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Sternatia

Il Presepe Vivente di Sternatia

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Quella del Presepe Vivente a Sternatia è una tradizione molto antica, tanto che negli anni si contano rappresentazioni suggestive nelle masserie che circondano il centro abitato o nelle varie chiese. Certo è che la bellezza del centro storico rappresenta senz’altro la migliore cornice per l’allestimento del più significativo miracolo della vita e infatti anche quest’anno si sta lavorando alacremente per la realizzazione del “Presepe Vivente nel borgo antico – Costumi, colori e sapori della Grecìa salentina”. Con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, della Provincia di Lecce, della Pro loco e dell’APT di Lecce, questo originale lavoro di rievocazione sposa, in un connubio perfetto, il tradizionale rituale sacro con il più classico folclore contadino. Senza dimenticare l’intento benefico dell’iniziativa, i cui proventi serviranno al restauro della Chiesa Madre. Oltre alle postazioni sacre, che già molto successo hanno riscosso nelle precedenti edizioni, come il Giardino dell’Eden, l’Annunciazione e la Natività, l’attenzione viene anche quest’anno rivolta alla riproposizione degli antichi mestieri (calzolaio, fabbro, cconzalimbe, ricamatrici al telaio). Non potrà assolutamente mancare un importante riferimento ai gusti contadini salentini, che oltre alla bontà dei piatti, riempie di suggestivi profumi l’intero percorso. Il visitatore potrà assaporare i classici plammi cotti nel secolare forno a legna, i pezzetti, il formaggio prodotto in tempo reale, le pittule, i porceddhuzzi, la “pasta atti kalì sorta”, la pasta della fortuna fatta in casa e “ta leuma so tzuccali”, ovvero i legumi cucinati nel camino. “Il Presepe Vivente”, racconta il sindaco Pantaleo Conte, “rappresenta per Sternatia una tradizione consolidata che si rinnova e che contribuisce in modo determinante alla valorizzazione del nostro paese e del suo straordinario e suggestivo centro storico. Inoltre questa manifestazione costituisce per tutti i miei compaesani una esperienza collettiva di straordinario valore sociale”. In effetti all’allestimento del Presepe lavorano ogni anno centinaia di persone tra bambini, giovani e adulti, ognuno pronto a dare il proprio contributo e a mettere a disposizione le proprie competenze per permettere che ogni anno il risultato sia uno spettacolare evento natalizio. Il Presepe sarà aperto il 25, 26 e 27 dicembre e l’1, 3 e 6 gennaio, dalle 17 alle 21. E da quest’anno ci sarà la novità per chiunque abbia voglia di visitare quello di Sternatia e molti altri Presepi Viventi salentini: la Provincia di Lecce ha infatti varato il progetto “Città dei Presepi”, che consiste nella possibilità di visitare, a bordo di un pullman, oltre 20 tra i Presepi Viventi allestiti in provincia. A Sternatia l’Amministrazione comunale ha inoltre organizzato una Rassegna dei Presepi realizzati dalle famiglie e allestita presso le Sale Parrocchiali. Una Commissione, composta dai bambini della scuola elementare e media, dal Sindaco e dal parroco don Lucio, decreterà e premierà i primi tre classificati. I visitatori del Presepe potranno fornire la loro ulteriore valutazione, che assegnerà il premio al Presepe più originale. L’iscrizione al concorso è gratuita e riservata a tutte le famiglie residenti a Sternatia. Per informazioni e adesioni si possono contattare i signori Antonio Spagna, Eleonora Mastrolia e Sara Giaccari.


Antonella Corvino

Approfondimenti

Costruire salentino, come eravamo

Giuseppe Maria Costantini, Conservatore-Restauratore di Beni Culturali: dalle coperture ai soffitti interni, dagli intonaci ai pavimenti interni ed esterni, dalla “suppinna” alla “loggia”: i caratteri tradizionali tipizzanti dell’edilizia salentina

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di Giuseppe Maria Costantini

(Conservatore-Restauratore di Beni Culturali)

Mi si chiede: «Se qualcuno volesse costruire un’abitazione secondo i canoni della tradizione salentina cosa dovrebbe fare? Quali sono gli aspetti più caratteristici e tipizzanti?».

Le abitazioni del Salento sono sempre state alquanto eterogenee in relazione alla condizione socio-economica e culturale dei loro abitanti, così caratterizzando i vari paesi e quartieri urbani, anche vicinissimi tra loro, inoltre, sono molto cambiate nel corso dei secoli, anche in breve tempo quando ce ne fosse un’importante condizionamento esterno.

Basti considerare che nel Salento, almeno fino al sedicesimo secolo, tutte le coperture degli edifici erano costituite da tetti spioventi e tegole in terracotta, come nel resto d’Italia.

Tra l’altro, la copertura esterna a spioventi corrispondeva largamente a soffitti interni in legno, sia lasciati a vista sia nascosti da incannucciate ricoperte da intonaci a stucco, come nel resto d’Italia.

Tale lunghissima “stagione dei tetti” vedeva anche pavimenti interni che, dove non fossero un umile battuto di terra, erano frequentemente in legno, nudo o variamente rifinito, oppure in terracotta, nuda o financo maiolicata; l’impiantito in pietra era destinato in prevalenza agli spazi esterni, o aperti, nonché a rimesse e opifici.

Tornando alla questione posta: come e più del resto d’Italia, nel Salento il consumo del suolo, dal secondo dopoguerra del Novecento a oggi, è stato enormemente maggiore che dalla preistoria allo stesso secondo dopoguerra; pertanto, non si dovrebbe più consumare neppure un metro-quadrato di terreno agricolo o naturale per costruire checchessia.

Ciò detto, innumerevoli edifici dell’ultimo secolo, privi di particolari valenze storiche o artistiche, necessiterebbero di importanti interventi “di costruzione”.

Si tratta di edifici variamente inefficaci in fatto di materiali di cui sono costituiti, di caratteri strutturali-statici, oppure affatto indecenti in termini di funzionalità, e/o di forma e di aspetto.

In altre parole, le tante costruzioni inadeguate e brutte che ci circondano dovrebbero essere radicalmente demolite e, ove necessario, ricostruite in termini idonei, o, se possibile e opportuno, parzialmente manomesse, recuperandone quanto già idoneo e sostituendone quanto inidoneo.

Che siano totali o parziali, è essenziale che tali auspicabili rigenerazioni tengano nella massima considerazione i caratteri tradizionali e tipizzanti del Salento, anzi, in particolare, che siano armoniche al centro abitato, o alla località di campagna, cui appartengono.

Il nostro grande intellettuale e poeta Vittorio Bodini, in Foglie di tabacco (1945-47), tipizza fantasticamente un carattere cardinale delle abitazioni pugliesi e salentine: « le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia di un dado».

Tuttavia, neppure l’imbiancatura in bianco vale per ogni località: molti centri abitati, costieri e no, erano caratterizzati da prevalenti imbiancature di calce addizionata a pigmento, fino a ottenerne colori pastello, rosa, ocra gialla, azzurro, turchese, verde, ne era un esempio emblematico Gallipoli.

Perchè spellare le case?

Ne parlo al passato perché negli ultimi decenni è invalsa la deleteria moda di spellare le nostre abitazioni, fino a mostrarne l’orditura muraria in pietra, come si trattasse di un edificio non terminato.

Infatti, restando ai caratteri tradizionali tipizzanti: le abitazioni salentine, dalla più umile al palazzo nobiliare, quando edificate fino a conclusione, all’esterno e all’interno, erano immancabilmente intonacate o, comunque, rifinite con uno strato superficiale, quale rivestimento tradizionale del materiale lapideo costruttivo, con valenze funzionali ed estetiche, e ciò riguardava persino cantine e stalle.

Oltre alle coperture esterne a terrazza, destinate a convogliare le acque piovane nelle cisterne, un altro carattere tipizzante delle nostre abitazioni era la presenza di spazi interni aperti: ortali, giardini, cortili al piano terreno; al piano superiore: terrazze complanari, terrazze soprastanti, spesso dotate di suppinna o attico, nonché verande, balconi e balconcini.

In particolare, le facciate, anche quando di dimensioni contenute, tendevano ad avere uno spazio aperto protetto: portico, loggia, o loggetta a serliana.

Il colore degli infissi

Similmente alle murature, che dovrebbero mostrarsi sempre vestite, anche gli infissi, secondo tradizione, non mostrano mai il loro legno a vista, neppure quando pregiato.

Il colore degli infissi, come quello delle imbiancature tradizionali, era largamente condizionato dalla tradizione della località.

Certamente per le porte e i portoni, o le persiane, il colore più tipizzante era il verde (in infinite tonalità locali, più o meno scure), o, soprattutto per le località costiere, l’azzurro; seguono le tonalità del bruno-grigio.

A ogni modo, lontano dall’avere svolto questo interessante e poliedrico tema, spero di avere stimolato la vostra attenzione e rispetto per la conservazione e il recupero delle nostre tradizioni costruttive e del nostro bel paesaggio.

GIUSEPPE MARIA COSTANTINI

Conservatore-Restauratore di Beni Culturali.

Possiede numerose specializzazioni, tra cui superfici dell’architettura.

Lungamente ricercatore e docente di Restauro per l’Università di Bologna, oltreché per altri prestigiosi enti nazionali.

Su diretto invito del dirigente Arch. Piero Cavalcoli (Urbanista), ha partecipato all’elaborazione del DRAG della Regione Puglia (Schema di Documento Regionale di Assetto Generale).

*Nella foto in alto, Specchia da “I Borghi più belli d’Italia”

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Appuntamenti

Cutrofiano: Viva De Andrè

Concerto-racconto domani sera per il Festival “I Concerti del Chiostro”: voci, immagini e tanto altro per raccontare uno dei più importanti cantautori della storia italiana. Domenica a Sternatia il flautista Giuseppe Nova

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Continua ospitando lo spettacolo musicale Viva De Andrè la XXIV edizione del Festival I Concerti del Chiostro, la rassegna musicale dell’autunno salentino con la direzione artistica di Luigi Fracasso.

Domani a Cutrofiano, in piazza Municipio (in caso di pioggia, Auditorium Comune, via Gaetano Salvemini) alle ore 21 (ingresso gratuito) voci, immagini e tanto altro per raccontare uno dei più importanti cantautori della storia italiana.

L’idea di questo concerto-racconto si deve a Luigi Viva, autore dei due libri: “Non per un dio ma nemmeno per gioco- Vita di Fabrizio De André” e “Falegname di parole – le canzoni e la musica di Fabrizio De André”, editi da Feltrinelli.

Nei suoi lavori, Luigi Viva ha messo in evidenza la grande passione di Fabrizio De André per il jazz. Per questo, la band che accompagnerà la sua narrazione, riproporrà in chiave jazz, sotto la direzione musicale del chitarrista Luigi Masciari, al quale si devono tutti i nuovi arrangiamenti, classici quali: “La Guerra di Piero”, “Valzer Per Un Amore”, “La Città Vecchia”, “Creuza de Mä”, “La Canzone di Marinella” “Il Pescatore” “Mégu Megún” e la “Canzone dell’Amore Perduto”. Insieme a loro, sul palco, una formazione che vede il meglio della scena jazz nazionale: Francesco Bearzatti al sax e clarinetto, Alessandro Gwis al piano, Francesco Poeti al basso e Pietro Iodice alla batteria.

Il cd contenente le musiche dello spettacolo è uscito a nome Luigi Viva e Luigi Masciari per Jando Music/Via Veneto Jazz; special guest Giulio Carmassi (ex Pat Metheny) e Michael League, leader degli Snarky Puppy:

Viva De André” ha fatto il suo esordio il 7 luglio 2018 al Südtirol Jazz Festival di Bolzano.

Da allora, numerosi i sold out: Umbria Jazz Winter #26, Umbria Jazz Winter #30 con Danilo Rea, entrambe al Teatro Mancinelli a Orvieto, Blue Note Milano, Auditorium Parco della Musica Roma  (special guest David Blamires già nel Pat Metheny Group), Fondazione Feltrinelli a Milano, Pala Cinema di Locarno per Ascona Jazz alla presenza  di Dori Ghezzi, etc.

«Insieme alle fasi più importanti della sua vita, dall’infanzia, alla passione per il jazz e Georges Brassens», spiega Luigi Viva, «il readingcerca di riproporre un De André fuori dagli schemi, evidenziandone l’impegno civile e politico, grazie anche ad immagini e inediti contributi audio nel quale è lo stesso cantautore a raccontarsi»,.

Domenica 29 settembre a Sternatia sarà la volta di Giuseppe Nova, tra i più rappresentativi flautisti italiani della sua generazione, e l’apprezzatissimo pianista Andrea Bacchetti nel concerto “Opera et fantaisie”, con le musiche dei più grandi compositori, da Mozart a Donizetti a Bizet (ingresso gratuito).

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Alliste

Acqua: martedì 17 disagi in 44 centri del Leccese

Lavori di Acque del Sud al Sinni, il pressione idrica ridotta per 24 ore in 65 comuni della Puglia centro-meridionale. La manutenzione straordinaria da parte del gestore dell’invaso lucano interromperà il flusso di acqua al potabilizzatore di Acquedotto Pugliese. Possibili disagi negli stabili privi di autoclave

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Disagi in vista per 65 centri della Puglia meridionale tra cui 44 della Provincia di Lecce.

Gli abitati del Leccese interessati dalla riduzione della pressione idrica dalle 9 del 17 settembre alle 9 del 18 settembre per lavori in corso sono: Acquarica del Capo, Alliste, Andrano, Arnesano, Campi Salentina, Castrignano dei Greci, Cavallino, Collepasso, Corigliano d’Otranto, Corsano, Depressa di Tricase, Galatina, Galatone, Giuggianello, Giurdignano, Guagnano, Lecce, Leverano, Lizzanello, Martano, Melendugno, Melpignano, Monteroni, Montesano Salentino, Morciano di Leuca, Muro Leccese, Nardò, Novoli, Porto Cesareo, Presicce, Racale, Salve, San Cesario, SanaricaScorrano, Soleto, Sternatia, Surbo, Taviano, Tiggiano, TrepuzziUgento, Vernole e Zollino.

Per realizzare un intervento di manutenzione straordinaria all’adduttore del Sinni, martedì 17 settembreAcque del Sud – la società che gestisce l’invaso lucano e il vettore interessato dai lavori  – interromperà il flusso d’acqua verso il potabilizzatore di Acquedotto Pugliese (AQP), rendendo necessario il fermo dell’impianto per 24 ore.

La sospensione delle attività provocherà una riduzione della pressione idrica, come detto, dalle 9 del 17 settembre alle 9 del 18 settembre, in 65 abitati della Puglia centro-meridionale.

Le province interessate dalla riduzione sono: Lecce (44 comuni), Bat (8), Bari (6), Taranto (6) e Brindisi (1).

L’interconnessione degli schemi idrici e il sistema di serbatoi di AQP consentiranno di circoscrivere i possibili disagi a soli 65 comuni e a limitarne gli effetti.

Disagi saranno avvertiti esclusivamente negli stabili sprovvisti di autoclave e riserva idrica o con insufficiente capacità di accumulo.

Acquedotto Pugliese raccomanda i residenti delle aree interessate di razionalizzare i consumievitando gli usi non prioritari dell’acqua nelle ore interessate dalla riduzione di pressione idrica. I consumi, infatti, costituiscono una variabile fondamentale per evitare eventuali disagi.

L’adduttore del Sinni, gestito da Acque del Sud, è uno dei più importanti vettori che alimentano lo schema idrico Sinni-Pertusillo di Acquedotto Pugliese, al servizio principalmente degli abitati della Puglia meridionale e centrale. Preleva 3.700 litri al secondo d’acqua dall’invaso di Monte Cotugno, nel territorio del comune di Senise (Basilicata), la cui diga è la più grande in terra battuta d’Europa, e li trasporta al potabilizzatore di AQP in agro di Laterza (Taranto).

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