Approfondimenti
Tricase: “L’unione fa la forza”
Intervista al sindaco Antonio Coppola: “Terziario, assistenza e welfare: la strada è tracciata”
Qualcosa si muove a Tricase: il PUG da fare, finanziamenti in arrivo e tanti progetti in cantiere. Di questo e di tanto altro abbiamo parlato con il sindaco Antonio Coppola.
Nuovo personale
Si sblocca la situazione riguardo la carenza di personale. “Sono un po’ più sereno perché avremo due persone in più che verranno a lavorare a Tricase, mediante una convenzione a 36 ore con la Provincia. Trattasi di due ragionieri uno proprio per l’ufficio ragioneria, l’altro per i servizi sociali”. La novità più ghiotta, però, riguarda l’arrivo “a partire dal 1° novembre di un nuovo ingegnere per l’ufficio tecnico”, Simona Bramato, finora impegnata al Comune di Miggiano. “Il blocco totale delle assunzioni voluto dal Ministro Graziano del Delrio, ci stava portando al collasso. Passare da 250 dipendenti a circa 80 e con un età media piuttosto sostenuta, faceva da contraltare alle incombenze che per i Comuni nel frattempo sono aumentate a dismisura. Fortunatamente è arrivato l’accordo con la Provincia per le due unità di cui prima e poi la disponibilità di Miggiano, che ha già un altro ingegnere, a rinunciare nel periodo a breve/medio termine alle prestazioni di Bramato. Mi auguro che presto ci siano spiragli per portare a termine altre assunzioni”.
Il PUG
Pubblicato il bando per la selezione dei progettisti per la redazione del Piano Urbanistico Generale: “Abbiamo stanziato 125mila euro per la progettazione del PUG, necessario per non rischiare la paralisi nello sviluppo del territorio. Ci vorrà tempo, dovrà essere fatto per bene e largamente condiviso… probabilmente non avrò la fortuna di vederlo approvato definitivamente perché il mandato di quest’amministrazione scadrà nel 2017”. Ha già deciso di non ricandidarsi? “Troppo presto per dirlo: esiste la teorica possibilità di una ricandidatura, bisognerà vedere se ce ne saranno i presupposti e se ne avrò ancora voglia… Non nascondo che fare il sindaco, in questo periodo, richiede una dose di pazienza illimitata perché si è sottoposti ad un’aggressione continua che travalica il confronto politico e diventa personale con il continuo ricorso alle carte bollate. Tutto ciò a lungo termine diventa insopportabile. Resta comunque una delle esperienze più belle se si riesce a progettare il futuro della propria città. Ci penseremo al momento opportuno”.
Le case popolari
Finalmente le case popolari, da anni incomplete ed abbandonate, nella Zona 167: “Il presidente dello IACP mi ha assicurato che la consegna dei lavori avverrà in questi giorni. Avremo più alloggi di quante non siano le persone in lista di attesa, esaurendo nel breve periodo le esigenze abitative di Tricase”
Tricase Porto
Il primo cittadino è orgoglioso di quanto sta avvenendo a Tricase Porto: “Stiamo raccogliendo i primi frutti dopo aver tanto seminato. Stanno arrivando a compimento molti dei finanziamenti richiesti e mi pare che, in tal senso, Tricase Porto sia un caso eclatante. Ora i lavori sono concentrati sulla piazzetta dove con i concessionari degli esercizi commerciali stiamo cercando una soluzione condivisa per il restyling. Mi auguro si riesca a rendere visitabili, poi, le antiche cisterne, con le volte a stella, bellissime dal punto di vista architettonico e che al tempo dovevano servire per depurare le acque piovane, destinate, attraverso un filtro a carbone, a rifornire le navi in porto. Abbiamo definito gli appalti per la gestione delle grotte e stiamo portando a compimento le opere a protezione del porto, i cui lavori sono stati inseriti nel documento unico di programmazione recentemente approvato: dovremo presto provvedere ad un dragaggio serio per eliminare l’accumulo di detriti che contribuisce ad aumentare la risacca”.
Ciò che dà più soddisfazione è il Laboratorio Marino, “l’espressione di maggiore qualità in questo anno di amministrazione. Già consumato il primo corso per 20 studenti provenienti da tutto il mondo, tenuto dall’Università del Salento e con la partecipazione di biologi di spessore internazionale. L’occasione ha favorito il gradito riconoscimento dell’Agenzia della cooperazione internazionale, che ha indicato il progetto di Tricase come “best practice”, in pratica viene ritenuto da tutto il bacino del Mediterraneo un modello di sviluppo dei piccoli centri dove valorizzare i beni culturali, il mare e le sue risorse, l’entroterra con il Parco e i rapporti transfrontalieri. Il tutto con finanziamenti della Comunità europea, per tramite della Regione Puglia. L’intestatario, il beneficiario dei finanziamenti è l’Istituto Agronomico del Mediterraneo che ha, però, lavorato in sinergia con Comune, Università, Parco e Regione”.
A proposito, in direzione Rotonda, c’è un lungomare bello e finito da tempo, di cui, però, fino ad oggi, Laboratorio a parte, non si è goduto. Un vero peccato… “Tra pochissimo metteremo a bando i due locali a fianco del Laboratorio: uno destinato alla balneazione e servizio a terra (“usufruirà anche di un tavolato sugli scogli, utile di giorno per la balneazione, di sera per lo svago”); l’altro locale potrà essere un ristorante, un pub, ecc. Siamo certi che tutto ciò contribuirà a rivitalizzare quel pezzo di lungomare sia di giorno che di sera e, grazie alla presenza del Laboratorio Marino, anche in periodi diversi dall’estate”.
Tutto ciò ci porta all’adozione, “imminente”, del Piano Coste, il cui punto fondamentale resta quello di poter realizzare impianti balneari, “con strutture completamente asportabili e non invasive, solo laddove è oggi impossibile accedere al mare; le discese già esistenti non si toccano”. Restando in riva al mare “dovrebbero tra poco essere confermati i 190mila euro per acquedotto e fognatura, piccola cosa rispetto ai 6 milioni di euro che spero ci siano riconosciuti presto. Marina Serra e Tricase Porto saranno inserite come emergenze sanitarie e finalmente le marine potranno essere fornite dai servizi, così come richiesto dalla Comunità europea sin dal 1999”.
Si continua intanto a discutere del Canale del Rio e del suo recupero: “Noi andiamo avanti con l’idea della condotta sottomarina e l’opportunità potrebbe esserci data da alcune tracce di un antico insediamento risalente a 3.500 anni fa. Una situazione di particolare interesse che potrebbe far considerare l’opportunità dell’emergenza archeologica e favorire il finanziamento da parte dell’Acquedotto pugliese per l’allontanamento delle acque reflue ed il risanamento totale del Canale del Rio”.
Turismo
E qui si apre il discorso turismo che sembra finalmente evolversi: “Tutti gli operatori del settore, siano essi albergatori, ristoratori, B&B o agriturismi, si sono messi in rete e dialogano tra loro attraverso lo IAT (ufficio turistico comunale) elemento di coagulo. Mi auguro si arriverà presto ad un albo per rendere pubblica una vasta offerta di ospitalità su tutto il territorio. Ulteriore nota positiva è che il livello medio della qualità si è elevato sia a livello di ospitalità che di ristorazione”. Il Salento quest’anno ha avuto un grosso aumento di presenze e “Tricase ha avuto l’incremento maggiore tra tutti i Comuni, al punto che i ristoratori e gli albergatori mi hanno confermato come non solo abbiano avuto il pienone ma abbiano chiuso per stanchezza e non perché non ci fossero più richieste. Molti di loro mi hanno anche riferito di aver dovuto rinunciare ad un’infinità di richieste di prenotazioni e che, fino a tutto ottobre, sono sold out”.
Il tesoro delle associazioni
Il turismo, però, non può essere l’unica fonte di sostentamento dell’economia locale. La strada tracciata con “Armonia, Narrazioni in Terra d’Otranto”, il Festival della Letteratura ospitato da Tricase nella scorsa primavera, secondo Coppola è quella giusta: “Aver portato da noi personaggi di assoluto valore con il grande richiamo mediatico soprattutto grazie alla presenza in piazza di Roberto Saviano, ha dato pregio alla nostra città. Non solo le migliaia di persone in piazza ma anche interesse per Tricase, persone che sostano in paese, si affezionano al luogo e vi ritornano, come sta accadendo con i tanti scrittori intervenuti per l’occasione”. Il primo cittadino continua a guardare con grande interesse e soddisfazione “al mondo del terziario, dell’assistenza e del welfare, continuando a lavorare per favorire l’operato delle associazioni come parte trainante dello sviluppo del territorio. Abbiamo delle eccellenze come Magna Grecia Mare, protagonista di una strategia capace di portare avanti, insieme all’amministrazione, una rete di relazioni di cui si giova tutto il paese e che contribuisce ad un amplificazione reale delle risorse. Lo stesso discorso vale per Tricasèmia, per l’associazione Presepe Vivente (“a cui abbiamo assegnato i primi locali restaurati dell’Acait dove si svolgeranno dei corsi di formazione tenuti dagli anziani sugli antichi mestieri”), per i Laboratori Urbani Giovanili, ecc. Un’altra associazione ha ottenuto un finanziamento per un Bibliobar in via Micetti che diventerà un incubatore della cultura locale con la Biblioteca e i Laboratori Urbani Giovanili al piano superiore ed il Bibliobar nel bellissimo seminterrato con angoli di lettura e postazioni fisse per la progettazione e la ricerca di nuovi lavori; all’esterno infine troverà collocazione il teatro tenda. Altra nota di merito al Salento International Film Festival, qualche volta accompagnato da polemiche ingiustificate: chi non riconosce le capacità attrattive e di relazioni del suo organizzatore, Gigi Campanile, è in malafede! Grazie alla più che decennale esperienza del Festival abbiamo avuto presenze continue di protagonisti del mondo del cinema. E questa non è solo una medaglia da mostrare vanitosi: Helen Mirren vive a Tiggiano ed ha investito a Tricase dopo essere venuta qui la prima volta per il Festival! Come lei tanti altri personaggi che tornano continuamente, regalandoci anche visibilità mediatica. Non solo: sempre grazie al SIFF, Tricase ha intessuto una interessante serie di rapporti con la presidente della Camera del Commercio di Hong Kong, città da 7milioni e 200mila abitanti, aprendo alla possibilità di sviluppi interessantissimi. Sempre per il SIFF sono stati a Tricase l’ambasciatore d’India e quello d’Australia, vi sembra poco? Dal punto di vista umano, infine, permettetemi di sottolineare l’impegno di Tregiriditè che si adopera per ospitare bambini Saharawi che necessitano di cure e percorsi medici in Italia: prestano la loro opera di puro volontariato, con l’aiuto dell’ospedale e di altri operatori della sanità”.
Il parco cittadino
A che punto è il progetto per la realizzazione del parco cittadino in Zona Lama? “La Regione lo ha approvato come riqualificazione urbanistica, i proprietari hanno condiviso l’intervento: in attesa dell’approvazione definitiva della loro lottizzazione (“tra la fine dell’anno e l’inizio del 2016”), abbiamo già individuato le possibilità di finanziamento”. Il parco godrà di “circa un ettaro, più il parcheggio nella zona dove c’era il circo; un percorso pedonale (“usufruibile anche dai diversamente abili”) della larghezza di circa due metri che, partendo dai pressi della scuola di via Apulia, salirà gradatamente e parallelamente a via Pirandello ed un sovrappasso arriverà a sfociare sul parco alto dell’Acait. Quindi la zona verde alta dell’Acait, il polo culturale di via Micetti e la parte bassa dell’Acait diventeranno un unico blocco. In più, all’incrocio di questi due bracci, parallelo e perpendicolare a via Pirandello, sorgeranno dei chioschi che saranno dati in gestione a chi si occuperà anche della manutenzione del parco. È una delle cose a cui più tengo e di cui Tricase, a mio avviso, ha più bisogno”.
L’illuminazione
In atto “un project financing per l’efficientamento energetico della pubblica illuminazione e degli edifici pubblici con la totale sostituzione delle lampadine e il rinnovamento della rete”.
Depressa e Lucugnano
Sempre con la collaborazione delle associazioni, è stato presentato all’Ambito un progetto di recupero della scuola di Depressa, quella nuova, da quest’anno chiusa: “Il progetto prevede una collaborazione con il centro di ricerca di malattie neurodegenerative dell’Ospedale Panico, facente capo al Prof. Giancarlo Logroscino, direttore del Dipartimento di Neurologia Clinica. È previsto il soggiorno diurno aperto per le persone autosufficienti che abbiano i sintomi dell’Alzheimer. Se, come abbiamo ragione di pensare, ci sarà riconosciuto il finanziamento di circa 750 mila euro, oltre che rendere un servizio, otterremo l’obiettivo di ristrutturare l’immobile, evitandone l’abbandono, e coinvolgere Depressa perché non è giusto che le frazioni siano ridotte ad una sorta di dormitorio”.
A proposito di frazioni, il sindaco annuncia che “abbiamo finalmente messo da parte i soldi per il completamento della piazza di Lucugnano. Le somme sono a disposizione e a gennaio dovrebbero essere affidati i lavori”. E poi lo sfogo su Casa Comi: “In linea di massima non sono contrario al privato che gestisce il pubblico. Ma non è il caso di Casa Comi che non ha valore commerciale ma solo culturale ed affettivo e perciò l’uso deve restare pubblico. Ed anche i costi di gestione sono relativi. In quel bando è stato inserito come contraltare al valore enorme del circolo cittadino. Noi lo abbiamo chiesto in comodato d’uso ma la Provincia continua a volerlo cedere a privati”.
Le scuole
E poi le scuole: “Stiamo appaltando i lavori per la “Dante Alighier”i per cui abbiamo ricevuto un milione di finanziamento; altri 200 mila euro li abbiamo ottenuti per lavori di manutenzione delle altre scuole, dai servizi igienici, ai solai, ecc.”.
Polizia Locale
Non ci sarà più la convenzione con Tiggiano per unificare il servizio di Polizia Locale: “C’è stato un ricorso da parte del Comandante dei Vigili e dell’opposizione ma, con ogni probabilità, cesserà il motivo del contendere. Procrastinati i termini, Tiggiano non ha avuto più l’urgenza della convenzione ed ha aspettato Corsano, la cui amministrazione, all’epoca, si era appena insediata: la fusione avverrà tra questi due Comuni”.
Piero Dorfles
Infine l’annuncio di “un appuntamento da non perdere”, martedì 3 novembre, nella Sala del Trono di Palazzo Gallone (ore 19,15): ci sarà Piero Dorfles (“Per un pugno di libri” su Rai 3 e autore de “I cento libri che rendono più ricca la nostra vita” ) “che inaugurerà la stagione autunnale delle presenze d’autore a Tricase”.
Giuseppe Cerfeda
Approfondimenti
Gli anni passano, le tradizioni cambiano, in meglio o in peggio?
Il problema è che il momento del divertimento, dello spettacolo, della pubblicità e del consumo sta divenendo prevalente rispetto al significato di ciò che si dovrebbe celebrare. Una volta vi era uno stretto legame tra il significato della celebrazione e gli eventi conseguenti..
di Hervé Cavallera
Con le Festività di inizio novembre si è entrati nell’ampio periodo delle feste di fine anno con tutte le celebrazioni rituali che esse implicano. Ora, già da un remoto passato l’essere umano ha avvertito con perplessità la fine della bella stagione, l’allungarsi del buio nelle giornate e l’appressarsi del freddo.
Ed ha collegato la fine della stagione calda e luminosa con la fine di un ciclo, che non è soltanto quello solare, ma soprattutto quello della stessa vita. Ha colto cioè il senso del trapasso con tutte le incognite ad esso legate, sì da elaborare nel corso dei millenni dei riti di passaggio tra questa e l’altra vita oltremondana. Al tempo stesso, si è pensato di illustrare il cammino del tempo secondo calendari legati al ciclo solare e a quello lunare.
Così per diverse popolazioni dell’antichità, tra cui i Celti che risiedevano principalmente nel centro Europa, il transito tra un anno e l’altro era previsto con l’attuale 1° novembre e in quel giorno, essendo poco netta la transizione tra la luce e le tenebre, il mondo dei vivi si mescolava con quello dei morti e questi ultimi potevano riapparire.
Non a caso il 2 novembre, che seguiva Ognissanti, fu scelto come il giorno della commemorazione dei defunti ed è triste constatare come oggi tanti cimiteri monumentali siano praticamente abbandonati.
Ora, il primo calendario che unificò il mondo mediterraneo fu quello giuliano, ideato dall’astronomo greco Sosigene e divenuto operativo nel 46 avanti Cristo con Giulio Cesare.
Tale calendario rimase in vigore sostanzialmente sino al 24 febbraio 1582 quando papa Gregorio XIII, attraverso la bolla Inter gravissimas, lo sostituì con vari ritocchi con il calendario tuttora esistente detto appunto gregoriano.
Il mondo cristiano ha poi inserito varie ricorrenze a tutti note, fissando le feste di precetto, ossia quelle in cui i fedeli sono particolarmente tenuti alla partecipazione della messa.
Per i cattolici sono: tutte le domeniche; Capodanno (1° gennaio); Epifania (6 gennaio); Assunzione di Maria Vergine (15 agosto); Tutti i Santi (1° novembre); Immacolata Concezione (8 dicembre); Natale (25 dicembre).
Accanto alle feste religiose ogni Stato ha aggiunto per suo conto le feste civili, tra le quali in Italia ricordiamo almeno il 1° maggio (festa dei Lavoratori) e il 2 giugno (festa della Repubblica).
È evidente che se la divisione del tempo in anni, mesi, settimane, giorni, corrisponde ad una esigenza di dare ordine in una realtà ciclica (il rinnovarsi delle stagioni), il concetto di festa si collega, per l’aspetto civile, ad un evento di cui si è particolarmente orgogliosi, e, per quello religioso, è volto ad onorare la Divinità e i Santi.
Sotto tale profilo la festa sia religiosa sia civile non è da intendersi come una vacanza, ma come una celebrazione. Certo nei giorni festivi non si lavora, ma essi non si dovrebbero intendere come meramente vacanzieri.
Festa o vacanza?
Al contrario, dovrebbero servire a raccogliere i componenti di una comunità, quotidianamente intenti ad attività differenti, in uno spirito celebrativo comune.
Una comunanza soprattutto spirituale che può naturalmente trovare un momento gioioso particolarmente nei pasti che una volta erano frugali per i più e ai quali si riusciva a fare qualche eccezione nei giorni di festa.
Così a Natale si poteva arricchire la tavola con il panettone o il pandoro, come nel cenone di Capodanno si mangiavano lenticchie (ritenute ben auguranti) e cotechino.
Sono solo pochi esempi di cibi per così dire “nazionali”, mentre ogni regione aveva (e in gran parte ha) i suoi piatti tipici. Per tale aspetto, nelle feste (e soprattutto in quelle religiose) il sacro si mescola col profano, la speranza del premio ultraterreno con il buon piatto, il senso della fratellanza spirituale con quello della buona compagnia. In ogni caso si percepisce o si dovrebbe percepire il riconoscimento del sacro confermato dalla grazia di star bene.
È così ancora oggi? Non proprio. Nella nostra società si è imposto e si va imponendo un modo di essere sempre più materialistico e consumistico. L’esempio più vistoso è Halloween, la notte di Tutti i Santi, che alla luce di evidenti influenze anglosassoni, è divenuta la festa del macabro e del soprannaturale in una atmosfera neopagana e consumistica. Che dire poi di prodotti come il panettone o la colomba che si cominciano a vendere mesi prima di Natale o di Pasqua?
Le due stesse massime festività della Cristianità (la nascita di Cristo e la Sua resurrezione) passano quasi in second’ordine nella loro specificità di fronte alle spese, ai doni e a quant’altro di godereccio possa esistere. Anche in questo caso occorre precisare che non vi è nulla di male nel mangiare il panettone e la colomba, che è bene brindare purché non si ecceda, che qualche bambino può ben dire Trick or Treat (Dolcetto o Scherzetto).
Il problema è che il momento del divertimento, dello spettacolo, della pubblicità e del consumo sta divenendo prevalente rispetto al significato di ciò che si dovrebbe celebrare. Una volta vi era uno stretto legame tra il significato della celebrazione e gli eventi conseguenti (si pensi alle processioni, ai piatti particolari e così via), ora tutto si va modificando e si impone solo la dimensione del consumo e dello spettacolo.
Certo, il mondo da sempre va cambiando ed è così, ma il mutamento positivo è quello che sa conservare i valori e mettere da parte l’inutile; in tal modo una civiltà cresce e si sviluppa e le persone maturano. Che le cosiddette tradizioni rimangano solo per attrarre turisti o per generare consumi certamente non è positivo e rischia di ridurre tutta la realtà al semplice godimento – non sempre corretto né di tutti – dell’immediato.
Quello che veramente oggi dovrebbe contare, in una società dove soffiano pericolosi venti di guerra e l’Occidente è pervaso da un edonismo individualistico, è il recupero della dimensione spirituale che accomuna gli animi e li rende aperti al dialogo e agli affetti disinteressati.
E da tempo immemorabile tale è stato il compito della famiglia, della scuola, della Chiesa, istituzioni che attraversano un momento non facile, ma nel rilancio della loro funzione risiede la salvezza di un Occidente che va spegnendosi nelle luci artificiali dei consumi.
Approfondimenti
Mesciu Pippi, custode dell’arte edilizia
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte
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In nostro approfondimento sulla tradizione del costruire salentino si chiude con una figura storica dell’edilizia salentina.
I più attempati si ricorderanno certamente di Mesciu Pippi.
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, anche se all’anagrafe risulta Miggiano, di cui il suo paese, all’epoca, era ancora frazione. A 15 anni iniziò a lavorare in cantiere e, da allora, l’arte edile è diventata la sua vita.
Tanto da essere considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte.
La sua storia è riportata nel libro “Il cantiere edile come biografia e memoria”, scritto dall’architetto Venanzio Marra, figlio di Raimondo Giuseppe.
Mesciu Pippi cita il suo maestro: «È stato Donato De Matteis, un abile costruttore di Montesano. Poi ho avuto tanti altri maestri, tra cui Ippazio Morciano, mesciu Pati, di Tiggiano. Dopo aver lavorato con lui, nel 1973, ho dato vita alla mia attività».
Nonostante sul finire degli anni 70 stesse cambiando il modo di costruire passando dalle strutture interamente in muratura, con copertura a volta, ai sistemi in cemento armato, con le strutture puntiformi e i solai, Mesciu Pippi è rimasto legato alla tradizione: «Il passaggio dalle costruzioni tradizionali a quelle moderne non è stato indolore. Il cantiere tradizionale veniva sostituito da un cantiere in cui l’esecuzione delle opere diveniva più veloce, aumentava la standardizzazione della componentistica edile. Ma spesso si perdeva parte della sapienza costruttiva e le maestranze diventavano sempre più dequalificate. Sin dal 1975, quando capitava di demolire una volta (per esempio a stella) per costruire una struttura moderna con i solai piani, pensavo che i nuovi edifici non sarebbero durati così a lungo. Insomma, si demolivano strutture fatte ad arte per sostituirle con altre che non davano la stessa garanzia».
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Muretti a Secco e Pajare
Costruire salentino: Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo “riporta in vita” le pietre
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Con Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo siamo al quarto capitolo del nostro approfondimento sulla tradizione dell’edilizia salentina (dopo l’intervento del Conservatore-Restauratore Giuseppe Maria Costantini, il Coccio Pesto e le Cementine e le Volte a Stella)
Dario ha fatto della sua passione un lavoro.
Da quasi 25 anni la sua mission è restaurare muretti a secco e pajare che, ipse dixit, «ricostruisco com’erano all’origine».
Anche Dario conferma che la «richiesta di lavori tradizionali è alta sia perché il risultato è indubbiamente bello da vedere sia perché, per questo tipo di lavori, ci sono possibilità di accedere a specifici finanziamenti. Il ripristino dei muretti a secco, in modo particolare, è molto richiesto».
Qual è in particolare il tuo lavoro?
«Riportare il tutto com’era un tempo con lo stesso tipo di lavorazione. Da non confondere con ciò che fanno taluni, utilizzando metodi non indigeni che danno un risultato finale diverso rispetto a quello che erano i muretti a secco originali del Salento, rovinandone peraltro l’estetica».
In particolare, a cosa ti riferisci?
«All’utilizzo del calcestruzzo e al mancato utilizzo della terracotta. Sia per le pajare che per i muretti ci tengo farli “a secco”, proprio come si faceva una volta. Per questo chiedo che le pietre non mi arrivino spaccate, ma esattamente come sono state scavate. In modo che io possa dare consistenza al tutto con le pietre grosse, senza utilizzare il cemento».
Il cemento non lo utilizzi affatto?
«Tendo a farne a meno. In qualche occasione sono costretto a farlo perché il committente vuol farci passare la corrente elettrica. Così, per evitare i crolli e cautelare i tubi, uso il calcestruzzo in tre strati: base, centrale e superiore perché ci metto il cordone finale a forma di “A”, per scaricare il peso al centro del muro e dare solidità a tutta la struttura».
Veniamo ai costi. Per un muretto a secco qual è il costo medio?
«Si parte da 35 euro fino ad arrivare a 90 euro a metro lineare. Dipende dalla richiesta. C’è chi vuole un muretto praticamente liscio, a fuga chiusa: in questo caso, la lavorazione richiede maggiori tempi e maggiori costi. Se uno vuole un muro che sia “uno specchio”, senza fughe, vuol dire che la pietra andrà lavorata nel minimo dettaglio e quindi il prezzo sarà più alto. Se, invece, si preferisce il metodo originale, con il minimo utilizzo del martello sulla pietra grezza locale, il costo scende».
E per le pajare? Se, ad esempio, dovessi rimetterne in piedi una di 50 metri quadri?
«Per una pajara di 50 mq, compresi gli esterni (si calcola così, NdR), occorreranno in media 8mila euro, sempre ricostruendola esattamente come era una volta, ovviamente tutta a secco».
Pajare riportate all’origine tranne che per un particolare: «Nel ricostruirla alzo l’apertura fino a due metri, due metri e 15 centimetri, perché in origine l’ingresso alla pajara era molto basso e quindi scomodo»
Qualche tempo fa Dario Profico ha fatto capolino su Rai 3:
«Erano affascinati dalla nostra storia, anche abitativa. Qualche volta è necessario che arrivino da fuori Salento per ricordarci ciò che abbiamo. Non sarebbe male stessimo più attenti a quelle che sono le nostre tradizioni».
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