Tricase
Tricase, Dell’Abate: “Un’estate per tutti”
Entra nel vivo la rassegna degli appuntamenti dell’estate a Tricase. Da pochi giorni è anche in circolazione la brochure con i numerosi eventi. “Si tratta del calendario ufficiale, se così si può dire. Ma, per rispondere ai soliti criticoni, l’Estate Tricasina è partita già a fine maggio”, precisa l’assessore a Turismo, Cultura e Spettacolo, Nunzio Dell’Abate.
“Peraltro, noto con soddisfazione che le 10mila copie del nostro simpatico calendarietto stanno letteralmente andando a ruba”. La gente contesta per la ritardata pubblicazione. “Qualcuno vuole appositamente polemizzare. La spiegazione è semplicemente tecnica, cioè di Bilancio, che prima di fine maggio non viene mai approvato (“ed è un discorso comune a tantissimi paesi”). Per cui non mi è stato possibile impegnarmi per una programmazione a lunga durata se prima non ho avuto garantita la necessaria copertura economica. Una volta arrivata, ho lavorato giorno e notte: non credo che, in meno di un mese, avrei potuto fare di più. E poi, lo ripeto, gli appuntamenti sono iniziati in largo anticipo, tutti abbondantemente pubblicizzati: a fine maggio si è svolto “Tricase Comics”, seguito dal “Miami International Piano Festival”, da “Moda & Style in Passerella” e da altro ancora”.
Un accenno al budget? “Siamo dentro. Abbiamo speso poco meno di 35mila Euro, al netto degli sponsor. Tra l’altro quest’anno nelle spese rientrano anche maestranze “esterne” per montaggio e smontaggio palchi, visto che, per scelta politica approvata dalla Maggioranza, non è stato possibile usufruire di quelle del Comune (“destinate ad altri incarichi: scuole, strade, ecc.”)”. Complicata la scelta di location e gusti per fasce d’età? “Come sempre, non è facile tenere contenti tutti. E’ stato un lavoro intensissimo, “a scacchiera” perché bisognava coprire tutte le piazze, da quelle del capoluogo a quelle delle frazioni e naturalmente le marine. Com’è mia abitudine, ho prima strettamente collaborato con tutte le Associazioni (anche con quella dei commercianti) nella stesura del programma. Ho reso partecipe quella fascia di cittadinanza che io chiamo “attiva”, chiudendo invece le porte a chi è solito criticare e distruggere. Riguardo alla tipologia delle manifestazioni, abbiamo teatro, cabaret, musica, danza, cinema, sport, tradizioni folkloristiche: insomma, davvero di tutto e per ogni età. A proposito di teatro: sarà pure stata criticabile per alcuni la decisione di interrompere il rapporto con il Teatro Pubblico Pugliese, ma devo dire che forse, guardando il calendario, abbiamo programmato più teatro noi quest’anno di quanto fatto da chi ci ha preceduto. E tengo a rimarcare il successo della serata del 25 luglio con il Teatro Solidarietà della Casa Famiglia San Francesco di Ugento e la serata del 25 agosto con la Compagnia livornese “Chi cesca trova”, molto “zelighiana…”.
In molti, però, si domandano perché mai un grande nome dello spettacolo in genere. “Semplicemente perché il budget non ce lo consente: per i big si viaggia su cifre pazzesche. E quest’anno il mio Assessorato ha avuto il budget complessivo (“cioè per tutte le mie deleghe”) ridotto di un terzo rispetto allo scorso anno. Portare un grande nome significa essere costretti a rinunciare a tanti altri piccoli eventi ed oggi, invece, a Tricase esistono mille aspettative dalle tantissime Associazioni”. Gli appuntamenti clou? “Prima di tutto, l’originale progetto artistico “Tricase in tutti i sensi. Suggestioni alla scoperta di Tricase”, cofinanziato con 3mila euro dalla Regione e con partner d’eccezione l’Associazione “Obiettivo Primo Piano” presieduta da Adelaide Gerardi. Una rivisitazione della nostra città attraverso, appunto, un percorso visivo, olfattivo, sonoro e di gusto. Come location interesserà il centro storico, il boschetto, i monumenti, la strada degli Ulivi di contrada Palane, le marine e le frazioni, con un occhio di riguardo verso gli antichi mestieri. La Mostra, che si terrà il 20 agosto in tutto il centro storico ed 21 a Marina Serra, sarà contorniata da eventi musicali, artistici, ecc. Sarà allestito un Info Point all’interno dell’Ufficio CAPSDA e, grazie alla collaborazione dell’Associazione Magna Grecia, anche una sorta di IAT (ufficio d’informazione turistico) presso la loro sede a Tricase Porto. Da considerare, inoltre, che tutto il materiale diventerà patrimonio del nostro Comune e servirà a predisporre una Guida turistica finalmente di pregio, per turisti e non solo”.
Altre segnalazioni? “Ce ne sarebbero tante: mi limito all’appuntamento del 29 agosto, “Via Toma e Via Caputo in festa”, una sorta di mini Notte Bianca, anche per dimostrare cosa si può fare con quelle due strade rimesse a nuovo e con la giusta “veste”… Poi la “Notte di Ferragosto” a Tricase Porto, con il Caicco dell’Associazione Magna Grecia in mezzo al porto e tutto intorno l’accensione di fiaccole, e quella in Piazza Pisanelli, curata dalla Pro Loco. Infine, il grande afflusso di ragazzi che ci sarà il 12 agosto per il “De Finibus Vocis”, concorso canoro nazionale, con preselezioni svoltesi in diverse parti d’Italia”. Non le sembrano troppe quattro serate di Palio? “Dirò di più: sono cinque, perché c’è anche il Palio del Gonfalone! In effetti rischiamo di diventare ridicoli agli occhi della gente: non siamo un paese che ha il palio nelle sue tradizioni e poi perdono di spessore le stesse rappresentazioni, al di là della loro pur oggettiva validità scenica. In passato ho convocato le Associazioni “Ippica Sud Salento” e “Palio di San Vito”, alle quali ho chiaramente spiegato che se continuano ad esser divise ed a farsi concorrenza, l’Amministrazione non potrà più investire né su l’una né sull’altra. Ho proposto loro per il futuro di concentrare tutto in un solo giorno: vedremo cosa decideranno…”.
Il sindaco Antonio Musarò ha dichiarato, su queste stesse colonne, che l’assessore Dell’Abate “qualche volta si intestardisce a fare tutto da solo”: vuole rispondergli? “Ho i miei metodi ed i miei ritmi di lavoro: se devo fare una cosa, non aspetto perché spesso aspettare significa perdere occasioni”. Non è che intendesse qualcos’altro…? “Nel senso di agire in condivisione? Non credo. Di certo c’è solo che delle mie decisioni rendo sempre partecipi tutti i componenti della Giunta e sono sempre aperto ad ogni tipo di collaborazione. Anche perché mi conforta se una mia iniziativa è condivisa anche dagli altri”.
Federico Scarascia
Dai Comuni
Doni per i bambini: sorpresa in ospedale a Tricase
L’iniziativa dei volontari della Croce Rossa Italiana – Comitato di Casarano
Riceviamo e pubblichiamo.
Una mattinata speciale quella di oggi all’Azienda Ospedaliera Cardinale Giovanni Panico di Tricase. I corridoi del reparto di pediatria e del pronto soccorso pediatrico si sono riempiti di sorrisi e meraviglia grazie all’iniziativa dei volontari della Croce Rossa Italiana – Comitato di Casarano.
Con abiti rossi e bianchi e un sacco pieno di regali, un gruppo di volontari travestiti da Babbo Natale e da Elfo ha portato la magia del Natale ai piccoli pazienti ricoverati. I doni, generosamente offerti da volontari, cittadini e negozi locali, sono stati consegnati con grande entusiasmo, trasformando una giornata ordinaria in un momento di festa e condivisione.
I bambini, inizialmente sorpresi, hanno accolto con gioia e curiosità la visita di Babbo Natale e del suo fidato Elfo. “Vedere i loro occhi illuminarsi è stata un’emozione indescrivibile,” ha commentato uno dei volontari.
Questa iniziativa solidale, ha come obiettivo quello di regalare un sorriso ai piccoli pazienti in un momento delicato.
La direttrice del Cardinale Panico ha espresso profonda gratitudine verso la Croce Rossa e verso tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita di questo evento.
In giornate come queste, il calore umano e la solidarietà diventano la cura migliore per i nostri piccoli pazienti e per le loro famiglie.
Un esempio concreto di come la collaborazione tra cittadini, volontari e istituzioni possa portare luce e speranza anche nei momenti più difficili.
Il Presidente, il Consiglio Direttivo e tutti i Volontari augurano Buone Feste
Alessano
“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia
Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”
di Luca De Santis
Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta.
Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino.
Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni.
All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.
La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento.
Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile.
Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.
Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa.
Il vi voglio bene di don Tonino
Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.
Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.
Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.
La cultura sessantottina
Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari.
L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica.
Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule.
Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento.
Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari.
In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.
Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale.
Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons.
Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.
Attualità
Ceramiche Branca, di Agostino Branca, premiato come “Excellence Pugliesi”
Christian Di Sanzio, il deputato, ha elogiato nove personalità che si sono distinte nella promozione nel Made in Italy Pugliese nel campo dell’imprenditoria, dell’arte e della gastronomia per l’intero anno 2024
Si è svolta mercoledì 18 dicembre, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati a Montecitorio, di Roma, l’annuale edizione del “Premio Excellence Pugliesi” organizzata dall’Associazione Pugliesi nel Mondo, della Regione Puglia.
A presiedere il prestigioso evento che ha visto premiare tra gli altri Agostino Branca, dell’omonima bottega di creazioni in ceramica di Tricase, l’onorevole Christian Di Sanzio.
Il deputato ha elogiato nove personalità che si sono distinte nella promozione nel Made in Italy Pugliese nel campo dell’imprenditoria, dell’arte e della gastronomia per l’intero anno 2024.
È stata questa l’occasione in cui, tra gli applausi, Agostino Branca che ha ricevuto l’attestato per le iniziative e le creazioni in ceramica che nascono nella Bottega di via Tempio a Tricase.
GLI ALTRI PREMI
Non è stato il primo né sarà l’ultimo attestato assegnato al nostro maestro artigiano: non più tardi di qualche mese fa ricordavamo, infatti, il progetto “La Parsimonia” ideato da Bottega Branca in collaborazione con l’Associazione H2O di Milano. La cui presentazione si era tenuta, sempre a Roma, presso la Sala stampa del Senato a Montecitorio, giovedì 2 marzo 2024.
E qualche mese prima, nel 2023, la Bottega Ceramiche Branca di Tricase, era stata protagonista, il 15 dicembre, al Columbus International Awards.
Presso il Senato della Repubblica, nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, si era tenuta la quarta edizione dell’evento (in formato Roma Special Edition), ideato da Fondazione Italy e che aveva premiato le personalità che si sono distinte, ciascuna nel proprio campo, per aver diffuso o tutelato la cultura italiana e l’italianità.
Bottega Branca da anni promuove, con la sua attività artistica, la tradizione storica della ceramica richiamando all’attenzione dei suoi visitatori pratiche e oggetti della tradizione salentina.
Quella romana è stata un’ulteriore occasione, per la bottega Ceramiche Branca, di promuovere artigianalità, cultura e tradizione salentina in Italia e nel mondo.
Branca attraverso i suoi riconoscimenti, racconta l’Italia, le sue eccellenze, la cultura e l’unicità del nostro Paese a 360°, la storia di coloro che contribuiscono a diffonderla oltre confine, l’indiscusso talento italiano ed il bello che ci contraddistingue nel mondo.
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