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Attualità

La corrispondenza tra il Ministro Pisanelli e San Giovanni Bosco

Scambio di lettere. Entrambi vivevano a Torino. Don Bosco era del posto, Pisanelli vi risiedeva da esule e si era affermato per la dottrina giuridica e la vita esemplare…

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di Ercole Morciano


160 anni fa, esattamente il 28 settembre 1864, con le dimissioni del primo governo Minghetti, del quale faceva parte come Ministro di Grazia, Giustizia e Culti, il tricasino Giuseppe Pisanelli terminava la sua esperienza governativa iniziata col Governo Farini l’8 dicembre 1862.


Giuseppe Pisanelli era già stato Ministro della Giustizia del governo dittatoriale di Garibaldi, a Napoli, nel periodo giugno-luglio 1860.


Dopo il 1864 egli non accetterà più di fare il ministro, preferendo essere presente in Parlamento dove le leggi venivano formate e approvate.


Egli rifiutò anche di fare il capo del governo, carica che Vittorio Emanuele II gli offrì nel maggio 1873 in seguito alla caduta del Governo Lanza-Sella per l’Arsenale di Taranto.


Pisanelli si comportò da vero galantuomo perché ritenendosi, in quanto deputato di Taranto, causa diretta della crisi, non poteva, per una questione morale, giovarsi personalmente delle conseguenze della crisi stessa.


Suggerì al Re di rimandare alle Camere il governo dimissionario in modo da ottenere la fiducia e così verrà superata la crisi.


Durante il suo mandato di Ministro della Giustizia in un periodo veramente difficile per il neonato Regno d’Italia, Pisanelli dette un contributo notevole perché fu l’autore del Codice Civile e del Codice di Procedura civile; dovette affrontare gravi problemi come il brigantaggio e i rapporti con la Chiesa.


In quest’ultimo ambito la sua azione fu in linea col motto cavourriano “libera chiesa in libero Stato”.


Sostenne pertanto il clero cosiddetto liberale e gli ordini religiosi che avevano come scopo l’educazione dei ragazzi o la cura dei poveri.


Fu duro con il clero cosiddetto reazionario e comunque contrario al nuovo Regno d’Italia e verso quei religiosi che vivevano in conventi ritenuti parassitari, senza scopi sociali.


Questa politica gli attirò le ire de “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei Gesuiti, che in quel periodo lo accusò di essere “scismatico” perché il Ministro, sostenendo la parte del clero che era contrario al potere temporale del Papa, tendeva a spaccare la Chiesa.


Accuse che Pisanelli respinse sempre con fermezza.

In quest’atmosfera incandescente si inserisce la corrispondenza tra san Giovanni Bosco (1815- 1888) e Giuseppe Pisanelli (1812-1879).


Entrambi residenti a Torino e quasi coetanei, si può essere certi che forse, pur non conoscendosi personalmente, avessero l’uno sentito parlare dell’altro e viceversa e godessero di reciproca stima.


Don Bosco era del posto, Pisanelli vi risiedeva da esule e si era affermato per la dottrina giuridica e per la vita esemplare.


Don Bosco era noto ed apprezzato negli ambienti torinesi, anche quelli liberali e in genere ostili alla Chiesa, come un sacerdote che rivolgeva le sue cure ai ragazzi di strada, senza casa, senza famiglia, senza istruzione.


Don Bosco li accoglieva, li formava come cristiani, come cittadini e dava loro un mestiere. La sua azione si basava sul metodo preventivo in cui l’educatore doveva essere amorevole e, allo stesso tempo, fermo verso i giovani “traballanti”.


Don Bosco, inoltre, pur rimanendo fedelissimo al Papa, sosteneva la conciliabilità tra le idee liberali del nuovo stato e la chiesa cattolica.  Per questo non trovò mai opposizioni dei governi liberali alla sua azione educativa per la quale gli occorrevano spazi e strutture chiamati “oratori”.


Per questo, il 1° gennaio 1863, inviò al ministro Pisanelli una lettera con la quale gli chiedeva aiuto economico perché egli si trovava «nella grave necessità di provvedere alle spese di fitto, di riparazione, e di culto che occorrono per l’Oratorio di S. Luigi a Porta Nuova, del S. Angelo Custode in via Vanchiglia, di S. Francesco di Sales in Valdocco, dove si compiono in giorni festivi, mattino e sera le sacre funzioni».


Don Bosco ricorreva pertanto «umilmente alla nota e provata carità» del Ministro affinché gli accordasse «quel maggiore sussidio che nella sua bontà giudicherà bene […] pieno di fiducia di essere favorito».


Il giorno dopo, con una tempestività ammirevole, Giuseppe Pisanelli firmò la concessione a favore di Don Bosco.


Un’altra lettera è del 26 maggio 1863 con cui il ministro Pisanelli ringraziò Don Bosco per l’invio della copia del volume “La storia d’Italia” giunto alla quarta edizione. L’ultima lettera è del 27 luglio 1863. Don Bosco chiese al ministro Pisanelli un contributo per la costruzione in Torino della chiesa di S. Maria Ausiliatrice.  Vittorio Emanuele II, dietro il parere favorevole del ministro, stanziò la somma di lire 6.000 «da pagarsi metà all’uscita delle fondamenta dal suolo e l’altra metà alla copertura della chiesa».


La chiesa fu aperta al culto il 9 giugno 1868 e vi riposano le spoglie di San Giovanni Bosco e di altri santi salesiani.


Appuntamenti

Terra Pioniera: «Il futuro del territorio è adesso!»

Agricoltura, spazi verdi e partecipazione attiva come strumenti di sviluppo e coesione sociale. Domani incontro di presentazione a Specchia, giovedì a Miggiano e venerdì a Montesano Salentino

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«Prende forma un progetto che segnerà una svolta per la nostra comunità. Un’iniziativa strategica che guarda all’agricoltura, agli spazi verdi e alla partecipazione attiva come strumenti di sviluppo e coesione sociale».

Lo ha annunciato sui social la sindaca di Specchia Anna Laura Remigi, facendo riferimento all’incontro di presentazione di Terra Pioniera per una comunità di produttori di paesaggio, progetto che coinvolge anche con Miggiano e Montesano Salentino.

Alla presentazione di domani, mercoledì 3 aprile (start ore 18) presso il Centro N.Durini/S.Marra, di Specchia saranno presenti: Giacomo Cazzato, sindaco di Tiggiano, Comune capofila della Strategia Area Interna Sud Salento per confermare l’impegno delle istituzioni per un modello di crescita sostenibile; i progettisti, che illustreranno il valore innovativo del percorso; la cooperativa, che sta guidando il processo partecipato, segno concreto di un territorio che costruisce il proprio futuro con le proprie mani.

Per celebrare il momento, un trampoliere spaventapasseri regalerà piante, un gesto simbolico che rappresenta la semina di nuove opportunità per tutti!

Per la sindaco di Specchia l’incontro vale una «chiamata alla partecipazione attiva delle Aziende agricole, del terzo settore, di famiglie e bambini: tutti hanno un ruolo centrale in questo progetto. Uno spazio verde sarà messo a disposizione della comunità, perché il cambiamento parte dal coinvolgimento di tutti. È il momento di esserci. È il momento di costruire insieme».

Dopo la tappa specchiese di domani sera, il progetto sarà presentato anche a Miggiano (giovedì 3 aprile, dalle 18, presso il vecchio Municipio) e a Montesano Salentino (venerdì 4 aprile, dalle 18, presso nella sala consiliare del Comune).

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Attualità

Col supporto di Tricase, due navigazioni a vela candidate patrimonio UNESCO

L’Associazione Magna Grecia Mare e il Porto Museo hanno offerto il loro prezioso contributo nel lavoro portato avanti in sinergia da sei Paesi

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Consegnato all’UNESCO il dossier internazionale per inserire la navigazione con barche a vela latina e vela al terzo nella lista rappresentativa del patrimonio immateriale mondiale. Il riconoscimento dell’arte di navigare con queste due tipologie di vele dovrebbe arrivare entro la fine del 2025.

Il dossier è il frutto di un gruppo di lavoro internazionale composto dall’Italia, Croazia, coordinatrice del progetto, Francia, Grecia, Spagna e Svizzera.

In Italia, il compito di raccogliere i dati e coordinare le comunità è stato svolto dal Museo della Marineria di Cesenatico, in sinergia con il Ministero della Cultura.

L’Associazione Magna Grecia Mare e il Porto Museo di Tricase, con il sempre prezioso contributo della Città di Tricase e del CIHEAM Bari, sono stati invitati caldamente ad affiancare l’iniziativa e a mettere a disposizione la loro competenza in materia di marineria tradizionale e di cura e gestione delle relazioni, riuscendo a far fronte alla richiesta di sostegno internazionale alla candidatura.

La lungimiranza e l’ampiezza di visione di Tricase, insieme a quanto è stato realizzato in questi ultimi venti anni, la stima nazionale e internazionale riservata alla sua idea di investimento in saperi e culture locali, di necessario e funzionale dialogo con il Mediterraneo e oltre, dell’opportuno coinvolgimento di migliaia di persone, le hanno consentito di diventare una buona pratica italiana, internazionalmente riconosciuta e studiata, con un ruolo importante di animazione dell’intero bacino (e non solo) per la cooperazione italiana e per tante altre istituzioni.

Oggi, con un riconoscimento (si auspica di vedere concluso entro l’anno) così prezioso e ambito, si potranno tracciare tante altre rotte di crescita per la Città di Tricase e la sua comunità, le comunità vicine e l’intero territorio.

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Attualità

La spiaggia più felice d’Italia è nel Salento

Secondo uno studio effettuato mediante un software di riconoscimento facciale, le “Maldive del Salento” a Pescoluse (marina di Salve) è la spiaggia italiana che riesce a strappare i sorrisi più grandi ai visitatori

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Pescoluse, marina di Salve, spiaggia da tutti conosciuta come le Maldive del Salento, è la spiaggia più felice d’Italia ed una delle più felici al mondo.

In uno studio commissionato da un’agenzia di viaggi specializzata in affitti di ville di lusso, un software di riconoscimento facciale ha analizzato migliaia di foto Instagram e, sulla base dei sorrisi catturati, ha identificato la spiaggia più felice.

Pescoluse è famosa per la sabbia finissima e bianca, le acque turchesi e il fondale basso, che la rendono ideale per le famiglie.

È circondata da dune di sabbia e vegetazione mediterranea, creando un paesaggio naturale intatto.

La tranquillità e la bellezza del luogo hanno conquistato i turisti di tutto il mondo.

La spiaggia di Marina di Pescoluse è anche in cima alla classifica delle spiagge più felici al mondo.

Per elaborare il concetto di “spiagge felici”, lo studio si è riferito a quei luoghi in riva al mare che, oltre a essere esteticamente belli, riescono a suscitare sensazioni di gioia e soddisfazione per chi le visita.

L’intelligenza artificiale ha identificato le spiagge che riescono a strappare i sorrisi più grandi ai loro visitatori.

Sono questi, secondo gli esperti, i segnali inequivocabili di un’esperienza di vacanza positiva e gratificante.

Secondo il riconoscimento facciale quella delle Maldive del Salento è la spiaggia che ha strappato i sorrisi più grandi nel campione di persone analizzato, meritandosi il titolo di spiaggia più felice d’Italia.

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