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Attualità

Bisogni al mercato: pulito il giardino/bagno pubblico

A Tricase, dopo la protesta di alcuni residenti per i cespugli utilizzati come wc, la vegetazione è stata sfoltita

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La scorsa estate, a luglio, avevamo raccolto la protesta dei residenti in via Aureliano a Tricase, nei pressi dell’area mercatale. I cittadini che abitano le villette della zona lamentavano un viavai di gente, commercianti e non, che nei giorni di mercato approfittavano del giardino di via Vespasiano aperto a tutti, alle spalle delle case, per espletare i loro bisogni.


Dopo mesi di sopportazione, sdrammatizzata dall’ironia sul nome della strada (gli orinatoi pubblici, sin dai tempi dell’Impero romano, sono detti vespasiani) nei giorni scorsi un intervento di pulizia ha finalmente sfoltito la fitta vegetazione che permetteva di appartarsi senza esser visti dalla strada. Dalle foto si evince la differenza tra il prima e il dopo.


“La gente, senza farsi problemi, si denuda sotto alle finestre di casa nostra come fosse in un bagno pubblico”, ci avevano raccontato alcuni residenti in zona a luglio, “un buongiorno indecoroso che si ripete ogni martedì. Ormai si è capito che non si tratta di semplici emergenze ma di una cattiva e consolidata abitudine”, lamentavano.


Per chi non lo sapeva la scorsa estate, e per chi non lo sapesse ancora oggi, non vi è necessità alcuna di “farla” in strada. L’A.S.D. 167 (la struttura dei campi di calcetto) tiene aperti i suoi bagni per cittadini e commercianti ogni martedì, per il mercato.





Approfondimenti

Costruire salentino, come eravamo

Giuseppe Maria Costantini, Conservatore-Restauratore di Beni Culturali: dalle coperture ai soffitti interni, dagli intonaci ai pavimenti interni ed esterni, dalla “suppinna” alla “loggia”: i caratteri tradizionali tipizzanti dell’edilizia salentina

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di Giuseppe Maria Costantini

(Conservatore-Restauratore di Beni Culturali)

Mi si chiede: «Se qualcuno volesse costruire un’abitazione secondo i canoni della tradizione salentina cosa dovrebbe fare? Quali sono gli aspetti più caratteristici e tipizzanti?».

Le abitazioni del Salento sono sempre state alquanto eterogenee in relazione alla condizione socio-economica e culturale dei loro abitanti, così caratterizzando i vari paesi e quartieri urbani, anche vicinissimi tra loro, inoltre, sono molto cambiate nel corso dei secoli, anche in breve tempo quando ce ne fosse un’importante condizionamento esterno.

Basti considerare che nel Salento, almeno fino al sedicesimo secolo, tutte le coperture degli edifici erano costituite da tetti spioventi e tegole in terracotta, come nel resto d’Italia.

Tra l’altro, la copertura esterna a spioventi corrispondeva largamente a soffitti interni in legno, sia lasciati a vista sia nascosti da incannucciate ricoperte da intonaci a stucco, come nel resto d’Italia.

Tale lunghissima “stagione dei tetti” vedeva anche pavimenti interni che, dove non fossero un umile battuto di terra, erano frequentemente in legno, nudo o variamente rifinito, oppure in terracotta, nuda o financo maiolicata; l’impiantito in pietra era destinato in prevalenza agli spazi esterni, o aperti, nonché a rimesse e opifici.

Tornando alla questione posta: come e più del resto d’Italia, nel Salento il consumo del suolo, dal secondo dopoguerra del Novecento a oggi, è stato enormemente maggiore che dalla preistoria allo stesso secondo dopoguerra; pertanto, non si dovrebbe più consumare neppure un metro-quadrato di terreno agricolo o naturale per costruire checchessia.

Ciò detto, innumerevoli edifici dell’ultimo secolo, privi di particolari valenze storiche o artistiche, necessiterebbero di importanti interventi “di costruzione”.

Si tratta di edifici variamente inefficaci in fatto di materiali di cui sono costituiti, di caratteri strutturali-statici, oppure affatto indecenti in termini di funzionalità, e/o di forma e di aspetto.

In altre parole, le tante costruzioni inadeguate e brutte che ci circondano dovrebbero essere radicalmente demolite e, ove necessario, ricostruite in termini idonei, o, se possibile e opportuno, parzialmente manomesse, recuperandone quanto già idoneo e sostituendone quanto inidoneo.

Che siano totali o parziali, è essenziale che tali auspicabili rigenerazioni tengano nella massima considerazione i caratteri tradizionali e tipizzanti del Salento, anzi, in particolare, che siano armoniche al centro abitato, o alla località di campagna, cui appartengono.

Il nostro grande intellettuale e poeta Vittorio Bodini, in Foglie di tabacco (1945-47), tipizza fantasticamente un carattere cardinale delle abitazioni pugliesi e salentine: « le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia di un dado».

Tuttavia, neppure l’imbiancatura in bianco vale per ogni località: molti centri abitati, costieri e no, erano caratterizzati da prevalenti imbiancature di calce addizionata a pigmento, fino a ottenerne colori pastello, rosa, ocra gialla, azzurro, turchese, verde, ne era un esempio emblematico Gallipoli.

Perchè spellare le case?

Ne parlo al passato perché negli ultimi decenni è invalsa la deleteria moda di spellare le nostre abitazioni, fino a mostrarne l’orditura muraria in pietra, come si trattasse di un edificio non terminato.

Infatti, restando ai caratteri tradizionali tipizzanti: le abitazioni salentine, dalla più umile al palazzo nobiliare, quando edificate fino a conclusione, all’esterno e all’interno, erano immancabilmente intonacate o, comunque, rifinite con uno strato superficiale, quale rivestimento tradizionale del materiale lapideo costruttivo, con valenze funzionali ed estetiche, e ciò riguardava persino cantine e stalle.

Oltre alle coperture esterne a terrazza, destinate a convogliare le acque piovane nelle cisterne, un altro carattere tipizzante delle nostre abitazioni era la presenza di spazi interni aperti: ortali, giardini, cortili al piano terreno; al piano superiore: terrazze complanari, terrazze soprastanti, spesso dotate di suppinna o attico, nonché verande, balconi e balconcini.

In particolare, le facciate, anche quando di dimensioni contenute, tendevano ad avere uno spazio aperto protetto: portico, loggia, o loggetta a serliana.

Il colore degli infissi

Similmente alle murature, che dovrebbero mostrarsi sempre vestite, anche gli infissi, secondo tradizione, non mostrano mai il loro legno a vista, neppure quando pregiato.

Il colore degli infissi, come quello delle imbiancature tradizionali, era largamente condizionato dalla tradizione della località.

Certamente per le porte e i portoni, o le persiane, il colore più tipizzante era il verde (in infinite tonalità locali, più o meno scure), o, soprattutto per le località costiere, l’azzurro; seguono le tonalità del bruno-grigio.

A ogni modo, lontano dall’avere svolto questo interessante e poliedrico tema, spero di avere stimolato la vostra attenzione e rispetto per la conservazione e il recupero delle nostre tradizioni costruttive e del nostro bel paesaggio.

GIUSEPPE MARIA COSTANTINI

Conservatore-Restauratore di Beni Culturali.

Possiede numerose specializzazioni, tra cui superfici dell’architettura.

Lungamente ricercatore e docente di Restauro per l’Università di Bologna, oltreché per altri prestigiosi enti nazionali.

Su diretto invito del dirigente Arch. Piero Cavalcoli (Urbanista), ha partecipato all’elaborazione del DRAG della Regione Puglia (Schema di Documento Regionale di Assetto Generale).

*Nella foto in alto, Specchia da “I Borghi più belli d’Italia”

 

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Attualità

Terme di Santa Cesarea, altro passo avanti

Online sul sito istituzionale del comune di l’avviso che punta a raccogliere manifestazioni di interesse da parte degli operatori interessati

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Terme di Santa Cesarea, un passo storico verso il futuro

Con la pubblicazione dell’avviso di pre-qualificazione il comune punta a individuare operatori in grado di rilanciare la struttura e rendere le Terme un polo di attrazione turistica e benessere.

Era un passaggio atteso, e dopo mesi di programmazione, tavoli istituzionali e lavori incessanti si è finalmente giunti ad un primo storico risultato.

È online sul sito istituzionale del comune di Santa Cesarea Terme l’avviso che punta a raccogliere manifestazioni di interesse da parte degli operatori interessati; verranno poi valutati i requisiti dei soggetti, al fine di poter effettuare una selezione di quelli in linea con i requisiti richiesti.

Questo bando – ha dichiarato il sindaco di Santa Cesarea Terme, Pasquale Bleverappresenta un passo storico per Santa Cesarea Terme. Il nostro obiettivo è assicurare che le Terme continuino a essere un bene della collettività, mantenendo la proprietà pubblica e affidandone la gestione a esperti capaci di farle prosperare. Siamo convinti che questa nuova fase offrirà una qualità di servizi superiore, stimolando il turismo e generando benefici concreti per la nostra comunità”.

L’auspicio è quello di identificare, attraverso la procedura, un gestore che condivida la visione dell’amministrazione e sia capace di valorizzare al meglio il complesso termale e le attività ad esso associate.

Sindaco di Santa Cesarea Terme Pasquale Bleve

Ci prepariamo ad una nuova eraha concluso il Sindaco Bleve in cui le nostre Terme possano diventare un centro di eccellenza, rappresentando non solo la storia e l’identità di Santa Cesarea, ma anche un’attrazione moderna e innovativa. Questo processo è solo l’inizio di un futuro brillante e prospero per il nostro territorio“.

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Polemica sul Natale: “Poli, Pagliaro e Congedo ancora non sanno come funziona”

L’onorevole leccese del Pd Claudio Stefanazzi interviene sulla querelle legata ai fondi per il Natale che ha visto protagonista la sindaca di Lecce Poli Bortone. ​

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L’onorevole leccese del Pd Claudio Stefanazzi interviene sulla querelle legata ai fondi per il Natale che ha visto la sindaca di Lecce Poli Bortone sostenere che dalla Regione, in merito, vi sarebbero state solo vane promesse.

“Intervengo educatamente nella polemica, francamente incomprensibile, generata dalla pretesa della Sindaca Poli Bortone riguardo a fantomatici fondi regionali da erogare per il Natale in città”, commenta Stefanazzi. “Sono onestamente sorpreso che tre politici di lungo corso come la Sindaca, Pagliaro e Congedo non conoscano lo schema di funzionamento dei fondi Fsc e, soprattutto, lo storico dell’utilizzo di questi fondi nella promozione culturale e turistica della Puglia che ne ha fatto la regione tra le più desiderate, soprattutto dai turisti stranieri, cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni, anche a Lecce e nel Salento. Soprattutto Congedo e Pagliaro, entrambi consiglieri regionali, dovrebbero sapere che nella scorsa programmazione la Regione ha investito oltre 100 milioni di Fsc in valorizzazione delle infrastrutture turistiche e in promozione del territorio attraverso il massiccio finanziamento del patrimonio culturale materiale e immateriale. Per troppo tempo si era continuato a restaurare le mura di musei e biblioteche che poi rimanevano chiuse e non fruite dai cittadini, senza generare sviluppo e occupazione. Questo investimento, unito agli oltre 700 milioni di POR e POC fanno della nostra Regione la prima in Italia per spesa nella promozione e valorizzazione turistico culturale. Ora, alla luce della decisione, ancora oggi incomprensibile e legata ad una mera presa di posizione non supportata da alcuna norma nazionale comunitaria, da parte del Ministro Fitto di costringere le regioni ad utilizzare l’Fsc 2021-2027 solo per le spese in conto capitale (per investimenti materiali), impedendone l’utilizzo per le spese correnti e gli investimenti immateriali, per questo ciclo programmazione, la Regione ha dirottato parte delle risorse spese nella scorsa programmazione sul POR e sul POC 2021-2027. Ovviamente la coperta è corta e lo sforzo fatto penalizzerà necessariamente altri settori. Sarebbe bello che i nostri parlamentari pugliesi cercassero di convincere chi prenderà il posto di Fitto della inutilità di una scelta che penalizza in maniera enorme la promozione turistica e culturale della nostra regione e dell’intero Mezzogiorno. Come sarebbe bello che la destra pugliese ci aiutasse a convincere Fitto a dare ai pugliesi, finalmente l’Fsc e il POC 21-27 rimasto imbrigliato anch’esso in questa situazione. Ricordo che il ciclo che ci deve essere assegnato è iniziato nel 2021…e siamo nel 2024, ad oltre metà del nuovo ciclo di programmazione. Così, nel pieno rispetto di questa assurda regola voluta da Fitto, la regione potrebbe finanziare musei, spazi di cultura che, ad oggi, devono contendersi il poco spazio rimasto sul Por regionale (peraltro privo del cofinanziamento statale riveniente sempre dal nuovo FSC). Infine, giusto per chiarire le idee alla nostra Sindaca, come sempre è stato, i privati che abbiano idee e voglia, troveranno i bandi giusti per organizzare anche a Lecce iniziative per il Santo Natale. Si è chiusa da qualche giorno la 2^ finestra dell’Avviso prodotto lanciato da Pugliapromozione qualche settimana fa e che sarà integrato nei prossimi giorni proprio con una linea prodotto dedicata al Natale, un periodo che, negli ultimi 3 anni, ha riservato enormi soddisfazioni in termini di arrivo e presenze turistiche fuori stagione. Dia indicazioni alla sua Giunta di sollecitare qualche bella iniziativa. Alla luce del lavoro fatto dalla giunta Salvemini non dovrebbe essere difficile convincere operatori qualificati e seri a chiedere soldi alla Regione per organizzare qualcosa

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