Attualità
“Criticati sì, malfattori no!”
Gli assessori e la vice sindaco di Tricase rispondono, punto per punto, alle critiche mosse dal consigliere Dell’Abate dalle nostre colonne a luglio
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“Abbiamo sempre pensato e sostenuto che le minoranze (o l’opposizione come ama definirsi il consigliere Dell’Abate) hanno il diritto ed il dovere di esprimere tutte le critiche, di sottolineare tutto ciò che ritengono sbagliato o non condivisibile rispetto all’operato di questa amministrazione. Ma non accettiamo di essere descritti come dediti al malaffare, anche perché a tutt’oggi il casellario giudiziario di noi tutti è immacolato.
Pertanto ci teniamo a fare alcune precisazioni in merito a dichiarazioni che il consigliere Dell’Abate ha rilasciato su questo stesso giornale. Intendiamo farlo poiché è bene che i cittadini conoscano i fatti nel loro insieme, perché la verità non è il risultato di una formula matematica ma il frutto di conoscenze quanto più possibile complete. Cercheremo quindi di dare un quadro completo dei fatti riportati dal consigliere Dell’Abate”.
Delibera in pedana
“Innanzitutto, Dell’Abate ha evidenziato l’esistenza di un procedimento penale che vede coinvolta l’intera giunta e alcuni funzionari. Vero. Peccato però che sia stato omesso di descrivere i fatti che ne hanno dato origine e lo stato attuale del procedimento. Si tratta, innanzitutto, dell’approvazione di una delibera di giunta con la quale, nell’estate 2013, veniva autorizzato un esercizio pubblico ad installare, temporaneamente, una pedana di legno a ridosso del marciapiede per consentire ai turisti una migliore fruibilità delle nostre e bellezze e dei nostri servizi. L’atto riportava il parere favorevole del responsabile tecnico e quello contrario del responsabile della polizia locale e la giunta lo adottato motivando le ragioni per cui riteneva di discostarsi dal parere negativo di un suo ufficio. Al termine del periodo autorizzato la pedana fu rimossa e successivamente l’esercizio pubblico interessato ha cessato l’attività.
Su tale vicenda e sulla base di una denuncia anonima la magistratura ha avviato le indagini, notificando agli interessati l’avviso di garanzia. A tutt’oggi il procedimento è nella fase delle indagini preliminari e ci auguriamo, considerati i fatti, che il tutto venga archiviato. In proposito ricordiamo che negli anni precedenti, al medesimo esercizio, era stato consentito di posizionare tavolini all’aperto occupando dei posti di parcheggio pubblico, sia dal commissario prefettizio che dalla precedente amministrazione, con tutta probabilità per le identiche finalità perseguite da questa amministrazione”.
Mistificazione sulle “insidie stradali”
“Altra precisazione va fatta in riferimento all’incarico affidato a ditta esterna per l’accertamento delle richieste di danni per insidie stradali. Scelta presa al fine di ridurre i costi a carico del Comune. L’incarico è stato conferito sulla base di analoghi provvedimenti e con le stesse modalità posti in essere da diversi enti, tra i quali Copertino, Squinzano, Ugento e la Provincia di Lecce. Il costo totale del servizio è stato di 4mila euro per un anno. Per valutare il rapporto costi/benefici si consideri che il numero delle richieste di risarcimento è passato dalle 105 del 2013 alle 67 del 2014.
In questo caso, il riferimento fatto da Dell’Abate all’intervento del Procuratore Motta a riguardo, è una vera e propria mistificazione. Motta infatti intervenne per dei semplici chiarimenti, richiesti tra l’altro dal comandante della polizia locale, che riguardavano il comportamento da tenere in caso di incidenti con il coinvolgimento di persone ferite o morte (eventualità tra l’altro fortunatamente mai verificatasi durante l’incarico a ditta esterna)”.
Dell’Abate spendeva di più
“Altra nota stonata quella in riferimento ai componenti esterni della commissione di concorso per l’assunzione di personale nel corpo di polizia locale. Ancora una volta il consigliere Dell’Abate (certamente per dimenticanza) riporta parte della notizia.- I fatti.
L’amministrazione di Tricase nel 2013 (una delle poche in provincia) riesce ad indire un concorso per una categoria D e due di categoria C per il corpo di polizia locale. La commissione di concorso viene nominata secondo quanto previsto dall’apposito regolamento, approvato dalla passata amministrazione di cui faceva parte come assessore lo stesso Dell’Abate, quindi con la presenza di due commissari interni ed un comandante di polizia locale di altro Comune come componente esperto, oltre ad un esperto di lingua straniere ed un esperto in informatica come componenti aggiunti. La somma totale spesa per tutti e tre i componenti esterni è pari a 679,90 euro.
La precedente amministrazione, di cui Dell’Abate faceva parte, nel 2011 aveva espletato un concorso per la copertura del posto di comandante di polizia locale spendendo 8720,20 euro per consulenti esterni”.
Sacrosanta giustizia
“Singolare è poi il riferimento all’annullamento da parte del Tar di una delibera oggetto di due distinti ricorsi. Come se ciò fosse sintomo di una situazione patologica e addirittura fonte di danno erariale. Numerosi sono i ricorsi al Tar contro provvedimenti dell’Amministrazione. E solo in due di questi il Comune è risultato soccombente. Ci chiediamo, quando i ricorsi vengono respinti, confermando in tal modo la legittimità dell’azione amministrativa, il danno erariale lo causano i ricorrenti? Affatto. Il ricorso alla giustizia è lo strumento che le società civili si danno per dirimere contrasti e individuare responsabilità, anche se ciò comporta dei costi”.
Sfera pubblica e sfera privata
“Riguardo le somme che dovrebbe versare il sindaco Coppola, il cons. Dell’Abate sembra avere le idee più chiare delle autorità competenti che invece non hanno ancora emesso provvedimenti definitivi. Ad ogni modo, si tratta di vicende che nulla hanno a che vedere con la sua qualità di Sindaco e non incidono né hanno alcun riflesso sulla carica ricoperta e sulla legittimità dell’azione amministrativa.
Nell’articolo si sottolinea inoltre il fatto che alcuni dirigenti devono versare delle somme all’erario. Vero. Tuttavia, trattandosi di responsabilità personali dei soggetti coinvolti, non comprendiamo come ciò possa essere oggetto di critica ad una Amministrazione senza una analisi che entri nel merito delle questioni, più complesse e articolate di quanto le semplicistiche considerazioni del consigliere Dell’Abate lasciano intendere, potendo scaturire da semplici errori”.
Se si vergogna, ne ha ben donde
“Il Consigliere Dell’Abate sostiene anche di essersi vergognato, da cittadino, quando nella relazione del Procuratore Generale presso la Corte dei Conti ha trovato menzionato il comune di Tricase. Ha fatto bene a precisare “da cittadino” perché da amministratore di questo Comune avrebbe dovuto riconoscere che il riferimento più importante in termini di entità del danno erariale è quello che deriva dal mancato adeguamento degli Oneri di Urbanizzazione per gli anni 2007-2011, vale a dire un arco temporale quinquennale durante il quale lui stesso è stato assessore per più di tre anni”.
Un consiglio: ci rinunci
“A conclusione di questo intervento vorremmo evidenziare quelli che reputiamo vanti di questa Amministrazione: l’avvio concreto dell’iter per l’approvazione del P.G.U. e la prospettiva del parco cittadino in zona “Lama”, che ormai vede concrete prospettive di realizzazione.
Con queste, anche l’indizione di due concorsi pubblici (tra i pochissimi comuni ad esserci riusciti, in tempi di blocco delle assunzioni e riserve varie in favore di dipendenti di altri Enti) per l’assunzione di giovani laureati.
Infine, vorremmo ricordare al consigliere Dell’Abate che a nostro parere non si non può aspirare a fare il sindaco di una comunità sana ed operosa come Tricase impostando tutta la azione amministrativa a una sorta di giustizialismo sommario, riducendo la leale lotta politica ad un conflitto perenne ed ad uno scontro personale”.
Il vice sindaco Maria Assunta Panico e gli assessori Adolfo Scolozzi, Sergio Fracasso e Giacomo Elia
Attualità
Cassa integrazione: c’è luce in fondo al tunnel?
Primato nero per il Leccese sugli ammortizzatori sociali: il punto sulla flessione in atto con Mario Vadrucci (Camera di Commercio), Gabriele Abaterusso (Sud Salento srl) ed Antonio Bramato (OLC)
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di Lorenzo Zito
Un campanello d’allarme suona forte in provincia di Lecce nel mondo del lavoro e della produzione. Il Salento ha chiuso il 2024 con un primato da paura: siamo primi in Italia per aumento di ore di ammortizzatori sociali richieste rispetto all’anno precedente. Lecce (e provincia) segnano un +275% nel periodo gennaio-settembre 2024. La più vicina, Biella, si ferma ad un +188.
Il totale di ore autorizzate nel Leccese ammonta ad oltre 5milioni e 150mila. In media circa 69 ore per azienda. I dati snocciolati da “Il Sole 24 Ore” raccontano che (su scala nazionale) i settori più interessati dall’aumento d’ore di cassa integrazione sono: pelli-cuoio-calzature (+139,4%), abbigliamento (+124,7%), tessili (+74,6%) e meccaniche (+48,3%). Con quest’ultimo che, oltre ad essere tra i primi per aumento, segna il record di ore richieste: 152 milioni e 845mila (un abisso la distanza dal secondo, il metallurgico, che si ferma sotto i 30milioni).
Incrociando i dati, proviamo a fare zoom sulla nostra area andando a toccare con mano la situazione in essere in alcuni di settori citati (moda e meccanica) su quello che, sempre stando ai numeri, è il territorio più in affanno in tutto lo Stivale.
MARIO VADRUCCI. CAMERA DI COMMERCIO LECCE
Ci introduce all’argomento il presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mario Vadrucci, che forte della sua esperienza pluriennale tra le pieghe dell’economia locale ci restituisce una fotografia del momento: “Questo periodo storico ci dimostra quanto le crisi internazionali impattano anche sul nostro Salento. A volte si fa fatica a immaginare che situazioni geopolitiche lontane abbiano peso su scala ridotta ed a migliaia di chilometri. Invece, la fase convulsa che viviamo sta mettendo in difficoltà diverse aziende, soprattutto piccole e medie realtà del calzaturiero e delle tessiture del Capo di Leuca, che in alcuni casi fanno i conti con la recessione. La dimensione di queste difficoltà è giunta forte anche ai nostri uffici. Al momento, il welfare sta permettendo di tamponare il problema, garantendo almeno, in alcuni casi, la permanenza della forza lavoro. Le emorragie di personale sono infatti la più grande mazzata per le aziende in crisi: riuscire a mantenere i propri dipendenti fino allo scollinare del periodo nero è vitale”.
La ripresa post pandemica, supportata da fondi istituzionali, per qualcuno ha creato una bolla che ha accentuato il contraccolpo che ora si accusa. Ma Vadrucci non è di questo avviso:
“È vero che fino ad un anno fa parlavamo di nuove assunzioni ed oggi ci lecchiamo le ferite, ma la crisi di determinati settori, come ad esempio quello del lusso, risente più delle tensioni attuali che delle scelte degli anni precedenti. I venti di guerra pesano sull’economia e ne provocano la contrazione. Il presidente Trump manifesta una voglia artificiosa di mettere fine a tutto ciò, senza un vero piano e senza il coinvolgimento delle parti in causa. Va da sé che, finché non c’è calma e tranquillità per le aziende, il domani è incerto. Attendiamo le mosse del nostro Governo, ma anche quelle dell’UE, per capire a cosa andremo incontro”.
GABRIELE ABATERUSSO, SUD SALENTO
Parliamo della Sud Salento srl con il suo responsabile amministrativo, il primo cittadino di Patù Gabriele Abaterusso.
La sua azienda opera con tre stabilimenti, tra Gagliano del Capo, Corsano ed Alessano. Il lavoro passa da una una mono-committenza: una produzione a marchio Gucci, realizzata per conto della titolare del brand, la “famiglia” Kering, multinazionale francese della moda di lusso.
La storica azienda della famiglia Abaterusso ha appena avviato una procedura di licenziamento per 120 dei suoi 335 dipendenti.
“Il Tavolo di crisi della task force regionale sta discutendo la possibilità della cassa integrazione in deroga, ma noi”, spiega Abaterusso, “abbiamo palesato come non faccia al nostro caso, mancando al momento una concreta prospettiva di ripresa. Piuttosto, abbiamo sottoposto il tema dell’aumento del costo degli ammortizzatori sociali a carico dell’azienda, che è quasi quadruplicato. Lo sosteniamo già da 15 mesi e spingerci oltre sarebbe molto rischioso per gli equilibri dell’azienda”.
La manodopera della Sud Salento è impegnata in due tipologie di reparto: taglio ed orlatura; montaggio e finissaggio. “Ci tengo a sottolineare”, continua Abaterusso, “che le difficoltà incontrate interessano unicamente il montaggio ed il finissaggio. Reparti che comunque non saranno dismessi, bensì ridimensionati. Nel 2022, abbiamo aperto degli altri reparti per le fasi di taglio ed orlatura ad Alessano. Qui abbiamo circa cento unità addette che non saranno intaccate dalla procedura di licenziamento”.
Il crollo degli ordinativi tocca infatti i soli reparti di montaggio e finissaggio, che sono passati da un fatturato di 10 milioni nel 2022 agli 8,8 del 2023 fino ad arrivare ai 4,2 milioni del 2024.
Ma Abaterusso ha una sua visione sulla situazione che il settore vive: “Sono fiducioso sul futuro. Nel nostro territorio il lusso e la moda hanno rappresentato e stanno rappresentando un’opportunità di lavoro e benessere per migliaia di lavoratori e famiglie. Penso che alla lunga continuerà ad essere così: quello della moda è un settore particolare, che ci ha abituato da sempre ad alti e bassi. Sicuramente col senno di poi possiamo dire che l’accelerata post Covid è stata eccessiva, ma la crisi ci racconta come tutto il settore del lusso sia difficoltà. Questo dipende sicuramente dalle tensioni globali e dalle novità che hanno interessato mercati come quello cinese e russo”.
Difficoltà sì, ma senza perdere il controllo: “In azienda avevamo optato per la settimana corta: vista la riduzione delle ore di lavoro avevamo chiuso i venerdì. Dalla scorsa settimana abbiamo ripreso a lavorare anche di venerdì, ma sempre con le catene di montaggio ridotte. Mentre ad Alessano i nuovi reparti di taglio e giunteria che avevamo tenuto in fermo prolungato hanno ripreso a pieno periodo”.
Prima di congedarci, un pensiero spontaneo: “Ci tengo a rivolgermi a coloro che perderanno il posto di lavoro. Da anni siamo abituati a fare i conti con una progressione e con l’aumento del lavoro e delle commesse. Una espansione che ci ha dato possibilità di offrire lavoro a molte persone, che sono diventate parte della nostra famiglia. Per noi questo è un momento di grande tristezza da cui ripartiamo prendendo un impegno: non ci accontenteremo del domani e non accetteremo questa condizione. Lavoreremo per restare competitivi e per cogliere la ripresa e le nuove occasioni che si presenteranno sul mercato, per poter tornare a collaborare con quelle persone da cui oggi siamo costretti a separarci”.
(Dopo la pubblicazione del nostro articolo, è giunta in Redazione una nota congiunta dei sindacati sulle procedure di licenziamento in atto. Sindacati che affermano: “Valuteremo con attenzione la procedura, anche alla luce del lavoro straordinario che si sta svolgendo”. Clicca qui per leggere l’articolo)
ANTONIO BRAMATO, OLC
Con l’ingegner Antonio Bramato facciamo il punto dalla prospettiva di OLC, azienda di Specchia che si occupa di costruzioni metalmeccaniche e carpenteria metallica.
“I nostri clienti sono soprattutto venditori di macchine movimento terra. Dalla lavorazione della materia prima sino al pre-assemblaggio ed alla verniciatura, passando per taglio, saldatura, lavorazione meccanica e via discorrendo, tutte le fasi trovano sfogo nella vendita finale, operata dai nostri committenti. Questo mercato è strettamente legato alle costruzioni ed agli appalti pubblici, ma va sé che risenta molto delle vicende internazionali (chiusura dei mercati russo, est europeo e asiatico, unita alla guerra dei dazi)”.
Come vanno le cose in OLC: “Ci aspettavamo una flessione nel settore, per come si è palesata nel 2024, e ci aspettiamo che perduri nel 2025. Il 2026 resta al momento un punto interrogativo. Ad oggi siamo in contratto di solidarietà. Contiamo di recedervi, salvo sorprese, dal prossimo anno. Si lavora a turno, a rotazione sui vari reparti. Non abbiamo avviato procedure di licenziamento, ma (a scadenza) abbiamo perduto i lavoratori a tempo determinato. La stessa normativa, del resto, prevede l’impossibilità di rinnovarli durante il regime di contratto di solidarietà. Con la forza lavoro a disposizione, lavoriamo attualmente all’80%. Prevediamo di riuscire a salire al 95% per agosto. Il nostro è un settore che risente anche della stagionalità: leggera flessione in inverno e ripresa tra primavera ed estate”.
Tavoli tecnici, Governo, Europa come dovrebbero intervenire? “La prima cosa da fare è quella di porre fine all’era dei bonus. Sin dalla pandemia, sono state utilizzate tante misure (dal famigerato Superbonus fino al PNRR) che si sono rivelate tossiche per il mercato. Non fanno che creare pericolose bolle. Se utilizzati male, bonus e incentivi portano ad investimenti sbagliati da cui è impossibile risollevarsi. Molte aziende, anche nostre concorrenti, li hanno utilizzati per nuovi capannoni ed aumento del personale. Investimenti ottimistici (con annessi fatturati drogati) che in breve tempo si sono rivelati distaccati dalla realtà.
Non a caso fino a pochi anni fa era difficile reperire forza lavoro qualificata, mentre oggi queste figure, licenziate altrove, si presentano alla nostra porta da sole”.
Attualità
I sindacati sui licenziamenti della Sud Salento: “Potrebbero fare di più”
In una nota congiunta Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC promettono di “vigilare e valutare bene la procedura: in questi giorni, operai impegnati in straordinari”
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Dopo il nostro approfondimento sul tema CIG in Salento arriva una nota a firma congiunta delle sigle Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC, che prendono parola sulla procedura per il licenziamento di 120 lavoratori avviata dalla Sud Salento srl (in foto). La pubblichiamo integralmente qui di seguito.
“La scelta della Sud Salento di Gagliano del Capo di aprire la
procedura per il licenziamento per 120 lavoratori sarebbe
totalmente inaccettabile se non fosse arrivata in un innegabile
momento di profonda difficoltà del TAC (tessile abbigliamento
calzaturiero), più un anno di CIG aziendale trascorsa e, in
particolare, la profonda crisi che da tempo attraversa il settore
calzaturiero, specificatamente per i reparti di montaggio della
calzatura.
L’aggravante ancor più evidente è che l’azienda produce quasi
esclusivamente per il gruppo Kering, con produzioni totalmente in
marchio Gucci e, per gli addetti ai lavori, è conosciuta la situazione
non proprio rosea degli andamenti di vendita di Gucci.
Riteniamo però che sia il marchio (Gucci) e prima ancora l’azienda
che alimenta Sud Salento (Pigini), con l’azienda stessa, debbano
fare uno sforzo ulteriore a ridurre il numero di posti di lavoro che si perderebbero in un lembo d’Italia dove non sarebbe solo alquanto difficile, sicuramente impossibile, ricollocarsi sul mercato del lavoro.
Valuteremo bene la possibile firma dell’accordo con il numero di licenziamenti dichiarati anche alla luce dell’attuale aumento della produzione e, secondo quello che ci riportano i lavoratori, del lavoro straordinario che si sta svolgendo in questi giorni.
Necessita ridurre le unità in esubero e traguardare un affidabile ed
equilibrato rilancio aziendale con una vera negoziazione tra le parti
per non dover ricorrere a enti ed istituzioni esterne (Task Force
Regionale per l’occupazione, ecc.) quali regolatori terzi della difficile
vertenza in atto”.
Alessano
Gli arredi in piazza spaccano Alessano
Lanciata una raccolta firme per chiedere di rivedere l’installazione delle nuove panchine. Il sindaco: “Dialoghiamo, ma…”
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Petizione popolare ad Alessano per richiedere “una piazza priva di barriere ed ostacoli”. L’ha indetta un gruppo di cittadini guidato da Massimo Vasquez Giuliano, Giuseppe Sergi e Maurizio Scalese. Il sabato (mattina e pomeriggio) e la domenica mattina, fino al prossimo 23 marzo, si terrà una raccolta firme per il destino della centralissima piazza Don Tonino. Location della raccolta è la stessa piazza, sotto l’orologio (sul nostro cartaceo, andato in stampa giovedì, è indicata la sede che era stata individuata in prima battuta, ossia il Vescovado. Sede variata dopo ottenimento di autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico).
L’obiettivo dei promotori dell’iniziativa è renderla “esente da rischi e pericoli. Sicura, ospitale, accogliente e inclusiva. Accortamente regolamentata, in modo da favorirne la pubblica fruizione. Una piazza”, continuano i firmatari, “che rispetti la storia che la circonda e la impreziosisce”.
All’attenzione diretta della cittadinanza e del Comune viene portata la presenza dei nuovi arredi urbani ivi installati. “Ne richiediamo la rimozione o, al più, la rimodulazione della loro sistemazione al fine di rendere il tutto più gradevole e meno impattante”. Inoltre, viene proposta l’utilizzo di sistemi alternativi alla regolamentazione del traffico, “come la creazione di una ZTL con apposite telecamere oppure l’installazione di dissuasori automatici a scomparsa che consentano l’attraversamento della piazza a mezzi autorizzati o d’emergenza”.
Il sindaco
Il sindaco di Alessano, Osvaldo Stendardo, non si scompone dinanzi alla richiesta: “Abbiamo accolto la richiesta di dialogo dei firmatari”, ci spiega, “ed incontrato in riunione i commercianti. Abbiamo predisposto anche un incontro sul tema anche con il Comandante della polizia locale e con l’ufficio tecnico, visto che si tratta di provvedimenti di natura più gestionale che amministrativa. Abbiamo, insomma, rassicurato i promotori sul fatto che avremmo preso in considerazione ogni eventuale criticità. Era stato richiesto l’utilizzo dell’ufficio anagrafe per la raccolta firme, ma non è possibile chiaramente tenerlo aperto nei giorni festivi, pertanto avevamo suggerito la collocazione in piazza, con l’autenticazione a cura di un consigliere comunale. La petizione è un atto di democrazia, ma ci stupisce, a questo punto, vedere che nonostante quanto detto la raccolta firme continui”.
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