Ugento
Lido Marini: la GdF scopre sub “irregolari” di notte
Continua l’attività della Guardia di Finanza effettuata lungo le coste salentine a tutela della riqualificazione ambientale. Una pattuglia della Tenenza di Leuca ha notato
Continua l’attività della Guardia di Finanza effettuata lungo le coste salentine a tutela della riqualificazione ambientale. Una pattuglia della Tenenza di Leuca ha notato, nello specchio d’acqua antistante Lido marini, marina di Ugento, dei fasci di luce provenienti dal fondo del mare, prova inequivocabile della presenza di sub. I Finanzieri, non potendo escludere che potesse trattarsi di soggetti impegnati in qualche traffico illecito, hanno atteso che i subacquei uscissero dall’acqua, per poi procedere alla loro identificazione e controllo, scoprendo che si trattava di due sub attrezzati di tutto punto per pescare in apnea di notte. Pertanto agli stessi è stata contestata la specifica violazione, per la quale è prevista un sanzione pecuniaria fino ad un massimo di 3mila euro, nonché il sequestro dei fucili e delle torce di mare utilizzate.
Un ciclo di incontri per riflettere sui cambiamenti nelle abitudini di lettura di giovani e adulti. Ugento si prepara ad accogliere il Digital Readers Camp – Dialoghi sulla lettura possibile, un’iniziativa del Nodo Galattica che si svolgerà a Palazzo Rovito tra febbraio e marzo 2025. Il progetto mira a creare un confronto intergenerazionale sul rapporto tra giovani lettori e mondo digitale, coinvolgendo esperti del settore, docenti, bibliotecari, educatori e famiglie.
L’obiettivo del Digital Readers Camp è sondare l’impatto dei social media e delle tecnologie digitali sulle abitudini di lettura di ragazzi e adolescenti. Il programma prevede cinque incontri, per un totale di dieci ore, nei quali si discuterà di come il digitale stia trasformando l’editoria e l’accesso ai libri.
Il programma degli incontri
Il primo appuntamento è fissato per il 7 febbraio, con un dialogo intitolato “Ci piace leggere?” in cui Matteo Sabato, esperto di editoria e promozione della lettura, parlerà con giovani tra gli 11 e i 14 anni sull’importanza della lettura e sulle loro preferenze letterarie.
Il 14 febbraio, Sabato dialogherà con Alessandro Venneri della libreria Dante Alighieri di Casarano per approfondire il tema dell’editoria per ragazzi, esplorando le scelte e le tendenze del mercato.
Il 21 febbraio, si tornerà sul tema “Ci piace leggere?”, questa volta coinvolgendo adolescenti tra i 15 e i 20 anni per confrontarsi sul loro rapporto con la lettura e su come le nuove tecnologie influenzino le loro abitudini.
Il 7 marzo, il dibattito si sposterà sul ruolo della scuola con l’incontro Educare alla lettura a scuola. Nodi e risorse, dove si discuterà di strategie per avvicinare gli studenti ai libri.
L’ultimo appuntamento, il 14 marzo, sarà dedicato al tema “Leggere”: una questione di comunità educante, un confronto tra genitori, bibliotecari ed educatori per riflettere su come famiglie e istituzioni possano collaborare per incentivare la lettura tra i più giovani.
Un’opportunità per la comunità
L’iniziativa del Nodo Galattica Ugento ha come obiettivo il coinvolgimento attivo della cittadinanza, creando un dialogo costruttivo tra generazioni e professionisti del settore. Tutti gli incontri si svolgeranno dalle 16:30 alle 18:30 presso Palazzo Rovito.
Approfondimenti
«Negli anni ’70 il clandestino ero io»
Emigranti, il forum. La testimonianza di Antonio Vantagiato di Ugento. La dritta: «Appena arrivano i doganieri, scendi dal treno e risali sul primo vagone»; «Un escamotage che faceva di me un’emigrante clandestino agli antipodi»
Ci sono storie che meritano di essere raccontate perché sono parte della storia di ognuno di noi e ripercorrono usi, costumi e necessità delle epoche vissute.
Come quella di Antonio Vantagiato, 73 anni oggi, per tutti il reporter di Ugento.
«Era il 1958», racconta, «quando mio padre passò a miglior vita. Lasciò la mamma con tre figli da crescere. Io avevo appena otto anni. Mia madre lavorava nei campi ed io dovetti occuparmi di mio fratello piccolo. È stata molto importante la figura di mio nonno (Cavaliere di Vittorio Veneto), anche grazie a lui non ci è mai mancato alcunché».
«Finita la scuola, quella che le circostanze ci consentivano di frequentare», prosegue perdendosi nei ricordi, «a soli 11 anni portai a casa la mia prima paga: 150 lire per una giornata di lavoro! Non dimenticherò mai l’emozione di mia madre…».
Crescendo, si doveva decidere che fare della propria vita. E, quasi sempre, in quegli anni, la scelta era obbligata, emigrare: «Avevo 17 anni, un mio caro zio, già da anni impegnato a lavorare all’estero, mi portò con sé in Svizzera».
Il viaggio non fu propriamente lineare e qui casca l’aneddoto: «Arrivati alla frontiera di Chiasso, mi diede la dritta: “Appena arrivano i doganieri, scendi dal treno e risali sul primo vagone in testa prima della locomotrice”. Un escamotage che faceva di me un’emigrante clandestino agli antipodi».
Non fu tutto rose e fiori neanche la permanenza oltralpe: «Tre mesi di duro lavoro nei cantieri per non parlare delle baracche gelide nelle quali eravamo accampati; per avere il gas per cucinare si introduceva una moneta nella apposita fessura che faceva scattare l’interruttore meccanico e si poteva avere a disposizione per un determinato tempo il necessario al fabbisogno. Se non avessi avuto spiccioli non avrei mangiato. A fine stagione, dopo tre mesi di lavoro, comunque, portai a casa 120mila lire. Per non farmi derubare durante il viaggio, cucii il denaro nelle tasche. L’anno dopo feci lo stesso».
Parallelamente al lavoro estivo Oltralpe, nel 1967 e nel 1968, durante l’inverno, ad Ugento, ha frequentato il Professionale di Radio Tecnico. Circostanza che ha cambiato la sua vita: «Grazie ad un accordo trasversale tra la Germania e l’Ufficio del Lavoro provinciale, i migliori poterono andare a lavorare in Germania. Nel 1970, dopo aver fatto le visite mediche a Verona, mi spedirono a Baknang, nel land del Baden-Württemberg. Fui assunto da una multinazionale che produceva apparecchiature per trasmissioni intercontinentali commissionate dalla Nasa. Nel 1972 mi trasferii a Norimberga per lavorare con la Siemens. L’anno dopo sono andato alla Grundig, dove si producevano apparecchiature di intrattenimento, in particolare le primi Tv a colori. Dopo qualche tempo, mi trasferirono nel reparto dove si producevano i primi videoregistratori. Partecipai ad un corso di formazione e mediante un concorso interno, diventai responsabile delle apparecchiature di controllo. Restai a Norimberga fino al 1986».
Poi il ritorno nel Salento e, dopo una breve pausa di riflessione, iniziò la sua avventura da reporter… d’assalto, in una televisione locale che in quegli anni andava per la maggiore.
Nel corso delle sue scorribande, oltre a portare a termine i servizi ordinari commissionati dall’emittente per cui lavorava, è stato protagonista di due scoperte archeologiche («Il Dolmen di Spongano e la Cava messapica a Diso»), riuscì ad immortalare una Supernova (esplosione stellare) poi andata in onda al telegiornale.
Però, non ha mai dimenticato la sua esperienza lontano da casa, infatti ha scritto, prodotto e girato il cortometraggio (protocollato alla Regione Puglia), dal titolo “L’Emigrante”, che racconta il dramma di una famiglia «quando il marito partiva per lavorare all’estero».
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Approfondimenti
«Tramandiamo le loro storie»
Emigranti, il forum. Sefora Cucci, presidente dell’Associazione Migranti Ugento – Gemini – Marine: «Giovani più coinvolti se conoscessero a fondo le origini delle migrazioni e i sacrifici dei loro avi»
Sefora Cucci è la presidente dell’Associazione Migranti Ugento – Gemini – Marine: «La nostra è un’associazione storica (è nata nel 2007 su spinta di Antonio Preite) ed è proprio l’aspetto storico che cerchiamo di preservare. La nostra è stata una comunità fortemente coinvolta nelle migrazioni di quegli anni».
L’associazione che è anche arrivata a superare i 150 iscritti, oggi ne conta una cinquantina: «I diretti protagonisti, quelli che ancora sono in vita, hanno una certa età, quindi il nostro intento è quello di preservare e tramandare le loro testimonianze. Per questo cerchiamo di coinvolgere le nuove generazioni, portare dentro quanti più giovani possibili, compresi coloro che vivono all’estero. Sarebbero sicuramente più coinvolti se conoscessero a fondo le origini delle migrazioni e i sacrifici di chi ha aperto loro la strada».
Tre anni fa Ugento si è dotata di un monumento agli emigranti: «Nell’occasione dell’inaugurazione è nata la Festa dell’Emigrante (da allora si svolge ogni estate). Un modo per ricordare la storia dell’emigrazione sia nella nostra comunità che all’estero. Abbiamo realizzato una sorta di gemellaggio con la Svizzera; l’anno scorso abbiamo festeggiato il 150° dell’emigrazione italiana nelle Americhe. Cerchiamo di fare rete e questo un po’ ha pagato. A novembre sono stata contattata dalla Federazione delle associazioni pugliesi in Svizzera, la FAPS, per il Festival delle radici pugliesi che si svolge proprio Oltralpe».
STRANIERI DUE VOLTE
Si dice che quando uno emigra e dopo tanti anni ritorna a casa, sia straniero due volte. È vero?
«È una cosa che si nota subito. Nella nostra sede si ritrovano, stanno insieme per giocare a carte, o per altre attività. In paese, però, è come se fossero un corpo estraneo. Si sentono stranieri rispetto al concittadino che è rimasto sempre in loco. Come se in quegli anni all’estero avessero perso il legame con il resto del paese. Invece in associazione si ritrovano e stanno tutti insieme, si riconoscono».
I figli e i nipoti che sono cresciuti e rimasti all’estero come si pongono?
«Quanto appreso dai loro genitori o nonni si tramanda fino alla seconda, terza generazione ed è quello che consente a progetti come Italea di riportarli a casa. È un progetto lanciato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale all’interno del progetto PNRR e finanziato da NextGenerationEU, dedicato sia a chi conosce già le proprie origini italiane e vuole organizzare un viaggio per scoprire e ritrovare i luoghi, i costumi e la cultura dei propri avi, sia a chi le deve ancora identificare. È un legame che non si può sciogliere anche per una persona che non è mai stata nei luoghi d’origine del nonno ma sa da dove viene, sente la necessità, il bisogno, la curiosità di andare in quel paesino sperduto in Salento. Quindi anche la nostra politica dell’accoglienza dovrebbe integrarsi sempre di più sia con loro che con chi rimane».
Coinvolgere le nuove generazioni: abbiamo chiesto a Sefora di rivolgersi ai più giovani che ci leggono.
«Partire dalla conoscenza della storia è fondamentale, soprattutto quando parliamo delle nostre radici. Conoscere, sentire, capire, è importante per ognuno di noi, per non restare monchi. Loro (gli emigranti dell’associazione, NdA), quando si ritrovano, sono fantastici, raccontano tanti aneddoti e sono anche divertenti. Io, nel mio piccolo, cerco di dare un contributo. Se non lo facessi e se voi non vi avvicinaste, finirebbe tutto nel dimenticatoio. Non sarebbe giusto, né sano».
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