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Attualità

Popolazione sempre più vecchia: rafforzate le RSA e gli Hospice

Anche nel Salento il diffondersi della pandemia nel 2020 ha reso di estrema attualità il tema della salute pubblica…

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di Hervé Cavallera


La recente pubblicazione del volume Storia degli ospedali della Provincia di Lecce, a cura di L. Alfonso e G. Peccarisi (Lecce 2021) ha sollecitato un complessivo ripensamento del ruolo della pubblica sanità, particolarmente importante in questi anni travagliati dalla presenza della pandemia.


Si tratta di considerazioni che naturalmente prescindono dall’impegno personale dei tanti operatori sanitari che si sono spesi e si spendono quotidianamente per l’aiuto dei bisognosi.


Quello che in questa sede si intende rilevare è che nel passato, in particolar modo a partire dal Medioevo, gli ospedali (dal latino hospitale. Hospitalia, infatti, si chiamavano le stanze destinate agli ospiti) erano per lo più gestiti da religiosi (ricordiamo l’impegno nell’Impero bizantino di San Basilio di Cesarea e in Italia quello di San Benedetto da Norcia), i quali non solo si interessavano della cura fisica, ma altresì di quella spirituale dell’assistito, che poteva anche essere un pellegrino, uno straniero.


Semplificando un complesso processo storico, si può constatare come solo con l’Illuminismo, nel XVIII secolo, iniziò un ridimensionamento della presenza dei religiosi negli ospedali e si divise la cura dei malati fisici da quella dei malati mentali, destinati questi ultimi ai manicomi.


Era ben chiaro comunque che la sofferenza del paziente ospedaliero andava ben oltre l’intervento terapeutico in senso stretto e il bisogno di assistenza fu spesso agevolato dalla presenza di suore, sino a che nell’Ottocento l’inglese Florence Nightingale (nata peraltro a Firenze nel 1820) fondò l’infermieristica moderna, affidando appunto all’infermiere un delicato ruolo di assistenza, tenendo conto delle indicazioni mediche, per la riabilitazione e cura dei pazienti.


Un ruolo, quello dell’infermiere, cresciuto negli ultimi decenni del secolo scorso attraverso la frequenza di uno specifico corso di laurea.


Nel Novecento il problema dell’assistenza è diventato così sempre più importante e sono sorte varie case di riposo destinate agli anziani che non hanno con loro altri familiari con cui convivere. Alla metà degli anni Novanta sorgono in Italia le Residenze sanitarie assistenziali (RSA) di natura sanitaria, volte ad accogliere persone non autosufficienti bisognevoli di cure mediche.


Per tale aspetto, in maniera più articolata e differenziata viene ripreso il concetto medievale di una assistenza completa dei bisognosi, cioè sia fisiologica sia psicologica.

Essa è sostenuta a tempo determinato negli ospedali, ove il paziente è trattenuto per il tempo necessario alla riabilitazione di base dopo il trattamento medico, e a tempo indeterminato nelle RSA in cui i non autosufficienti trascorrono il resto della loro vita.


In altri termini, di fronte ad una umanità sofferente e non più in grado di riprendersi autonomamente, si è posto il problema delle cure palliative, regolamentate dalla Legge 38 del 2010.


Il termine palliativo deriva dal latino pallium, cioè mantello, protezione. Si tratta di una serie di interventi terapeutici, farmacologici e assistenziali rivolti a rendere migliore la qualità della vita di un malato terminale o comunque non più in grado di riprendersi in maniera sufficiente.


Sotto tale profilo, ottima è stata l’iniziativa dell’Azienda Ospedaliera Cardinale Giovanni Panico di Tricase di realizzare l’Hospice Casa di Betania, inaugurato nel settembre 2008 e volto alle cure palliative, a quel “prendersi cura” tanto sottolineato dalla Direttrice generale Suor Margherita Bramato.


Grazie all’Hospice nel 2019 alla Città di Tricase è stato conferito il titolo di “Città del Sollievo”.


Il diffondersi della pandemia nel 2020, dopo essere il covid-19 già presente in Cina nel 2019, ha reso di estrema attualità il tema della salute pubblica, facendo risaltare come sia opportuno “largheggiare”, sia pure con le debite attenzioni, nella promozione di strutture ospedaliere e di RSA nella prospettiva di una attenzione complessiva alla figura del paziente.


Il numero considerevole di anziani deceduti non solo conferma ciò che da sempre si sa, che l’età rende fragili, ma illustra in molti casi come nel nostro Salento, come in altre parti d’Italia, sia necessaria una strategia di ampio raggio, non solo affidata ai privati sempre benemeriti, che rafforzi sia la presenza di ospedali (o aziende ospedaliere che dir si voglia) sia di residenze sanitarie assistenziali.


Dinanzi ad una popolazione che invecchia e alla difficoltà della presenza di figli che, come nel passato, si prendano cura dei genitori, diviene sempre più urgente, nella migliore tradizione della storia della medicina, che lo Stato se ne assuma in maniera più consistente, come dovrebbe pur essere, il compito.


Attualità

Lavori a Caprarica, il sindaco di Tricase: «È il gioco delle tre carte»

Dura replica di Antonio De Donno alla lettera protocollata dall’ing. Andrea Morciano: «Vuole utilizzare questi mezzucci per porsi come risolutore di problemi la cui soluzione era già stata pianificata e decisa dall’amministrazione”

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Da queste colonne vi avevamo resi partecipi della polemica prima latente e poi deflagrata in merito ai lavori di riqualificazione in corso in piazza Sant’Andrea nel quartiere di Caprarica.

Con una lettera indirizzata agli amministratori e regolarmente protocollata l’ing. Andrea Morciano, professionista del posto, denunciando una serie di situazioni a suo avviso non coerenti con il progetto, aveva chiesto la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico.

In un primo momento il sindaco non aveva voluto rilasciare dichiarazioni per non alimentare ulteriormente la polemica.

Qualche giorno dopo, su nostre nuove sollecitazioni, ha accettato di parlarne.

Il sindaco Antonio De Donno

«È il gioco delle tre carte», contrattacca il primo cittadino, “un gioco che conosciamo bene e già adoperato da qualche consigliere comunale d’opposizione che, sapendo che il giorno dopo o due giorni dopo avremmo asfaltato una strada, informava le famiglie che avrebbe pensato lui a risolvere il problema delle buche. In realtà sapeva che l’amministrazione aveva già previsto di realizzare la strada e quindi si proponeva come Salvatore della patria”.

«Lo stesso», punge De Donno, «ha fatto in questa occasione l’ing. Andrea Morciano che è informato sicuramente dal nostro ufficio tecnico sulle perplessità per i materiali decisi all’inizio della progettazione. Una volta arrivati i campioni materiali, tra l’altro concordati con la Sovrintendenza, sono venuti fuori molti dubbi. Dubbi sulla qualità estetica degli stessi e dubbi anche su un successivo materiale usato anche al Castello Carlo V di Lecce. Sapeva che l’amministrazione stava pensando di abbandonare del tutto quella ipotesi di lavoro per definire il tutto con il basolato.

E quindi si propone come salvatore della patria, con quella famosa lettera che sapeva sarebbe divenuta pubblica».

«Non penso che sia il miglior modo, né per fare politica, né per difendere gli interessi della comunità», insiste il sindaco, «vuole utilizzare questi mezzucci per porsi come risolutore di problemi la cui soluzione era già stata pianificata e decisa dall’amministrazione.
Stavamo solo aspettando di vedere i campioni definitivi dei basoli e di confrontarci con i progettisti e con la Sovrintendenza.

Cosa che è avvenuta e quindi abbiamo deciso di tornare alla ribasolatura dell’intera piazza, con alcune soluzioni che verranno a breve illustrate.

Quindi è tutto già stato deciso dall’amministrazione e oggi qualcuno cerca di prendersene il merito.

Ribadisco: sono mezzucci che hanno le gambe corte». 

«Tra l’altro», ricorda De Donno, «tutte le ipotesi sono state ampiamente condivise con un componente del comitato festa, che un nostro consigliere comunale (Rocco Martella, NdA), e mediante confronti con il parroco, don Salvatore».

Antonio De Donno, infine, annuncia le ultime novità: «Ieri (16 luglio) si è tenuta la riunione definitiva con i tecnici che hanno ribadito le loro perplessità su quel materiale e oggi l’amministrazione ha preso la decisione finale, quella, appunto, di basolare l’intera piazza. Sul divenire dei progetti esecutivi è abbastanza normale che sorgano dei dubbi e avvengano queste cose.
Nel frattempo qualcuno gioca a fare il protagonista ma farebbe meglio a pensare ad altro». 

Giuseppe Cerfeda

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Collepasso, vincita col botto al 10eLotto

Si festeggia in Puglia in occasione del concorso del 10eLotto di martedì 16 luglio. La fortuna fa tappa a Collepasso, in provincia di Lecce, dove sono stati centrati…

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10eLotto, colpo da 50mila euro a Collepasso

Si festeggia in Puglia in occasione del concorso del 10eLotto di ieri martedì 16 luglio.

La fortuna fa tappa a Collepasso, in provincia di Lecce, dove sono stati centrati 50mila euro grazie ad un “9 Oro”.

L’ultimo concorso del 10eLotto ha distribuito premi per oltre 25,9 milioni di euro, per un totale di oltre 2,14 miliardi da inizio anno.

 

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Come rendere più attrattivo il Salento?

La fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con rischi di incidenti su strade non adeguate

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di Hervé Cavallera

Il recente G7 tenuto a Borgo Egnazia, di là dai risultati politici, ha contribuito, come era prevedibile, a far scoprire a gran parte del mondo la bellezza del Salento.

In verità, già da tempo il “Tacco d’Italia” conosce una meritata fortuna turistica nella Penisola.

Ora l’evento politico l’ha per così dire lanciato sul piano internazionale, sì da non percepirci al momento, noi salentini, come i trascurati abitanti della periferia d’Italia.

Ovunque si parla dell’ottimo cibo, delle bellezze paesaggistiche, delle imponenti tracce di una storia plurimillenaria e così via.

è giusto e comprensibile godersi la meritata notorietà e, per gli addetti ai lavori, trarre i debiti vantaggi dal turismo.

Come è doveroso pensare ad un miglioramento della qualità delle offerte.

Tuttavia, proprio questo momento felice deve spingerci a considerare con maggiore attenzione tutto quello che non va… proprio bene, in modo da migliorarci non nel lusso o nel superfluo, bensì in primo luogo nell’essenziale.

La Puglia, si sa, è una lunga regione e per chi si sposta con l’auto da Leuca al confinante Molise ha l’impressione di effettuare un viaggio senza fine.

E qui si tocca il centro nevralgico del discorso. Il viaggio, la comodità dello spostarsi.

Lo sapevano già gli antichi Romani che furono maestri nella realizzazione di strade extraurbane che consentivano un rapido spostamento, per i tempi, nelle diverse parti dell’impero.

E a Brindisi, ad esempio, terminava la via Appia, determinante per coloro che volevano imbarcarsi per l’Oriente.

Oggi, oltre alle strade tradizionali e alle superstrade e autostrade, vi sono aeroporti, treni ad alta velocità.

Ci sono o ci dovrebbero essere? Ecco il punto.

Se il Salento costituisce una attrazione seducente è pur vero che raggiungerlo si può, ma con qualche difficoltà. Sarebbe auspicabile una maggiore presenza di aeroporti, a prescindere da quelli prevalentemente militari; il sistema aeroportuale di Brindisi, che collega il Salento col resto d’Italia, ha subìto vari tagli di voli.

Che dire poi dell’alta velocità ferroviaria che si ferma a Bari?

Proprio in questi giorni il Movimento Regione Salento (insieme al sindaco di Lecce) è tornato ad insistere sull’annosa questione.

Né sono sempre lodevoli i trasporti su strada.

Così nei primi di luglio si è dato l’avvio per i lavori del primo stralcio per il primo lotto per l’ampliamento della strada statale 275, che dai dintorni di Maglie dovrebbe condurre sino a Leuca, ampliamento che si aspettava da almeno trent’anni e che non si sa quando effettivamente verrà portato a pieno compimento (il primo lotto, però, come riportiamo da pagina 11 dovrà essere completato entro tre anni).

Né le cose vanno meglio per la linea ferroviaria locale e, anche in questo caso, da vari decenni nelle diverse campagne elettorali si ascoltano candidati regionali o nazionali che asseriscono di voler trasformare, una volta eletti, le Ferrovie del Sud Est in una metropolitana di superficie.

Parole, parole, parole… come in un nota canzone di tanti anni fa.

Il lato debole del nostro Salento su cui si deve intervenire in modo oculato è pertanto questo: la fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario che rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con seri rischi di incidenti su strade non sempre adeguate.

Non è per nulla una questione da sottovalutare, come si fa praticamente da sempre, poiché i diversi governi regionali non hanno mirato ad una effettiva valorizzazione di Terra d’Otranto, che invece avrebbe giovato all’intera Puglia, che tutta infatti avrebbe guadagnato in ogni senso di fronte ad uno stimolante percorso verso il Salento.

Inoltre, la corretta efficienza di mezzi pubblici di comunicazione (aerei e treni) avrebbe consentito una riduzione dei mezzi privati, con conseguente risparmio economico, minore inquinamento, netta riduzione degli incidenti stradali, talvolta mortali. Il problema della facilitazione degli spostamenti è essenziale per una regione, consentendo una crescita di benessere e sicurezza.

Se assistiamo al boom della presenza di turisti nel Salento è perché questa terra, che pur vanta dei porti storici come Taranto e Brindisi, non ha ricevuto negli anni passati una soddisfacente visibilità nella strategia dei politici che hanno retto la vita pubblica.

In questo millennio il Salento è apparso come uno splendido fiore inatteso, pur avendo una storia che si perde nella notte dei tempi.

Diventa allora importante, oggi più che mai, il che fare?

Le risposte sono evidenti e si concentrano in primo luogo nel miglioramento dei servizi stradali, ferroviari, aerei.

Geograficamente è il Salento che si affaccia sul Mediterraneo e collega con la Grecia e l’Oriente, non il Foggiano e il Barese, ed è evidente che la sua valorizzazione deve essere vista non solo nell’ottica turistica, ma anche per le potenzialità di collegamento con il bacino del Mediterraneo.

Si spera che non ci si trovi ancora una volta dinanzi ad un’occasione perduta.

La qualità del futuro dipende infatti da ciò che riusciamo con intelligenza e attenzione a costruire nel proprio territorio rapportandosi correttamente con gli altri.

Certo, si sa che è più facile pensare il bene che realizzarlo, ma ciò non esime dall’impegno coloro che si dedicano alla vita pubblica.

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