Approfondimenti
Elezioni, il futuro di Tricase/2: Fernando Dell’Abate
La visione della città del candidato di Pd, Insieme per Tricase, Tricase Bene Comune e Giovani Democratici

FERNANDO DELL’ABATE, INGEGNERE, 62 ANNI
(PD, TRICASE BENE COMUNE, INSIEME PER TRICASE, GIOVANI DEMOCRATICI)
Cosa farà nei primi 100 giorni?
I cittadini, in questo particolare momento storico, vivono un momento di disincanto rispetto alla politica. Nostro compito sarà quello di ridare dignità al dialogo cittadino-istituzione sin dal primo giorno. Tricase si aspetta un ritorno alla partecipazione attiva degli abitanti. Nei primi 100 giorni, concomitanti con il pieno del periodo estivo, sarà importante ridare decoro all’immagine del nostro paese provvedendo alla pulizia delle strade, alla rimozione delle erbacce dai cigli delle strade e dai palazzi comunali, alla disinfezione e disinfestazione da blatte e zanzare dell’intero territorio comunale, congiuntamente alla manutenzione del verde pubblico e delle discese a mare, con particolare attenzione rivolta alle nostre due marine.
Contestualmente si procederà all’attuazione del programma, coinvolgendo la comunità con incontri monotematici per eventualmente aggiustare l’azione amministrativa per una visione di Città di medio-lungo termine.
Un provvedimento della vecchia amministrazione che non le è piaciuto?
Ce ne sarebbero diversi, ma qui vorrei ricordare l’illegittimo incarico di gestione delle pratiche da insidie stradali affidato direttamente dalla Giunta Coppola alla società AS srl, società unipersonale con socio unico, e quindi proprietario dell’intero pacchetto di quote sociali, un Consigliere Comunale in carica, già candidato sindaco del PDL alle scorse amministrative. Delibera che ha portato all’interessamento della Magistratura e causato un danno erariale. Non è consentito a chicchessia di gettare dalla finestra i soldi dei cittadini. Nel nostro programma è principio sacrosanto quello di responsabilità di chi amministra la cosa pubblica.
LAVORO: quali le priorità?
Inutile negare che Tricase non sia riuscita, nel tempo, a mantenere quella filiera produttiva che la caratterizzava in passato. Oggi troppe aziende scelgono di insediare altrove i propri stabilimenti perché manca un motore attrattivo per quest’ultime. Tuttavia, si può dire che Tricase può ritornare ad essere quel “terreno fertile” sia per le produzioni industriali di nicchia che per i servizi e l’artigianato. E ciò è possibile: la zona industriale di Tricase è gestita dall’ASI – consorzio industriale regolamentato dalla regione Puglia – del quale il Comune di Tricase è socio, insieme ad altri dieci comuni, alla provincia di Lecce ed alla Camera di commercio.
Essere presenti negli organi decisionali di tale ente con continuità, e non solo nelle assemblee di approvazione dei bilanci, significa intercettare in tempo utile le scelte che vanno maturando, e con ciò incrementare le possibilità di successo nel dirottare gli investimenti nella propria zona industriale.
Completare le opere di urbanizzazione di tale zona e facilitarne l’acquisizione dei lotti spingerebbe molti artigiani a prendere in considerazione lo spostamento delle proprie officine e laboratori in contenitori più adeguati che renderebbero più razionale ed efficiente il loro lavoro.
L’esperienza insegna che in questi casi si registra un incremento del volume di affari delle ditte e l’assunzione di ulteriori collaboratori. Ciò potrebbe essere solo il primo passo per un nuovo impulso al settore economico della nostra Tricase.
Inoltre, per incrementare l’occupazione giovanile che da troppo tempo registra dati allarmanti, proponiamo la creazione di un centro di coordinamento territoriale per le politiche giovanili con la partecipazione di tutti gli Istituti scolastici, delle associazioni di volontariato, delle parrocchie. A questo centro vanno affidate risorse, ma soprattutto il compito di utilizzare gli strumenti della programmazione europea per la ricerca di opportunità di nuovo impiego per i giovani attraverso il confronto con le buone prassi sviluppate in altri contesti territoriali.
A tal proposito si istituirà L’Ufficio Fondi Europei, coordinato da un consigliere con apposita delega.
L’’Ufficio promuoverà la diffusione dei bandi nazionali e internazionali di interesse per il Comune, sensibilizzando alle politiche comunitarie, promuovendo la progettazione settoriale, la cooperazione locale, interregionale e transnazionale e lo scambio e il trasferimento di know-how tra attori pubblici e privati.
La base delle attività di progettazione è costituita da una logica di condivisione: quella che viene definita co-progettazione, comprensiva sia della consultazione della cittadinanza e dei differenti attori sociali che devono fare rete, che costituisce un elemento imprescindibile per il raggiungimento delle finalità dell’Ufficio.
Esso si raccorderà con gli assessorati, uffici e settori interessati alle varie azioni progettuali, con le istituzioni Europee, con Enti nazionali e regionali, Ministeri, Agenzie, etc.
Commercio: sempre meno aziende.E l’Associazione Commercianti lamenta poca collaborazione…
Abbiamo un sogno: dare a Tricase un assetto di piccola città e non di un “ paesone” e questo non per una esigenza puramente estetica, che comunque non guasta, bensì per aumentarne l’attrattività a vantaggio delle piccole attività economiche di respiro comprensoriale. Facilitare la creazione dei centri commerciali e direzionali, attraverso mirati interventi urbanistici, implementati con interventi di edilizia privata, significherebbe attrarre iniziative imprenditoriali nel campo dei servizi e del commercio di qualità in un contesto di “polarizzazione” tanto ricercato, oggi, nei settori citati. Il contesto geografico provinciale ci è favorevole; già la Camera di Commercio di Lecce indica Tricase quale centro di “aggregazione”, ossia quel luogo dove, per ragioni di geografia politica, c’è la naturale tendenza al concentrarsi di iniziative economiche di tipo sovracomunale. Questo è un punto di forza che va governato, che va aiutato ad esprimersi nel massimo del suo potenziale, va indirizzato, va promosso in azioni di marketing territoriale. Obiettivi: incremento del valore del patrimonio edilizio privato e del mercato degli affitti; creazione di posti di lavoro; volano di sviluppo per gli altri settori.
Lo sviluppo urbano di Tricase è stato sicuramente disordinato, tanto che ancora oggi nel cuore della città esistono ampie zone di degrado non urbanizzate (zona Lama). Oggi tale conformazione può rappresentare una opportunità unica. Spazi urbani vitali nel cuore della città, non riscontrabili in altri centri delle medesime dimensioni, idonei per la creazione di contenitori di centri commerciali e direzionali. Quindi occorre infrastrutturare, funzionalmente allo scopo, tali aree: ampie strade, parcheggi, illuminazione di qualità, interconnessione con il resto della viabilità atta a consentire un facile accesso anche ai mezzi di trasporto merci, spazi verdi e delle pause ristoro, ecc.
La visione: nel cuore di Tricase il centro commerciale e direzionale del Capo di Leuca.
Sempre funzionalmente alla potenziale vocazione della città ad essere polo di attrazione di piccoli imprenditori e di consumatori, con particolare riferimento al commercio al dettaglio nelle sue varie forme, dagli esercizi di vicinato alle medie strutture di vendita, dagli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande ai locali di intrattenimento, occorre completare l’opera di ammodernamento degli spazi urbani del centro cittadino. L’obiettivo è creare una rete commerciale in spazi che si susseguano senza soluzione di continuità e che formino il sistema delle cosiddette “strade dello shopping”. Per intenderci da piazza dei Cappuccini e strade adiacenti, a piazza G. Pisanelli e piazzette limitrofe, passando per via Tahon De Revel ed arrivando in zona Lama. I risvolti in termini di ricadute economiche sarebbero rilevanti, soprattutto se, attraverso una mirata promozione nelle più rinomate località turistiche (Leuca – Marine di Salve e Morciano – Castro – Santa Cesarea Terme), in sinergia con gli operatori economici, si dirottasse su Tricase lo shopping e l’intrattenimento post balneare di importanti flussi turistici. Il potenziale c’è tutto, ma occorre la mano pubblica che raccordi e ricuci l’esistente, lo arredi e realizzi le opere funzionali all’obiettivo. Pertanto:
corso Roma va riconcepito, riprogettato e realizzato con marciapiedi ridimensionati, con un ampia carreggiata e con la contestuale creazione di parcheggi;
l’area del vecchio cimitero è da rigenerare con la definizione di un monumento sacro, limitatamente agli spazi occupati dalle ex cappelle mortuarie, e con la destinazione a spazi pubblici di servizio delle restanti aree, soprattutto al fine di raccordare, a mezzo di ampio ed illuminato marciapiede, l’area a parcheggio di piazza Caserta con piazza dei Cappuccini;
nella medesima area, occorre la predisposizione e l’approvazione di un piano urbanistico particolareggiato che consenta ai privati di recuperare vecchi caseggiati ed aree abbandonate a causa dei vincoli cimiteriali.
Inoltre, si condivide appieno l’importanza dell’elaborazione del “documento strategico del commercio”, i nostri esperti sono già al lavoro nell’eseguire le necessarie indagini statistiche, per la conoscenza delle variabili in gioco, e nell’approntare soluzioni coraggiose ed innovative per il rilancio del commercio. L’aiuto dell’associazione non può che essere gradito, anche in vista dell’ulteriore step che sarà la creazione del distretto urbano del commercio (DUC). Siamo già in contatto con i CAT (centri assistenza tecnica) di confcommercio e di confesercenti di Lecce per sfruttare i prossimi bandi regionali contenenti finanziamenti specifici per lo sviluppo della rete commerciale interna cittadina e per contrastare il fenomeno della cosiddetta desertificazione.
ACAIT: dopo tanto tempo perso, quale sarà il primo provvedimento che adotterà?
Dopo circa 16 anni, è giunto il momento di dare una degna destinazione al complesso dell’ACAIT.
Questo complesso è oggi patrimonio comunale grazie ad una buona dose di coraggio nell’acquisirlo, a titolo oneroso e con notevole indebitamento a carico dell’ente, agli inizi degli anni 2000. Tale struttura, come è noto, è composta da un sistema di capannoni industriali, dove veniva eseguita la lavorazione del tabacco, e da circa due ettari di suolo edificatorio, quale area di pertinenza. Circa i capannoni industriali, la linea guida è quella di lanciare un bando di concorso, a mezzo dell’istituto giuridico del project financing, al fine di un suo un impiego in attività produttive compatibili con le caratteristiche della struttura e del circondario. Le discriminanti a base del bando di concorso avranno ad oggetto la qualità ambientale del tipo di intervento proposto e soprattutto il livello occupazionale generato.
Crediamo che affidare la destinazione di una appendice di tale superficie coperta a museo dell’arte contadina sarebbe vista di buon grado e ciò al fine di preservare i luoghi della memoria. Per l’area edificabile, invece, prevediamo la realizzazione di un moderno palazzo di città, ecosostenibile e a zero impatto energetico, da realizzare attraverso il medesimo sistema del project financing, al fine di potervi trasferire tutti gli uffici e servizi comunali. Al partner privato, a proprio ritorno economico, verrà consentito di realizzare un centro commerciale e direzionale, da armonizzarsi nel contesto urbano. Un parte dell’area, inoltre, verrà destinata alla realizzazione di una piazza, attrezzata con verde ed arredo urbano, e di una pista ciclabile, da collegare al sottostante parco comunale in fase di realizzazione. Tutto ciò senza alcun costo per il cittadino. Da puntualizzare che la sede del governo cittadino (Consiglio comunale, Sindaco, Giunta e Commissioni consigliari) con tutti gli uffici amministrativi di supporto, continueranno ad avere sede nel Palazzo Gallone, luogo della nostra memoria storica, simbolo della nostra città ed identificazione sociale e culturale delle varie generazioni con il proprio passato.
TURISMO: dovrà cambiare Tricase per attrarre più turisti?
Negli ultimi anni abbiamo potuto assistere allo sviluppo del turismo nell’area jonica: un territorio che, per conformazione e storia, è molto diverso dal nostro. Certo è che Tricase ha delle potenzialità fino a questo momento inesplorate e non portate a frutto. Basti pensare che abbiamo circa nove chilometri di costa, due marine, un centro abitato esteso costituito da più centri storici.
La realtà policentrica di Tricase può acquistare valore se si dà precedenza al decoro urbano e agli interventi urgenti per la cura dei dettagli, bisogna recuperare aree a servizio pubblico da destinare a parcheggi, con ogni mezzo, prioritariamente con accordi bonari. Dobbiamo dircelo con chiarezza. Le nostre Marine sono ostaggio dei privati, tanto che neanche i cittadini di Tricase ne possono godere; forse è giunto il momento di mettere mano a questa paradossale situazione; se necessario, ove possibile, anche una mano dotata di guanti non del tutto vellutati. E’ inutile sistemare le discese a mare, abbellire il porto turistico, recuperare il borgo dei pescatori, se poi non riusciamo a dare alloggio che a poche centinaia di auto, se nelle due località ci sono poco meno di dieci attività produttive, se qualsiasi pubblica manifestazione di promozione della località si trasforma in un ingorgo pauroso. Con il recupero di ulteriori aree, quelle attualmente disponibili sul lungomare potrebbero essere riconvertite in stalli per mercatini perenni, ordinati e caratteristici, e questo per superare, in minima parte ovviamente, la carenza di volumi edilizi destinati al commercio ed alla ricettività. Perché c’è anche questo: nonostante la presenza di una notevole quantità di fabbricati, in gran parte seconde abitazioni, le nostre marine soffrono della quasi totale assenza di contenitori con destinazione commerciale e di ricettività professionale, conseguenza di circa un secolo di assenza di programmazione urbanistica territoriale. Diventa fondamentale, quindi, rimuovere questo vulnus e 1°) consentire in deroga ai regolamenti edilizi e sanitari, così come avviene per i centri storici (si veda Lecce da ultimo), il cambio di destinazione d’uso da “abitazioni” a “uso commerciale” – “uso artigianale” – “ricettività professionale”; 2°) incentivare tali cambi con sgravi fiscali IMU – TARI – ONERI PER MONETIZZAZIONE DEI PARCHEGGI; 3) impiegare i locali comunali posto sotto la ritonda per la creazione di un lido attrezzato 4°) attraverso il PUG ricercare, anche tra le pieghe della legge, aree da destinare alla realizzazione di strutture ricettive professionali.
Questi interventi appena descritti, insieme ad un recupero funzionale delle circa 20 discese a mare esistenti, e ad una pronta e sollecita attuazione del piano coste, porterebbe un discreto incremento delle attività commerciali con le conseguenziali ricadute economiche ed occupazionali.
Non bisogna rinunciare, poi, al potenziamento del porto turistico. Non avendo arenili e non potendo quindi puntare su un turismo di massa, dobbiamo necessariamente ed in alternativa crearci una nicchia nel mercato del turismo legato alla nautica da diporto; un mercato, tra l’altro per il quale è prevista una forte espansione nel mediterraneo nei prossimi decenni. Pertanto sarà prioritario: Riprendere il progetto già presentato alla Regione; rivitalizzarne l’iter di finanziamento; far comprendere all’amministratore regionale l’importanza che lo stesso ha per lo sviluppo economico della città e che esso ben si inserisce nella specifica azione del programma del governo regionale 2015-2025 che prevede, per l’appunto, il potenziamento degli approdi turistici secondari e la messa in rete degli stessi.
Rimanendo in tema di porto turistico, la creazione di nuovi spazi pubblici, come abbiamo già detto, è fondamentale, una buona idea potrebbe essere quella di recuperare la parte di demanio pubblico posto a ridosso della banchina est del Porto (il costone che dalla sede dell’associazione Libeccio porta a Punta Cannone per intenderci) per realizzare una suggestiva passeggiata nel verde, con vista sul porto e sulla collina che degrada a mare.
Il porto di Tricase, a seguito della crescente domanda di Turismo nautico e diporto, con servizi a terra annessi, può accrescere l’accessibilità al patrimonio culturale e naturalistico del territorio, generando flussi turistici aggiuntivi oltre quelli già esistenti nel capoluogo.
L’idea è quella di promuovere le ricchezze culturali, naturalistiche e i sapori del territorio, attraverso la nascita di un nuovo sistema turistico che unisce ed integra mare e terra.
Marine e centro storico dovranno complementarsi. Il centro storico di Tricase è già inserito nelle più note guide turistiche del Salento, nonostante la nostra noncuranza. Occorre adesso valorizzarlo per un proficuo ritorno economico. All’imponente edilizia monumentale deve fare da complemento il recupero del patrimonio edilizio privato con interventi di rigenerazione urbana che fungano da traino. E’ noto, infatti, in architettura, che all’intervento pubblico di risanamento di aree urbane seguono spontaneamente forme di recupero dei privati. Nel centro storico saranno necessarie forme di incentivazione fiscale che favoriscano il cambio di destinazione d’uso da “abitazioni” a “uso commerciale” – a “uso artigianale” – a “ricettività professionale”; l’importante patrimonio pittorico presente nelle nostre chiese, (quadri del Veronese –di Jacopo Palma il giovane – del Tintoretto – di Girolamo Muziano – di Paolo Finoglio); paragonabile a quello di città di ben altre dimensioni, eredità dei principi Gallone, una volta messo in sicurezza, con il consenso e con la collaborazione dei parroci competenti, va pubblicizzato ed inserito in un percorso turistico culturale che vada dalla Vallonea ultrasecolare al biotopo della stessa specie, dalle pregiate chiese ai castelli, dalle case gentilizie, alle corti, dal borgo popolare Lu Puzzu a piazza Pisanelli e piazzette storiche vicine.
MARINE: cosa cambierebbe?
Purtroppo non bastano eventi di risonanza nazionale, come l’Alba in Jazz, per dare il giusto lustro alla nostra costa. Le Marine di Tricase potrebbero essere il volano dell’economia tricasina se solo si valorizzassero i loro punti di forza. Immaginiamo un recupero funzionale delle circa 20 discese a mare esistenti, una pronta e sollecita attuazione del piano coste. Non bisogna rinunciare, poi, al potenziamento del porto turistico: non avendo arenili e non potendo quindi puntare su un turismo di massa, dobbiamo necessariamente ed in alternativa crearci una nicchia nel mercato del turismo legato alla nautica da diporto, un mercato per il quale è prevista una forte espansione nel mediterraneo nei prossimi decenni. Pertanto sarà prioritario riprendere il progetto già presentato alla Regione, rivitalizzandone l’iter di finanziamento facendo comprendere all’amministratore regionale l’importanza che lo stesso ha per lo sviluppo economico della città e che esso ben si inserisce nella specifica azione del programma del governo regionale 2015-2025 che prevede, per l’appunto, il potenziamento degli approdi turistici secondari e la messa in rete degli stessi.
Rimanendo in tema di porto turistico, si potrebbe prevedere la creazione di nuovi spazi pubblici, magari recuperando la parte di demanio pubblico posto a ridosso della banchina est del Porto (il costone che dalla sede dell’associazione Libeccio porta a Punta Cannone, per intenderci) per realizzare una suggestiva passeggiata nel verde, con vista sul porto e sulla collina che degrada a mare.
Come dicevo, interventi concreti e mirati per ridare respiro ad una delle ricchezze della nostra terra.
DECORO DELLA CITTA’: nonostante il rifacimento di alcune strade, Tricase versa in uno stato indecoroso…
Sarebbe il caso di smetterla con la vecchia concezione “centro-periferia”: nel 2017 possiamo affermare tranquillamente che Tricase è una realtà policentrica e che, in virtù di questa sua conformazione, dobbiamo prevedere eguali interventi per tutte le zone. E’ impensabile che, in alcune zone del centro abitato, siano assenti ancora rete idrica e rete fognaria. Solo dopo aver risolto questa che, per noi, è una delle vere urgenze di Tricase, immaginiamo interventi incisivi atti al miglioramento della vivibilità della città: pensiamo ad un aumento dell’illuminazione pubblica, alla piantumazione di alberi per aumentare il volume di verde pubblico presente nei nostri quartieri, interventi di manutenzione programmati per le strade.
Credo sia il caso di dire che a Tricase manca vivere la quotidianità e affrontare le problematiche più semplici in modo tale da eliminarle completamente.
BAMBINI, DISABILI ED ANZIANI: secondo lei Tricase è a loro misura?
Se non fosse per le realtà associative e sportive, a Tricase mancano centri di aggregazione sociale veri ed efficienti. E’ possibile immaginare un dialogo costante con parrocchie e associazioni affinchè si possano individuare spazi idonei ad ospitare l’allestimento di luoghi d’aggregazione per chi vuole usufruirne? Una biblioteca multimediale, una sala congressi, un centro polifunzionale. Solo con l’interazione fra le realtà precedentemente indicate e l’Amministrazione è possibile far tutto ciò.
CITTADINA DELLA SALUTE/OSPEDALE: volano unico per Tricase o idea superata?
Oggi, sempre grazie all’iniziativa di singoli privati, e tra questi in primis la Pia Fondazione Cardinale Panico, Tricase sta riscoprendo una nuova vocazione nei servizi avanzati del settore sanitario e socio/assistenziale. Per evitare gli errori del passato sarà istituito, senza formalismi bizantini, un “tavolo” permanente, a guida politico-istituzionale, composto dagli operatori ed esperti del settore per il monitoraggio costante delle criticità, di valutazione dei possibili preventivi interventi, di studio delle potenzialità di sviluppo.
Un capitolo a parte va dedicato all’area antistante l’azienda ospedaliera: piazza Cardinale Panico – la lottizzazione privata L18 – via Valsalva – l’incrocio strada provinciale per Depressa/ svolta ospedale e Casa di Betania. Questa area è strategica per lo sviluppo della città. L’ente pubblico sino ad oggi è stato di fatto assente nel governo del maggiore punto di forza dell’economia locale e cioè l’indotto potenziale legato ad una delle più grandi aziende del Salento, “la Fondazione Cardinale Giovanni Panico” con le sue molteplici attività che spaziano dalla struttura ospedaliera, alla lungodegenza, all’hospice, alla ricerca nel campo delle malattie neurodegenerative e delle malattie rare, alla formazione universitaria (facoltà di Scienze Infermieristiche) e postuniversitaria. Un movimento di risorse vitale per il futuro della città che va sostenuto: direttamente attraverso il sostegno politico agli organi di direzione della Fondazione, questa deve sentire al proprio fianco la forza della comunità che la ospita ed il valore della rappresentanza democratica della maggiore istituzione territoriale, “Il Comune con i suoi organi Sindaco, Consiglio e Giunta comunale”. Non bisogna dare mai per scontato ciò che si ha; la recente esperienza del polo manifatturiero TAC ed in particolare del gruppo Adelchi ci deve insegnare qualcosa. Indirettamente, con interventi sulla viabilità che rendano fluido l’accesso ai servizi da parte delle migliaia di persone che quotidianamente si riversano in questa parte di città da ogni dove del Salento ed oltre. Una fluida e razionale accoglienza di queste persone porterebbe sicuramente un ulteriore indotto sull’economia locale. Ovunque dai grandi flussi di persone vengono ricavati profitti, ovunque tranne che a Tricase. Dappertutto tali flussi vengono gestiti anche intravedendo in essi la presenza di potenziali consumatori (vedasi gli aereoporti ed i musei londinesi o semplicemente la festa di Santa Domenica a Scorrano, o la notte della pizzica a Melendugno). Quindi, anche al fine di potenziare il settore del commercio e dei servizi con la creazione di nuove attività imprenditoriali:
piazza Cardinale Panico va razionalizzata attraverso un ridimensionamento delle attuali inutili aiuole (non degli spazi verdi) e la riconversione ad aree di parcheggio e di stalli da destinare al commercio su area pubblica, da concedere gratuitamente per due anni a persone disoccupate;
l’attuale squallida area a parcheggio posta a sinistra dell’ingresso dell’ospedale va riqualificata anche attraverso una rinegoziazione con il privato che ha creato un improbabile “tratturo”; la riacquisizione al demanio pubblico di quella area consentirebbe un duplice obiettivo: 1°) la creazione di stalli per il commercio su aree pubbliche mediante chioschi, da realizzarsi, a cura del concessionario su un unico design elaborato dall’ufficio urbanistico dell’Ente, e da concedere a persone disoccupate, gratuitamente per due anni, per il commercio di prodotti locali quali terminali di una mini filiera (prodotti agricoli – prodotti da forno – prodotti dell’artigianato – ecc.); 2°) il miglioramento dell’immagine della piazza mediante la creazione di un suo profilo, oggi assente.
le opere di urbanizzazione della zona L18 (l’area a ridosso di piazza Cardinale Panico) vanno eseguite da parte dei privati con urgenza, perché è da oltre trenta’anni che si assiste ad uno scempio urbanistico in una delle zone più importanti della città, la moral suasion in primis, ma in caso di ulteriori ritardi non sono da escludere atti di imperio giustificati dal pubblico interesse. La viabilità di quella area, oltre a decongestionare il traffico creando alternative a via Leone XIII, porterebbe con se un significativo incremento dei parcheggi. Da non sottovalutare, per quanto detto prima, l’edificazione di nuovi volumi edilizi da destinare a piccole attività produttive funzionali alla particolare vocazione del distretto urbano;
via Valsalva, attuale selvaggio sfogo degli automobilisti alla ricerca disperata di parcheggi, deve essere innanzitutto allargata (ove possibile lato campagna) per creare una nuova area a parcheggio, e poi deve essere ripavimentata, adeguatamente illuminata, dotata di segnaletica orizzontale per disciplinare i parcheggi e raccordata con la viabilità nascente della zona L18;
l’incrocio strada provinciale per Depressa/svolta ospedale e Casa di Betania va canalizzato e con l’occasione, vincoli idrogeologici permettendo, si deve procedere ad un piccolo allargamento della parte iniziale della strada che porta al cimitero, giusto il necessario per creare un lato parcheggio.
SEMPRE PIU’ POVERI: quale strategia adottare?
Il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale è un obiettivo prioritario, poiché anche nella nostra città si allargano le aree di sofferenza, di precarietà, di emarginazione dovuta alla crescita delle diseguaglianze. L’amministrazione comunale deve varare un piano organico di ridefinizione dei criteri per la concessione di contributi economici, legandoli a forme di svolgimento di “attività sociali” a favore della comunità. I contributi economici non devono e non possono essere né una forma di sostegno indiretto, né una elargizione a discrezione: questi contributi devono attivare percorsi di reinserimento sociale e di ri-costruzione del legame con la comunità.
Anziani, non autosufficienti, lavoro di cura. Sul territorio comunale sono già presenti ed attive realtà di imprenditorialità sociale che forniscono servizi residenziali, servizi domiciliari, centri diurni. Il Comune, nel rispetto delle competenze degli Ambiti territoriali, deve accompagnare con proprie iniziative ed attività queste realtà, connettendole ai bisogni degli anziani ed utilizzando le loro esperienze, la loro disponibilità di tempo, la conoscenza profonda del tessuto civile della città. Proponiamo che il Comune promuova la costituzione di un punto di incontro tra la domanda di assistenza domiciliare (per gli anziani non coperti dal servizio ADI) e l’offerta di badanti ed altro personale di cura ed assistenza: questo punto di incontro potrà formare soprattutto le badanti di origine straniera, sempre più presenti nelle case dei nostri anziani, nella migliore conoscenza della lingua italiana, delle tecniche di primo soccorso, nello svolgimento dei lavori domiciliari.
Politiche per adolescenti e giovani. L’Amministrazione deve avere per obiettivo la promozione e il sostegno di politiche giovanili specifiche, orientate all’informazione, alla promozione culturale, alla socializzazione, alla crescita del benessere e della qualità della vita, alla prevenzione del disagio e dei comportamenti d’abuso. Proponiamo la creazione di un centro di coordinamento territoriale per le politiche giovanili con la partecipazione di tutti gli Istituti scolastici, delle associazioni di volontariato, delle parrocchie. A questo centro vanno affidate risorse, ma soprattutto il compito di utilizzare gli strumenti della programmazione europea per la ricerca di opportunità di nuovo impiego per i giovani attraverso il confronto con le buone prassi sviluppate in altri contesti territoriali.
Ad un eventuale BALLOTTAGGIO possibili alleanze?
Ad un eventuale ballottaggio sceglieranno i cittadini quale sarà il progetto da seguire per Tricase: chi non raggiungerà la percentuale per accedere al secondo turno sarà in grado di scegliere con saggezza la strada giusta da seguire.
Alessano
Maglie – Leuca, zoom sul secondo lotto
Una passeggiata immaginaria lungo il secondo lotto del tratto sud della nuova Maglie -Leuca, pensato per uscire dai centri abitati di Montesano , Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano

di Lorenzo Zito
Corridoio plurimodale adriatico.
Tecnicamente, viene chiamata così la nuova Strada Statale 275 che, come abbiamo avuto modo di raccontarvi sugli scorsi numeri, sta iniziando a snodarsi, da nord verso sud, con il primo lotto (da Maglie a Montesano) che è già a tutti gli effetti un cantiere aperto.
Oggi faremo uno zoom sul secondo lotto, quello tra Andrano/Montesano e Santa Maria di Leuca.
L’ultimo passaggio burocratico di dominio pubblico a riguardo, poche settimane fa, ha visto i sindaci di Alessano, Corsano, Gagliano del Capo, Miggiano, Montesano Salentino, Specchia, Tiggiano e Tricase (i centri che saranno interessati dai lavori del secondo lotto) incontrarsi, assieme ad alcuni tecnici Anas, presso Palazzo Adorno a Lecce.
Un tavolo promosso dal presidente della Provincia, Stefano Minerva, per fare il punto sulle delibere di approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica da parte dei singoli consigli comunali, in attesa di passare dalla progettazione esecutiva dell’opera al bando per l’assegnazione dei lavori.
L’idea, quindi, è quella di accompagnarvi in una passeggiata immaginaria lungo il nuovo tragitto lungo circa 19km che, secondo le previsioni, dal giorno in cui verrà cantierizzato (non prima di un anno e mezzo/due), richiederà circa 1350 giorni per essere portato a termine (poco più di 3 anni e mezzo).
Per una spesa, riferita ai soli lavori, di 140 milioni di euro.
CIÒ CHE NON È STATO
Brevemente ricordiamo che, dopo l’annullamento in autotutela da parte di Anas (nel 2016) della precedente gara (indetta nel 2009), furono prese in considerazione tre possibili alternative.
Scartate le prime due (dette Alternativa Est e Alternativa Ovest, con riferimento al lato da cui circumnavigare Tricase), fu scelta la cosiddetta Alternativa 3, che è quella che andiamo qui a illustrare, descritta dagli studi come quella con performance migliori dal punto di vista ambientale e funzionale, nonché per la sostenibilità dell’opera.
Va ricordato, inoltre, come il progetto inizialmente proposto da Anas prevedesse una statale a due corsie per senso di marcia (quindi quattro corsie) da Maglie sino a Leuca.
Soluzione che è stata conservata per il solo lotto nord e scartata per quello a sud, non solo per ridurne l’impatto ambientale ma anche per rispondere adeguatamente alla vera priorità dell’opera in questo tratto: portare il traffico verso il Capo di Leuca fuori dai centri abitati di Montesano, Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano, tutt’oggi tagliati in due dalla SS275.
Ultimo (ma non ultimo) l’elemento rifiuti: il nuovo progetto toglie Anas dall’imbarazzo delle discariche abusive emerse lungo il vecchio percorso tra Alessano e Tricase.
La scelta di allontanarsi da quelle aree ha un duplice effetto: da un lato scongiura il rischio di un sequestro dell’opera da parte della magistratura, dall’altro ha del tutto distolto i riflettori dal tema bonifica.
CIÒ CHE SARÀ
Eccoci allora al tracciato stradale che partirà, in direzione sud, dallo svincolo di Montesano-Andrano (nella mappa in basso in rosso).
Una lingua di asfalto con una carreggiata a due corsie, una per senso di marcia, costituita per il 71% circa da tratti in rilevato, per il 24,5% da tratti in trincea e per la restante parte, da opere in sottopasso (3.5%) e in sovrappasso con viadotti e ponti (0.4%).
22 curve, 28 rettifili, 9 intersezioni e 6 immissioni/diversioni per un percorso tecnicamente suddiviso in cinque tratti (che, come sta accadendo col primo lotto, non saranno realizzati all’unisono, ma con cantierizzazioni indipendenti, uno dopo l’altro).
Un dato interessante per gli amanti dei numeri, e non solo, ci arriva dallo studio dei volumi di traffico effettuato in fase di progettazione su alcuni punti nevralgici per la viabilità locale.
Eclatante il tratto di 275 tra Botrugno e San Cassiano, che in un totale di due ore (la somma dell’ora di punta mattutina e di quella serale) conta il transito di ben 2.300 mezzi. Interessante anche il rilievo della tangenziale di Tricase (“Cosimina”) dove nei 120 minuti più intensi passano più di 1.200 veicoli.
DA DOVE PASSA
Il rischio di appesantimento dei flussi sulla “Cosimina” è uno degli elementi che fecero cadere l’ipotesi dell’Alternativa Est (che avrebbe utilizzato proprio questa strada per il passaggio della nuova statale).
Ad oggi tuttavia, pur non inglobando il nuovo tracciato, è previsto che la tangenziale di Tricase venga raggiunta dalla Maglie-Leuca.
Va detto che la nuova opera smetterà, innanzitutto, di correre lungo quattro corsie già nel tratto finale del primo lotto.
A nord di Montesano, in prossimità di DFV, la strada si staccherà dal tracciato esistente, si ridurrà ad una corsia per senso di marcia ed eviterà l’abitato montesanese passandovi ad est, tra le campagne di Castiglione d’Otranto (vicino al campo sportivo) per arrivare ad un bivio.
Da un lato si continuerà a viaggiare per Leuca (lungo il secondo lotto), dall’altro partirà un braccio, anch’esso del tutto nuovo, destinata al traffico per e da Tricase.
Questa lingua di strada condurrà nella zona industriale tricasina, lasciandoci in località Serrafica, proprio alle porte della tangenziale Cosimina.
L’ultimo lembo del primo lotto, insomma, che porterà anche all’abitato di Montesano, sarà a lingua di serpente.
Ma questa è un’altra storia, chiamata “Lotto 1”.
SVINCOLO 1: LA ROTATORIA DI LUCUGNANO TORNA UTILE
Il secondo lotto conta 9 svincoli (numerati sulla mappa in alto) ed inizia ad est della stazione di Montesano-Miggiano-Specchia.
Si riallaccia subito al vecchio percorso, ricalcandolo fino alla mega rotatoria di Lucugnano.
Qui lo svincolo 1 (pianta in basso) sarà in adeguamento alle uscite esistenti: permetterà di entrare a Miggiano da via Padre Pio (A) e di raccordarsi alla viabilità della zona industriale tramite la famigerata (per dimensioni) rotatoria (B).
SVINCOLO 2: TRA LUCUGNANO E SPECCHIA
A questo punto il nuovo tracciato si discosta dal precedente: la 275 non prosegue più in direzione dell’area artigianale lucugnanese, ma si addentra nelle campagne.
La circumnavigazione della frazione avviene dal lato ovest, avvicinandosi ai capannoni calzaturieri della famiglia Sergio, in strada comunale Rivola, ed incrociando la Specchia-Tricase.
Proprio qui, in prossimità de “La Caiaffa”, sorge il secondo svincolo: “Lucugnano ovest”.
SVINCOLO 3: TRA L’AUDITORIUM E FILOGRANA
Lasciatasi alle spalle la terra di Girolamo Comi, la nuova 275 torna a calcare il vecchio tracciato prima di arrivare sul suolo di Alessano.
La statale si ricongiunge con la strada esistente, a poco più di cento metri dall’Auditorium Benedetto XVI, scavalca la strada vicinale Santa Caterina e ci conduce allo svincolo 3: sul già esistente incrocio con la SP 184, la strada del Gonfalone, lungo la quale si incontra anche il nuovo stabilimento calzaturiero di Antonio Sergio Filograna.
SVINCOLO 4: TRA LE CAVE IN DIREZIONE TIGGIANO
La nuova 275 cambia di nuovo rotta.
Stavolta, rispetto al vecchio tracciato, si spinge ad est, addentrandosi in zona Matine per non entrare più negli abitati di Alessano e Montesardo.
Lo svincolo 4 è quello di Tiggiano.
Sorgerà in zona Tagliate, lungo l’arco che la statale andrà a comporre con una carreggiata del tutto nuova.
L’uscita si collocherà a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla stazione ferroviaria tiggianese.
SVINCOLO 5: ALESSANO – CORSANO E LA FERROVIA
Tra il quarto ed il quinto svincolo si snoda una trama stradale alquanto articolata, che conta anche la presenza dei binari ferroviari. Torna utile un ulteriore zoom sulla zona: pubblichiamo (in basso) il progetto dello svincolo 5, cui si arriva uscendo dal territorio di Tiggiano.
Qui la statale incrocerà la provinciale 80 Alessano-Corsano (C).
Per scongiurare l’intersezione coi binari verrà realizzato un sottopasso (D).
Per le uscite, quindi, sorgerà una viabilità ai lati della carreggiata.
Come mostra la mappa (la prima in alto), ci saranno due nuove rotatorie sulla Alessano-Corsano.
Quella ad est dell’attuale dosso convoglierà il traffico anche lungo la provinciale 188, la strada con cui il Capo di Leuca ha preso confidenza nel periodo del senso unico di marcia lungo via Regina Elena a Corsano.
Alla rotatoria ad ovest invece, lato Alessano, si aggancerà anche una nuova bretella (E), una lingua di asfalto che la metterà in comunicazione con il precedente svincolo, quello di Tiggiano.
SVINCOLO 6: CI PORTA DA DON TONINO
Rotolando verso sud, tangendo ma non toccando l’abitato corsanese, la nuova Maglie-Leuca entra in contatto con la provinciale 210.
È la strada che gli alessanesi percorrono per raggiungere la splendida Marina di Novaglie.
Lo svincolo 6, da cui inizia il quarto tratto di questo stralcio, si collocherà in aperta campagna ma molto vicino al cimitero di Alessano (quindi alla tomba di Don Tonino Bello, meta di considerevole turismo religioso); in prossimità della strada che si arrampica su Montesardo ed a pochi metri dall’incrocio con la Corsano-Gagliano, che sarà servito da una nuova e più sicura rotatoria.
SVINCOLO 7: TRA LA SUD SALENTO E LA STAZIONE DI GAGLIANO
Il percorso continua sinuoso attorno ai centri abitati, evitando San Dana (frazione di Gagliano) ed andando a ricalcare un pezzo del già esistente tracciato della sp81 tra Corsano e Gagliano.
In prossimità del curvone prima del distributore Apron, la provinciale diventerà per alcune centinaia di metri la nuova 275.
Salvo poi dividersi nuovamente con una virata ad ovest prima di Gagliano: la nuova carreggiata incrocerà ancora i binari, sfiorerà il calzaturificio Sud Salento e, avvicinandosi alla stazione di Gagliano, taglierà la vecchia 275.
Proprio da questo incrocio tra vecchio e nuovo prenderà vita lo svincolo 7 “Gagliano del Capo nord”.
SVINCOLO 8: CASTRIGNANO DEL CAPO (E PATÙ)
A questo punto la strada correrà tra l’abitato gaglianese e quello di castrignanese.
Sarà permesso uscire allo svincolo 8 “Castrignano del Capo”. Ci troveremo, in pratica, sulla sp 351: da un lato ci dirigeremo a Castrignano del Capo (o a Patù), dall’altro entreremo a Gagliano da sud (cimitero e nuovo Eurospin).
SVINCOLO 9: DE FINIBUS TERRAE
Non è finita: c’è il quinto ed ultimo tratto che, costeggiando Salignano con un’opera del tutto nuova e viaggiando a sinistra (ad ovest) del vecchio tracciato, ci condurrà all’ultimo svincolo, il numero 9: “Gagliano del Capo – sud”.
Siamo alle porte di Santa Maria di Leuca, il punto in cui già oggi la 275 si passa il testimone con un’altra statale, la 274 Gallipoli-Leuca.
È qui, con un adeguamento dell’intersezione esistente, ai confini della terra, che è attesa una delle opere più discusse della storia del Salento.
È qui che, si spera presto, termineremo di fantasticare su questo tracciato che immaginiamo da oltre 30 anni.
Approfondimenti
Ulivi e vigneti: secoli di storia che non devono finire con la xylella

di Hervé Cavallera
Chi nel corso della storia visitava il Salento rimaneva colpito dalla distesa di olivi e dalla qualità dell’olio, su cui nel Settecento ben si intratteneva il gallipolino Giovanni Presta (1720-1797), del quale nel 1988 e nel 1989 ho ripubblicato le opere.
Accanto all’olio ecco aggiungersi la produzione del vino, tra cui di particolare pregio è il “primitivo”, il cui nome risale a don Francesco Filippo Indellicati (1767-1831) di Gioia del Colle, il quale ritenne che un particolare vigneto della sua terra si potesse già vendemmiare ad agosto.
La distesa degli oliveti e dei vigneti è stata da sempre un grande spettacolo di bellezza, spettacolo che, al tempo stesso, veniva a simboleggiare due elementi fondamentali nella nostra vita: l’olivo, rappresentando il rinnovamento e la forza vitale; la vite, il benessere e l’abbondanza.
L’olivo, inoltre, è stato sempre inteso come simbolo di pace.
Da tempo la distesa di olivi non è più tale. A partire dal 2013 la Xylella ha distrutto migliaia e migliaia di alberi d’olivo e l’infezione, che ha in primo luogo investito il Salento, si è col tempo estesa sino alla Terra barese.
Così chi percorre le nostre campagne non può che constatare la tristezza degli oliveti in rovina e moltissimi alberi sono stati sradicati. Si è avuto pertanto un eccezionale danno sia ambientale e socio-economico sia storico-paesaggistico.
Alberi plurisecolari sono stati distrutti e la produzione di olio ne ha pagato le conseguenze, non solo con l’aumento del prezzo per quello esistente, ma anche con l’importazione di olio proveniente da altre parti del mondo.
Non è questa la sede per soffermarsi sulla provenienza del batterio e sul modo su cui l’epidemia è stata affrontata, sicuramente sottovalutandola e intendendola come un fenomeno locale, con devastanti conseguenze soprattutto per il Salento ma anche – di conseguenza – per la Puglia in generale.
E la questione non è del tutto chiusa, nonostante qualche studioso sostenga che il peggio è passato e che si può andare incontro alla graduale ripresa, che comunque comporterà non poco tempo data la qualità e quantità del disastro.
E non è finita. Mentre ancora non si riesce a uscire dal malanno, ecco che si annunzia un altro. Un ceppo della Xylella fastidiosa tende a colpire non solo alberi come le querce, i mandorli e gli oleandri, ma anche le viti e pare che nel Barese alcuni vigneti di uva da tavola siano risultati infettati dal batterio, aprendo un altro drammatico scenario.
Sembra di assistere allo sfasciarsi di una tradizione millenaria: la forza vitale (l’olivo) viene meno e dilegua il benessere (i vitigni).
È la realtà di un presente frantumato che non riesce a far fronte con lucidità alle novità che irrompono e devastano e rendono incerta quella che era una garanzia plurisecolare.
La pace come gli olivi viene meno e si estende la violenza sotto forme diverse, mentre si è incapaci di ogni saggio controllo. Tale potrebbe essere una metafora del nostro tempo, una trasposizione simbolica di immagini che rappresentano la situazione dell’esistente.
NON E’ TEMPO DI CONTRAPPOSIZIONI
Al di là di questa considerazione sul mondo che viviamo, resta, prosaicamente si potrebbe forse dire, il problema dell’immediato, che è quello di un’epidemia che ha colpito gli olivi e che rischia di estendersi con altrettanta pericolosità sui vitigni.
E l’affrontare la battaglia spetta ai politici, agli studiosi, agli esperti. E tutti devono agire in una comune simbiosi, ben sapendo che in gioco sono più cose: la bellezza delle campagne, la qualità (dei prodotti), l’economia (il guadagno che si ricava dall’olio e dal vino).
Ma sono anche in gioco l’avvedutezza di coloro che gestiscono la cosa pubblica e le conoscenze tecniche e scientifiche di tanti specialisti.
E devono venir meno le contrapposizioni, soprattutto quelle che impediscono dei piani organici aperti però a continua verifica. Non si deve dimenticare che nel passato non lontano si è considerata la diffusione della Xylella fastidiosa un mero fenomeno locale, trascurando peraltro il fatto che, se anche così fosse stato, il danno non sarebbe stato comunque insignificante.
Come accade che ci siano tuttora pareri diversi intorno all’abbattimento delle piante. Per questo bisogna non solo studiare come arginare e bloccare la diffusione del batterio, ma occorre valutare continuamente gli interventi e modificarli secondo la bisogna.
E non sono sufficienti, per quanto necessarie, unità operative provinciali e regionali. È opportuno che la questione sia portata a livello più alto e superi le barriere di ogni tipo che possono sorgere allorché si manifestano interventi pubblici. Occorre effettivamente un coinvolgimento generale, che al tempo stesso sappia articolarsi secondo le diverse competenze e con opportune strategie oculatamente dirette.
Nell’operare insieme, politici, tecnici, studiosi, proprietari terrieri e così via, si riscopre inoltre il senso di una comunità, il ricompattarsi della stessa.
Con un’espressione latina (ed ecco il rinvio a un mondo – quello dell’antica Roma – che non deve svanire in quanto ne siamo figli) Iam proximus ardet Ucalegon (già brucia il vicino palazzo di Ucalegonte) e le parole di Virgilio (Eneide, libro II, versi 311/312) spiegano molto bene che il danno non riguarda solo gli altri, ma anche noi stessi in quanto, come le fiamme del palazzo attiguo investono il nostro, la rovina della terra in cui viviamo, pur senza esserne proprietari, ci investe tutti.
E il bene pubblico va oltre ogni divisione paesana, territoriale, politica.
Approfondimenti
La cappella e la cavalla devota che scoprì la tela della Madonna
Nel rione di Caprarica. Con i fondi dell’8 per mille recuperata la chiesa nella sua interezza: ogni elemento originario (mensa, tabernacolo, tele) è stato oggetto di attente operazioni di restauro…

di Luigi Zito
Era il 1651, in una uggiosa giornata di novembre, i frantoi di Tricase giravano a tempo pieno, si dovevano molire le olive, spremerle e produrre quello che per secoli è stato l’oro del Salento: l’olio.
Una stanca cavalla, legata e bardata di tutto punto, faceva girare le macine che servivano alla spremitura delle olive.
Alcuni contadini, che vegliavano il logorio dell’animale, si resero conto che, ogni qualvolta percorreva un determinato tratto del frantoio ipogeo, la cavalla aveva un sussulto, come zoppa si inchinava davanti a qualcosa.
Intrigati da quel fenomeno, i nachiri, decisero di scavare in quel punto indicato dall’animale e, come per miracolo, rinvennero una tela della Madonna di Cassiobe.
Fu così che si decise di costruire in quel luogo preciso una cappella dedicata alla venerazione della Madonna. Oggi, dopo 4 secoli, possiamo asserire che in parte quella leggenda rispecchiava la realtà.
Infatti, durante i recenti lavori di rifacimento della pavimentazione interna della cappella, è stata rinvenuta l’imboccatura di un frantoio (in parte crollato) collocato proprio sotto la chiesa.
La Chiesa dell’Immacolata e del SS. Sacramento, oggi sede della Congregazione dell’Immacolata Concezione (priore Claudio Ruberto, oggi conta 130 iscritti), è sita nel rione di Caprarica di Tricase, persa tra le viuzze del centro storico, inglobata nel tessuto edilizio circostante.
È una chiesa a unica navata, edificata presumibilmente attorno alla metà del XVII secolo, come attesta il libro dei defunti della parrocchia, che fa risalire la prima inumazione al 4 aprile 1654.
LA CAPPELLA NEGLI ANNI
È frutto di due interventi edilizi di ampliamento: il primo nel 1922 quando venne costruita una sagrestia; il secondo nel 1967 vide la demolizione e ricostruzione della stessa, una sala riunioni e un campanile a torre (completato nel 1973).
Fino al 1967, nella chiesa era presente un unico altare a muro con il tabernacolo e al di sopra, posti in successione, la tela della Madonna di Cassiobe e quella della Vergine Immacolata con i quattro Santi protettori della Confraternita.
Tra il 1967-1970, con i lavori di ampliamento, si attuò lo smembramento di tutto l’apparato dell’altare a muro, dislocando gli elementi costitutivi (mensa, tabernacolo e tele) in posizioni differenti all’interno della chiesa.
L’ultima funzione religiosa fu celebrata il 24 marzo 2013, da don Eugenio Licchetta. Successivamente, gravi problemi strutturali portarono a interdire il culto e a chiudere la chiesa.
Il parroco di allora, don William Del Vecchio, in accordo con la Confraternita dell’Immacolata, nel 2015 intraprese l’iter per il recupero e il restauro della chiesa e affidarono i lavori agli architetti Agnese Piscopiello e Francesco Pala.
La Conferenza Episcopale Italiana, con i fondi dell’8 per mille, finanziò il progetto e si procedette a recuperare la chiesa nella sua interezza.
Il 22 maggio 2020 iniziarono i lavori di restauro, portati a compimento anche grazie alla generosità dei fedeli.
Nell’avvicendarsi di parroci nella parrocchia di Sant’Andrea, è doveroso citare anche l’impegno dapprima di don Luigi Stendardo che diede il via ai lavori, e poi quello di don Salvatore Chiarello, l’attuale parroco, che ha seguito e partecipato alle varie fasi di realizzazione delle opere fino alla loro conclusione.
Durante la fase di rimozione della pavimentazione, sono venute alla luce strutture di antica origine, in particolare: un antico pavimento in cocciopesto, nelle prime due campate della chiesa; la presenza di un ossario murato con lastre di pietra; la fondazione in pietrame della muratura di fondo della chiesa (prima che venisse eseguito l’ampliamento del 1922); la presenza di un frantoio ipogeo scavato nella roccia che si sviluppa al di sotto della chiesa, la cui imboccatura è stata segnalata mediante la realizzazione di una botola nell’attuale pavimentazione.
Ogni elemento originario (mensa, tabernacolo, tele) è stato oggetto di attente operazioni di restauro a cura dei restauratori Ludovico Accogli e Alessandra Muci, che hanno riportato alla luce le decorazioni e le cromie originarie ricoperte e dimenticate.
Il 5 dicembre 2024, alla presenza del vescovo mons. Vito Angiuli, del sindaco Antonio De Donno e di tutta la comunità, la chiesa è stata riaperta al culto.
-
Cronaca3 settimane fa
Arresto sindaci di Ruffano, Maglie e Sanarica: ecco come è andata
-
Corsano3 settimane fa
Corsano: bomba inesplosa, auto e camion incendiati
-
Cronaca3 settimane fa
Don Antonio Coluccia: «Droga welfare criminale. Anche nel Salento»
-
Alessano3 settimane fa
Scontro nel Capo di Leuca: coinvolti in sette
-
Cronaca3 settimane fa
Furti a Tricase, due arresti
-
Andrano3 settimane fa
Truffa dello specchietto: arresto ad Andrano
-
Casarano2 settimane fa
Muore per un gelato a 16 anni. Ristoratore condannato
-
Corsano3 settimane fa
“Non ci lasciamo intimidire”