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Attualità

Taviano, la città dei fiori e della frutta

Il sindaco Giuseppe Tanisi, ospite in redazione, fa un bilancio dei suoi 8 anni di amministrazione e svela i progetti per il futuro della città e  di Mancaversa. La mezza ammissione: «15 anni sono tanti, ma Taviano viene prima di tutto. Un sindaco ha il dovere morale di sottoporsi al giudizio degli elettori. Se decide di non farlo, però, deve essere per sua scelta»

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di Giuseppe Cerfeda


Il sindaco Giuseppe Tanisi in redazione per parlarci della “sua” città (come ama ripetere): una lunga intervista con al centro i progetti in ballo per il futuro di Taviano e Mancaversa.


«In questo momento», esordisce il primo cittadino, «Taviano vive un momento di grande serenità ed armonia cittadina: la condizione per riuscire a fare bene le cose».


Superate quindi le fratture con l’ex vice sindaco, ora all’opposizione?


«Sono passati un po’ di anni… L’amico Carlo Portaccio svolge la sua funzione di consigliere di minoranza e ci confrontiamo serenamente in consiglio in un clima di rispetto di assoluto».


È al secondo mandato consecutivo ed ha indossato la fascia tricolore già per cinque anni ad inizio millennio. Per cosa è orgoglioso di questi suoi anni da primo cittadino?


«Innanzitutto, per una serie di opere che abbiamo realizzato o che stiamo portando a termine. Partirei da una serie di interventi per oltre 5 milioni di euro per il recupero di tutte le scuole della “mia” città. Mediante l’efficientamento energetico abbiamo rimesso a nuovo le scuole materne “Don Milani”, e “Carlo Mauro”, la scuola dell’infanzia di Via Bernini; per la “Aldo Moro” abbiamo saputo utilizzare le risorse ministeriali per il rifacimento del tetto dell’ edificio, risalente agli anni ’60 e ’70, mettendolo in sicurezza per la tranquillità dei nostri figli. Stiamo continuando in questa direzione con il recupero della scuola media, altro edificio risalente agli anni ’70, che rimetteremo a nuovo, palestra compresa; in questo caso con fondi del PNRR per 2milioni e 830mila euro.


Il mio cruccio era, ed è, quello di fornire di acquedotto e fognatura la Marina di Mancaversa.


Al nostro insediamento l’area destinata all’impianto di sollevamento era sotto sequestro. Per superare questa fase di emergenza, abbiamo modificato e rimodellato il vecchio progetto, riuscendo ad ottenere 9 milioni di euro.


Con quei soldi abbiamo portato i servizi in quartieri di periferia che ne erano privi. La ritengo un’opera fondamentale se vogliamo continuare a parlare di turismo. Non possiamo permetterci di presentarci ancora con le autobotti che girano per le marine, senza parlare del rischio concreto di “perdite” in mare dei pozzi neri».


LA MARINA


Mancaversa intanto continua a recitare un ruolo importante nella ricettività turistica.


«L’attrattività di Gallipoli, Leuca, Otranto e Lecce produce benefici per tutto il Salento. Nella “mia” marina, Mancaversa, vi è un patrimonio immobiliare che consente ai tavianesi di avere un reddito dall’affitto della seconda abitazione di cui sono proprietari. Il Salento è unico, anche se ogni comune ha una specificità. Se costituiamo una rete di collaborazione virtuosa, rendiamo unico un territorio, un’area vasta che abbiamo bisogno di valorizzare in tutti i modi, per creare le condizioni affinché i giovani non vadano via. Il calo demografico riguarda tutte le comunità: anche nella “mia” Taviano, dove molte famiglie si sono insediate negli anni ’90 , grazie al lavoro nelle serre, ed hanno finito poi per stabilizzarsi. Oggi, però, il dato è in controtendenza ed è un aspetto su cui dobbiamo riflettere».


Sempre in tema di acquedotto e fognatura siete in dirittura di arrivo anche per la cosiddetta Lottizzazione Longo.


«In quella lottizzazione degli anni ’70 mancano quei servizi che noi porteremo. Abbiamo fatto un grande lavoro per poter chiarire che si tratta di un’area completamente urbanizzata. Autorità idrica, Acquedotto e Regione mi hanno sostenuto in questa battaglia. I lavori inizieranno nelle prossime settimane».


MERCATO FLORICOLO E ORTOFRUTTICOLO


Taviano è famosa ovunque per i suoi fiori. In che stato di salute è il comparto?


«La piccola proprietà contadina ha permesso a tante famiglie, spesso grazie alla produzione di garofani, di vivere della ricchezza della floricoltura. Oggi stiamo vivendo un periodo di transizione. Anche per i costi del gasolio oltre che per quelli necessari al funzionamento di una serra. Le aziende consolidate continuano a lavorare grazie ad un prodotto di qualità e alla commercializzazione anche al di fuori del nostro mercato floricolo. Molte delle serre che erano destinate all’agricoltura sono oggi, invece, orientate alla produzione di primizie. Per questo si contano due mercati: quello floricolo e quello ortofrutticolo. Il mercato ortofrutticolo è un punto sicuro di riferimento per i produttori locali e luogo di smistamento delle produzioni orticole, non soltanto intorno a Taviano, ma per tutto il Salento. È situato in una grande struttura, un’ex fabbrica che il comune ha acquistato e ristrutturato. Insistono 18 concessionari venditori all’ingrosso. L’unicità del mercato ortofrutticolo, però, è lo spazio creato per i produttori: intorno alla parte del mercato destinata ai concessionari all’ingrosso, vi è uno spazio («per il quale abbiamo recuperato la tettoia e smaltito l’amianto»), a disposizione dei contadini per la vendita diretta che praticano ogni giorno, dal lunedì al venerdì, più la domenica mattina. Dopo la battaglia vinta, per amministrare le due strutture senza il vincolo di società miste, oggi deteniamo la gestione diretta sia del mercato ortofrutticolo che di quello floricolo producendo anche benessere per il bilancio comunale».


Quante persone lavorano al mercato floricolo ed ortofrutticolo?


«Facendo riferimento ai tesserini degli operatori, fra produttori, commercianti all’ingrosso, commercianti diretti, ambulanti, ecc., si stimano circa mille operatori».


Abbiamo assistito alla grande corsa per i finanziamenti del PNRR. Voi cosa siete riusciti a fare?


«Io lo chiamo tesoretto dei progetti. Se un ente non partecipa ai bandi disponibili, PON, POR o PNRR che siano, rischia di avere l’unica facoltà di pagare stipendi e mutui. Gli enti locali si reggono su mezzi propri di bilancio: se hai la forza di osare oltre, con gestione in economia del mercato, la farmacia comunale, ecc., e procurare utili, il benessere ricade sulla città. Il PNRR è un’occasione, e noi la cogliamo. Abbiamo presentato un progetto ambizioso da 10 milioni di euro collegato alla risistemazione dei due mercati, floricolo ed ortofrutticolo, da trasformare in un unico grande plesso. Siamo stati ammessi a finanziamento ma sapremo se le risorse saranno sufficienti per finanziare tutti solo a graduatoria definitiva. Al momento stiamo avviando i lavori per la scuola media con 2milioni e 830mila euro; abbiamo anche ottenuto un milione di euro per il Parco Ricchiello per il rifacimento degli impianti sportivi. È andato a buon fine anche il progetto da un milione di euro per Mancaversa dove sistemeremo una struttura comunale allo stato rustico, sulla litoranea. Diventerà luogo di accoglienza e vi confluiranno protezione civile, pronto soccorso, delegazione della Marina e Vigili urbani, più un luogo per l’accoglienza dei migranti».


A proposito di tesoretto: «Abbiamo partecipato ad un bando da 567mila euro per realizzare un centro di raccolta dei rifiuti nella zona Industriale. Così come abbiamo partecipato a tutti i bandi di innovazione tecnologica, per mettere in rete città e cittadini. Si tratta di 5 o 6 progetti finanziati per oltre un milione di euro già nel bilancio di previsione del 2023, definitivamente approvato in consiglio comunale. Siamo nella fase esecutiva, prima della messa in cantiere».


Molti comuni hanno avuto difficoltà a presentare i progetti per il PNRR perché con organigramma deficitario. Voi come siete messi?


«È questo il tema: non possiamo andare oltre con la spesa per il personale. Noi abbiamo operato con un investimento nel settore dei lavori pubblici che ci ha consentito la dotazione di personale adatto alla bisogna. Sono fortunato, perché la struttura amministrativa del mio comune è un valore aggiunto della città anche per la capacità di tutti di lavorare in squadra. Grazie agli uffici ed agli esperti che abbiamo di volta in volta utilizzato, abbiamo cercato di cogliere tutte le occasioni senza perdere nessuna opportunità. Vale per il PNRR come per i POR e tutte quelle misure collegate a cassa depositi e prestiti, con i mutui ordinari che fanno riferimento a mezzi propri di bilancio».


Il numero dei dipendenti in pianta organica è sufficiente?

«Possiamo contare su 50 unità lavorative, l’ideale sarebbe averne a disposizione poco meno di 70».


Qualche ufficio in particolare sofferenza?


«In tutti i settori avremmo la necessità di attingere a nuovo personale. Mi ritengo comunque fortunato perché i dirigenti non si limitano al loro compitino e, se c’è da protocollare o fare una fotocopia, non si tirano certo indietro. Devo ammettere che fanno ben più di quello che gli toccherebbe e sono il valore aggiunto della comunità».


Qual è la situazione economica del comune di Taviano?


«Il nostro bilancio è virtuoso, il comune è in equilibrio finanziario. Abbiamo un livello di indebitamento normale ed un livello di tassazione che abbiamo cercato in tutti i modi di contenere. Godiamo di un avanzo d’amministrazione del 2022 che, anziché portare sulla spesa corrente, abbiamo accantonato in un fondo, per ovviare le spese in aumento esponenziale per il consumo dell’energia elettrica. Presto le nostre comunità dovranno fare i conti anche con il costo dei rifiuti. Le nostre famiglie si sporcano le mani con la differenziata, raggiungiamo il 70%, ma il ciclo dei rifiuti non si chiude, mettendo tutto in discussione. Il Consiglio di Stato ha obbligato i comuni a rivedere 2021, 2022 e 2023, con conseguente salasso per i cittadini. In questo modo ci riducono ad un odioso ruolo di esattori in nome e per conto di altri».


Pare di capire, però, che il comune abbia capacità di indebitamento. Avete in mente di acquistare qualche bene dai privati per donarlo alla città?


«Sono in campo iniziative rivolte alla valorizzazione del patrimonio comunale ma ne parlerò al momento opportuno».


LA ZONA INDUSTRIALE


«Non ci sono soltanto lotti assegnati, ma opifici in corso di realizzazione. Non abbiamo più lotti disponibili e per questo stiamo rilasciando i permessi a costruire. C’è una laboriosità che mi rende felice».


Qual è la misura minima per un lotto nella zona industriale?


«La pianificazione e l’ampliamento della zona industriale prevede 45 lotti, tra cui ve ne sono anche di 3mila e 2mila e 700 metri quadri. Non solo grandi insediamenti; anche un meccanico, ad esempio, può scegliere di trasferirsi, decongestionando così il centro. Allo stesso modo se si vuole procedere ad un grande insediamento si possono acquistare più lotti insieme».


LA CASA DI COMUNITÀ


«Il 28 dicembre scorso abbiamo approvato e formalizzato, in consiglio comunale, il diritto di superficie per i 99 anni a beneficio dell’Asl di un terreno di proprietà comunale. Ci finanzieranno un milione e 771mila euro per realizzare un luogo fisico per l’assistenza di prossimità, al quale i cittadini potranno accedere per bisogni di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Siamo già in grado di cantierizzare e i lavori che dovranno essere completati entro il 2026».


SI CANDIDERÀ ANCORA?


Sindaco dal 2001 al 2006, poi di nuovo primo cittadino dal 2016. Adesso potrebbe concorrere per il terzo mandato, ne ha voglia?


«Intanto, il secondo mandato mi ha permesso di dare continuità: realizzazione di subcomparti urbanistici, approvazione di comparti urbanistici, Piano delle Coste vanno nella direzione di valorizzare il patrimonio. Sinceramente vivo con serenità l’esperienza di pubblico amministratore, anche grazie ad un gruppo di maggioranza collaborativo ed operoso. A proposito del terzo mandato: ritengo che il metodo più democratico per verificare l’azione di governo sia quello del voto popolare. I primi a riconoscere se ci sono incrostazioni nell’azione di governo di un sindaco sono proprio i cittadini, soprattutto nei piccoli comuni. Anzi, un sindaco ha il dovere morale di sottoporsi al giudizio degli elettori. Se decide di non farlo, però, dovrebbe essere una sua scelta e non per dei limiti al numero dei mandati. Per quanto mi riguarda, 15 anni sono tanti, ma Taviano viene prima di tutto».


Quindi si ricandiderà?


«Questo lo avete detto voi (e sorride sornione, NdR)».


Per cosa, tra 100 anni, le piacerebbe essere ricordato?


«Per aver realizzato la rete di acquedotto e fognatura per tutta la città, per il campo sportivo San Giuseppe rimesso a nuovo, per la risoluzione del contenzioso per la pista di atletica, per l’acquisizione del patrimonio comunale. Soprattutto per aver operato sempre ed esclusivamente per il bene della città»


CAMPO SPORTIVO E PISTA DI ATLETICA


«Per la pista in località Serrazzite,raggiungibile solo in elicottero! Abbiamo lavorato ad un progetto di rigenerazione urbana per realizzare le strade di accesso») vi era un contenzioso assurdo. Al mio arrivo il comune rischiava il dissesto per un decreto ingiuntivo della Provincia che chiedeva il pagamento di 2 milioni di euro. Abbiamo risolto la questione ed acquisito la pista di atletica. Il campo sportivo San Giuseppe, invece, era abbandonato ed in totale stato di degrado: nelle prossime settimane vi inviterò all’inaugurazione del nuovo impianto con l’erbetta sintetica».


TRENO DELLA MEMORIA E VIAGGIO A ROMA


Prima di congedarsi il sindaco Tanisi ci tiene ad evidenziare due esperienze importanti per i ragazzi di Taviano: «Il Treno della Memoria è un appuntamento fisso al quale partecipiamo con un gruppo di giovani tavianesi che si recano ad Auschwitz – Birkenau per vedere con i loro occhi quegli orrori che mai più dovranno tornare. Il 14 marzo prossimo, infine, il consiglio comunale dei ragazzi sarà a Roma per una visita in Parlamento».



Attualità

Ineleggibilità dei Sindaci: “Discriminatoria e antidemocratica”

Il dissenso di Anci Puglia per la norma che sancisce che “non sono eleggibili a Presidente della Regione e a Consigliere regionale i Presidenti delle Province della Regione e i Sindaci dei Comuni della Regione”

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L’associazione dei Comuni pugliesi chiede la revoca della modifica alla legge elettorale regionale, denunciando una penalizzazione ingiusta per i sindaci e una limitazione della libertà di scelta degli elettori.

Anci Puglia esprime fermo dissenso nei confronti della recente modifica all’articolo 6, comma 1, della Legge Regionale 9 febbraio 2005, n. 2 – “Norme per l’elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale” – approvata dal Consiglio regionale mediante emendamento.

La nuova formulazione del comma 1 stabilisce che “non sono eleggibili a Presidente della Regione e a Consigliere regionale i Presidenti delle Province della Regione e i Sindaci dei Comuni della Regione”.

Tuttavia, tale ineleggibilità viene esclusa se i soggetti interessati si dimettono dalla
carica non oltre sei mesi prima del compimento del quinquennio di legislatura, o, in caso di
scioglimento anticipato del Consiglio regionale, entro sette giorni dalla data di scioglimento.

I Sindaci di Puglia, secondo ANCI, risultano pertanto fortemente penalizzati dal vincolo di ineleggibilità alle regionali e ritengono si tratti di una norma ingiustificatamente discriminatoria e
antidemocratica: Viene così compromesso non solo il legittimo diritto, costituzionalmente garantito, a candidarsi come chiunque altro, ma anche i cittadini e le cittadine vedono limitarsi la libera scelta per l’esercizio del diritto di voto: “Il termine di 180 giorni per dimettersi risulta infatti estremamente rigido e penalizzante e determina una disparità di trattamento oggettiva tra amministratori locali e altre categorie di cittadini eleggibili.

I Sindaci sono i rappresentanti più diretti e più vicini ai cittadini; tuttavia, invece di valorizzare il loro contributo potenziale nella competizione elettorale regionale, arricchendo così il pluralismo democratico, questa norma li mortifica pesantemente.

Inoltre, priva le comunità amministrate di
una guida con largo anticipo e, ipoteticamente, anche inutilmente, qualora il Sindaco non venisse poi candidato nelle liste regionali.
Anci Puglia ha raccolto nelle ultime ore le rimostranze e la delusione di tanti Sindaci e Sindache – di ogni schieramento politico, perché la norma penalizza tutti, in modo trasversale – e sta valutando ogni più utile ed opportuna azione congiunta, anche giurisdizionale”.

Soprattutto, ANCI PUGLIA oggi chiede ai Consiglieri regionali che hanno proposto e votato l’emendamento di “ritornare sui propri passi, di cancellare quella norma assurda e discriminatoria e consentire a tutti il libero accesso al diritto di candidarsi, accettando un confronto paritario, plurale e democratico.
Al Presidente Michele Emiliano, che è stato Sindaco della Città capoluogo e ha poi voluto
interpretare la carica di Governatore come “Sindaco di Puglia”, chiediamo di fare tutto quanto in suo potere per ripristinare, in seno al Consiglio regionale, il rispetto dei princìpi sacrosanti ed inviolabili di democrazia, uguaglianza di fronte alla Legge e pluralismo”.

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Approfondimenti

Inaugurata la biblioteca “Giambattista Lezzi” a Casarano

il Sindaco De Nuzzo e l’Assessore Legittimo: “Grazie alla fiducia che i cittadini ci hanno accordato”. “Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero”.

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“Ci sono sogni destinati a rimanere tali ma che comunque aiutano a migliorarsi. Altri destinati a realizzarsi nel momento in cui si ha la possibilità di incidere”.

E’ lapidario il sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo, durante l’inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale della città.

È grazie alla fiducia che i cittadini hanno accordato alla nostra Amministrazione che tutto è iniziato. Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero.

E prosegue: “Sono stati anni di lavoro: convenzione con il Polo Biblio Museale di Lecce, partecipazione al bando per il servizio civile 2025, adesione rete delle Biblioteche Regionali, censimento matricola al Ministero, progettazione e realizzazione arredi e tanto altro.
Fatica? No gioia di vedere prendere corpo e anima ad un luogo che sarà un punto di partenza da dove si propagheranno, tutto intorno, attività culturali”.

“Da quelle stanze”, sostiene l’assessore, Emanuele Leggittimo,  “si sprigionerà una luce forte che passando da Palazzo De Judicibis si estenderà nel Sedile comunale per arrivare a Piazza Mercato.
Lievito di vita e di bellezza, di incontro e scambi di saperi.
Siamo contenti e orgogliosi, oggi lo possiamo dire per aver potuto inaugurare e contare su “un luogo del sapere” che è la Biblioteca Comunale “Giambattista Lezzi”.

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Alessano

“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia

Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”

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di Luca De Santis

Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta. 

Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino. 

Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni. 

All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.

La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento. 

L’episcopato di don Tonino

Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile. 

Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.

Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa. 

Il vi voglio bene di don Tonino

Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». 

Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.

La presidenza del Pax Christi

Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.

Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.

La cultura sessantottina

Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari. 

L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica. 

Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule. 

Le radici nel basso Salento

Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento. 

Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari. 

In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.

Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale. 

Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons. 

Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.

Il vescovo Angiuli in mezzo ai bambini

 

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