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Attualità

Casarano, Galatina, Maglie o Tricase pari sono. Cronaca di una crisi annunciata

Abbiamo intervistato gli esercenti di Casarano, Galatina e Maglie, per comprendere se quello di via Cadorna a Tricase è un campanello d’allarme per l’intero Salento…

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ESCLUSIVA


di Lorenzo Zito


L’approfondimento sullo stato di salute dello shopping salentino, pubblicato sul nostro ultimo numero de il Gallo, del 12 marzo 2022, ha fatto discutere.


Ha messo i nostri paesi davanti allo specchio: chi più, chi meno, tutti stanno vivendo il peso di un momento storico senza precedenti. Un periodo nero in cui gli unici elementi ricorrenti, per chi fa impresa, sono l’incertezza e l’impossibilità di programmazione.


Lo spopolamento del cuore del commercio tricasino, preso in esame sulle nostre colonne, ha acceso un campanello d’allarme. La trasformazione di via Cadorna, a Tricase, in passerella di vetrine vuote è l’anteprima di ciò che vivranno a breve gli altri centri della provincia?


Con un tour tra i commercianti, lo abbiamo chiesto a Casarano, Galatina e Maglie.


Casarano: «La clientela continua a diminuire»


A Casarano la luce in fondo al tunnel sembra lontana. Il presidente dell’associazione commercianti, fresco di rinnovo per altri quattro anni, Cristian Preite, ci racconta dello sconforto che si fa strada: “Sembra un loop: con il caro vita di questi giorni, siamo ripiombati negli effetti del Covid. Con l’ennesima ondata di contagi, la clientela continua a diminuire. I costi si accentuano, il traffico cala ed i debiti aumentano. Le banche, dal canto loro, non sono più un sostegno su cui far leva per ripartire, ed i commercianti si ritrovano a sorreggere da soli il peso di tutte queste problematiche. Il rischio più grande è quello di lasciar spazio allo sconforto. Con la stanchezza che inizia a farsi sentire, si perde il pane quotidiano dei negozianti: l’entusiasmo”.


Il futuro è una partita che si gioca su più tavoli: “Questo è l’anno decisivo. Non possiamo più andare avanti nel silenzio, pensando che tutto tornerà da sé alla normalità. Le speranze sono riposte negli interventi che, a catena, Europa, governo ed amministrazioni possono e devono programmare. Ma servono soprattutto un impulso ed un indirizzo che, a livello locale, sappiano accattivare e trattenere la clientela. Altrimenti anche Casarano verrà presto dimenticata a vantaggio di uno shopping sempre più centralizzato: già oggi, in tanti, preferiscono spendere a Lecce che nei loro paesi…”.


Galatina: «Potenzialità abbandonate a sé stesse»


Abbiamo tastato il polso di Galatina con Roberto Tundo, titolare di due attività commerciali al dettaglio e già presidente dell’associazione commercianti del suo paese.

Lo shopping a Galatina non è più quello degli anni ‘90. Lo raccontano le vie del centro, una su tutte Corso Porta Luce. Le difficoltà per i negozianti si accentuano ed il rincaro delle bollette non può che essere un ulteriore freno allo shopping”.


A differenza di quanto accaduto in altri centri, tuttavia, Galatina non è stata colonizzata franchisor e grandi catene. “Questo può offrire uno spunto agli esercenti: il commercio online può diventare un volano per i piccoli negozi, una piattaforma in più da sfruttare e non solo un concorrente da temere”.


Gli elementi da cui ripartire non mancano: “Galatina di recente è stata abbandonata a sé stessa ed il commercio ha iniziato a riorientarsi verso le attività ristorative, rilanciando la vita serale e spopolandosi di giorno. Ma per tener accesa la rete commerciale servono incentivi all’investimento che rianimino la città H24. Le potenzialità da sfruttare sono tante: pasticciotto, basilica di Santa Caterina e chiesa di San Pietro e Paolo sono gli ingredienti di una Galatina che si vende già da sé. La visita giornaliera del turista, però, non è più sufficiente: è il momento di programmare un futuro che non viva di clientela estemporanea”.

Maglie: «Momento più buio degli ultimi 50 anni»


Per Antonio Magurano di Maglie, presidente di Confesercenti, la desertificazione di Tricase “può essere un presagio. Seppur a Maglie non si registrino ancora numerose chiusure, la ripresa post lockdown è stata solo apparente ed i problemi si fanno già sentire. Il rischio più grande è quello che, per mantenere in piedi le attività, molti si indebitino irrimediabilmente. Ciò che temo di più è che a pagare siano sempre gli stessi e che, alla fine, si sfoci nella cosiddetta lotta tra poveri”.


Da agente immobiliare, Magurano fa tesoro del suo mestiere per analizzare il momento storico: “Un indicatore dello stato di salute dell’economia è da sempre l’edilizia. Le difficoltà del mercato immobiliare locale raccontano l’era che stiamo vivendo”.


Poi uno sguardo alle necessità: “In questi giorni abbiamo tenuto un corso che ha trattato, tra le altre cose, il tema della finanza agevolata. La forte affluenza manifesta il bisogno di ascolto e di sostegno degli imprenditori: tutti abbiamo diritto ad essere aiutati, e non con un contentino. Ad esempio: a nulla serve tagliare il prezzo della benzina per un mese se non si è in grado di tutelarci dalla speculazione e di adottare misure che diano respiro a lungo termine”.


Toma: «I pensieri affollano le notti»


Antonio Toma, titolare di attività commerciali nel settore dell’abbigliamento su Maglie, Castro e Marittima di Diso, ci offre uno sguardo più ampio, anche alla luce dell’esperienza della sua famiglia, titolare di una storica azienda di distribuzione in provincia.

Il peso del momento si fa sentire e i pensieri affollano le notti. In famiglia un periodo così, dagli anni ‘70 ad oggi, non la ricorda nessuno.

Una situazione critica sorta ben prima della pandemia, quando l’allontanamento di intere generazioni dalla nostra terra rappresentava già un problema per i consumi. Oggi il quadro è peggiorato, al punto che la galoppante inflazione nella realtà è ben più alta dei numeri che sciorinano i media”.


Spesso l’unico modo per far quadrare i conti è indebitarsi: “Molti di noi hanno dovuto chiedere dei prestiti per tenere aperto, ma senza un incentivo ai consumi, che parta dalle politiche comunitarie ed arrivi nelle realtà locali, sarà impossibile dare una sterzata al settore. In Salento poi, come detto, viviamo una situazione peculiare: per ridare vita alla provincia servono delle misure di contrasto allo spopolamento. Il modello Portogallo, che ha abbattuto le aliquote per i pensionati che hanno scelto di viverci, può essere un’opzione valida”.


Muci: «Si spende più per mangiare fuori che per fare compere!»


Luigi Muci, già presidente dell’associazione commercianti a Maglie, commenta: “Oltre ai fattori già noti (dalla pandemia alla guerra), stiamo vivendo un riorientamento delle abitudini della clientela, che oggi spende di più per mangiar fuori che per fare compere. Lo spopolamento del centro sta interessando anche la nostra città, ma fortunatamente i negozi non si sono svuotati. Senza nulla togliere a Tricase ed agli altri centri, Maglie per ora resiste perché si fa forte della sua storia. Buona parte delle attività commerciali sono di seconda o terza generazione. Esercenti che stanno difendendo con le proprie tasche un passato che non è solo personale, ma che appartiene all’intero paese. Uno sforzo che si tramuta anche in missione: quella di non far ricadere gli aumenti del periodo sui prezzi, per non gravare ulteriormente sul consumatore finale”.


DITE LA VS: per mail a info@ilgallo.it; con un messaggio o con un vocale su Wapp al numero 371 37 373 310, o su fb, sulla pagina de il Gallo


Attualità

Cassa integrazione: c’è luce in fondo al tunnel?

Primato nero per il Leccese sugli ammortizzatori sociali: il punto sulla flessione in atto con Mario Vadrucci (Camera di Commercio), Gabriele Abaterusso (Sud Salento srl) ed Antonio Bramato (OLC)

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di Lorenzo Zito

Un campanello d’allarme suona forte in provincia di Lecce nel mondo del lavoro e della produzione. Il Salento ha chiuso il 2024 con un primato da paura: siamo primi in Italia per aumento di ore di ammortizzatori sociali richieste rispetto all’anno precedente. Lecce (e provincia) segnano un +275% nel periodo gennaio-settembre 2024. La più vicina, Biella, si ferma ad un +188.

Il totale di ore autorizzate nel Leccese ammonta ad oltre 5milioni e 150mila. In media circa 69 ore per azienda. I dati snocciolati da “Il Sole 24 Ore” raccontano che (su scala nazionale) i settori più interessati dall’aumento d’ore di cassa integrazione sono: pelli-cuoio-calzature (+139,4%), abbigliamento (+124,7%), tessili (+74,6%) e meccaniche (+48,3%). Con quest’ultimo che, oltre ad essere tra i primi per aumento, segna il record di ore richieste: 152 milioni e 845mila (un abisso la distanza dal secondo, il metallurgico, che si ferma sotto i 30milioni).

Incrociando i dati, proviamo a fare zoom sulla nostra area andando a toccare con mano la situazione in essere in alcuni di settori citati (moda e meccanica) su quello che, sempre stando ai numeri, è il territorio più in affanno in tutto lo Stivale.

MARIO VADRUCCI. CAMERA DI COMMERCIO LECCE

Ci introduce all’argomento il presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mario Vadrucci, che forte della sua esperienza pluriennale tra le pieghe dell’economia locale ci restituisce una fotografia del momento: “Questo periodo storico ci dimostra quanto le crisi internazionali impattano anche sul nostro Salento. A volte si fa fatica a immaginare che situazioni geopolitiche lontane abbiano peso su scala ridotta ed a migliaia di chilometri. Invece, la fase convulsa che viviamo sta mettendo in difficoltà diverse aziende, soprattutto piccole e medie realtà del calzaturiero e delle tessiture del Capo di Leuca, che in alcuni casi fanno i conti con la recessione. La dimensione di queste difficoltà è giunta forte anche ai nostri uffici. Al momento, il welfare sta permettendo di tamponare il problema, garantendo almeno, in alcuni casi, la permanenza della forza lavoro. Le emorragie di personale sono infatti la più grande mazzata per le aziende in crisi: riuscire a mantenere i propri dipendenti fino allo scollinare del periodo nero è vitale”.

La ripresa post pandemica, supportata da fondi istituzionali, per qualcuno ha creato una bolla che ha accentuato il contraccolpo che ora si accusa. Ma Vadrucci non è di questo avviso:

È vero che fino ad un anno fa parlavamo di nuove assunzioni ed oggi ci lecchiamo le ferite, ma la crisi di determinati settori, come ad esempio quello del lusso, risente più delle tensioni attuali che delle scelte degli anni precedenti. I venti di guerra pesano sull’economia e ne provocano la contrazione. Il presidente Trump manifesta una voglia artificiosa di mettere fine a tutto ciò, senza un vero piano e senza il coinvolgimento delle parti in causa. Va da sé che, finché non c’è calma e tranquillità per le aziende, il domani è incerto. Attendiamo le mosse del nostro Governo, ma anche quelle dell’UE, per capire a cosa andremo incontro”.

GABRIELE ABATERUSSO, SUD SALENTO

Parliamo della Sud Salento srl con il suo responsabile amministrativo, il primo cittadino di Patù Gabriele Abaterusso.

La sua azienda opera con tre stabilimenti, tra Gagliano del Capo, Corsano ed Alessano. Il lavoro passa da una una mono-committenza: una produzione a marchio Gucci, realizzata per conto della titolare del brand, la “famiglia” Kering, multinazionale francese della moda di lusso.

La storica azienda della famiglia Abaterusso ha appena avviato una procedura di licenziamento per 120 dei suoi 335 dipendenti.

Il Tavolo di crisi della task force regionale sta discutendo la possibilità della cassa integrazione in deroga, ma noi”, spiega Abaterusso, “abbiamo palesato come non faccia al nostro caso, mancando al momento una concreta prospettiva di ripresa. Piuttosto, abbiamo sottoposto il tema dell’aumento del costo degli ammortizzatori sociali a carico dell’azienda, che è quasi quadruplicato. Lo sosteniamo già da 15 mesi e spingerci oltre sarebbe molto rischioso per gli equilibri dell’azienda”.

La manodopera della Sud Salento è impegnata in due tipologie di reparto: taglio ed orlatura; montaggio e finissaggio. “Ci tengo a sottolineare”, continua Abaterusso, “che le difficoltà incontrate interessano unicamente il montaggio ed il finissaggio. Reparti che comunque non saranno dismessi, bensì ridimensionati. Nel 2022, abbiamo aperto degli altri reparti per le fasi di taglio ed orlatura ad Alessano. Qui abbiamo circa cento unità addette che non saranno intaccate dalla procedura di licenziamento”.

Il crollo degli ordinativi tocca infatti i soli reparti di montaggio e finissaggio, che sono passati da un fatturato di 10 milioni nel 2022 agli 8,8 del 2023 fino ad arrivare ai 4,2 milioni del 2024.

Ma Abaterusso ha una sua visione sulla situazione che il settore vive: “Sono fiducioso sul futuro. Nel nostro territorio il lusso e la moda hanno rappresentato e stanno rappresentando un’opportunità di lavoro e benessere per migliaia di lavoratori e famiglie. Penso che alla lunga continuerà ad essere così: quello della moda è un settore particolare, che ci ha abituato da sempre ad alti e bassi. Sicuramente col senno di poi possiamo dire che l’accelerata post Covid è stata eccessiva, ma la crisi ci racconta come tutto il settore del lusso sia difficoltà. Questo dipende sicuramente dalle tensioni globali e dalle novità che hanno interessato mercati come quello cinese e russo”.

Difficoltà sì, ma senza perdere il controllo: “In azienda avevamo optato per la settimana corta: vista la riduzione delle ore di lavoro avevamo chiuso i venerdì. Dalla scorsa settimana abbiamo ripreso a lavorare anche di venerdì, ma sempre con le catene di montaggio ridotte. Mentre ad Alessano i nuovi reparti di taglio e giunteria che avevamo tenuto in fermo prolungato hanno ripreso a pieno periodo”.

Prima di congedarci, un pensiero spontaneo: “Ci tengo a rivolgermi a coloro che perderanno il posto di lavoro. Da anni siamo abituati a fare i conti con una progressione e con l’aumento del lavoro e delle commesse. Una espansione che ci ha dato possibilità di offrire lavoro a molte persone, che sono diventate parte della nostra famiglia. Per noi questo è un momento di grande tristezza da cui ripartiamo prendendo un impegno: non ci accontenteremo del domani e non accetteremo questa condizione. Lavoreremo per restare competitivi e per cogliere la ripresa e le nuove occasioni che si presenteranno sul mercato, per poter tornare a collaborare con quelle persone da cui oggi siamo costretti a separarci”.

(Dopo la pubblicazione del nostro articolo, è giunta in Redazione una nota congiunta dei sindacati sulle procedure di licenziamento in atto. Sindacati che affermano: “Valuteremo con attenzione la procedura, anche alla luce del lavoro straordinario che si sta svolgendo”. Clicca qui per leggere l’articolo)

ANTONIO BRAMATO, OLC

Con l’ingegner Antonio Bramato facciamo il punto dalla prospettiva di OLC, azienda di Specchia che si occupa di costruzioni metalmeccaniche e carpenteria metallica.

I nostri clienti sono soprattutto venditori di macchine movimento terra. Dalla lavorazione della materia prima sino al pre-assemblaggio ed alla verniciatura, passando per taglio, saldatura, lavorazione meccanica e via discorrendo, tutte le fasi trovano sfogo nella vendita finale, operata dai nostri committenti. Questo mercato è strettamente legato alle costruzioni ed agli appalti pubblici, ma va sé che risenta molto delle vicende internazionali (chiusura dei mercati russo, est europeo e asiatico, unita alla guerra dei dazi)”.

Come vanno le cose in OLC: “Ci aspettavamo una flessione nel settore, per come si è palesata nel 2024, e ci aspettiamo che perduri nel 2025. Il 2026 resta al momento un punto interrogativo. Ad oggi siamo in contratto di solidarietà. Contiamo di recedervi, salvo sorprese, dal prossimo anno. Si lavora a turno, a rotazione sui vari reparti. Non abbiamo avviato procedure di licenziamento, ma (a scadenza) abbiamo perduto i lavoratori a tempo determinato. La stessa normativa, del resto, prevede l’impossibilità di rinnovarli durante il regime di contratto di solidarietà. Con la forza lavoro a disposizione, lavoriamo attualmente all’80%. Prevediamo di riuscire a salire al 95% per agosto. Il nostro è un settore che risente anche della stagionalità: leggera flessione in inverno e ripresa tra primavera ed estate”.

Tavoli tecnici, Governo, Europa come dovrebbero intervenire? “La prima cosa da fare è quella di porre fine all’era dei bonus. Sin dalla pandemia, sono state utilizzate tante misure (dal famigerato Superbonus fino al PNRR) che si sono rivelate tossiche per il mercato. Non fanno che creare pericolose bolle. Se utilizzati male, bonus e incentivi portano ad investimenti sbagliati da cui è impossibile risollevarsi. Molte aziende, anche nostre concorrenti, li hanno utilizzati per nuovi capannoni ed aumento del personale. Investimenti ottimistici (con annessi fatturati drogati) che in breve tempo si sono rivelati distaccati dalla realtà.

Non a caso fino a pochi anni fa era difficile reperire forza lavoro qualificata, mentre oggi queste figure, licenziate altrove, si presentano alla nostra porta da sole”.

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Attualità

I sindacati sui licenziamenti della Sud Salento: “Potrebbero fare di più”

In una nota congiunta Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC promettono di “vigilare e valutare bene la procedura: in questi giorni, operai impegnati in straordinari”

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Dopo il nostro approfondimento sul tema CIG in Salento arriva una nota a firma congiunta delle sigle Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC, che prendono parola sulla procedura per il licenziamento di 120 lavoratori avviata dalla Sud Salento srl (in foto). La pubblichiamo integralmente qui di seguito.

“La scelta della Sud Salento di Gagliano del Capo di aprire la
procedura per il licenziamento per 120 lavoratori sarebbe
totalmente inaccettabile se non fosse arrivata in un innegabile
momento di profonda difficoltà del TAC (tessile abbigliamento
calzaturiero), più un anno di CIG aziendale trascorsa e, in
particolare, la profonda crisi che da tempo attraversa il settore
calzaturiero, specificatamente per i reparti di montaggio della
calzatura.

L’aggravante ancor più evidente è che l’azienda produce quasi
esclusivamente per il gruppo Kering, con produzioni totalmente in
marchio Gucci e, per gli addetti ai lavori, è conosciuta la situazione
non proprio rosea degli andamenti di vendita di Gucci.

Riteniamo però che sia il marchio (Gucci) e prima ancora l’azienda
che alimenta Sud Salento (Pigini), con l’azienda stessa, debbano
fare uno sforzo ulteriore a ridurre il numero di posti di lavoro che si perderebbero in un lembo d’Italia dove non sarebbe solo alquanto difficile, sicuramente impossibile, ricollocarsi sul mercato del lavoro.

Valuteremo bene la possibile firma dell’accordo con il numero di licenziamenti dichiarati anche alla luce dell’attuale aumento della produzione e, secondo quello che ci riportano i lavoratori, del lavoro straordinario che si sta svolgendo in questi giorni.

Necessita ridurre le unità in esubero e traguardare un affidabile ed
equilibrato rilancio aziendale con una vera negoziazione tra le parti
per non dover ricorrere a enti ed istituzioni esterne (Task Force
Regionale per l’occupazione, ecc.) quali regolatori terzi della difficile
vertenza in atto”.

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Alessano

Gli arredi in piazza spaccano Alessano

Lanciata una raccolta firme per chiedere di rivedere l’installazione delle nuove panchine. Il sindaco: “Dialoghiamo, ma…”

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Petizione popolare ad Alessano per richiedere “una piazza priva di barriere ed ostacoli”. L’ha indetta un gruppo di cittadini guidato da Massimo Vasquez Giuliano, Giuseppe Sergi e Maurizio Scalese. Il sabato (mattina e pomeriggio) e la domenica mattina, fino al prossimo 23 marzo, si terrà una raccolta firme per il destino della centralissima piazza Don Tonino. Location della raccolta è la stessa piazza, sotto l’orologio (sul nostro cartaceo, andato in stampa giovedì, è indicata la sede che era stata individuata in prima battuta, ossia il Vescovado. Sede variata dopo ottenimento di autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico).

L’obiettivo dei promotori dell’iniziativa è renderla “esente da rischi e pericoli. Sicura, ospitale, accogliente e inclusiva. Accortamente regolamentata, in modo da favorirne la pubblica fruizione. Una piazza”, continuano i firmatari, “che rispetti la storia che la circonda e la impreziosisce”.

All’attenzione diretta della cittadinanza e del Comune viene portata la presenza dei nuovi arredi urbani ivi installati. “Ne richiediamo la rimozione o, al più, la rimodulazione della loro sistemazione al fine di rendere il tutto più gradevole e meno impattante”. Inoltre, viene proposta l’utilizzo di sistemi alternativi alla regolamentazione del traffico, “come la creazione di una ZTL con apposite telecamere oppure l’installazione di dissuasori automatici a scomparsa che consentano l’attraversamento della piazza a mezzi autorizzati o d’emergenza”.

Il sindaco

Il sindaco di Alessano, Osvaldo Stendardo, non si scompone dinanzi alla richiesta: “Abbiamo accolto la richiesta di dialogo dei firmatari”, ci spiega, “ed incontrato in riunione i commercianti. Abbiamo predisposto anche un incontro sul tema anche con il Comandante della polizia locale e con l’ufficio tecnico, visto che si tratta di provvedimenti di natura più gestionale che amministrativa. Abbiamo, insomma, rassicurato i promotori sul fatto che avremmo preso in considerazione ogni eventuale criticità. Era stato richiesto l’utilizzo dell’ufficio anagrafe per la raccolta firme, ma non è possibile chiaramente tenerlo aperto nei giorni festivi, pertanto avevamo suggerito la collocazione in piazza, con l’autenticazione a cura di un consigliere comunale. La petizione è un atto di democrazia, ma ci stupisce, a questo punto, vedere che nonostante quanto detto la raccolta firme continui”.

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