Approfondimenti
Piano Coste: così cambia il litorale di Tricase
Pubblicato dal Comune di Tricase l’Avviso Pubblico per il rilascio di concessione di aree demaniali marittime per finalità Turistico-Ricreative. Le opportunità offerte dal Piano Coste Comunale in ogni località dei 9 km di costa tricasina
È stato pubblicato dal Comune di Tricase l’Avviso Pubblico per il rilascio di concessione di aree demaniali marittime per finalità Turistico-Ricreative. La partecipazione alla procedura ad evidenza pubblica è consentita con riferimento ai tratti di costa individuati dal Piano Comunale delle Coste.
“Il rilascio di concessioni di aree demaniali”, ha commentato Maria Assunta Panico, ex vice sindaco ed ora consigliere d’opposizione, “significa, da un lato, dare la possibilità alle persone che ne faranno richiesta e dimostreranno di avere tutte le carte in regola, di svolgere un’attività economica per i mesi estivi, utilizzando una delle principali risorse di Tricase, il mare, dall’altro lato assicurare vigilanza e pulizia della costa. Tutto questo”, rivendica la Panico, “sarà possibile in virtù di un lungo ed impegnativo lavoro svolto dalla precedente amministrazione di cui ero parte, anche, in qualità di assessore all’urbanistica ed assetto del territorio e che mi ha vista impegnata per il processo di formazione ed il lavoro di coordinamento tra lo staff tecnico comunale e gli uffici regionali, arrivando ad ottenere, per la città di Tricase, l’approvazione regionale del primo Piano Comunale delle Coste tra i Comuni costieri della Regione Puglia”.
“Un obiettivo prioritario nella redazione del piano”, conclude l’ex vice sindaco, “è stato quello di rilanciare l’offerta balneare con attività qualificanti e diversificate sulla costa, promuovendo lo sviluppo dell’economia turistica balneare, la corretta fruibilità dei beni demaniali marittimi e la salvaguardia della costa nel rispetto delle identità ambientali dei luoghi e delle specifiche caratteristiche delle località”.
Cosa prevede il Pcc per i 9,04 km di costa di Tricase? “Il tratto di costa”, scrive l’ingegnere progettista Emanuele Giaccari, “rientra nella tipologia di costa individuato nei documenti della Regione Puglia come “non erodibile. Si tratta di costa rocciosa, modellata in parte in depositi preneogenici ed in piccola parte in sedimenti neogenici e quaternari, e si presenta talvolta alta e frastagliata, talaltra ampia e degradante piana ma giammai spiaggia sabbiosa, non è dunque risultata semplice la pianificazione e la zonizzazione. Particolare attenzione è stata dedicata alla scelta dei materiali da impiegare per la realizzazione dei manufatti destinati alle attività turistico-ricreative perché devono rispondere a quegli standard di ecocompatibilità necessari a rispettare e valorizzazione le peculiarità geomorfologiche e paesaggistiche di Tricase. Tutte le strutture devono poter essere smontate al termine della stagione turistica al fine di ripristinare lo stato dei luoghi preesistente. Ulteriore punto di forza del presente PCC è dato dalla individuazione di aree con finalità turistico ricreative diverse da stabilimenti balneari (SB), spiagge libere con servizi (SLS) e spiagge libere (SL) distribuite nelle aree in cui attualmente non vi è una forte vocazione alla balneazione a causa dell’attuale difficile e poco attraente morfologia costiera (Serra del Mito). Il PCC mira inoltre ad armonizzare l’attività economica imprenditoriale con l’esigenza di aumentare i luoghi della balneazione. Perciò, non è opportuno prevedere SB in aree tradizionalmente accessibili con facilità per la libera balneazione. Gli SB dovranno essere allocati in zone poco accessibili che, con le necessarie modifiche, potranno diventare facilmente fruibili dai bagnanti”.
Dunque, secondo le previsioni del PCC, sarà possibile intervenire con opere di valorizzazione a basso impatto ambientale (verde, percorsi pedonali e ciclabili, manufatti ecocompatibili) che consentiranno una riqualificazione di dette aree per usi diversi dalle esclusive attività turistico-ricreative, ossia ormeggi e pontili galleggianti per l’attracco di natanti di basso pescaggio, impianti per acquacoltura ed esigenze per la pesca, spiagge per cani.
Waterfront Marina Serra
Sono stati previsti: il recupero del “Belvedere”, sulla litoranea Serra-Tiggiano; individuazione e realizzazione di aree a parcheggio lungo la litoranea Marina Serra – Marina di Tiggiano al fine di limitare il traffico nella zona ai soli residenti ed a mezzi di trasporto ecologici (tipo navetta); ripristino del lungomare che va dalla piazzetta “Rotonda” alla Torre Palane mediante l’allargamento del marciapiede nel tratto della SLS da “La Chianca” alla Torre, utilizzando parte di esso come scivolo d’accesso per i disabili; creazione di un’area pedonale e ciclabile, che va dalla zona “Lavaturo” alla “Grotta Matrona”; realizzazione, in luogo dell’attuale area parcheggi adiacente il ristorante “Grotta Matrona”, di uno spazio che può essere anche adibito ad eventi d’arte, di spettacolo e/o sportivi; adibire la piazzetta “Rotonda” a zona attrezzata a parco giochi per bambini; chiusura del tratto di mare prospiciente la zona “Lavaturo” al traffico di mezzi a motore. La messa in opera di tutte quelle misure già individuate all’interno del gruppo di lavoro del Piano Coste per il miglioramento delle condizioni di agibilità e di fruizione della spiaggia – quali accessi più agevoli alla stessa con scalette rimovibili, aumento della superficie a disposizione dei bagnanti con rimozione o rimodellamento del cemento preesistente, ripristino della vegetazione e dei muretti a secco di delimitazione. In zona “Lavaturo” è prevista un’area SLS
Spinchialuro – Porticciolo
Il chiosco già esistente dovrà essere adeguato a quanto previsto nelle NTA; si suggerisce la possibilità di destinare a fini turistico-ricreativi l’area della cava collocata al limite con il porticciolo; al concessionario viene dato l’obbligo di tutela e pulizia del tratto di demanio; recupero estetico e funzionale; area con finalità diverse da SB e SLS, attività di noleggio canoe, pedalò e natanti ecologici per escursioni turistiche; recupero del piccolo locale esistente mediante interventi con tecniche e materiali ecocompatibili previsti nelle NTA.
L’area dovrà essere interessata dagli opportuni interventi per permettere la balneazione di persone diversamente abili: abbattimento delle barriere architettoniche, scivoli per l’accesso in acqua, uso di materiali funzionali e ecocompatibili (sabbia, legno, ect.)
Chianca – Torre Palane
Si è ritenuto opportuno suggerire, i seguenti interventi: valorizzazione e riqualificazione della spiaggia rocciosa; valorizzazione della conca “Piscina” mediante interventi atti a garantire la sicurezza dei bagnanti. Occorre intervenire con misure atte al consolidamento e alla manutenzione per mitigare ogni rischio per la pubblica incolumità dei bagnanti. Contestualmente occorre preservarne l’esempio di mirabile sinergia tra l’azione antropica e quella naturale che conferisce al sito una immagine-cartolina unica e sistemare le discese esistenti con l’adozione di tavolati smontabili da posizionare sulla roccia e che consentano con facilità l’accesso al mare. I locali e le strutture visibili dall’esterno dell’attività commerciale La Piscina dovranno diventare consone all’ambiente. Tale tipo di intervento può essere anche realizzato nella zona Chianca.
La Torre Palane, attualmente in regime di sequestro operato dall’Autorità Giudiziaria e consegnata al sindaco quale custode giudiziario, potrà essere acquisita al patrimonio comunale per fini di utilizzo istituzionale.
Una volta riqualificata con interventi di ristrutturazione e di consolidamento potrà essere trasformata in centro visite, per l’organizzazione e la promozione turistica della marina, museo, infopoint, ecc.; l’area adiacente dovrà essere pavimentata con basolato in pietra calcarea e decorata con aiuole di piante autoctone. Inoltre dovrà essere ripristinato il sentiero Torre-Acquaviva come l’adiacente incantevole caletta; la linea di costa affianco alla torre, direzione Nord, è area destinata per finalità turistiche ricreative diverse da SB ed SLS. Previsti punti di ormeggio per piccoli natanti, affitto natanti per ispezioni subacquee dell’adiacente area Acquaviva (sorgenti d’acqua dolce), SL e/o calette per barche da diporto (punti di ormeggio). La sistemazione delle zone rocciose alte che degradano verso mare può essere realizzata esclusivamente nel rispetto della naturale configurazione dei siti. La particolare struttura della costa, che non consente un accesso agevole dall’entroterra per giungere con facilità al mare, sembrerebbe contrastare con la possibilità di consentire la balneazione libera. Tale problematica può essere risolta in due modi: a monte, attraverso la realizzazione/riscoperta di una sentieristica oramai dimenticata e ciò consentirebbe l’accesso mediante percorsi pedonali e/o ciclabili, godendo delle straordinarie bellezze naturali; a valle, mediante il varo di pontili galleggianti stagionali a cui possono accedere natanti-navette di soggetti economici che offrono il servizio escursionistico estivo. Questi potrebbero implementare il servizio trasportando via mare i bagnanti che avrebbero la possibilità di usufruire in tal modo dell’intera costa fino ad Andrano. Per la zona “Acquaviva” si prevede la valorizzazione e la messa in sicurezza del sito anch’esso soggetto a pericolosità Geomorfologica per la presenza di diverse cavità (grotte) sottomarine. Ovviamente, sono aree non concedibili.
Dall’Acquaviva al Canale del Rio
Nel tratto di costa che va dall’Acquaviva alla parete meridionale del Canale del Rio non sono stati previsti stabilimenti balneari, ma solo spiagge libere e da raggiungere esclusivamente a piedi mediante il sentiero pedonale individuato, da ripristinare e trasformare in tratturo per trekking. Esistono già alcuni accessi al mare, da valorizzare con cartellonistica ecocompatibile e il ripristino del sentiero per escursionisti che si spinga verso al “Rio” e si colleghi ad altri sentieri di trekking. Nel Canale del Rio non è consentita la balneazione ed è necessario che l’amministrazione comunale lavori per il completo recupero di uno dei siti più belli. La presenza e lo sfocio delle acque depurate hanno alterato e reso non completamente fruibile il luogo. Occorre che lo sfocio direttamente a mare del depuratore sia sostituito con una condotta di almeno 1 chilometro verso il mare aperto per consentire il ripristino della balneazione e della completa fruibilità del luogo.
Dal Canale del Rio al Quadrano
L’area è stata tipizzata come SL perciò potranno essere realizzati sentieri panoramici e il ripristino del camminamento tra il Canale e il “Quadrano”, valorizzato con luci ed idonea segnaletica . Il recupero del tratto di costa del “Quadrano” e dello stesso Quadrano necessita di interventi di consolidamento della cavità.
La valorizzazione potrà avvenire mediante la sistemazione con ormeggi per natanti di piccolo pescaggio.
Le aree limitrofe potranno essere raggiunte e valorizzate con il sentiero realizzato secondo la tipologia del tratturo, la sistemazione a verde di piante autoctone nonché la realizzazione di muretti a secco. Sono, inoltre, da ripristinare e rendere fruibili le discese a mare esistenti con l’utilizzo della pietra e l’eliminazione del cemento.
Dal Quadrano a Casa Manfredi
La peculiarità di questa zona, tipizzata come SL, sono le cosiddette “Vasche” intagliate sulla scogliera, che attualmente risultano ricolme di detriti o di materiale di risulta ed in parte erose dal mare. Dovranno essere svuotate, ripulite e segnalate con appositi cartelli che ne ricordino l’uso come vasche per la concia delle pelli. Occorre anche migliorare la fruibilità delle discese a mare esistenti mediante l’eliminazione del cemento e l’utilizzo della pietra. In questo tratto è presente, inoltre, la specie di elevato valore fitogeografico rappresentata da Limonium Japigicum, Lavatera Arborea e Allium Commutatum.
Tale vegetazione dovrà essere tutelata e valorizzata, è rappresentata dall’habitat di interesse comunitario: Scogliere delle coste mediterranee con Limonio endemico.
Da Casa Manfredi alla Rotonda
Sono stati previsti: sentieri da attrezzare con luci e indicazioni ecocompatibili da casa Manfredi fino alla discesa pubblica “Tre Colonne”; ripristino dei tratturi esistenti; ripristino della copertura vegetale con inserimento di specie strutturanti autoctone; restauro ed agibilità delle discese pubbliche; recupero e definizione dei confini demaniali e delle architetture rurali tipo furnacedda, a carico dei privati; potenziamento dei popolamenti vegetali puntuali delle specie vulnerabili o a rischio d’estinzione; percorsi tematici naturalistico, subacqueo, geolitologico, speleologico, storico/antropologico; rimozione dei materiali di risulta e rimozione o mimetizzazione dei tratti cementificati per uso balneare; eventuali concessioni nella parte adiacente del nuovo lungomare. È previsto un SB in località Rotonda in prossimità ai locali comunali esistenti adiacenti il Laboratorio di Biologia Marina.
Tra la Rotonda e il Porto
È la zona più antropizzata e particolarmente modificata rispetto al suo assetto naturale proprio perché adiacente al porto. Si prevedono sistemazioni per interessi turistico ricreativi, ma non per SB e/o SLS. Saranno possibili: concessioni per punto di sosta, ristoro, rinfresco ed intrattenimento, servizi pubblici e di informazione turistica; accesso per disabili; percorsi tematici geolitologico, storico/antropologico. Si è posta particolare attenzione all’unica spiaggia con sabbia dell’intera zona costiera di Tricase. Si tratta di spiaggia Sauli, di facile accesso ma situata, purtroppo, immediatamente fuori dall’ingresso nel porto, che potrebbe essere attrezzata per persone diversamente abili mediante opportuni accorgimenti e segnalazioni.
Da riqualificare ulteriormente gli spazi pavimentati esistenti e da avviare all’esercizio le attrezzature quali bagni, docce, infermeria e fasciatoio ed anche gli spazi ombreggiati per il relax ed il ristoro e con percorsi e pedane che rendano fruibile a tutti l’arenile e la balneazione. L’antica casa dei pescatori e le grotte recentemente restaurate saranno utilizzare come centro di informazione e divulgazione turistica.
Punta Cannone
Si tratta di uno sperone che è stato in parte antropizzato a causa degli interventi sulla vicina area portuale. Rappresenta un punto di particolare interesse naturalistico sia per la presenza di alcuni cespugli di una pianta inclusa nella Lista Rossa Nazionale, il Limoniastrum monopetalum, sia per la sua strategica e panoramica posizione.
Si è ritenuto dunque di riqualificare l’area dal punto di vista naturalistico, con il ripopolamento della specie rara, nonché della sua valorizzazione con punti luce e viste panoramiche.
Si prevede: pulizia, riposizionamento o eventuale rimozione dei blocchi frangiflutti in calcestruzzo, cancellazione delle scritte vandaliche sulle pareti rocciose prospicienti la spiaggetta privata (Sauli), etc.; messa in sicurezza del parcheggio soprastante la zona denominata “Arco”: muri di contenimento in pietra locale, pulizia discariche, interventi di manutenzione del fondo sterrato; messa in sicurezza (ampliamento) dell’ingresso al parcheggio; ripristino della copertura vegetale con inserimento di specie strutturanti autoctone; restauro ed agibilità delle discese pubbliche, recupero e definizione dei confini demaniali a carico dei privati; dal sentiero in cemento esistente verso la spiaggetta Sauli si può prevedere una concessione tipo lido attrezzato con pedane amovibili. L’area è nel tratto roccioso prospiciente al chiosco già esistente.
In merito al fabbricato Sauli, realizzato negli anni ’60 con finalità ricettive e mai entrato in esercizio, il quale versa in uno stato di grave degrado, e all’area ad esso adiacente, si auspica una riqualificazione ambientale che includa anche il fabbricato esistente (un vero e proprio ecomostro che deturpa il meraviglioso paesaggio) e la valorizzazione dell’area ricoperta da specie arboree pregevoli. Questi interventi a carattere privato o pubblico consentirebbero alla marina d Tricase Porto di ampliare il lungomare sino alla sommità di Punta Cannone da dove è possibile godere di un panorama incantevole e tra i più suggestivi.
La riqualificazione del fabbricato dovrà essere realizzata con materiali ecocompatibili e rispettosi dell’ambiente e l’area esterna è auspicabile che venga trasformata in un vero e proprio giardino pubblico.
Per l’accesso al mare delle persone diversamente abili, si può prevedere un collegamento con passerella in legno da realizzare sul corridoio esistente in cemento adiacente al muraglione del faro.
Zona Arco – via Santa Marcellina
In questo tratto la scogliera finisce a strapiombo sul mare (8 – 12 mt), presenta caratteristiche pianeggianti nella parte superiore ma offre pochi punti di accesso all’acqua, inoltre la fascia demaniale è molto ristretta (4 – 15 mt).
È stata prevista un’area con finalità turistiche ricreative diverse da SB e SLS.
Esistono solo 2 discese, per la realizzazione delle quali è stato utilizzato del cemento, di cui una è utilizzata dalle suore Marcelline nel periodo di vacanza, l’altra, tramite una scalinata, porta in una grotta a livello marino dove è possibile la sosta e la balneazione per un numero ristretto di persone.
Gli interventi di valorizzazione per noleggio natanti, punti di ormeggio ecc prevedono: pulizia rifiuti e discariche di materiale di risulta, in particolare collocati alla base del muretto stradale; ripristino tratturi esistenti; ripristino della copertura vegetale con inserimento di specie strutturali autoctone; restauro ed agibilità delle discese pubbliche; realizzazione di pontili galleggianti.
Via Santa Marcellina – Maria Aurora – Camping
A circa 150 mt da via Santa Marcellina insiste un area pubblica degradata (giardino e parcheggio) a rischio di frana, la quale necessita di urgenti interventi di riqualificazione, consolidamento e contenimento. Probabilmente tale area è stata ricavata su materiale di risulta proveniente dagli scavi dell’area portuale, senza alcun muro di contenimento. Naturalmente tali interventi debbono necessariamente essere eseguiti con pietre locali e materiali compatibili. In questo tratto la scogliera presenta caratteristiche medio – alte. La parte superiore si presenta in prevalenza pianeggiante, ma offre pochi punti di accesso al mare.
Sono presenti sorgenti di falda sottomarine che, oltre a rendere molto fredda l’acqua nel punto in cui sfociano, modificano anche l’aspetto della flora marina. Dall’area pubblica degradata fino al Camping la fascia demaniale si allarga fino ad un massimo di 40 mt circa. La scogliera assume un aspetto più frastagliato e poco agibile ed offre pochi accessi al mare tramite discese e sentieri in cemento. La costa non declina fino al piano marino ma finisce a strapiombo con altezze variabili da 2 a 5 mt circa. Al di sotto del muretto stradale insistono folti canneti cresciuti su materiale di risulta e fra i quali viene gettato ogni tipo di rifiuto. Piccole concessioni possono prevedersi all’altezza del Camping “San Nicola”, dove esiste già una piccola area parcheggio ed una discesa a mare.
Quest’ultima, nella parte superiore, necessita di interventi di bonifica discariche, rimozione o mimetizzazione del cemento, ripristino scalinata. Lungo tutto questo tratto fino al confine con il territorio di Andrano, è stato previsto un camminamento tipo tratturo largo tre metri, con il piano pedonale realizzato con misto di cava battuto e con muretti a secco. Il percorso verrà realizzato a ridosso del muro di contenimento che costeggia la litoranea. Questo tratto attualmente non ha nessuna peculiarità ambientale perché è quasi tutto costituito da materiale di risulta. Il camminamento permetterà la fruizione di tutto questo tratto di costa che attualmente non è molto praticato a causa della mancanza di parcheggi e marciapiedi. Lo stesso permetterà la percorrenza pedonale del tratto di costa in estrema sicurezza al riparo dal traffico veicolare e, soprattutto, potrà mettere in comunicazione le aree di sosta realizzate per godere del panorama. Le stesse attualmente versano in uno stato di estremo degrado e, quindi in virtù degli interventi previsti, potranno fungere da punti di ritrovo e/o intercambio per mezzi di trasporto quali biciclette a pedalata assistita, ecc.
Questa opera consentirà anche la fruizione delle discese a mare esistenti che dovranno essere ripristinate con l’eliminazione del cemento e la sostituzione con pietra o tavolati removibili. In questo tratto di costa sono previsti due stabilimenti balneari (SB) e una SLS, che saranno serviti dal camminamento. Sarà allestita anche una zona che possa permettere la sosta e la balneazione di animali da affezione accompagnati dai rispettivi proprietari.
L’amministrazione comunale si impegnerà a soddisfare l’esigenza di parcheggi per le auto con l’individuazione di aree a monte della litoranea, anche con il coinvolgimento dei privati per evitare l’incremento della pressione antropica sui siti interessati.
Dal Camping all’Isola
Nella fascia costiera comprendente l’Isola insistono alcuni tratti adiacenti alla strada, privati e demaniali che offrono la possibilità per alcuni interventi mirati (aree di sosta attrezzate, punti di rinfresco e di intrattenimento, etc.). La zona costiera balneabile dell’Isola necessita di interventi di riqualificazione, di rimozione o mimetizzazione del cemento.
È previsto uno SB in adiacenza all’Isola (dove invece si lascia la spiaggia libera) che potrà essere realizzato con pedane amovibili poste anche a distanza dalla linea di costa. Da valutare l’eventuale possibilità di un collegamento sentieristico che unisca i vari punti di interesse della costa.
Ad esempio, il ripristino della carraia che dalla Torre del Sasso scende verso il mare o altri sentieri che attualmente attraversano proprietà private. La fascia costiera tricasina è troppo stretta e chiusa dalle serre e dalle proprietà private, bisogna necessariamente riflettere sulla possibilità di ripristinare tali collegamenti con la parte superiore utilizzando e valorizzando l’esistente.
Dall’Isola ad Andrano
La fascia costiera seguente sino al Comune di Andrano potrà essere valorizzata mediante interventi per la realizzazione di impianti di acquacultura, strutture per varo, alaggio e rimessaggio. è stata tipizzata come area con finalità diverse.
Pontili per ormeggi e attracchi
Per le caratteristiche morfologiche del litorale, l’adozione di pontili mobili per attracchi di natanti può rappresentare una valida alternativa all’utilizzo della spiaggia libera quando la stessa non risulta servita da accessi al mare. Per gli ormeggi si suggeriscono pontili galleggianti formati da blocchi modulari in plastica ad alta densità, resistenti agli agenti atmosferici, alla luce, alle basse od alte temperature (da -55° a + 75°) o legno. Tale sistema è l’ideale per creare piattaforme e pontili che dalla spiaggia si aprono verso il mare, ma anche pontili di attracco imbarcazioni.
Il sistema permette di assemblare pontili per attracco imbarcazioni e risulta essere versatile, facile da rimuovere o da assemblare oltre ad essere è l’ideale per usi ludici e sportivi. La superficie può essere in legno o in composito che presenta un notevole vantaggio: è indeformabile, ma soprattutto non richiede alcuna manutenzione anche se come impatto è meno gradevole del legno.
Il pontile galleggerà grazie alla parte sottostante in polietilene che ne costituisce la base principale e potrà essere istallato prima della stagione estiva e disinstallato entro la fine di settembre. L’ubicazione ideale di detti manufatti, come detto, è quella delle spiagge libere, particolarmente inaccessibili da terra per la carenza di parcheggi. Gli utilizzatori potrebbero eventualmente utilizzare un servizio navetta via mare con partenza dal Porto di Tricase.
Giuseppe Cerfeda
Approfondimenti
Gli anni passano, le tradizioni cambiano, in meglio o in peggio?
Il problema è che il momento del divertimento, dello spettacolo, della pubblicità e del consumo sta divenendo prevalente rispetto al significato di ciò che si dovrebbe celebrare. Una volta vi era uno stretto legame tra il significato della celebrazione e gli eventi conseguenti..
di Hervé Cavallera
Con le Festività di inizio novembre si è entrati nell’ampio periodo delle feste di fine anno con tutte le celebrazioni rituali che esse implicano. Ora, già da un remoto passato l’essere umano ha avvertito con perplessità la fine della bella stagione, l’allungarsi del buio nelle giornate e l’appressarsi del freddo.
Ed ha collegato la fine della stagione calda e luminosa con la fine di un ciclo, che non è soltanto quello solare, ma soprattutto quello della stessa vita. Ha colto cioè il senso del trapasso con tutte le incognite ad esso legate, sì da elaborare nel corso dei millenni dei riti di passaggio tra questa e l’altra vita oltremondana. Al tempo stesso, si è pensato di illustrare il cammino del tempo secondo calendari legati al ciclo solare e a quello lunare.
Così per diverse popolazioni dell’antichità, tra cui i Celti che risiedevano principalmente nel centro Europa, il transito tra un anno e l’altro era previsto con l’attuale 1° novembre e in quel giorno, essendo poco netta la transizione tra la luce e le tenebre, il mondo dei vivi si mescolava con quello dei morti e questi ultimi potevano riapparire.
Non a caso il 2 novembre, che seguiva Ognissanti, fu scelto come il giorno della commemorazione dei defunti ed è triste constatare come oggi tanti cimiteri monumentali siano praticamente abbandonati.
Ora, il primo calendario che unificò il mondo mediterraneo fu quello giuliano, ideato dall’astronomo greco Sosigene e divenuto operativo nel 46 avanti Cristo con Giulio Cesare.
Tale calendario rimase in vigore sostanzialmente sino al 24 febbraio 1582 quando papa Gregorio XIII, attraverso la bolla Inter gravissimas, lo sostituì con vari ritocchi con il calendario tuttora esistente detto appunto gregoriano.
Il mondo cristiano ha poi inserito varie ricorrenze a tutti note, fissando le feste di precetto, ossia quelle in cui i fedeli sono particolarmente tenuti alla partecipazione della messa.
Per i cattolici sono: tutte le domeniche; Capodanno (1° gennaio); Epifania (6 gennaio); Assunzione di Maria Vergine (15 agosto); Tutti i Santi (1° novembre); Immacolata Concezione (8 dicembre); Natale (25 dicembre).
Accanto alle feste religiose ogni Stato ha aggiunto per suo conto le feste civili, tra le quali in Italia ricordiamo almeno il 1° maggio (festa dei Lavoratori) e il 2 giugno (festa della Repubblica).
È evidente che se la divisione del tempo in anni, mesi, settimane, giorni, corrisponde ad una esigenza di dare ordine in una realtà ciclica (il rinnovarsi delle stagioni), il concetto di festa si collega, per l’aspetto civile, ad un evento di cui si è particolarmente orgogliosi, e, per quello religioso, è volto ad onorare la Divinità e i Santi.
Sotto tale profilo la festa sia religiosa sia civile non è da intendersi come una vacanza, ma come una celebrazione. Certo nei giorni festivi non si lavora, ma essi non si dovrebbero intendere come meramente vacanzieri.
Festa o vacanza?
Al contrario, dovrebbero servire a raccogliere i componenti di una comunità, quotidianamente intenti ad attività differenti, in uno spirito celebrativo comune.
Una comunanza soprattutto spirituale che può naturalmente trovare un momento gioioso particolarmente nei pasti che una volta erano frugali per i più e ai quali si riusciva a fare qualche eccezione nei giorni di festa.
Così a Natale si poteva arricchire la tavola con il panettone o il pandoro, come nel cenone di Capodanno si mangiavano lenticchie (ritenute ben auguranti) e cotechino.
Sono solo pochi esempi di cibi per così dire “nazionali”, mentre ogni regione aveva (e in gran parte ha) i suoi piatti tipici. Per tale aspetto, nelle feste (e soprattutto in quelle religiose) il sacro si mescola col profano, la speranza del premio ultraterreno con il buon piatto, il senso della fratellanza spirituale con quello della buona compagnia. In ogni caso si percepisce o si dovrebbe percepire il riconoscimento del sacro confermato dalla grazia di star bene.
È così ancora oggi? Non proprio. Nella nostra società si è imposto e si va imponendo un modo di essere sempre più materialistico e consumistico. L’esempio più vistoso è Halloween, la notte di Tutti i Santi, che alla luce di evidenti influenze anglosassoni, è divenuta la festa del macabro e del soprannaturale in una atmosfera neopagana e consumistica. Che dire poi di prodotti come il panettone o la colomba che si cominciano a vendere mesi prima di Natale o di Pasqua?
Le due stesse massime festività della Cristianità (la nascita di Cristo e la Sua resurrezione) passano quasi in second’ordine nella loro specificità di fronte alle spese, ai doni e a quant’altro di godereccio possa esistere. Anche in questo caso occorre precisare che non vi è nulla di male nel mangiare il panettone e la colomba, che è bene brindare purché non si ecceda, che qualche bambino può ben dire Trick or Treat (Dolcetto o Scherzetto).
Il problema è che il momento del divertimento, dello spettacolo, della pubblicità e del consumo sta divenendo prevalente rispetto al significato di ciò che si dovrebbe celebrare. Una volta vi era uno stretto legame tra il significato della celebrazione e gli eventi conseguenti (si pensi alle processioni, ai piatti particolari e così via), ora tutto si va modificando e si impone solo la dimensione del consumo e dello spettacolo.
Certo, il mondo da sempre va cambiando ed è così, ma il mutamento positivo è quello che sa conservare i valori e mettere da parte l’inutile; in tal modo una civiltà cresce e si sviluppa e le persone maturano. Che le cosiddette tradizioni rimangano solo per attrarre turisti o per generare consumi certamente non è positivo e rischia di ridurre tutta la realtà al semplice godimento – non sempre corretto né di tutti – dell’immediato.
Quello che veramente oggi dovrebbe contare, in una società dove soffiano pericolosi venti di guerra e l’Occidente è pervaso da un edonismo individualistico, è il recupero della dimensione spirituale che accomuna gli animi e li rende aperti al dialogo e agli affetti disinteressati.
E da tempo immemorabile tale è stato il compito della famiglia, della scuola, della Chiesa, istituzioni che attraversano un momento non facile, ma nel rilancio della loro funzione risiede la salvezza di un Occidente che va spegnendosi nelle luci artificiali dei consumi.
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Mesciu Pippi, custode dell’arte edilizia
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte
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In nostro approfondimento sulla tradizione del costruire salentino si chiude con una figura storica dell’edilizia salentina.
I più attempati si ricorderanno certamente di Mesciu Pippi.
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, anche se all’anagrafe risulta Miggiano, di cui il suo paese, all’epoca, era ancora frazione. A 15 anni iniziò a lavorare in cantiere e, da allora, l’arte edile è diventata la sua vita.
Tanto da essere considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte.
La sua storia è riportata nel libro “Il cantiere edile come biografia e memoria”, scritto dall’architetto Venanzio Marra, figlio di Raimondo Giuseppe.
Mesciu Pippi cita il suo maestro: «È stato Donato De Matteis, un abile costruttore di Montesano. Poi ho avuto tanti altri maestri, tra cui Ippazio Morciano, mesciu Pati, di Tiggiano. Dopo aver lavorato con lui, nel 1973, ho dato vita alla mia attività».
Nonostante sul finire degli anni 70 stesse cambiando il modo di costruire passando dalle strutture interamente in muratura, con copertura a volta, ai sistemi in cemento armato, con le strutture puntiformi e i solai, Mesciu Pippi è rimasto legato alla tradizione: «Il passaggio dalle costruzioni tradizionali a quelle moderne non è stato indolore. Il cantiere tradizionale veniva sostituito da un cantiere in cui l’esecuzione delle opere diveniva più veloce, aumentava la standardizzazione della componentistica edile. Ma spesso si perdeva parte della sapienza costruttiva e le maestranze diventavano sempre più dequalificate. Sin dal 1975, quando capitava di demolire una volta (per esempio a stella) per costruire una struttura moderna con i solai piani, pensavo che i nuovi edifici non sarebbero durati così a lungo. Insomma, si demolivano strutture fatte ad arte per sostituirle con altre che non davano la stessa garanzia».
PER L’INTERVENTO DEL CONSERVATORE – RESTAURATORE GIUSEPPE MARIA COSTANTINI CLICCA QUI
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Approfondimenti
Muretti a Secco e Pajare
Costruire salentino: Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo “riporta in vita” le pietre
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Con Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo siamo al quarto capitolo del nostro approfondimento sulla tradizione dell’edilizia salentina (dopo l’intervento del Conservatore-Restauratore Giuseppe Maria Costantini, il Coccio Pesto e le Cementine e le Volte a Stella)
Dario ha fatto della sua passione un lavoro.
Da quasi 25 anni la sua mission è restaurare muretti a secco e pajare che, ipse dixit, «ricostruisco com’erano all’origine».
Anche Dario conferma che la «richiesta di lavori tradizionali è alta sia perché il risultato è indubbiamente bello da vedere sia perché, per questo tipo di lavori, ci sono possibilità di accedere a specifici finanziamenti. Il ripristino dei muretti a secco, in modo particolare, è molto richiesto».
Qual è in particolare il tuo lavoro?
«Riportare il tutto com’era un tempo con lo stesso tipo di lavorazione. Da non confondere con ciò che fanno taluni, utilizzando metodi non indigeni che danno un risultato finale diverso rispetto a quello che erano i muretti a secco originali del Salento, rovinandone peraltro l’estetica».
In particolare, a cosa ti riferisci?
«All’utilizzo del calcestruzzo e al mancato utilizzo della terracotta. Sia per le pajare che per i muretti ci tengo farli “a secco”, proprio come si faceva una volta. Per questo chiedo che le pietre non mi arrivino spaccate, ma esattamente come sono state scavate. In modo che io possa dare consistenza al tutto con le pietre grosse, senza utilizzare il cemento».
Il cemento non lo utilizzi affatto?
«Tendo a farne a meno. In qualche occasione sono costretto a farlo perché il committente vuol farci passare la corrente elettrica. Così, per evitare i crolli e cautelare i tubi, uso il calcestruzzo in tre strati: base, centrale e superiore perché ci metto il cordone finale a forma di “A”, per scaricare il peso al centro del muro e dare solidità a tutta la struttura».
Veniamo ai costi. Per un muretto a secco qual è il costo medio?
«Si parte da 35 euro fino ad arrivare a 90 euro a metro lineare. Dipende dalla richiesta. C’è chi vuole un muretto praticamente liscio, a fuga chiusa: in questo caso, la lavorazione richiede maggiori tempi e maggiori costi. Se uno vuole un muro che sia “uno specchio”, senza fughe, vuol dire che la pietra andrà lavorata nel minimo dettaglio e quindi il prezzo sarà più alto. Se, invece, si preferisce il metodo originale, con il minimo utilizzo del martello sulla pietra grezza locale, il costo scende».
E per le pajare? Se, ad esempio, dovessi rimetterne in piedi una di 50 metri quadri?
«Per una pajara di 50 mq, compresi gli esterni (si calcola così, NdR), occorreranno in media 8mila euro, sempre ricostruendola esattamente come era una volta, ovviamente tutta a secco».
Pajare riportate all’origine tranne che per un particolare: «Nel ricostruirla alzo l’apertura fino a due metri, due metri e 15 centimetri, perché in origine l’ingresso alla pajara era molto basso e quindi scomodo»
Qualche tempo fa Dario Profico ha fatto capolino su Rai 3:
«Erano affascinati dalla nostra storia, anche abitativa. Qualche volta è necessario che arrivino da fuori Salento per ricordarci ciò che abbiamo. Non sarebbe male stessimo più attenti a quelle che sono le nostre tradizioni».
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