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Attualità

Quattro anni fa ci lasciava Mons. Vito De Grisantis

Il 1° aprile saranno trascorsi quattro anni dalla sua scomparsa, ma il ricordo in chi lo ha conosciuto è più vivo e attuale che mai. Perché il vescovo di Ugento e soprattutto umile sacerdote salentino è stato un pastore attento a tutto e a tutti…

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Il 1° aprile saranno trascorsi quattro anni dalla sua scomparsa, ma il ricordo in chi lo ha conosciuto è più vivo e attuale che mai. Perché il vescovo di Ugento e soprattutto umile sacerdote salentino è stato un pastore attento a tutto e a tutti. Mai monsignor De Grisantis, sempre e solo don Vito, il fratello vescovo povero con i poveri. La chiave della Sua vita pastorale è stata mettere in pratica il Vangelo senza confini e senza misura. Il vuoto della sua presenza fisica sembra incolmabile, ma noi, tuttavia, non possiamo perdere la speranza che molti raccolgano il “testimone” di don Vito per contrastare quest’oceano di indifferenza, di chiusura e di egoismo. In suo omaggio lo Sportello dei diritti ho voluto dedicare questa pagina. E’ stato il minimo che potevamo fare in suo onore.


Vito De Grisantis nacque a Lecce il 20 agosto 1941. Compì gli studi classici presso il Liceo “Palmieri” di Lecce, quindi quelli teologici presso il Pontificio Seminario regionale di Molfetta. Il 27 giugno 1965 venne ordinato sacerdote. Frequentò il corso biennale della facoltà di Scienze dell’educazione, con indirizzo in Sociologia dell’educazione, presso la Pontificia Università Salesiana di Roma e conseguì il dottorato in Teologia (Summa cum laude) con specializzazione in “Teologia del matrimonio e della famiglia” presso l’istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia della Pontificia Università Lateranense di Roma.


In diocesi di Lecce rivestì diversi incarichi: direttore spirituale nel Seminario vescovile, dove fu anche docente di Italiano e Latino, segretario dell’Ufficio amministrativo diocesano, vice assistente diocesano della Gioventù italiana di Azione cattolica, poi vicario cooperatore nella parrocchia Santa Rosa di Lecce, quindi, sempre qui, vicario economo ed infine parroco, dal 1975 al 2000 succedendo l’allora sacerdote e oggi cardinale Salvatore De Giorgi. Successivamente, fu vicario foraneo della città di Lecce e vicario episcopale per il laicato, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale familiare e delegato dell’arcivescovo per il consultorio familiare cattolico “La Famiglia” e consulente etico presso lo stesso consultorio.


Membro del Consiglio episcopale, del Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale diocesano, del Collegio dei consultori, del Consiglio per la rimozione e trasferimento dei parroci, svolse poi le mansioni di docente di Teologia pastorale del Matrimonio e della famiglia presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Lecce e di insegnante di Religione presso il liceo scientifico “De Giorgi”, sempre nel capoluogo. Il 13 maggio 2000 fu nominato vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca. Nel luglio del 2008 accolse al capo di Santa Maria di Leuca il papa Benedetto XVI in occasione della visita ufficiale nella sua diocesi, durante la quale celebrò la solenne messa nel piazzale del santuario, proprio sull’estremo capo salentino. Morì il 1º aprile 2010 alle 5:50 del mattino del Giovedì Santo all’ospedale “Giovanni Panico” di Tricase, dopo mesi di sofferenza, a causa di un linfoma. È sepolto nel cimitero di Lecce.


Il suo testamento spirituale

De GrisantisRingrazio innanzitutto il Signore per il dono della vita trasmessomi attraverso i miei genitori che con tanto amore e grandi sacrifici hanno accompagnato il mio cammino di crescita umana e cristiana con la testimonianza della loro fede. Ringrazio il Signore per il dono del Battesimo la cui data ogni anno è stato motivo di preghiera, di ringraziamento per la vita nuova di figlio di Dio e membro del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Ringrazio il Signore per la chiamata al Sacerdozio ministeriale, dono totalmente gratuito del suo amore al quale ho cercato con tutti i miei limiti e fragilità di rispondere con tutto me stesso, servendo la Chiesa di Lecce nei vari incarichi ricoperti e soprattutto come Parroco della comunità parrocchiale di S. Rosa, che mi ha formato e alla quale ho dedicato con tanto amore la maggior parte del mio servizio sacerdotale. Ringrazio il Signore per la chiamata al servizio episcopale che ho accettato unicamente per obbedienza e al quale mi sono sempre sentito inadeguato. Chiedo perdono a tutti coloro che nel corso della mia vita e del mio servizio sacerdotale ed episcopale ho potuto offendere o non amare come dovevo. Chiedo a tutti la carità della preghiera perché il Signore nella Sua infinita misericordia mi accolga accanto a Sé insieme col Signore Gesù che tanto ho amato e contemplato e ammirato. Per quanto riguarda la mia sepoltura, desidero essere sepolto a Lecce nella Cappella della Confraternita dell’Addolorata dove sono custoditi i resti dei miei genitori. Non posseggo nulla. Sono intestatario a nome dei miei fratelli e sorelle dell’abitazione attuale in via Silvio Pellico, che quindi è di proprietà di tutti loro. Ho cercato sempre di venire incontro alle necessità delle Missioni e delle varie situazioni di povertà, vicine e lontane, da me incontrate e per quanto è stato possibile. Ho soltanto un conto corrente bancario dove venivano depositati gli stipendi e le pensioni. Quello che si troverà alla mia morte su questo conto corrente, tolte le spese per i miei funerali semplici e modesti al massimo, sarà devoluto per metà per realizzare un’opera nella nostra Missione in Rwanda affidata all’Ufficio Missionario della Diocesi di Ugento e per metà per costituire due Borse di studio, una per un seminarista della Diocesi di Lecce e una per un Seminarista della Diocesi di Ugento. Porterò tutti coloro che ho conosciuto, durante il mio servizio alla Chiesa, nel mio cuore davanti a Dio. Abbraccio i miei fratelli e sorelle di sangue che ringrazio di cuore per tutto quello che hanno fatto per me con tanto amore e sacrificio e tutti i miei nipoti che invito a crescere e vivere nella fede, nell’amore grande al Signore e nell’amore reciproco. Tutti saluto e benedico di cuore nell’attesa di ritrovarci tutti insieme nella gioia eterna di Dio nella Sua casa. Esercizi Spirituali a Cassano Murge


6 ottobre 2009                                                                                      


+ Vito De Grisantis


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Santa Caterina, strada intitolata al Giudice Sodo

L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada della marina di Nardò al compianto “Pretore d’assalto”

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L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada di Nardò, precisamente nella marina di Santa Caterina, al compianto giudice Angelo Sodo.

L’iniziativa è stata proposta da Carlo de Bartolomeis, diciassettenne, studente del Liceo Scientifico Banzi di Lecce e nipote del giudice Angelo Sodo.

Il giudice Sodo è ricordato per quanto si spese in favore della comunità neretina e non solo, tutelando beni paesaggistici dalle speculazioni edilizie.

Pretore di Nardò per 42 anni, Consigliere di Cassazione, Presidente della Commissione Tributaria di II grado della Puglia, sez. di Lecce e docente universitario presso l’Università di Bari.

Per i tempi furono innovative le sue sentenze, come il sequestro dei volatili al di sopra del Parco Naturale di Porto Selvaggio affinché i bracconieri, se colti in flagranza di reato con la selvaggina, sarebbero stati punibili o arrestati per Legge.

Tante le altre sue sentenze conosciute, adottate negli anni a cavallo tra il 70 e il 90.

Inoltre, fu il “Pretore d’assalto” a preoccuparsi e a far porre il limite di velocità sulla strada che collega Nardò alle marine, teatro di numerosi incidenti mortali.

L’idea iniziale era, come di prassi, porre il limite di 50 km/h lungo il tratto di strada (attuale via Benedetto Leuzzi e Str. Santa Caterina) e, così, assieme al sindaco di Nardò di quegli anni, si recarono ad acquistare i paletti con sopra il limite di velocità.

Per sfortuna da un lato, ma per fortuna dal lato che riguarda la sicurezza stradale, il giudice Sodo ed il sindaco, non trovando divieti di oltrepasso di 50 km/h, furono costretti a porre il limite di 30 km/h.

La perseveranza da cui era accompagnato Sodo, costrinse ad applicare quei limiti, che tutt’oggi sono presenti lungo la strada.

Tante sono le sentenze emanate dal dott. Sodo, ad esempio il sequestro del tratto di mare ove era affondata una nave romana con all’interno varie anfore e suppellettili dell’epoca.

Il tutto al fine di consentire il recupero di questi oggetti, il successivo restauro ed infine l’esposizione al pubblico presso il museo provinciale.

Inoltre, una celebrazione della strada intestata al compianto dott. Sodo, la già via Monte Alto di Santa Caterina, sarà programmata prossimamente in accordo con l’amministrazione comunale di Nardò.

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Donne all’Opera: il 1 Polo contro la violenza sulle donne e i bambini

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere…

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In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e i minori, il Polo 1 di Galatina, in collaborazione la Commissione Pari Opportunità, d’intesa con l’Assessorato alle Pari Opportunità di Galatina, organizzano l’evento “Donne all’Opera” che si svolgerà lunedì 25 novembre, a partire dalle 9:30, presso il teatro Cavallino Bianco di Galatina.

Dopo i saluti istituzionali ci sarà un concerto a cura della Salent’Opera, orchestra Sinfonica Giovanile diretta dal M° Tommaso REHO.

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere.

Di grande pregio la presenza del Cav. Malala Yousafzai dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, nella persona della dr.ssa Paola GABRIELI, che da dieci anni coordina l’unico centro antiviolenza pubblico a gestione pubblica della Regione Puglia, lavorando sul territorio dell’Ambito di Galatina accanto alle donne e ai figli minori con la presa in carico, nella difesa dei loro diritti, oltre alle attività di sensibilizzazione e formazione, al fine di favorire l’emersione del fenomeno e il contrasto alla violenza di genere.

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“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.

“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:

Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.

Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.

Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.

La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.

Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.

Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.

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