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Attualità

Caprarica del Capo e quel passaggio di chiavi…

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Non c’è altare senza croce, dice un proverbio. E quanto la croce pesi lo sa solo il parroco.





Non dev’essere leggera quella della parrocchia di Sant’Andrea Apostolo, a Tricase. Don Luigi Stendardo lo ha saggiato in questi ultimi 12 mesi. La sua esperienza nel rione di Caprarica del Capo volge già al termine. A settembre dello scorso anno aveva raccolto l’eredità di Don William Del Vecchio, a sua volta subentrato ad una colonna quale Don Eugenio Licchetta (vero e proprio pezzo di storia di Caprarica con oltre 40 anni di sacerdozio in loco).
Ora il ridente rione tricasino si prepara ad un nuovo cambiamento. E chissà se i parrocchiani sono pronti ad accogliere una nuova figura sul loro altare.





Già perché la precoce dipartita di Don Luigi lascia un singolare strascico e, in questa estate priva di feste e sagre, è il vero elemento diversivo a tener banco nella comunità.
Don Luigi dal 10 settembre prossimo officerà a Ruggiano (frazione di Salve), e secondo alcuni lo spostamento non sarebbe né una decisione già programmata né tantomeno un naturale sbocco dell’esperienza trascorsa.





Malelingue? Mica tanto. Vox populi, vox dei, dicevano i latini, e non tocca certo insegnarlo alla Curia.
Alla base della decisione del Vescovo, monsignor Vito Angiuli, vi sarebbe infatti una lettera indirizzatagli da alcuni parrocchiani. Al centro della questione, la gestione della parrocchia e delle sue “stanze”. Chi pensa ad un caso di quelli da rotocalco forse rimarrà deluso: nessuno scandalo, nulla di eccepibile nella condotta di Don Luigi. Ma, si sa, in una realtà piccola come quella di Caprarica, il contesto replica quello familiare. E il rischio rigetto può essere dietro l’angolo.





Ecco allora che alcuni fedeli avrebbero preso carta e penna per scrivere a sua Eminenza. Allo scopo di riportare degli episodi che sarebbero significativi e dimostrativi del fatto che la scintilla, tra il parroco e i fedeli, non sarebbe mai scoccata.
Si parla in particolar modo di chiavi. Della cura degli spazi parrocchiali che il parroco avrebbe preferito centralizzare e controllare, quindi, in prima persona. In altre parole, si parla di fiducia. Le figure più vicine negli anni alla parrocchia giurerebbero di averle dovute restituire tutte, quelle chiavi. Don Luigi, in un documento indirizzato alla Diocesi, avrebbe precisato che delle tre persone in questione nessuna sarebbe stata invitata da lui al reso. Anzi, addirittura tra questi solo uno le avrebbe riconsegnate di persona. Gli altri due si sarebbero “timidamente” affidati a terzi o le avrebbero addirittura lasciate in una busta dinanzi al tabernacolo.





Per la Curia solo chiacchiere




La chiesa di Sant’Andrea a Caprarica, rione di Tricase




Dalla Curia arriva ferma e forte la smentita. Nessuna chiave, nessuna lettera, nessun disguido. Don Luigi, effettivamente, a Caprarica aveva l’incarico di “amministratore parrocchiale”. Il che può effettivamente configurare un incarico temporaneo. Una figura di passaggio, in attesa di una nomina stabile. Un “traghettatore”, per dirla in termini calcistici ed in uso un po’ a tutti.
Il vespaio però a Tricase si è sollevato e le prime punture risalgono già a qualche mese fa. In pieno lockdown, quando la famosa illusione di un mondo più amorevole pervadeva tutti, le lingue biforcute diffusero già una cattiveria sul buon Don Luigi. Inventando di sana piana il contagio di suo fratello, sparsero la voce che avrebbe potuto essere portatore del Covid.





L’avvicendamento deciso dal Vescovo, la cui volontà impone l’obbedienza tanto ai ministri del culto quanto ai seguaci, taglia di netto la strada ad ogni ulteriore diatriba.





Oggi, le stesse lingue biforcute di cui sopra, all’ombra della colonna di Sant’Andrea, sibilano che quella di Ruggiano (500 abitanti) possa essere una bocciatura per Don Luigi. Ma se è vero che Sant’Agostino fece grande Tagaste, non è la piazza ad elevare il parroco, ma viceversa: un buon auspicio, insomma, per la nuova avventura di Don Luigi. E un in bocca al lupo, invece, a Don Salvatore Chiarello: dal 31 agosto toccherà a lui metter d’accordo tutti a Caprarica del Capo.





Lorenzo Zito


Attualità

Grande partecipazione alla messa dello sportivo a Nardò

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Ancora una volta, lo sport neretino si è radunato per la Messa dello Sportivo, un appuntamento liturgico divenuto ormai tradizione, organizzato dal Presidente del Consiglio comunale di Nardò, Antonio Tondo, in collaborazione con la Consulta comunale dello sport neretino.

Grande e sentita partecipazione da parte delle associazioni, dei team e degli atleti neretini, che hanno assistito alla liturgia celebrata da Sua Eccellenza Mons. Fernando Filograna, Vescovo della Diocesi Nardà-Gallipoli, la cui omelia è stata fonte di coraggio ed ispirazione, in particolar modo per i tanti giovanissimi presenti.

Presso la Cattedrale di Nardò, lo scorso 20 dicembre, si sono infatti radunati i dirigenti e i rappresentanti di ogni tipo di sport, sia di squadra che individuali, di ogni età, affinché vengano custoditi i sani principi che lo sport tramanda.

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Attualità

Ineleggibilità dei Sindaci: “Discriminatoria e antidemocratica”

Il dissenso di Anci Puglia per la norma che sancisce che “non sono eleggibili a Presidente della Regione e a Consigliere regionale i Presidenti delle Province della Regione e i Sindaci dei Comuni della Regione”

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L’associazione dei Comuni pugliesi chiede la revoca della modifica alla legge elettorale regionale, denunciando una penalizzazione ingiusta per i sindaci e una limitazione della libertà di scelta degli elettori.

Anci Puglia esprime fermo dissenso nei confronti della recente modifica all’articolo 6, comma 1, della Legge Regionale 9 febbraio 2005, n. 2 – “Norme per l’elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale” – approvata dal Consiglio regionale mediante emendamento.

La nuova formulazione del comma 1 stabilisce che “non sono eleggibili a Presidente della Regione e a Consigliere regionale i Presidenti delle Province della Regione e i Sindaci dei Comuni della Regione”.

Tuttavia, tale ineleggibilità viene esclusa se i soggetti interessati si dimettono dalla
carica non oltre sei mesi prima del compimento del quinquennio di legislatura, o, in caso di
scioglimento anticipato del Consiglio regionale, entro sette giorni dalla data di scioglimento.

I Sindaci di Puglia, secondo ANCI, risultano pertanto fortemente penalizzati dal vincolo di ineleggibilità alle regionali e ritengono si tratti di una norma ingiustificatamente discriminatoria e
antidemocratica: Viene così compromesso non solo il legittimo diritto, costituzionalmente garantito, a candidarsi come chiunque altro, ma anche i cittadini e le cittadine vedono limitarsi la libera scelta per l’esercizio del diritto di voto: “Il termine di 180 giorni per dimettersi risulta infatti estremamente rigido e penalizzante e determina una disparità di trattamento oggettiva tra amministratori locali e altre categorie di cittadini eleggibili.

I Sindaci sono i rappresentanti più diretti e più vicini ai cittadini; tuttavia, invece di valorizzare il loro contributo potenziale nella competizione elettorale regionale, arricchendo così il pluralismo democratico, questa norma li mortifica pesantemente.

Inoltre, priva le comunità amministrate di
una guida con largo anticipo e, ipoteticamente, anche inutilmente, qualora il Sindaco non venisse poi candidato nelle liste regionali.
Anci Puglia ha raccolto nelle ultime ore le rimostranze e la delusione di tanti Sindaci e Sindache – di ogni schieramento politico, perché la norma penalizza tutti, in modo trasversale – e sta valutando ogni più utile ed opportuna azione congiunta, anche giurisdizionale”.

Soprattutto, ANCI PUGLIA oggi chiede ai Consiglieri regionali che hanno proposto e votato l’emendamento di “ritornare sui propri passi, di cancellare quella norma assurda e discriminatoria e consentire a tutti il libero accesso al diritto di candidarsi, accettando un confronto paritario, plurale e democratico.
Al Presidente Michele Emiliano, che è stato Sindaco della Città capoluogo e ha poi voluto
interpretare la carica di Governatore come “Sindaco di Puglia”, chiediamo di fare tutto quanto in suo potere per ripristinare, in seno al Consiglio regionale, il rispetto dei princìpi sacrosanti ed inviolabili di democrazia, uguaglianza di fronte alla Legge e pluralismo”.

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Approfondimenti

Inaugurata la biblioteca “Giambattista Lezzi” a Casarano

il Sindaco De Nuzzo e l’Assessore Legittimo: “Grazie alla fiducia che i cittadini ci hanno accordato”. “Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero”.

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“Ci sono sogni destinati a rimanere tali ma che comunque aiutano a migliorarsi. Altri destinati a realizzarsi nel momento in cui si ha la possibilità di incidere”.

E’ lapidario il sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo, durante l’inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale della città.

È grazie alla fiducia che i cittadini hanno accordato alla nostra Amministrazione che tutto è iniziato. Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero.

E prosegue: “Sono stati anni di lavoro: convenzione con il Polo Biblio Museale di Lecce, partecipazione al bando per il servizio civile 2025, adesione rete delle Biblioteche Regionali, censimento matricola al Ministero, progettazione e realizzazione arredi e tanto altro.
Fatica? No gioia di vedere prendere corpo e anima ad un luogo che sarà un punto di partenza da dove si propagheranno, tutto intorno, attività culturali”.

“Da quelle stanze”, sostiene l’assessore, Emanuele Leggittimo,  “si sprigionerà una luce forte che passando da Palazzo De Judicibis si estenderà nel Sedile comunale per arrivare a Piazza Mercato.
Lievito di vita e di bellezza, di incontro e scambi di saperi.
Siamo contenti e orgogliosi, oggi lo possiamo dire per aver potuto inaugurare e contare su “un luogo del sapere” che è la Biblioteca Comunale “Giambattista Lezzi”.

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