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Attualità

Amici: talento salentino in Aula… 39

In tv con Maria De Filippi il gruppo a forti tinte salentine con Manuel Botrugno, di Tricase e Agostino Acquaviva, di Galatina

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Agostino Acquaviva, Manuel Botrugno, Giovanni Seidita, Luca Tosoni, quattro giovani talenti, quattro bravi ragazzi uniti nello studio, ritrovati nella stessa aula… numero 39, e nella loro emozionante passione per la musica.


Dopo l’ esordio a fine luglio 2013 con il videoclip del loro primo singolo, “Scrivimi“, gli Aula39 hanno poi pubblicato il videoclip del secondo singolo, “L’isola“, a fine ottobre dello stesso anno. L’ 11 marzo 2014 è stata la volta di “Scarpe Nuove“, il loro terzo singolo.


Lo stile musicale è un frizzante e nuovo pop italiano, con aperture e suggestioni vicine al pop/rock internazionale.


Cantautori e musicisti, la freschezza, la leggerezza, la poesia, l’avventura e la solida preparazione musicale sono i concetti alla base del progetto degli Aula39.


Due dei quattro membri del gruppo sono salentini, la bella terra dei talenti, che anche quest’anno sta sfornando future stelle sul firmamento del mondo dello spettacolo.

aula39Agostino Acquaviva, 22 anni, di Galatina, studia Ingegneria dell’Informazione presso l’Università del Salento. Cresciuto a pane e musica, provenendo da una famiglia che annovera fra i suoi membri strumentisti e cantanti lirici, suona il pianoforte e ama artisti come Giorgia, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Alex Baroni, Robbie Williams e Michael Jackson. Solare ed ottimista, è l’incaricato all’aria positiva all’interno del gruppo. Allo stesso tempo serio e organizzato, nell’occasione di un’intervista, Agostino dichiarava “Anche se far parte di una boyband è un impegno costante, continuiamo tutti e 5 a  studiare perché lo studio è al primo posto e non bisogna dedicarsi unicamente alla propria passione. Certo, c’è tanto da fare: studiare le materie scolastiche, studiare musica e canto, studiare singolarmente i brani per la boyband, provarli poi in gruppo. Il nostro tempo libero si riduce al minimo, ma consideriamo questo sacrificio come un investimento per il nostro futuro, perché comunque ci stiamo impegnando tanto e crediamo molto in quello che facciamo.”


Manuel Botrugno, 23 anni, di Tricase, studia presso la Facoltà di Economia all’Università La Sapienza, a Roma. Manuel ha calcato il suo primo palcoscenico ancora bambino, all’età di 4 anni, a 13 anni consegue il diploma di solfeggio al conservatorio Tito Schipa di Lecce, suona la chitarra ed il banjo e ama il cantautorato italiano (Tiziano Ferro, Cesare Cremonini, Samuele Bersani) e internazionale (Bruno Mars, James Morrison Paolo Nutini). “La nostra è una musica artigianale, romantica, rivoluzionaria e… retrò”  dichiara con orgoglio ed emozione, umile e genuino, il leader del gruppo.


I due giovani talenti salentini fanno parte dell’Accademia musicale “Dove c’è musica”, ideata e sviluppata dal M. Tony Frassanito, vocal coach e strumentista poliedrico diplomato in pianoforte al Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Il M. Frassanito suona anche il clarinetto, il sax e la tromba. Grazie ala sua professionalità, impegno e passione, dedicata alla crescita dei talenti musicali che fanno parte del suo team, vanta numerose collaborazioni televisive e discografiche e opera scouting per X-Factor. I tanti successi ottenuti garantiscono l’ingresso del M. Frassanito nella cerchia dei vocal coach migliori d’Italia, vantando tra i suoi allievi numerosi nomi affermati come Sara Vita Felline, Davide Mogavero, Simone Perrone, Giorgia Pino e tanti altri cantanti affermati nel mondo musicale e protagonisti di vari programmi televisivi e concorsi canori nazionali ed internazionali.


Ludovica Luceri


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A Taviano, Pellegrino contro Stefanelli: i 32 nomi delle due liste

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A Taviano sarà sfida a due il prossimo 25 e 26 maggio in occasione delle amministrative che decideranno chi prenderà il posto dell’ex Giuseppe Tanisi, la cui esperienza si è conclusa prematuramente ad inizio 2025.

Radici e Futuro Taviano” candida a sindaco Francesco Pellegrino, già vicesindaco in occasione del primo mandato da primo cittadino di Tanisi (lo sostengono gli ex gruppi consiliari di Per la Città, Taviano Futura e Taviano Libera).

Candidati con lui al consiglio:

Sabrina Burlizzi,

Vito D’Argento,

Omar Del Rosario,

Gianni Fonseca,

Emanuela Garofalo,

Erika Leone,

Antonino Manni,

Daniela Meneleo,

Alessandra Mercutello,

Giorgia Montunato,

Silvia Palamà,

Stefano Piccinno,

Carlo Deodato Portaccio,

Paola Ria,

Germano Santacroce,

Marco Stefano.

È stata vicesindaca dell’ultimo mandato di Giuseppe Tanisi invece la candidata sindaca della lista “Taviano Guarda Avanti”, Serena Stefanelli.

Con lei:

Giuseppe Tanisi,

Antonella Previtero,

Paola Cornacchia,

Francesco Lezzi,

Salvatore Rainò,

Alessio Inguscio,

Massimo Mosticchio,

Chiara Minerva,

Lucy D’Ingiullo,

Martina Mauramati,

Mariassunta Garzia,

Simona Armida,

Marco Carluccio,

Elisa Ferocino,

Silvio Spiri,

Lucia Chetta.

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Attualità

Tossico e invasivo: nell’Adriatico spunta il pesce palla argenteo

È pericoloso: ecco come comportarsi. Punto 1: non imitare i giapponesi, che praticano una sorta di ‘roulette russa’ alimentare

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Il pesce palla argenteo invade l’Adriatico: allarme per la salute e l’ecosistema

Il pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie marina altamente tossica e invasiva, è stato recentemente avvistato nel Mar Adriatico, segnando la sua presenza più settentrionale mai registrata nel Mediterraneo.

La cattura di un esemplare lungo oltre mezzo metro nella baia di Medulin, in Istria, ha destato preoccupazione tra pescatori e biologi marini.

Caratteristiche e pericolosità

Originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il pesce palla argenteo è entrato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Questa specie è nota per la presenza di tetrodotossina, una neurotossina estremamente potente contenuta in organi come fegato, gonadi, pelle e intestino. Anche una piccola quantità può causare gravi intossicazioni e, in alcuni casi, la morte. La tossina resiste alle alte temperature, rendendo il consumo del pesce pericoloso anche dopo la cottura. 

Oltre alla sua tossicità, il pesce palla argenteo possiede una bocca dotata di denti robusti, capaci di esercitare una forza impressionante. È anche una specie piuttosto territoriale, pronta a difendere i suoi spazi dagli invasori. In altre zone del Mediterraneo sono stati segnalati episodi di morsi ai bagnanti, con conseguenze mediche rilevanti. 

Impatto sull’ecosistema

La presenza del pesce palla argenteo rappresenta una minaccia significativa per l’ecosistema marino. Si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. Inoltre, è noto per danneggiare le reti da pesca, aggravando le difficoltà della pesca artigianale. 

Raccomandazioni per pescatori e bagnanti

Non consumare: evitare assolutamente di mangiare il pesce palla argenteo, anche se cotto. Manipolazione: in caso di cattura accidentale, maneggiare con estrema cautela e utilizzare guanti protettivi. Segnalazione: riportare immediatamente l’avvistamento alle autorità marittime o agli enti di ricerca locali.

Informazione: diffondere la conoscenza di questa specie tra comunità di pescatori e bagnanti per prevenire incidenti.

La diffusione del pesce palla argenteo nel Mar Adriatico è un segnale d’allarme che richiede attenzione e collaborazione tra cittadini, pescatori e istituzioni per proteggere la salute pubblica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini.

La ‘roulette russa’ alimentare giapponese

In Giappone ci preparano il fugu, una delicatezza da brivido. Una “roulette russa alimentare” che va preparata da chef che hanno studiato 1 anno solo per servire questo piatto.  Il segreto è lasciare quel tanto di veleno sufficiente a dare un po’ di euforia, ma niente piu’.

Se mangi questo pesce palla, mangi la tetrodotossina, un veleno micidiale, derivato dai batteri che vivono nelle alghe che lui mangia. A quel punto non hai scampo.

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Le scarpe con cui il Papa è stato sepolto vengono da Miggiano

Francesco ha voluto che fossero quelle che indossava tutti i giorni: al suo funerale, gli occhi del mondo su quel prodotto dell’artigianalità salentina

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Miggiano e tutto il Salento entrano nella storia di Papa Francesco, in uno dei momenti più solenni e commoventi della Chiesa cattolica.

Oggi, in occasione dei funerali del Santo Padre, il mondo intero ha posato lo sguardo su un dettaglio carico di significato: le scarpe con cui Papa Francesco ha scelto di essere sepolto.

Il Pontefice infatti ha espresso il desidero di portare con sé nell’aldilà le sue umili scarpe di tutti i giorni. Ecco infatti che nelle foto che hanno fatto il giro del mondo si scorge quel paio di scarpe nere, consumate dall’utilizzo.

Un dettaglio che per il Salento ha un valore enorme, perché quelle scarpe sono nate a Miggiano.

Ne dà notizia il Comune in una nota in cui spiega che sono state realizzate nell’aprile 2024 dal Laboratorio Ortopedico Bello srl. Opera dei fratelli Vittorio e Giuseppe Bello (che negli anni hanno sempre recapitato di persona al Santo Padre il loro prodotto), le calzature ortopediche sono testimonianza di dedizione e di mani esperte che, nel silenzio dei laboratori, hanno creato qualcosa di infinitamente prezioso.

Il Comune di Miggiano ha espresso con orgoglio questo sentimento in una nota ufficiale:

“Papa Francesco porta con sé un pezzo di Miggiano e così ci sentiamo a lui ancor più vicini. La Comunità di Miggiano è onorata di aver offerto al Pontefice il pregio del proprio artigianato locale.”

Non si tratta solo di un onore per Miggiano, ma di un vero tributo all’intero Salento, terra di saperi antichi, di mani sapienti, di tradizione artigiana che riesce ancora a parlare al mondo con la lingua della qualità e della cura.

In un’epoca di globalizzazione e produzione industriale di massa, il fatto che il Papa abbia scelto — per il momento più intimo e sacro della sua esistenza terrena — delle scarpe fatte a mano in un piccolo comune salentino, ha un significato immenso. È la consacrazione di un modo di lavorare autentico, umano, profondamente radicato nella nostra identità.

Oggi le immagini del Santo Padre, vestito con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto, e calzato con quelle scarpe di Miggiano, hanno fatto il giro del mondo.

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