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Attualità

In Italia sono 125mila senza fissa dimora

Si attuino interventi specifici per garantire a queste persone soluzioni abitative e percorsi di reinserimento sociale

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Ogni inverno la questione dei senza fissa dimora emerge in tutta la sua drammaticità. In Italia in base agli ultimi rilevamenti se ne contano 125 mila, stima al ribasso in quanto c’è sempre grande difficoltà nel tracciare numeri corretti“. Esordisce così il senatore salentino, del M5s, Antonio Trevisi e continua: “Tutta Europa ormai da trent’anni adotta modelli di “Housing First” con interventi specifici, al fine di garantire a queste persone soluzioni abitative da un lato e percorsi di reinserimento sociale dall’altro. Nel nostro paese su questo fronte non si è fatto mai abbastanza: soprattutto nelle grandi città il problema resta evidente, tanto che non è infrequente d’inverno leggere di decessi sulle pagine di cronaca.


“Una voce del Pnrr stanzia 450 milioni proprio per progetti di “Housing First”, da attuare con formule di partenariato pubblico-privato, per stanziamenti tanto sul fronte delle infrastrutture quanto su quello dell’assistenza e della risocializzazione.

Allo stato attuale però non è chiaro se il percorso per la messa terra di questi fondi si sia avviato o meno. Per questo”, chiosa il senatore, “ho deciso di presentare un’interpellanza al governo per capire in che direzione si stia andando sugli interventi relativi al disagio sociale e alle condizioni di chi vive senza un tetto in condizioni di estrema povertà. Queste persone purtroppo non sono in diminuzione, soprattutto nelle aree metropolitane. Sarebbe bene che l’esecutivo prenda piena coscienza del problema”.


Alessano

“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia

Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”

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di Luca De Santis

Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta. 

Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino. 

Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni. 

All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.

La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento. 

L’episcopato di don Tonino

Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile. 

Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.

Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa. 

Il vi voglio bene di don Tonino

Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». 

Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.

La presidenza del Pax Christi

Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.

Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.

La cultura sessantottina

Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari. 

L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica. 

Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule. 

Le radici nel basso Salento

Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento. 

Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari. 

In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.

Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale. 

Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons. 

Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.

Il vescovo Angiuli in mezzo ai bambini

 

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Appuntamenti

Due “Panchine Rosse” per Cerfignano e Vitigliano

“La violenza contro le donne è una piaga sociale cronica, derivante da antichi retaggi culturali difficili da scardinare”, ha dichiarato il consigliere con delega alle politiche sociali e giovanili del Comune…

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INAUGURAZIONE PANCHINE ROSSE 21 DICEMBRE

Sabato 21 dicembre 2024, alle ore 17:00, presso l’Aula Magna “Torquato Cursano” di Cerfignano, si terrà la presentazione delle “Panchine Rosse”, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Le due nuove panchine saranno installate nei giorni successivi in Piazza Vittorio Emanuele II, a Cerfignano e in Piazza IV Novembre a Vitigliano.

Interverranno il Sindaco di Santa Cesarea Terme, Pasquale Bleve, la Consigliera di Parità della Provincia di Lecce, Antonella Pappadà, la Presidente dell’associazione ANEMOS Lombardia-Puglia, Anna Marsella, Rossano Corvaglia, Presidente del Consorzio per la realizzazione del sistema Welfare – ambito di Poggiardo, Salvatore Maggio, Consigliere con delega alle politiche sociali e giovanili di Santa Cesarea Terme, Raffaele Ciriolo, Assistente sociale del medesimo Comune, la sociologa e mediatrice penale Anna Leo e l’avvocato Antonio Mastrolia.

La cerimonia terminerà poi con la benedizione delle panchine da parte di Don Pasquale Fracasso e Don Salvatore Febbraro, parroci di Cerfignano e Vitigliano.

La violenza contro le donne è una piaga sociale cronica, derivante da antichi retaggi culturali difficili da scardinare”, ha dichiarato il consigliere con delega alle politiche sociali e giovanili del Comune, Salvatore Maggi, “vogliamo sensibilizzare e responsabilizzare la cittadinanza facendo leva sul senso di comunità, con l’auspicio che le donne trovino sempre più il coraggio di denunciare. Per fare questo serve la mano di tutti, tendiamocela

L’iniziativa, parte della campagna “Un’altra vita è possibile: Rompi il silenzio“.

Mira a sensibilizzare la comunità sul contrasto alla violenza di genere ed a promuovere una cultura basata sul rispetto e sull’uguaglianza. L’evento rappresenta un momento di riflessione e condivisione, sottolineando l’importanza di un impegno collettivo contro ogni forma di abuso.

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Attualità

Ceramiche Branca, di Agostino Branca, premiato come “Excellence Pugliesi”

Christian Di Sanzio, il deputato, ha elogiato nove personalità che si sono distinte nella promozione nel Made in Italy Pugliese nel campo dell’imprenditoria, dell’arte e della gastronomia per l’intero anno 2024

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Si è svolta mercoledì 18 dicembre, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati a Montecitorio, di Roma, l’annuale edizione del “Premio Excellence Pugliesi” organizzata dall’Associazione Pugliesi nel Mondo, della Regione Puglia.

A presiedere il prestigioso evento che ha visto premiare tra gli altri Agostino Branca, dell’omonima bottega di creazioni in ceramica di Tricase, l’onorevole Christian Di Sanzio.

Il deputato ha elogiato nove personalità che si sono distinte nella promozione nel Made in Italy Pugliese nel campo dell’imprenditoria, dell’arte e della gastronomia per l’intero anno 2024.

È stata questa l’occasione in cui, tra gli applausi, Agostino Branca che ha ricevuto l’attestato per le iniziative e le creazioni in ceramica che nascono nella Bottega di via Tempio a Tricase.

GLI ALTRI PREMI

Non è stato il primo né sarà l’ultimo attestato assegnato al nostro maestro artigiano: non più tardi di qualche mese fa ricordavamo, infatti, il progetto “La Parsimonia” ideato da Bottega Branca in collaborazione con l’Associazione H2O di Milano. La cui presentazione si era tenuta, sempre a Roma, presso la Sala stampa del Senato a Montecitorio, giovedì 2 marzo 2024.
E qualche mese prima, nel 2023, la Bottega Ceramiche Branca di Tricase, era stata protagonista, il 15 dicembre, al Columbus International Awards.

Presso il Senato della Repubblica, nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, si era tenuta la quarta edizione dell’evento (in formato Roma Special Edition), ideato da Fondazione Italy e che aveva premiato le personalità che si sono distinte, ciascuna nel proprio campo, per aver diffuso o tutelato la cultura italiana e l’italianità.

Bottega Branca da anni promuove, con la sua attività artistica, la tradizione storica della ceramica richiamando all’attenzione dei suoi visitatori pratiche e oggetti della tradizione salentina.

Quella romana è stata un’ulteriore occasione, per la bottega Ceramiche Branca, di promuovere artigianalità, cultura e tradizione salentina in Italia e nel mondo.

Branca attraverso i suoi riconoscimenti, racconta l’Italia, le sue eccellenze, la cultura e l’unicità del nostro Paese a 360°, la storia di coloro che contribuiscono a diffonderla oltre confine, l’indiscusso talento italiano ed il bello che ci contraddistingue nel mondo.

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