavia la rendicontazione di queste somme dovrebbe avvenire entro il 30 giugno, (cosa umanamente impossibile da realizzare) per cui questi soldi non sono ancora stati erogati, ma solo stanziati. L’Assessore Regionale Nicastro ha affermato che questi soldi non sono mai stati erogati perché non c’erano i progetti. Ma come possono le Amministrazioni commissionare progetti senza copertura finanziaria?”.

A suo parere l’impianto inquina? “Un impianto di compostaggio per quanto grosso non inquina, o non inquinerebbe più di una discarica. Dal momento che per realizzare un impianto bisogna modificare un’area, è stata identificata un’area industriale, la quale è già tipizzata per questi tipi di investimenti. In un impianto di compostaggio, fatto con i sani criteri di una buona impresa, si dovrebbe fare una prima selezione, nella quale il rifiuto organico viene diviso da tutto il resto. Un impianto di selezionamento poi dovrebbe servire a dividere quello che è umido da quello che non lo è. Fatto questo l’umido dovrebbe andare in una condizione anaerobica, dalla quale si produrrebbe un gas metano.

Un impianto di compostaggio dovrebbe nascere con un digestore anaerobico prima con produzione di un gas metano e poi in una seconda fase aerobico per la produzione di compost di qualità. Secondo alcuni il compost non è di qualità ma è un rifiuto anch’esso: ci sono delle normative o dei protocolli secondo i quali per essere dichiarato di qualità deve seguire delle prescrizioni, deve avere delle caratteristiche. E’ chiaro che l’impianto, qualora venisse realizzato, il condizionale è d’obbligo, deve avere dei requisiti, altrimenti avremmo creato un’altra cattedrale inquinante nel nostro territorio. La differenza è che, se mai dovesse essere realizzato, non ci dovranno essere camini, ovvero, il biometano prodotto dovrà essere venduto o immesso nella rete della Snam. A differenza di altri, questo impianto non dovrà bruciare nulla: qui il biogas verrà venduto o immesso in rete. Qualcuno vuol fare l’avvocato del diavolo e dire “e se non si vende, e se si infiltra la mafia, ecc.” ma con i “se” e con i “ma” non ci sarà mai sviluppo. Bisogna avere un progresso consapevole e non dire no a prescindere”.


Quale dovrebbe essere il bacino di utenza? “Servirebbe circa 100mila abitanti per 30mila tonnellate l’anno. Senza i finanziamenti della Regione per il FEARS, si potrebbe pensare ad un impianto più ridotto, anche per limitare l’impatto visivo (“l’unico impatto”) importante. L’idea è quella di ottimizzare il sistema della raccolta dei rifiuti. Le 30.000 tonnellate sono il massimo, ma può darsi che siano meno. A chi pensa che se il bacino di utenza non garantisce le 30.000 tonnellate si dovrebbero far arrivare i rifiuti da altre parti, dico che questo non accadrà, l’impianto funzionerebbe solo per i Comuni dell’ARO”.


Il problema delle emissioni maledoranti? “Se funziona in maniera efficiente non ci sono odori: si mescolano i rifiuti organici con gli sfalci di potatura e l’impianto è chiuso e sigillato in una maniera ermetica. Nell’aerobico c’è puzza perché nella trasformazione si produce il gas metano che si perde nell’aria insieme all’odore. Nell’anaerobico la stessa produzione di gas viene estratta ed incanalata nei contenitori del biometano”.

Sul piano del traffico avete individuato nuove soluzioni? “Già esiste un’ordinanza di divieto assoluto di transito dei mezzi pesanti nel centro abitato di Soleto che è circondata da strade importanti: la tangenziale di Galatina e la bretella di collegamento della Gallipoli-Maglie. Per i Comuni a sud di Soleto il transito potrebbe avvenire o dalla bretella per poi riconnettersi alla S.S. 362, oppure immettendosi nella tangenziale di Galatina. Ci dicono che i terreni nelle immediate vicinanze dell’impianto varrebbero poco, bisogna, però, considerare che già siamo in una zona industriale circondata da terreni agricoli, non credo che una industria in più o in meno possa fare la differenza”.

E il percolato? “Nelle discariche è un punto interrogativo. Qua viene raccolto e smaltito in maniera corretta”.

Quali i benefici socio-economici? “Ci sarebbe un abbattimento della tariffa: paghiamo 130 euro a tonnellata, si ipotizza un abbattimento di 50 euro di costo per il conferimento. Oltre ad un ristoro di natura economica per il Comune ospitante che è quantificabile in 1 euro o 1,70 a tonnellata. La legge dice che sono 3 euro ma saranno divisi a metà con Galatina. Una piccola parte dovrà andare al Comune di San Donato di Lecce, come deciso dall’ATO”.


E il controllo dell’impianto? “Lo faranno gli organi preposti: Arpa, NOE, ecc. Siccome, però, abbiamo l’obbligo di tutelare il territorio, anche noi andremmo a controllare l’impianto”.


Il Movimento 5 Stelle: “Inutile e sovradimensionato”


Serena Fiorentino, portavoce del m5s di Soleto

Serena Fiorentino, portavoce del m5s di Soleto


Serena Fiorentino, portavoce del Movimento 5 Stelle di Soleto, non ha dubbi: “È inutile e il monte-tonnellate di rifiuto umido è assolutamente sovradimensionato rispetto a quello che andremo a produrre. Mi chiedo, poi, come facciano a fare tutti questi calcoli, considerato che una raccolta dell’umido ad oggi non c’è. Anche se non dovesse inquinare”, continua, “sarebbero 30.000 tonnellate di rifiuto umido in viaggio su gomma tutti alla volta di Soleto, traducibili in inquinamento, traffico, incidenti, manutenzione delle strade. E perché? Per concentrare tutta l’immondizia in un unico punto, quando già la Regione prevede che i Comuni al di sotto dei 4mila abitanti risolvano con il compostaggio di comunità e con il compostaggio domestico. Trattiamola lì dove è questa spazzatura, perché concentrarla? Da una buccia di banana, ci ritroveremmo con un terriccio che per essere commercializzato a norma di legge deve essere ritrattato, con un gas che è impuro e con del percolato: avevamo un rifiuto, ed ora ne abbiamo tre! Inoltre stiamo parlando di un finanziamento iniziale di 2.450.000 euro: quando ci sono queste cifre, la criminalità organizzata prova a metterci lo zampino, io non voglio dire che ci riesca, però se riusciamo ad eliminare anche questo minimo dubbio è meglio, anche perché l’alternativa è meno costosa, a impatto zero e chiude effettivamente il ciclo. La Provincia di Lecce è un insieme di piccoli Comuni che con al massimo tre compostiere di prossimità e il compostaggio domestico risolverebbero la questione. C’è un problema, però”, aggiunge sibillina la portavoce del M5S, “con il compostaggio di prossimità ci guadagna il cittadino, con il mega saranno le solite multinazionali”. E ancora: “Se l’impianto non è impattante perché l’Ato ha già deciso che dovremmo pagare un ristoro al Comune di San Donato di Lecce? Se non inquino perché devo pagare una penale? E c’è anche il rischio diventi una nuova cattedrale nel deserto e noi saremmo obbligati da contratto a mantenere l’impianto e conferirvi i rifiuti fino al 2025!

Per il compostaggio domestico, agricolo o di prossimità è, però, necessaria la messa in sicurezza. “Vogliamo mettere la messa in sicurezza di una casetta di legno con dentro gli scarti alimentari di 15 famiglie”, risponde la Fiorentino, “con quella di un impianto da 30.000 tonnellate in cui nessuno saprebbe cosa ci scaricano?”.

Sull’eventualità dei posti di lavoro, Edoardo Serra, anche lui attivista del m5s, aggiunge: “Un impianto porterebbe circa 15 nuovi posti di lavoro. Tre casette, controllate da una persona, per ognuno dei 100 Comuni della Provincia, fanno 100 persone impiegate! Abbiamo fatto una proposta al nostro Comune e siamo stati completamente ignorati”.

La Fiorentino poi si chiede: “Perché un progetto su Soleto lo presenta l’Amministrazione di Galatina? E su suolo non industriale, ma agricolo, infatti dovranno passare da una conferenza dei servizi”. Serra ci mette in carico da undici “Corre voce che stiano cominciando gli espropri, per ora sono solo voci di paese…”. E Serena Fiorentino aggiunge: “L’impianto lo vogliono fare qua, perché è l’unico luogo in cui è possibile farlo in tutta la provincia. Quella del Sindaco che dice che lo vogliono qui perché lo possono controllare è solo una storiella”.

Edoardo Serra ritiene sia “importante non solo opporsi ma cercare un dialogo e un confronto. Capisco quali siano le difficoltà degli Amministratori degli enti locali quando si devono poi confrontare con gli Amministratori delle Regioni, da lì arrivano i diktat. Capisco si trovino tra incudine e martello, tra una Regione che li obbliga e i cittadini che insorgono. Devono cercare di mediare in qualche maniera… Penso, però, che qualche volta un Sindaco dovrebbe avere anche la forza di dire: datemi una motivazione valida e io lo faccio, ma finché le cose stanno così io non la faccio”.

I due esponenti del m5s concludono con una riflessione: “Finché saremo sotto ATO, ARO, e non avremo una libera autonomia nella gestione del rifiuto vero e proprio”, concludono i due esponenti del m5s, “non andremo da nessuna parte”.


Donatella Valente


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Masci: Lu Titoru, anche quest’anno, si soffoca con una polpetta

Anche Gallipoli, Casarano, Racale e Ugento si preparano a far festa…

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GALLIPOLI

È una delle feste più attese dell’anno in tutto il Salento: il Carnevale di Gallipoli, uno degli eventi più suggestivi, capace di unire tradizione, divertimento e cultura popolare.

I giorni stabiliti per le sfilate di quest’anno sono domenica 23 febbraio e domenica 2 marzo, quando lungo Corso Roma sfileranno i caratteristici carri allegorici in cartapesta, tra i quali alcuni rappresentano scene tipiche della cultura e della storia della città, e gruppi mascherati, attirando visitatori da tutta la Puglia.

Il gran finale si terrà martedì 4 marzo nel centro storico, con la rappresentazione della celebre maschera di Lu Titoru, simbolo del carnevale gallipolino.

La leggenda narra che Teodoro fosse un giovane militare gallipolino, che, al ritorno dalla leva, chiese alla madre un piatto di polpette, il suo cibo preferito, prima di entrare nel digiuno quaresimale.

Ma nella fretta di mangiarle, Teodoro si soffocò con una polpetta.

Nel corteo mascherato, viene rappresentato il giovane morto, la madre e un gruppo di “comari”, chiamate chiangimorti, che piangono.

La madre di Teodoro, la Caremma, è la figura che rappresenta la Quaresima e accompagna il giovane in questa macabra ma anche folkloristica tradizione.

La maschera di Lu Titoru ha un viso bicolore, giallo e rosso, proprio come la bandiera della città di Gallipoli, che è il simbolo della festa.

RACALE

Tutto pronto per il Carnevale Racalino 2025.

Sabato 1° marzo maschere, gruppi e carri sfileranno con le loro allegria e simpatia.

Partenza sfilata alle 15 da viale dello Stadio e arrivo stimato per le 16,30 in piazza Beltrano Giardini del Sole.

Qui si accenderà la festa: dalle 17 esibizione dei carri allegorici, gruppi mascherati e maschere singole. Intrattenimento con Andrea Scorrano Dj.

Verranno consegnati i premi: al carro più originale; alla maschera effetto wow; al carro più stravagante; il premio speciale Fidas Racale.

Le iscrizioni sono aperte fino a lunedì 24 febbraio, presso il comune di Racale: tutte le mattine, presso l’ufficio InfoPoint; possibile iscriversi anche il martedì e il venerdì pomeriggio, dalle 17 alle 19, presso la sede FIDAS in via Vespucci n. 3.

Per informazioni, contattare il numero 0833 902324.

CASARANO

Il Carnevale Casaranese quest’anno si consumerà il 1° marzo.

In fase di organizzazione la Pro Loco ha tenuto conto della eventuale difficoltà ad attraversare la città e raggiungere molte piazze del centro, causa cantieri aperti e lavori in corso.

Così ha optato per un maxi-raduno in piazza Indipendenza che culminerà con il live show Kawabonga.

Quindi, sabato 1° marzo tutti in piazza: giovani e meno giovani, di Casarano e dei paesi vicini, si ritroveranno dalle 17 per una grande festa in maschera.

Dalle 19,30 il clou della festa con lo spettacolo esplosivo e travolgente di Kawabonga (ingresso gratuito) con musica e sorprese.

UGENTO

Sono due gli appuntamenti da segnare in rosso sul calendario per il Carnevale Ugentino.

Il primo domenica 2 marzo, presso l’Associazione culturale “Mare Blu” in viale don Tonino Bello, si svolgerà il “Ballo in maschera” (quinta edizione). A partire dalle 15,30 balli di gruppo, baby dance, tiro alla fune, corsa con i sacchi e tante altre attività per il divertimento di bambini, ragazzi e famiglie.

È prevista anche la premiazione della maschera più bella. La sfilata, organizzata dalla ProLoco Ugento e Marine, è in programma lunedì 3 marzo: “Il Carnevale arriva ad Ugento!” alle ore 16.

Il corteo chiassoso e colorato attraverserà Ugento partendo da Largo Pretura (via F.lli Mille), fino ad arrivare in piazza San Vincenzo dove fare festa tra musica e divertimento.

Una giuria decreterà il gruppo e la maschera più belli.

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Come fare acquisti su eBay risparmiando e proteggendosi

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Acquisti Sicuri

Acquistare online è un’abitudine consolidata per chi desidera un’ampia scelta di prodotti a prezzi competitivi e eBay si presenta da molti anni ormai come uno dei mercati virtuali più completi in circolazione.

Il portale rende possibile accedere a un catalogo enorme di articoli, sia nuovi che usati, spesso introvabili altrove. È sufficiente avviare una ricerca mirata o partecipare alle aste online per trovare buone occasioni, ma non tutti sanno come ottimizzare il proprio budget ed evitare potenziali raggiri. La capacità di distinguere le vere promozioni dalle inserzioni sospette aiuta a evitare acquisti avventati. Ma vediamo insieme alcuni consigli utili sull’argomento.

Strategie e consigli

Per risparmiare su eBay è possibile usare piattaforme dedicate che raccolgono e offrono codici sconto e coupon. Questi siti aggregano le migliori offerte disponibili, permettendo agli utenti di accedere a sconti esclusivi e promozioni temporanee, e funzionano semplicemente cercando e selezionando il codice desiderato, che può essere applicato al momento del pagamento su eBay.

Inoltre, fungendo da veri e propri comparatori di prezzi, aiutano a risparmiare proponendo le migliori offerte ai clienti interessati su una vasta gamma di prodotti, venduti da portali differenti, autorevoli e affidabili.

Utilizzare un codice sconto eBay attraverso queste piattaforme è un modo semplice per ottenere ulteriori riduzioni sui prezzi già competitivi offerti dal sito.

Come funziona il sito e come risparmiare

I potenziali acquirenti possono anche affidarsi alle varie soluzioni che la piattaforma eBay mette a disposizione. Prima di tutto, vale la pena familiarizzare con le opzioni di acquisto disponibili:

  • Compralo Subito, che fissa un costo immediato;
  • Asta online, con cui è possibile fare offerte per provare a ottenere lo stesso oggetto a un prezzo inferiore.

Un sistema efficace per risparmiare è controllare le sezioni “Imperdibili” e “Offerte della settimana”. Queste aree raggruppano prodotti nuovi e talvolta ricondizionati con spedizioni gratuite e costi ribassati.

Trovare un articolo a un prezzo concorrenziale non è però sufficiente: ridurre le spese di spedizione risulta altrettanto importante, soprattutto se si effettua più di un acquisto dal medesimo venditore. In questo caso, la spedizione combinata permette di ricevere diversi oggetti in un unico pacco, abbattendo i costi aggiuntivi.

Se invece si intende puntare sulle aste online si possono sfruttare alcuni piccoli accorgimenti, come:

  1. Osservare l’andamento dell’offerta;
  2. Attendere la fase finale dell’asta prima di inserire il rilancio;
  3. Impostare un limite massimo per non superare il proprio budget.

In aggiunta a tutto questo, è bene ricordare la funzionalità “Oggetti che osservi”, che risulta molto utile per monitorare le fluttuazioni di prezzo nel tempo. Se il valore dell’articolo desiderato cala inaspettatamente o il venditore propone un ribasso, giungerà una notifica che permetterà di approfittare dell’occasione.

È vero che è possibile effettuare acquisti su eBay anche come utente ospite, ma la registrazione all’interno della piattaforma permette di avere ulteriori vantaggi di risparmio, come la possibilità di partecipare e fare offerte in aste online, inviare proposte d’acquisto o contattare più semplicemente i venditori.

Come tutelarsi dalle frodi durante l’acquisto

Tra i rischi più comuni per chi acquista su eBay figurano gli annunci ingannevoli o i pacchi mai consegnati.

Il feedback dei venditori rappresenta un’ottima bussola per evitare questi pericoli: valutare il numero di recensioni presenti e i commenti degli acquirenti aiuta a riconoscere i profili più affidabili. In caso di valutazioni negative, infatti, conviene sempre verificare la natura dei reclami, che potrebbero riguardare tempi di spedizione elevati o articoli non conformi.

Un segnale d’allarme emerge quando il venditore chiede di completare la transazione al di fuori di eBay, per esempio via e-mail o con metodi di pagamento non consentiti dalle regole ufficiali.

Concludere un acquisto esternamente significa rinunciare alle tutele e alle garanzie di rimborso previste dalla piattaforma, esponendosi a potenziali truffe. Per lo stesso motivo, bisogna evitare di condividere dati sensibili con contatti sconosciuti, restando sempre nei canali ufficiali del sito.

Un’ulteriore forma di inganno consiste nel fornire un codice di tracciamento falso o incompleto, lasciando l’acquirente senza possibilità di monitorare la spedizione. Se non si riceve l’oggetto entro i tempi previsti, si consiglia di consultare la pagina dell’ordine e inviare un messaggio al venditore.

Se non si ottiene una risposta soddisfacente, eBay offre un sistema di protezione che prevede la richiesta di assistenza per ordini non ricevuti. Analogamente, è disponibile una procedura per effettuare il reso o chiedere il rimborso nel caso in cui l’articolo arrivi danneggiato o non corrisponda alla descrizione.

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Una volta i salentini emigravano, ma poi tornavano

Andata e ritorno. Come tanti Ulisse che dopo numerose peripezie tornavano alla loro Itaca. Per costruire, edificare, migliorare sé stessi e il paese, per una vita migliore per tutti

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di Hervé Cavallera

Un problema che riguarda il nostro presente è una massiccia immigrazione che in questi ultimi anni ha inciso non poco sulla vita delle nostre città ed è un fenomeno che ci ha colti quasi inaspettatamente perché in fondo, specialmente nel Meridione, ci si sentiva una terra di emigranti e non di “accoglienti”.

Sotto tale aspetto gli studiosi sono d’accordo a dividere la vicenda della emigrazione italiana, dall’Unità (1861) ad oggi, in tre periodi: la grande emigrazione che arriva sino all’avvento del fascismo; l’emigrazione europea che va dai primi anni ’50 alla fine degli anni ’70; la nuova emigrazione che inizia col secolo corrente.

LA GRANDE EMIGRAZIONE

La prima emigrazione, causata dalle condizioni miserevoli in cui viveva buona parte della nazione, peraltro analfabeta, riguardò uno spostamento dei nostri verso altri continenti come l’Africa del nord, ma soprattutto l’America settentrionale e meridionale.

Il fascismo rallentò in parte il processo di emigrazione anche per le numerose opere pubbliche del periodo che furono peraltro utili per impegnare una notevole quantità di manodopera.

Con il dopoguerra, ci fu una consistente emigrazione verso Paesi europei come Germania, Svizzera, Belgio, Francia. L’emigrazione del presente – certamente minoritaria come numero complessivo – riguarda per lo più giovani laureati che cercano una maggiore fortuna all’estero.

Si tratta di una storia complessa che meriterebbe una lunga trattazione, ma chi ha potuto osservare la seconda fase, quella appunto dell’emigrazione in Europa, non può che far venire alla mente particolari annotazioni.

Se l’emigrazione verso le Americhe, infatti, rappresentò per gli italiani del tempo un distacco definitivo, tanto che oggi molti noti personaggi statunitensi si trovano a “scoprire” antenati nella nostra Penisola, l’emigrazione europea, pur scaturita dalle difficoltà economiche derivate dalla guerra, ebbe da subito la caratteristica di uno spostamento relativamente temporaneo.

Innanzitutto ci si spostava in un continente di cui ci si sentiva di far parte e non vi era l’oceano a rendere ben difficile il ritorno, anche temporaneo, per rivedere e salutare familiari e amici; era inoltre una partenza vissuta non con lo spirito d’avventura, sia pure sofferta, come accadeva alla fine dell’Ottocento o ai primi del Novecento, ma con la certezza di un inserimento nel mondo del lavoro che avrebbe consentito quanto meno una tranquillità economica e quindi una serenità familiare.

NEL DOPOGUERRA

Stati come la Svizzera e la Germania, in effetti, erano disposti ad accogliere nostri conterranei in funzione del loro bisogno esistente di manodopera. Quindi l’inserimento nel mondo del lavoro era garantito.

D’altra parte erano gli anni del boom economico e vi fu una forte emigrazione da quella parte della Penisola prevalentemente agricola (il Mezzogiorno appunto) non solo all’estero, ma anche verso le città italiane più industrializzate.

Basti ricordare il cosiddetto “triangolo industriale”, ossia l’area compresa tra Torino (sede della Fiat), Milano (con tutto il suo sviluppo immobiliare, industriale e commerciale) e Genova (il grande porto commerciale).

In tale dinamica, apparve subito chiaro che i rapporti con i paesi di origine erano mantenuti. Non solo: la stabilità economica acquisita all’estero (ma anche in alta Italia) consentiva di poter mettere da parte del denaro in modo da aiutare i familiari che erano rimasti nel paese natio o da utilizzare per loro lecito profitto in vista di un ritorno.

Chi ormai non è più giovane ricorda molto bene tanti emigrati che, come laboriose formiche, raccoglievano denaro che poi investivano nella propria terra per costruirsi una casa ove risiedere una volta tornati dall’estero o dall’Italia del nord.

Il paese di origine rimaneva un po’ come il luogo della nostalgia di una giovinezza lontana e degli affetti troncati, un luogo dove trascorrere gli anni una volta pensionati.

E si può constatare l’ampliamento dei nostri paesi con la nascita di nuovi quartieri, anche se con una urbanistica non sempre soddisfacente in quanto ognuno ha edificato su ciò che aveva e le amministrazioni comunali non hanno sempre adeguatamente considerato lo sviluppo della viabilità in funzione della crescita dei mezzi di comunicazione.

Sotto tale profilo, spesso è mancata una visione d’insieme dell’espansione delle varie cittadine, ma questa è un’altra storia e non riguarda gli emigranti, bensì gli amministratori.

Quello che va ricordato è invece il forte attaccamento alla terra natale, sì da ritornarci non solo periodicamente, a Natale, a Pasqua e durante le ferie estive, ma al termine del proprio percorso lavorativo. E c’era in quei volti un senso di soddisfazione.

IL RICHIAMO DELLA PROPRIA TERRA

Erano partiti poveri e molte volte senza casa ed ora tornavano in una casa di loro proprietà; avevano del denaro e una pensione dignitosa.

spesso utilizzavano, per darsi delle arie umanamente comprensibili, un tedesco o un francese approssimativi per far vedere a coloro che non avevano mai viaggiato che essi, invece, conoscevano il mondo e le lingue.

Ma quello che soprattutto può oggi sorprendere è che tornavano a voler essere quello che sentivano di essere: dei cittadini salentini, che dovevano risiedere nel proprio paese di nascita.

In questo si rivelava un attaccamento alla propria origine che può essere spiegato particolarmente dalla natura degli affetti.

Altrove avevano avuto quella fortuna economica che il paese natale non aveva loro consentito, ma essi percepivano che la loro origine e il senso della loro esistenza erano proprio in quel contesto da dove erano dovuti espatriare e a cui non potevano sottrarsi: erano come tanti Ulisse che dopo numerose peripezie tornavano alla loro Itaca.

E tornavano per costruire, per edificare, per migliorare sé stessi e il paese: per una vita migliore per tutti. E si mandavano i figli a scuola, per far loro conseguire un diploma o una laurea.

Con il ritorno degli emigrati i paesi crescevano e in vario modo si arricchivano, e le generazioni si ritrovavano e si intesseva e si rafforzava una comunità.

Ed è una lezione che oggi, in un tempo in cui spesso si cede al proprio individualismo, non bisogna in alcun modo dimenticare, bensì sottolineare se non si vuole svanire nel dimenticatoio di una realtà senza storia e senza affetti.

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