Approfondimenti
Elezioni, il futuro di Tricase/4: Maria Assunta Panico
La visione della città della candidata di Tricase sei tu e Tricase al centro

MARIA ASSUNTA PANICO, INFERMIERA, 51 ANNI
(TRICASE SEI TU – TRICASE AL CENTRO)
Cosa farà nei primi 100 giorni?
Non credo negli interventi spot, la nostra città ha bisogno di interventi strutturali che pongano le premesse per uno sviluppo economico sostenibile e per il rilancio dell’economia. Il nostro lavoro sarà quello di mettere la comunità in grado di liberare ed esprimere le sue migliori energie, fare il possibile per intercettare fondi comunitari, aiutare i cittadini a sviluppare i loro progetti ed i giovani ad investire nella loro creatività.
Credo che sia importante arrivare in breve tempo all’approvazione del Piano Urbanistico Generale già avviato. Tricase ha bisogno di un Piano che regoli il suo sviluppo urbanistico e renda la città moderna, più vivibile, ecosostenibile, pronta a intercettare nuove opportunità economiche. Una priorità sarà la rivitalizzazione del centro storico tramite il miglioramento dei trasporti, creando piste ciclabili, migliorando la qualità della vita dei cittadini.
Un provvedimento della vecchia amministrazione che non le è piaciuto?
In questi cinque anni si è lavorato molto, ma ogni processo di governo è migliorabile.
LAVORO: quali le priorità?
Occorrerà promuovere la nascita di piccole imprese di terziario avanzato che potranno offrire servizi, anche per le filiere produttive locali, incoraggiare lo sviluppo dell’ospitalità diffusa ed avviare iniziative di accoglienza che valorizzino l’identità locale. Pensiamo di attuare politiche di valorizzazione e promozione delle tipicità locali in chiave turistico-produttiva per contribuire a destagionalizzare la domanda di turismo sul territorio, offrendo al visitatore un’esperienza diversa, integrata tra mare ed entroterra, abbinando anche il consumo dei prodotti tipici del luogo. Sarà un nostro impegno valorizzare l’imprenditoria locale e la forte vocazione commerciale attraverso l’ascolto degli operatori del settore, promuovendo e sostenendo iniziative di settore (mercatini, laboratori artigianali, etc.). Pensiamo alla specificità di Lucugnano come paese della ceramica e come questa specificità potrebbe diventare occasione di eventi e di sviluppo.
In questa logica intendiamo promuovere eventi e manifestazioni inseriti in contesti di programmi finalizzati alla promozione di un turismo sostenibile ed includente che promuova l’ambiente e lo salvaguardi.
Commercio: sempre meno aziende. E l’Associazione Commercianti lamenta poca collaborazione…
Il settore del commercio rappresenta un ruolo propulsivo per l’economia e lo sviluppo di Tricase, Con il Piano del Commercio si punterà alla regolamentazione delle strutture commerciali, alla valorizzazione delle attività commerciali nei Centri Storici e delle frazioni, favorendo gli interventi di consolidamento dei poli commerciali esistenti, gli interventi di recupero e riqualificazione di aree o strutture dismesse e degradate. Si cercherà di implementare e rafforzare il servizio di prossimità e il pluralismo delle forme distributive e consolidare le attività commerciali di piccola e media vendita. Si dovranno adottare politiche di incentivo agli investimenti nei nuclei storici. La semplificazione amministrativa degli interventi contribuirà al rilancio degli investimenti privati, alla riduzione delle imposte e tasse locali per i commercianti ed artigiani che apriranno attività nel centro storico. Sarà necessario anche ripensare le funzioni degli spazi degli edifici pubblici dei centri storici e creare le condizioni per buone pratiche quali l’Albergo Diffuso.
ACAIT: dopo tanto tempo perso, quale sarà il primo provvedimento che adotterà?
La rifunzionalizzazione ed il recupero dell’ex Acait e dell’intera area ad essa pertinente può diventare il punto centrale di riconnessione tra il centro cittadino e l’area periferica. Un progetto di riqualificazione urbana che abbia l’idea innovativa di “cittadella pedonale” che recupera, insieme alla funzionalità ed alla comodità, anche il concetto del vivere felice. Si è già avviato il recupero dell’area con la realizzazione del centro anziani e annesso spazio per servizi di informazione turistica, si è progettato e si sta realizzando l’ampliamento e la riqualificazione dell’area esterna come parco pubblico attrezzato. Il prossimo passo sarà la progettazione dell’intera area, prevedendo l’insediamento di un mix di funzioni pubbliche, private, di interesse generale, in grado di interagire con l’intero contesto urbano, già interessato da processi di trasformazione territoriale. La creazione di condizioni di attrattività per attività economiche e di servizio. La creazione di opportunità formative e lavorative per i giovani, la sostenibilità ambientale e la socializzazione, insieme ad una elevata qualità architettonica, dovranno caratterizzare gli interventi di recupero di uno spazio, da sempre, fulcro della memoria storica e nodo economico della comunità di Tricase.
TURISMO: dovrà cambiare Tricase per attrarre più turisti?
Da poco è stato approvato definitivamente il Piano Comunale delle Coste che darà un impulso al settore turistico balneare ed è stato, inoltre, avviato il Piano Regolatore del Porto. Occorrerà attuare politiche di valorizzazione e promozione delle tipicità locali in chiave turistico-produttiva favorendo la destagionalizzazione dell’offerta turistica attraverso l’impulso di eventi culturali, del turismo enogastronomico e del turismo rurale (percorsi guidati tra le masserie sparse sul territorio, gli uliveti, le pajare e le frazioni). Sarà necessario impegnarsi per privilegiare manifestazioni legate al turismo culturale con l’obiettivo di armonizzare la crescita economica e la conservazione dell’ambiente e dell’identità locale. Promuovere le possibilità di gemellaggi e scambi internazionali sia a livello culturale che professionale e sportivo in modo da allargare virtualmente la città verso esperienze formative e sociali e contemporaneamente di richiamo e marketing territoriale. Fare “sistema” con i paesi limitrofi per un turismo integrato.
MARINE: cosa cambierebbe?
Come già ricordato è stato approvato definitivamente il Piano Comunale delle Coste ed è in fase di avvio il Piano Regolatore del Porto che ha già avuto come effetto l’aumento e la delimitazione dell’area portuale. Il porto sarà potenziato e implementato con servizi turistici e commerciali, e l’idea finale è di mantenere le funzioni tradizionali, implementare l’area scientifico museale anche con la creazione di un giardino botanico e dedicare uno spazio alla balneazione. Il piano è nella prima fase di quadro conoscitivo e schema di idee. Come ogni piano dovrà essere partecipato e condiviso ed aperto alle proposte della cittadinanza. Sarà necessario attivare una rigenerazione territoriale delle marine mediante azioni diffuse di trasformazione dell’esistente, ponendo le condizioni per riequilibrare il sistema dei servizi e migliorare la qualità della vita degli abitanti e dei visitatori. Sarà necessario salvaguardare e valorizzare le specificità delle marine ed il loro rapporto con il paesaggio agrario e naturalistico e nel contempo trasformarle in luoghi vivi e pulsanti del nostro territorio.
DECORO DELLA CITTA’: nonostante il rifacimento di alcune strade, Tricase versa in uno stato indecoroso…
Il rifacimento del manto stradale ha interessato sia le frazioni, le periferie che il centro, sono stati avviati i lavori per il Parco Cittadino. e sono in fase di appalto i lavori di pavimentazione della Piazza Don Tonino Bello. Nell’annualità 2018 sarà possibile attuare interventi di rigenerazione, finanziati con fondi comunali, già approvati nei modi di legge, che riguarderanno la Piazza Castello dei Trane a Tutino, l’antistante slargo di Via San Nicola a Sant’Eufemia (ove si prevede anche il recupero di un antico ipogeo), la sistemazione delle Piazze Principessa e Marinai d’Italia.
Per il Vecchio Cimitero è stato avviato l’iter per l’inserimento nei beni monumentali da parte del Ministero dei Beni Culturali. Ciò consentirà di richiedere finanziamenti pubblici per la riqualificazione di uno spazio storico e della memoria della città.
I problemi manifestati nelle frazioni di Lucugnano e Depressa sono stati, per quanto possibile affrontati e risolti, vedi il completamento della piazza Comi, la sistemazione idraulica di Via Ciccotti e la sistemazione del Cimitero di Depressa.
BAMBINI, DISABILI ED ANZIANI: secondo lei Tricase è a loro misura?
L’azione di governo dovrà mettere al centro le persone, le loro esigenze e soprattutto la loro dignità, con un’attenzione ai bisogni ed ai diritti di tutti, specie di quelli che spesso non hanno voce o rappresentanza.
Abbiamo intenzione di creare un piano di intervento urbanistico per la mobilità di disabili e anziani.
In loro favore vanno in ogni caso promosse e sviluppate realtà di aggregazione e ricreative, esiste già un Centro Anziani, nel complesso ex ACAIT, realizzato in questa legislatura, inoltre, è stato di recente avviato il Laboratorio Comunale per l’Integrazione dei Disabili che è un centro ludico ricreativo. Per gli anziani autosufficienti, che costituiscono una risorsa per la collettività, le iniziative di carattere ricreativo promosse dal Centro Anziani, dovranno essere favorite con una seria promozione culturale e con una sensibilizzazione sociale all’interno della comunità. Per le attività ricreative all’aperto si sta realizzando il Parco Cittadino e nell’ambito della rigenerazione urbana si attrezzeranno aree verdi nelle frazioni ed aree periferiche.
CITTADINA DELLA SALUTE/OSPEDALE: volano unico per Tricase o idea superata?
La cittadella della Salute è una delle linee guida del Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana approvato in Consiglio Comunale lunedì scorso. La nostra città deve essere in grado di offrire servizi integrati a carattere socio-sanitario che riportino significativi incrementi nel reddito medio della cittadinanza locale e nuove opportunità di auto-impresa per giovani generazioni. L’offerta sociosanitaria di qualità è una delle peculiarità di Tricase ed una opportunità da sviluppare insieme alle altre potenzialità del territorio.
SEMPRE PIU’ POVERI: quale strategia adottare?
La crisi economica di questi anni è un fenomeno globale. Un’ amministrazione comunale deve agire su due fronti, da una parte rafforzare la capacità dei servizi sociali, attivare interventi in grado di intercettare le famiglie che si trovano in una condizione di vulnerabilità con soluzioni immediate e dall’altra attivare azioni concrete per creare nuovi posti di lavoro rilanciando l’economia del territorio. E’ stato attivato il Servizio Civico Comunale che fornisce un reddito di ausilio permettendo l’inclusione sociale. Ci adopereremo per istituire un banco alimentare per i Beni di prima necessità interfacciandoci con associazioni consolidate di volontariato (anche di altri territori) e grande/media distribuzione per creare una rete che intervenga sugli sprechi sostenendo la solidarietà.
Ad un eventuale BALLOTTAGGIO possibili alleanze?
Il nostro obiettivo, oggi, è concentrarci per raggiungere il massimo risultato l’11 Giugno, successivamente ragioneremo sui programmi e non sui compromessi.
Alessano
Maglie – Leuca, zoom sul secondo lotto
Una passeggiata immaginaria lungo il secondo lotto del tratto sud della nuova Maglie -Leuca, pensato per uscire dai centri abitati di Montesano , Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano

di Lorenzo Zito
Corridoio plurimodale adriatico.
Tecnicamente, viene chiamata così la nuova Strada Statale 275 che, come abbiamo avuto modo di raccontarvi sugli scorsi numeri, sta iniziando a snodarsi, da nord verso sud, con il primo lotto (da Maglie a Montesano) che è già a tutti gli effetti un cantiere aperto.
Oggi faremo uno zoom sul secondo lotto, quello tra Andrano/Montesano e Santa Maria di Leuca.
L’ultimo passaggio burocratico di dominio pubblico a riguardo, poche settimane fa, ha visto i sindaci di Alessano, Corsano, Gagliano del Capo, Miggiano, Montesano Salentino, Specchia, Tiggiano e Tricase (i centri che saranno interessati dai lavori del secondo lotto) incontrarsi, assieme ad alcuni tecnici Anas, presso Palazzo Adorno a Lecce.
Un tavolo promosso dal presidente della Provincia, Stefano Minerva, per fare il punto sulle delibere di approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica da parte dei singoli consigli comunali, in attesa di passare dalla progettazione esecutiva dell’opera al bando per l’assegnazione dei lavori.
L’idea, quindi, è quella di accompagnarvi in una passeggiata immaginaria lungo il nuovo tragitto lungo circa 19km che, secondo le previsioni, dal giorno in cui verrà cantierizzato (non prima di un anno e mezzo/due), richiederà circa 1350 giorni per essere portato a termine (poco più di 3 anni e mezzo).
Per una spesa, riferita ai soli lavori, di 140 milioni di euro.
CIÒ CHE NON È STATO
Brevemente ricordiamo che, dopo l’annullamento in autotutela da parte di Anas (nel 2016) della precedente gara (indetta nel 2009), furono prese in considerazione tre possibili alternative.
Scartate le prime due (dette Alternativa Est e Alternativa Ovest, con riferimento al lato da cui circumnavigare Tricase), fu scelta la cosiddetta Alternativa 3, che è quella che andiamo qui a illustrare, descritta dagli studi come quella con performance migliori dal punto di vista ambientale e funzionale, nonché per la sostenibilità dell’opera.
Va ricordato, inoltre, come il progetto inizialmente proposto da Anas prevedesse una statale a due corsie per senso di marcia (quindi quattro corsie) da Maglie sino a Leuca.
Soluzione che è stata conservata per il solo lotto nord e scartata per quello a sud, non solo per ridurne l’impatto ambientale ma anche per rispondere adeguatamente alla vera priorità dell’opera in questo tratto: portare il traffico verso il Capo di Leuca fuori dai centri abitati di Montesano, Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano, tutt’oggi tagliati in due dalla SS275.
Ultimo (ma non ultimo) l’elemento rifiuti: il nuovo progetto toglie Anas dall’imbarazzo delle discariche abusive emerse lungo il vecchio percorso tra Alessano e Tricase.
La scelta di allontanarsi da quelle aree ha un duplice effetto: da un lato scongiura il rischio di un sequestro dell’opera da parte della magistratura, dall’altro ha del tutto distolto i riflettori dal tema bonifica.
CIÒ CHE SARÀ
Eccoci allora al tracciato stradale che partirà, in direzione sud, dallo svincolo di Montesano-Andrano (nella mappa in basso in rosso).
Una lingua di asfalto con una carreggiata a due corsie, una per senso di marcia, costituita per il 71% circa da tratti in rilevato, per il 24,5% da tratti in trincea e per la restante parte, da opere in sottopasso (3.5%) e in sovrappasso con viadotti e ponti (0.4%).
22 curve, 28 rettifili, 9 intersezioni e 6 immissioni/diversioni per un percorso tecnicamente suddiviso in cinque tratti (che, come sta accadendo col primo lotto, non saranno realizzati all’unisono, ma con cantierizzazioni indipendenti, uno dopo l’altro).
Un dato interessante per gli amanti dei numeri, e non solo, ci arriva dallo studio dei volumi di traffico effettuato in fase di progettazione su alcuni punti nevralgici per la viabilità locale.
Eclatante il tratto di 275 tra Botrugno e San Cassiano, che in un totale di due ore (la somma dell’ora di punta mattutina e di quella serale) conta il transito di ben 2.300 mezzi. Interessante anche il rilievo della tangenziale di Tricase (“Cosimina”) dove nei 120 minuti più intensi passano più di 1.200 veicoli.
DA DOVE PASSA
Il rischio di appesantimento dei flussi sulla “Cosimina” è uno degli elementi che fecero cadere l’ipotesi dell’Alternativa Est (che avrebbe utilizzato proprio questa strada per il passaggio della nuova statale).
Ad oggi tuttavia, pur non inglobando il nuovo tracciato, è previsto che la tangenziale di Tricase venga raggiunta dalla Maglie-Leuca.
Va detto che la nuova opera smetterà, innanzitutto, di correre lungo quattro corsie già nel tratto finale del primo lotto.
A nord di Montesano, in prossimità di DFV, la strada si staccherà dal tracciato esistente, si ridurrà ad una corsia per senso di marcia ed eviterà l’abitato montesanese passandovi ad est, tra le campagne di Castiglione d’Otranto (vicino al campo sportivo) per arrivare ad un bivio.
Da un lato si continuerà a viaggiare per Leuca (lungo il secondo lotto), dall’altro partirà un braccio, anch’esso del tutto nuovo, destinata al traffico per e da Tricase.
Questa lingua di strada condurrà nella zona industriale tricasina, lasciandoci in località Serrafica, proprio alle porte della tangenziale Cosimina.
L’ultimo lembo del primo lotto, insomma, che porterà anche all’abitato di Montesano, sarà a lingua di serpente.
Ma questa è un’altra storia, chiamata “Lotto 1”.
SVINCOLO 1: LA ROTATORIA DI LUCUGNANO TORNA UTILE
Il secondo lotto conta 9 svincoli (numerati sulla mappa in alto) ed inizia ad est della stazione di Montesano-Miggiano-Specchia.
Si riallaccia subito al vecchio percorso, ricalcandolo fino alla mega rotatoria di Lucugnano.
Qui lo svincolo 1 (pianta in basso) sarà in adeguamento alle uscite esistenti: permetterà di entrare a Miggiano da via Padre Pio (A) e di raccordarsi alla viabilità della zona industriale tramite la famigerata (per dimensioni) rotatoria (B).
SVINCOLO 2: TRA LUCUGNANO E SPECCHIA
A questo punto il nuovo tracciato si discosta dal precedente: la 275 non prosegue più in direzione dell’area artigianale lucugnanese, ma si addentra nelle campagne.
La circumnavigazione della frazione avviene dal lato ovest, avvicinandosi ai capannoni calzaturieri della famiglia Sergio, in strada comunale Rivola, ed incrociando la Specchia-Tricase.
Proprio qui, in prossimità de “La Caiaffa”, sorge il secondo svincolo: “Lucugnano ovest”.
SVINCOLO 3: TRA L’AUDITORIUM E FILOGRANA
Lasciatasi alle spalle la terra di Girolamo Comi, la nuova 275 torna a calcare il vecchio tracciato prima di arrivare sul suolo di Alessano.
La statale si ricongiunge con la strada esistente, a poco più di cento metri dall’Auditorium Benedetto XVI, scavalca la strada vicinale Santa Caterina e ci conduce allo svincolo 3: sul già esistente incrocio con la SP 184, la strada del Gonfalone, lungo la quale si incontra anche il nuovo stabilimento calzaturiero di Antonio Sergio Filograna.
SVINCOLO 4: TRA LE CAVE IN DIREZIONE TIGGIANO
La nuova 275 cambia di nuovo rotta.
Stavolta, rispetto al vecchio tracciato, si spinge ad est, addentrandosi in zona Matine per non entrare più negli abitati di Alessano e Montesardo.
Lo svincolo 4 è quello di Tiggiano.
Sorgerà in zona Tagliate, lungo l’arco che la statale andrà a comporre con una carreggiata del tutto nuova.
L’uscita si collocherà a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla stazione ferroviaria tiggianese.
SVINCOLO 5: ALESSANO – CORSANO E LA FERROVIA
Tra il quarto ed il quinto svincolo si snoda una trama stradale alquanto articolata, che conta anche la presenza dei binari ferroviari. Torna utile un ulteriore zoom sulla zona: pubblichiamo (in basso) il progetto dello svincolo 5, cui si arriva uscendo dal territorio di Tiggiano.
Qui la statale incrocerà la provinciale 80 Alessano-Corsano (C).
Per scongiurare l’intersezione coi binari verrà realizzato un sottopasso (D).
Per le uscite, quindi, sorgerà una viabilità ai lati della carreggiata.
Come mostra la mappa (la prima in alto), ci saranno due nuove rotatorie sulla Alessano-Corsano.
Quella ad est dell’attuale dosso convoglierà il traffico anche lungo la provinciale 188, la strada con cui il Capo di Leuca ha preso confidenza nel periodo del senso unico di marcia lungo via Regina Elena a Corsano.
Alla rotatoria ad ovest invece, lato Alessano, si aggancerà anche una nuova bretella (E), una lingua di asfalto che la metterà in comunicazione con il precedente svincolo, quello di Tiggiano.
SVINCOLO 6: CI PORTA DA DON TONINO
Rotolando verso sud, tangendo ma non toccando l’abitato corsanese, la nuova Maglie-Leuca entra in contatto con la provinciale 210.
È la strada che gli alessanesi percorrono per raggiungere la splendida Marina di Novaglie.
Lo svincolo 6, da cui inizia il quarto tratto di questo stralcio, si collocherà in aperta campagna ma molto vicino al cimitero di Alessano (quindi alla tomba di Don Tonino Bello, meta di considerevole turismo religioso); in prossimità della strada che si arrampica su Montesardo ed a pochi metri dall’incrocio con la Corsano-Gagliano, che sarà servito da una nuova e più sicura rotatoria.
SVINCOLO 7: TRA LA SUD SALENTO E LA STAZIONE DI GAGLIANO
Il percorso continua sinuoso attorno ai centri abitati, evitando San Dana (frazione di Gagliano) ed andando a ricalcare un pezzo del già esistente tracciato della sp81 tra Corsano e Gagliano.
In prossimità del curvone prima del distributore Apron, la provinciale diventerà per alcune centinaia di metri la nuova 275.
Salvo poi dividersi nuovamente con una virata ad ovest prima di Gagliano: la nuova carreggiata incrocerà ancora i binari, sfiorerà il calzaturificio Sud Salento e, avvicinandosi alla stazione di Gagliano, taglierà la vecchia 275.
Proprio da questo incrocio tra vecchio e nuovo prenderà vita lo svincolo 7 “Gagliano del Capo nord”.
SVINCOLO 8: CASTRIGNANO DEL CAPO (E PATÙ)
A questo punto la strada correrà tra l’abitato gaglianese e quello di castrignanese.
Sarà permesso uscire allo svincolo 8 “Castrignano del Capo”. Ci troveremo, in pratica, sulla sp 351: da un lato ci dirigeremo a Castrignano del Capo (o a Patù), dall’altro entreremo a Gagliano da sud (cimitero e nuovo Eurospin).
SVINCOLO 9: DE FINIBUS TERRAE
Non è finita: c’è il quinto ed ultimo tratto che, costeggiando Salignano con un’opera del tutto nuova e viaggiando a sinistra (ad ovest) del vecchio tracciato, ci condurrà all’ultimo svincolo, il numero 9: “Gagliano del Capo – sud”.
Siamo alle porte di Santa Maria di Leuca, il punto in cui già oggi la 275 si passa il testimone con un’altra statale, la 274 Gallipoli-Leuca.
È qui, con un adeguamento dell’intersezione esistente, ai confini della terra, che è attesa una delle opere più discusse della storia del Salento.
È qui che, si spera presto, termineremo di fantasticare su questo tracciato che immaginiamo da oltre 30 anni.
Approfondimenti
Ulivi e vigneti: secoli di storia che non devono finire con la xylella

di Hervé Cavallera
Chi nel corso della storia visitava il Salento rimaneva colpito dalla distesa di olivi e dalla qualità dell’olio, su cui nel Settecento ben si intratteneva il gallipolino Giovanni Presta (1720-1797), del quale nel 1988 e nel 1989 ho ripubblicato le opere.
Accanto all’olio ecco aggiungersi la produzione del vino, tra cui di particolare pregio è il “primitivo”, il cui nome risale a don Francesco Filippo Indellicati (1767-1831) di Gioia del Colle, il quale ritenne che un particolare vigneto della sua terra si potesse già vendemmiare ad agosto.
La distesa degli oliveti e dei vigneti è stata da sempre un grande spettacolo di bellezza, spettacolo che, al tempo stesso, veniva a simboleggiare due elementi fondamentali nella nostra vita: l’olivo, rappresentando il rinnovamento e la forza vitale; la vite, il benessere e l’abbondanza.
L’olivo, inoltre, è stato sempre inteso come simbolo di pace.
Da tempo la distesa di olivi non è più tale. A partire dal 2013 la Xylella ha distrutto migliaia e migliaia di alberi d’olivo e l’infezione, che ha in primo luogo investito il Salento, si è col tempo estesa sino alla Terra barese.
Così chi percorre le nostre campagne non può che constatare la tristezza degli oliveti in rovina e moltissimi alberi sono stati sradicati. Si è avuto pertanto un eccezionale danno sia ambientale e socio-economico sia storico-paesaggistico.
Alberi plurisecolari sono stati distrutti e la produzione di olio ne ha pagato le conseguenze, non solo con l’aumento del prezzo per quello esistente, ma anche con l’importazione di olio proveniente da altre parti del mondo.
Non è questa la sede per soffermarsi sulla provenienza del batterio e sul modo su cui l’epidemia è stata affrontata, sicuramente sottovalutandola e intendendola come un fenomeno locale, con devastanti conseguenze soprattutto per il Salento ma anche – di conseguenza – per la Puglia in generale.
E la questione non è del tutto chiusa, nonostante qualche studioso sostenga che il peggio è passato e che si può andare incontro alla graduale ripresa, che comunque comporterà non poco tempo data la qualità e quantità del disastro.
E non è finita. Mentre ancora non si riesce a uscire dal malanno, ecco che si annunzia un altro. Un ceppo della Xylella fastidiosa tende a colpire non solo alberi come le querce, i mandorli e gli oleandri, ma anche le viti e pare che nel Barese alcuni vigneti di uva da tavola siano risultati infettati dal batterio, aprendo un altro drammatico scenario.
Sembra di assistere allo sfasciarsi di una tradizione millenaria: la forza vitale (l’olivo) viene meno e dilegua il benessere (i vitigni).
È la realtà di un presente frantumato che non riesce a far fronte con lucidità alle novità che irrompono e devastano e rendono incerta quella che era una garanzia plurisecolare.
La pace come gli olivi viene meno e si estende la violenza sotto forme diverse, mentre si è incapaci di ogni saggio controllo. Tale potrebbe essere una metafora del nostro tempo, una trasposizione simbolica di immagini che rappresentano la situazione dell’esistente.
NON E’ TEMPO DI CONTRAPPOSIZIONI
Al di là di questa considerazione sul mondo che viviamo, resta, prosaicamente si potrebbe forse dire, il problema dell’immediato, che è quello di un’epidemia che ha colpito gli olivi e che rischia di estendersi con altrettanta pericolosità sui vitigni.
E l’affrontare la battaglia spetta ai politici, agli studiosi, agli esperti. E tutti devono agire in una comune simbiosi, ben sapendo che in gioco sono più cose: la bellezza delle campagne, la qualità (dei prodotti), l’economia (il guadagno che si ricava dall’olio e dal vino).
Ma sono anche in gioco l’avvedutezza di coloro che gestiscono la cosa pubblica e le conoscenze tecniche e scientifiche di tanti specialisti.
E devono venir meno le contrapposizioni, soprattutto quelle che impediscono dei piani organici aperti però a continua verifica. Non si deve dimenticare che nel passato non lontano si è considerata la diffusione della Xylella fastidiosa un mero fenomeno locale, trascurando peraltro il fatto che, se anche così fosse stato, il danno non sarebbe stato comunque insignificante.
Come accade che ci siano tuttora pareri diversi intorno all’abbattimento delle piante. Per questo bisogna non solo studiare come arginare e bloccare la diffusione del batterio, ma occorre valutare continuamente gli interventi e modificarli secondo la bisogna.
E non sono sufficienti, per quanto necessarie, unità operative provinciali e regionali. È opportuno che la questione sia portata a livello più alto e superi le barriere di ogni tipo che possono sorgere allorché si manifestano interventi pubblici. Occorre effettivamente un coinvolgimento generale, che al tempo stesso sappia articolarsi secondo le diverse competenze e con opportune strategie oculatamente dirette.
Nell’operare insieme, politici, tecnici, studiosi, proprietari terrieri e così via, si riscopre inoltre il senso di una comunità, il ricompattarsi della stessa.
Con un’espressione latina (ed ecco il rinvio a un mondo – quello dell’antica Roma – che non deve svanire in quanto ne siamo figli) Iam proximus ardet Ucalegon (già brucia il vicino palazzo di Ucalegonte) e le parole di Virgilio (Eneide, libro II, versi 311/312) spiegano molto bene che il danno non riguarda solo gli altri, ma anche noi stessi in quanto, come le fiamme del palazzo attiguo investono il nostro, la rovina della terra in cui viviamo, pur senza esserne proprietari, ci investe tutti.
E il bene pubblico va oltre ogni divisione paesana, territoriale, politica.
Approfondimenti
La cappella e la cavalla devota che scoprì la tela della Madonna
Nel rione di Caprarica. Con i fondi dell’8 per mille recuperata la chiesa nella sua interezza: ogni elemento originario (mensa, tabernacolo, tele) è stato oggetto di attente operazioni di restauro…

di Luigi Zito
Era il 1651, in una uggiosa giornata di novembre, i frantoi di Tricase giravano a tempo pieno, si dovevano molire le olive, spremerle e produrre quello che per secoli è stato l’oro del Salento: l’olio.
Una stanca cavalla, legata e bardata di tutto punto, faceva girare le macine che servivano alla spremitura delle olive.
Alcuni contadini, che vegliavano il logorio dell’animale, si resero conto che, ogni qualvolta percorreva un determinato tratto del frantoio ipogeo, la cavalla aveva un sussulto, come zoppa si inchinava davanti a qualcosa.
Intrigati da quel fenomeno, i nachiri, decisero di scavare in quel punto indicato dall’animale e, come per miracolo, rinvennero una tela della Madonna di Cassiobe.
Fu così che si decise di costruire in quel luogo preciso una cappella dedicata alla venerazione della Madonna. Oggi, dopo 4 secoli, possiamo asserire che in parte quella leggenda rispecchiava la realtà.
Infatti, durante i recenti lavori di rifacimento della pavimentazione interna della cappella, è stata rinvenuta l’imboccatura di un frantoio (in parte crollato) collocato proprio sotto la chiesa.
La Chiesa dell’Immacolata e del SS. Sacramento, oggi sede della Congregazione dell’Immacolata Concezione (priore Claudio Ruberto, oggi conta 130 iscritti), è sita nel rione di Caprarica di Tricase, persa tra le viuzze del centro storico, inglobata nel tessuto edilizio circostante.
È una chiesa a unica navata, edificata presumibilmente attorno alla metà del XVII secolo, come attesta il libro dei defunti della parrocchia, che fa risalire la prima inumazione al 4 aprile 1654.
LA CAPPELLA NEGLI ANNI
È frutto di due interventi edilizi di ampliamento: il primo nel 1922 quando venne costruita una sagrestia; il secondo nel 1967 vide la demolizione e ricostruzione della stessa, una sala riunioni e un campanile a torre (completato nel 1973).
Fino al 1967, nella chiesa era presente un unico altare a muro con il tabernacolo e al di sopra, posti in successione, la tela della Madonna di Cassiobe e quella della Vergine Immacolata con i quattro Santi protettori della Confraternita.
Tra il 1967-1970, con i lavori di ampliamento, si attuò lo smembramento di tutto l’apparato dell’altare a muro, dislocando gli elementi costitutivi (mensa, tabernacolo e tele) in posizioni differenti all’interno della chiesa.
L’ultima funzione religiosa fu celebrata il 24 marzo 2013, da don Eugenio Licchetta. Successivamente, gravi problemi strutturali portarono a interdire il culto e a chiudere la chiesa.
Il parroco di allora, don William Del Vecchio, in accordo con la Confraternita dell’Immacolata, nel 2015 intraprese l’iter per il recupero e il restauro della chiesa e affidarono i lavori agli architetti Agnese Piscopiello e Francesco Pala.
La Conferenza Episcopale Italiana, con i fondi dell’8 per mille, finanziò il progetto e si procedette a recuperare la chiesa nella sua interezza.
Il 22 maggio 2020 iniziarono i lavori di restauro, portati a compimento anche grazie alla generosità dei fedeli.
Nell’avvicendarsi di parroci nella parrocchia di Sant’Andrea, è doveroso citare anche l’impegno dapprima di don Luigi Stendardo che diede il via ai lavori, e poi quello di don Salvatore Chiarello, l’attuale parroco, che ha seguito e partecipato alle varie fasi di realizzazione delle opere fino alla loro conclusione.
Durante la fase di rimozione della pavimentazione, sono venute alla luce strutture di antica origine, in particolare: un antico pavimento in cocciopesto, nelle prime due campate della chiesa; la presenza di un ossario murato con lastre di pietra; la fondazione in pietrame della muratura di fondo della chiesa (prima che venisse eseguito l’ampliamento del 1922); la presenza di un frantoio ipogeo scavato nella roccia che si sviluppa al di sotto della chiesa, la cui imboccatura è stata segnalata mediante la realizzazione di una botola nell’attuale pavimentazione.
Ogni elemento originario (mensa, tabernacolo, tele) è stato oggetto di attente operazioni di restauro a cura dei restauratori Ludovico Accogli e Alessandra Muci, che hanno riportato alla luce le decorazioni e le cromie originarie ricoperte e dimenticate.
Il 5 dicembre 2024, alla presenza del vescovo mons. Vito Angiuli, del sindaco Antonio De Donno e di tutta la comunità, la chiesa è stata riaperta al culto.
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