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Attualità

Ugento prima dei Messapi Culture e paesaggi della Protostoria

Importante accordo siglato tra Università del Salento e amministrazione comunale per attivare ricerche archeologiche sull’Età del Bronzo

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I luoghi oggetto di ricerca (il Canale Reale e il Parco Naturale Litorale di Ugento) ricadono nei siti d’interesse del progetto “Wall-Fare. The earliest citadels. Walled landscapes, conflict and social change in Bronze Age South-Eastern Italy” finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del bando PRIN 2022, e diretto dal prof. Teodoro Scarano (docente di Preistoria e Protostoria dell’Università del Salento).


Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC-CNR), sedi di Roma e Lecce, riguarda diversi territori della Penisola Salentina in relazione alle prime fasi dell’Età del Bronzo (2300-1750 a.C. circa), durante le quali sarebbero state edificate le più antiche cittadelle fortificate in Italia sudorientale.


Il progetto “Ugento prima dei Messapi. Culture e paesaggi della Protostoria” verrà supportato dal Comune di Ugento con un contributo di 29mila euro.


Il lavoro di ricerca sarà svolto dal gruppo del Laboratorio di Preistoria e Protostoria dell’Università del Salento (diretto dal prof. Teodoro Scarano) e quello del Laboratorio di Topografia Antica e Cartografia Archeologica dell’ISPC-CNR di Lecce (diretto da Giuseppe Scardozzi) che si occuperanno della mappatura in ambiente GIS delle evidenze archeologiche e delle trasformazioni recenti della geografia e del paesaggio nel territorio del Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento.


«Ci occuperemo delle testimonianze relative all’arco temporale compreso tra III e II millennio a.C. ricostruendo sia il quadro del popolamento antico del territorio (insediamenti, monumenti funerari, grotte e aree di culto) che i tratti principali del suo contesto ambientale attraverso un approccio metodologico proprio dell’Archeologia dei Paesaggi, ossia utilizzando un sistema integrato e multidisciplinare di analisi delle fonti e di indagini non invasive (survey, rilievo fotogrammetrico, aerotopografia, etc.)» spiega il prof. Teodoro Scarano, responsabile scientifico del progetto.


Il sindaco Salvatore Chiga, il vicesindaco Massimo Lecci e l’assessora alla Cultura Chiara Congedi esprimono piena soddisfazione per l’iniziativa intrapresa, assecondando un percorso che, da anni ormai, vede l’amministrazione comunale impegnata a sostenere ricerche scientifiche funzionali anche ad accrescere le conoscenze storiche sulle origini di Ugento e del suo territorio.

Il prof. Scarano aggiunge: «L’area interessata dal progetto sarà quella del Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento e, in particolare, la sua fascia paralitorale. Questa porzione di territorio è stata solo marginalmente alterata da interventi urbanistici e antropici moderni, conservando lembi di habitat naturali protetti tutelati proprio grazie all’istituzione dell’Ente Parco. Questa condizione si rivela di fondamentale importanza sia in termini di mappatura dei beni archeologici che nell’ottica di avviare eventuali successive attività di conoscenza a carattere sistematico ma anche, e soprattutto, per possibili proposte di valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale locale che vadano a integrare le politiche sia del parco che dell’Amministrazione Comunale. In un contesto già virtuoso come quello del Comune di Ugento, che nel 2024 è risultato la terza meta turistica della regione dopo Vieste e Bari, accrescere la conoscenza del patrimonio archeologico del territorio, integrando questi beni con quelli ambientali e paesaggistici, potrà contribuire alla costruzione di una migliore offerta di turismo culturale capace di attrare differenti target di fruitori supportando una strategia di destagionalizzazione».


Nella foto in alto l’area di scavo nel parco regionale di Ugento

Sefora Cucci



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Attualità

I figli che non tornano

Facciamo attenzione, una società di anziani o di persone che non hanno valori condivisi è una società che si disgrega e si spegne. L’impegno che attende i residenti è quello di ricostruire…

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di Hervé Cavallera

Nei precedenti articoli su queste colonne, trattando dell’emigrazione del passato, si leggono con emozione alcune testimonianze sulla vita e sui sacrifici di tanti nostri conterranei che hanno dovuto emigrare all’estero per poter campare, per quindi ritornare al proprio paese e promuovere una vita migliore per loro e per i loro cari.

E anche grazie ad essi il Salento è cresciuto.

Ora, come più volte abbiamo rilevato, la nostra terra si sta numericamente svuotando sia perché vi è una decrescita delle nascite sia perché molti giovani, una volta laureati in altre parti della Penisola, non tornano più nella città di provenienza. E accade sentire numerosi genitori affermare con legittimo vanto che i propri figli lavorano e guadagnano bene in altre parti d’Italia e anche all’estero.

Questo è normale in quanto un genitore non può che provare gioia nel sapere ben sistemato un proprio figlio. E tuttavia si rimane soli e man mano che gli anni passano naturalmente si invecchia e ogni paese, anche grazie al fatto che la speranza di vita si è allungata e le condizioni fisiche e intellettive si mantengono buone, è popolato da anziani.

Così ci si incontra, purtroppo, ogni giorno sempre di meno e si ricorda il passato e non facilmente si riesce a guardare al futuro.

Le forze propulsive si attenuano e la nostalgia del passato prevale sulle aspettative del futuro.

Aumentano così le residenze sanitarie assistenziali (RSA) per persone che non sono più autosufficienti e la vita pare arrestarsi.

Certo, non si può né si deve generalizzare.

Vi sono ancora molti giovani attivi e imprenditori capaci.

Nulla è veramente perduto ed è opportuno valorizzare coloro che rimangono.

Ma sia lo spopolamento sia l’invecchiamento dei residenti sono dei fenomeni in crescita e non devono essere sottovalutati. Contemporaneamente arrivano emigranti da varie parti del globo, specialmente dall’Africa.

Per lo più essi passano dal Mezzogiorno per andare in altre parti d’Italia e del mondo ritenute più attrattive, ma non mancano coloro che si fermano dove arrivano.

E anche in questo caso sorgono altri problemi.

L’accoglienza è un aspetto indubbiamente positivo e occorre aiutare i bisognosi. Ma ancora una volta la storia vissuta dai nostri emigranti insegna: essi andavano a lavorare nelle nazioni che li ospitavano e talvolta si integravano totalmente divenendo cittadini svizzeri, tedeschi e così via.

REGOLARIZZARE ED INTEGRARE

Ciò significa che è opportuno che i nuovi venuti siano per così dire regolarizzati e concretamente inseriti nel mondo del lavoro sì che possano essere un arricchimento per loro stessi e per la terra che li accoglie, la quale a sua volta, pur nella comprensione della multiculturalità, non deve smarrire la propria identità culturale e spirituale in quanto una nazione, come avviene per le famiglie, deve avere consapevolezza della tutela dei lati positivi della propria tradizione umana.

RELATIVISMO E INDIVIDUALISMO

Il tutto poi avviene in un Occidente in cui prevalgono la globalizzazione e la secolarizzazione.

Vi è il rischio non lieve dell’accentuazione del relativismo e dell’individualismo che conducono a costumi certamente non positivi.

Accade che si è scambiata la libertà con la liceità personale e molti credono di poter fare ciò è sollecitato dalle proprie pulsioni, ma il mero soddisfacimento degli impulsi comporta atti sconsiderati, i quali non giovano né agli altri né a sé stessi.

LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ

Non per nulla si riscontra un aumento della criminalità e della violenza.

Si scivola in un mondo senza regole morali veramente condivise e questo induce ad un susseguirsi di comportamenti negativi, dei quali è piena la cronaca quotidiana.

Si è insomma dimenticato che la corretta libertà presuppone la responsabilità, la quale distingue tra ciò che è lecito e ciò che è illecito.  È chiaro che in questa sede abbiamo insistito sugli aspetti meno piacevoli e più preoccupanti del presente, anche perché è bene mettere in guardia dai rischi che si corrono.

Sotto tale profilo, i figli che non tornano, al di là della loro personale sorte professionale ed umana, sono un nocumento per il contesto che li ha visti nascere.

GIOVENTÙ SCOMPARSA

Una popolazione che perde la gioventù è una popolazione destinata alla scomparsa e ciò certamente è male per una terra che ha visto per millenni diffondersi una civiltà cha ha dato tanta luce al mondo.

In questa situazione è evidente che nonostante permangano non pochi talenti tra i giovani e i meno giovani, occorre andare oltre e, da questo punto di vista, il problema diventa chiaramente politico, ossia comporta la presenza di una classe politica che sappia ben investire in Puglia, in modo da far crescere complessivamente il territorio.

Certo, la Puglia e il Salento in particolare godono al momento di una particolare (e giusta) popolarità turistica, ma il turismo non è sufficiente per far crescere stabilmente una regione.

Bisogna accrescere i commerci, le infrastrutture, i poli industriali e culturali.

Ovviamente non è questa la sede per prospettare una programmazione politico-economica che in verità è stata da tempo carente non solo nella nostra regione.

Quello che è doveroso ribadire è che ogni partenza, ogni distacco è una perdita sociale e che l’essere umano è, come già diceva il filosofo Aristotele, un animale sociale, ossia che si aggrega in società, in una comunità in cui si condividono dei valori e si cresce insieme.

Una società di anziani o di soggetti che non hanno valori condivisi è una società che si disgrega e si spegne; pertanto, l’impegno che attende i residenti è quello di ricostruire, come già fecero coloro che lasciarono il Salento per poi ritornarci, una società che dia sollecitazioni e prospettive di vita. Che non è cosa da poco. Ma nel fascino delle grandi e buone sfide risiede la forza propulsiva della vita.

 

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Attualità

Tricase: «Riorganizzo gli uffici»

Il sindaco Antonio De Donno: «Entro pochi giorni ci sarà una rivisitazione dei settori con la rotazione di alcuni dirigenti. Subito dopo una nuova strategia di comunicazione». Nuova luce alla città: «Appalto da 7 milioni per nuova illuminazione, parcheggi fotovoltaici, castelli illuminati artisticamente da Enel e 7 edifici pubblici efficientati energeticamente»

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di Giuseppe Cerfeda

È passato esattamente un anno da quando, in una nostra intervista, il sindaco Antonio De Donno (numero 3 del 10 febbraio del 2024), annunciò una riorganizzazione dei settori e “spostamenti” tra i dirigenti, svegliando molti dal torpore e sollevando una levata di scudi dell’opposizione, il Pd in particolare, e di chi era stato chiamato in causa.

A distanza di 12 mesi ci risiamo.

A sentire il primo cittadino poche ore prima di andare in stampa, «è questione di giorni» per la firma dei decreti che disegneranno la nuova geografia all’interno degli uffici comunali.

È, dunque, certo che «prestissimo ci sarà una rivisitazione dei settori con la rotazione di alcuni dirigenti».

In base anche a quanto dichiarato dal sindaco un anno fa, ognuno si potrà sbizzarrire su quali possano essere le novità ma, ad ora, anche al nostro snocciolare i nomi dei dirigenti che sarebbero coinvolti, il sindaco De Donno si trincera dietro un laconico: «No comment!».

Non sarà l’unica novità imminente.

De Donno annuncia anche un cambio di strategia nella comunicazione di quanto avviene a Palazzo Gallone: «Dalla riorganizzazione dei settori e quindi dalla rotazione dei dirigenti, partirà una nuova strategia di comunicazione. Andremo fisicamente nei quartieri e interagiremo con i cittadini rendicontando quanto avviene in ogni settore. Narreremo di come abbiamo trovato la città, cosa abbiamo fatto in questi anni e chiederemo ai residenti come immaginano il loro quartiere dal punto di vista della viabilità, del verde, della vita sociale, ecc. Raccoglieremo, infine, le loro istanze e, durante la gestione 2025/2026, cercheremo di conciliare i nostri programmi con gli input che provengono dalla città. Questo da subito, da metà febbraio».

UFFICI ALL’EX ACAIT

Un anno fa si era in procinto di trasferire alcuni uffici comunali presso l’Acait. A che punto siamo?

«L’Ufficio tecnico è già operativo. È già pronto l’altro capannone che ospiterà, entro un paio di mesi al massimo, Anagrafe e Servizi sociali. Quindi, tutti gli uffici con maggiore affluenza saranno di accesso facile, senza impazzire per trovare un parcheggio nel centro storico per richiedere una carta d’identità, o sbrigare una pratica all’Ufficio tributi».

A proposito di parcheggi: resta un problema diffuso anche se alcuni sono già in fase di realizzazione.

«Siamo stati in ogni quartiere per studiare come agevolare la vita della città. Uno dei problemi più grossi che abbiamo, tra Tricase e marine, sono proprio i parcheggi: rigenerando, diminuiscono le possibilità di utilizzare luoghi pubblici per la sosta delle auto. Il parcheggio da 42 posti, in fase di realizzazione nel quartiere di Caprarica, è la prima risposta. Un’altra trentina di posti saranno disponibili in un altro parcheggio («si è in fase di esproprio»), in via Carlo Alberto Dalla Chiesa, nei pressi del Tribunale. Sempre a Caprarica, resta l’idea di collegare Largo Soffici con la Chiesa del Crocifisso mediante via Colombaia; in quella zona ci sarà un’altra area a parcheggio. Dopo aver pensato la rigenerazione di piazza Sant’Andrea e partecipato al bando PNRR, abbiamo dovuto affrontare e risolvere il problema dei parcheggi. Allo stesso modo dovremo fare con il resto della città e le marine. Per cui il primo atto, dopo la riorganizzazione dei settori, sarà chiedere al nuovo dirigente di Urbanistica di occuparsi dei parcheggi a 360°».

ACQUE BIANCHE, UN ANNO DOPO

Sempre un anno fa parlavamo di acque bianche a Caprarica e nella frazione di Depressa. Tutto risolto?

«Siamo in attesa dell’ufficializzazione del rifinanziamento dell’opera mediante i fondi di sviluppo e coesione. Inoltre, stiamo partecipando ad un bando (scade a marzo) che ci consentirà di intervenire a monte dell’afflusso delle acque piovane. Creeremo delle barriere a sud e nord del paese per contenere il deflusso dell’acqua. Progetteremo un sistema tale che impedisca all’acqua piovana di canalizzarsi da Tiggiano verso Tricase. In più abbiamo commissionato uno studio idraulico che, presto, presenteremo alla città e, grazie al quale, individueremo, a seconda della quantità di pioggia caduta, quali zone potrebbero essere a rischio. In questo modo sapremo per tempo come e dove intervenire in caso di eventi atmosferici eccezionali».

HUB TRA ROTAIA E GOMMA

Progetto aree interne per rifare Zona Stazione. Lei diceva «lavori entro il 2026»…

«È già tutto finanziato. La ditta che si era aggiudicata l’appalto, nel frattempo, è fallita e questo ha comportato un rallentamento delle procedure. Ora siamo in attesa solo della comunicazione di inizio lavori».

Lei parlava anche di una strada nuova dal Presepe vivente alla Madonna del Gonfalone…

«Con il rifinanziamento delle Aree Interne, vorremmo ripensare le tangenziali della città. Collegare, ad esempio, l’area di Sant’Eufemia direttamente alla via del Gonfalone, bypassando il centro storico del rione. Allo stesso modo occorrerà ripensare la viabilità verso il nuovo Pronto soccorso del “Cardinale Panico”, che già oggi conta quasi 40mila accessi, affinché possa essere fruito in maniera sicura. Ci siederemo presto al tavolo con i tednici per capire come e cosa fare. L’idea di partenza è quella di creare, dalla “Cosimina”, un collegamento diretto con la rampa d’accesso del Pronto soccorso. Anche in questo caso quello delle Aree Interne potrebbe essere lo strumento giusto».

Nuovo Asilo comunale al Campo Verde. A che punto siamo?

«C’è stato un momento di stallo iniziale, dovuto anche ad una variante resasi necessaria. Comunque, i lavori procedono spediti ed ho appena avuto conferma che l’opera sarà consegnata entro settembre».

IL PUG

Piano Urbanistico Generale: sono stati fatti passi avanti?

«Siamo ancora alla fase preliminare. Resta un obiettivo di questa amministrazione ed è una delle prime azioni che mi attendo si faccia dopo la riorganizzazione dei settori per non dovere avere come unico strumento di riferimento un Piano di fabbricazione del 1974».

Fognatura in tutte le marine, così come previsto perentoriamente da una legge europea. Lo chiediamo ad ogni sindaco ogni qualvolta ci ritroviamo qui…

«Da quando esiste il Comune di Tricase, a Marina Serra, non c’è mai stata la fogna. Noi abbiamo ottenuto il finanziamento per la pompa di sollevamento. A Tricase Porto c’è già. Con una missiva ufficiale Acquedotto pugliese ha quotato l’esigenza del comune di Tricase, marine e frazioni in 7milioni e 600mila euro. Ci hanno finanziato la pompa di sollevamento per Marina Serra e siamo in attesa che si concluda la fase di progettazione per recepire i tempi della chiusura di tutti gli anelli aperti di acqua e fogna. Per quanto riguarda le altre zone abitate delle marine, ci impegneremo, mediante il PUG, ad inserirle nel perimetro urbano, in modo che Aqp possa prevedere il passaggio di acquedotto e fognatura».

ZONA INDUSTRIALE

La Cittadella dell’artigianato: progetto ancora in piedi?

«Abbiamo rinnovato il consiglio di amministrazione ASI e, per la prima volta, c’è un tricasino come vicepresidente (è Andrea Musio; il nuovo presidente, invece, è il già procuratore antimafia Antonio De Donno). Il progetto della Cittadella Artigianale va avanti, così come quello di riqualificazione della Zona industriale».

TRICASE PORTO

Cantieri aperti anche a Tricase Porto…

«Lavori in corso su tutto il waterfront per cui, dal primo parcheggio della Rotonda fino a dietro l’Arco, tutto il Lungomare sarà riqualificato. Lo stesso avverrà anche su via Duca degli Abruzzi e via Borgo Pescatori. L’impatto sarà forte anche per la parziale pedonalizzazione della strada dopo la curva dalla quale si fuoriesce dal Porto in direzione Andrano. Lì c’è un ingrottamento importante, per il quale saremo obbligati al senso unico per limitare il passaggio delle auto e dei mezzi pesanti. Il parcheggio non sarà più fruibile e diventerà un belvedere. Per questo dovremo risolvere al più presto la questione parcheggi. Il compito più importante dei nuovi settori, nell’immediato, sarà un atto di indirizzo per individuare zone da destinare a nuove aree per la sosta».

Quali le procedure?

«Emetteremo un avviso destinato a privati che volessero mettere a disposizione delle aree, dopodiché daremo incarico all’urbanista di individuare le migliori da trasformare in parcheggio e metteremo il vincolo di pubblica utilità, atto propedeutico all’esproprio, laddove non ci fosse una soluzione condivisa»

Non era in programma il dragaggio del bacino portuale?

«Si sta sistemando una boa per rilevare la torbidità dell’acqua. Saranno immersi dei mitili da osservare per 45 giorni prima di procedere con il dragaggio. Entro metà maggio le operazioni dovrebbero essere concluse».

IL RELAMPING

Oltre alla riorganizzazione dei servizi, cosa dovremo aspettarci nei prossimi mesi?

«Il relamping, con un appalto da 7 milioni di euro che darà, in tutti i sensi, nuova luce alla città. Quindi illuminazione nuova, parcheggi fotovoltaici, castelli illuminati artisticamente da Enel e 7 edifici pubblici efficientati energeticamente, tre scuole completamente autonome, con rifacimento infissi, fotovoltaico e quant’altro. Tricase Città Verde è, invece, una scommessa che faremo insieme ai cittadini. Abbiamo costituito la Protezione civile comunale, oltre che per poter contare su un gruppo di Protezione civile pubblico in accordo e collaborazione con le associazioni esistenti, anche per creare delle task force green che si occupino del verde del proprio quartiere. Tutto ciò sarà possibile perché abbiamo individuato, all’interno del Bilancio, i fondi necessari per dedicare risorse allo sfalcio e, in discontinuità con il passato, anche all’arredo verde».

«MI RICANDIDERÒ»

Un anno fa disse senza esitare che nel 2026 si sarebbe ricandidato. Conferma?

«Confermo al 100%. Stiamo chiedendo a tutti di impegnarsi perché sentiamo la necessità, indipendentemente dagli schieramenti politici, del contributo di chi ama la città e per essa abbia voglia di spendersi. La nostra è un’amministrazione che ha come unico obiettivo il bene di Tricase. La diversa estrazione politica di ognuno potrà anche venire fuori in occasione di altri appuntamenti elettorali come Regionali, Politiche o Europee, ma per la città, che sta cambiando decisamente volto, potremo tranquillamente lavorare tutti insieme. La nostra è la città più bella, la migliore in cui vivere nell’intero Salento; quindi, sarebbe opportuno che ogni singolo cittadino si impegni in prima persona».

Spieghi meglio…

«Il mio è un invito a tutti di non considerare l’appartenenza politica durante le Amministrative ma di guardare alle persone che chiedono il voto e, soprattutto, di spendersi in prima persona. Quanti più si candideranno, quanti più ci metteranno la faccia, più occasioni avrà la città di crescere. Un’amministrazione non può fare da sola, isolandosi a palazzo Gallone. Può progettare, realizzare opere, ma ha bisogno del consenso sociale e, soprattutto, dell’occhio, del parere dei cittadini con un continuo monitoraggio. Non basta ritrovarsi ciclicamente, occorre creare gli strumenti perchè il dialogo sia continuo. Quello della Protezione civile comunale potrebbe essere un momento importante. Chi deciderà di iscriversi si potrà occupare anche delle cose concrete del suo quartiere, quindi vivibilità, viabilità, verde, welfare, ecc.».

LA CITTÀ DELLO SPORT

La città dello sport è un suo cruccio. Per il momento, però, nonostante gli annunci, non è accaduto alcunchè…

«Stiamo programmando. Costruiremo due nuovi campi da tennis su via Olimpica in continuità con l’impianto esistente, su un terreno di proprietà comunale. Riguardo allo stadio, abbiamo commissionato degli studi di vulnerabilità sismica per le tribune per avere finalmente l’agibilità e non procedere con l’assunzione di responsabilità domenicale del sottoscritto. Abbiamo ristrutturato la Tribuna Adelchi, anche per dare cittadinanza a quegli sport che spesso non trovano ospitalità, come rugby, atletica, ecc., che avranno spogliatoi a loro dedicati. Vedremo di adeguare anche quelli per il calcio o magari di costruirne di nuovi. Proveremo a recuperare, se riusciremo, il finanziamento per l’erbetta e i fari, anche quello persosi per strada. Siamo in attesa di graduatoria. Costruiremo un nuovo pallone tensostatico nei pressi o all’interno del palazzetto vecchio. Stiamo valutando se si possa utilizzare quella struttura come arena durante l’estate e metterci un pallone all’interno per poterne usufruire anche d’inverno. Sempre in quella zona è in progetto la realizzazione di uno skatepark degno di tale nome per i ragazzi. Infine, una grande area di sgambamento e formazione per i canitoglieremo quella più piccola all’interno del parco di via Pirandello»). In progetto anche uno spazio da dedicare alla ginnastica dolce per gli anziani».

UNA NUOVA CASA PER LE FORZE DELL’ORDINE

Quello delle nuove caserme per Carabinieri e Guardia di Finanza resta un problema irrisolto.

«Stiamo lavorando alacremente per risolvere il problema. Abbiamo da poco incontrato il Prefetto e, per mercoledì 12 febbraio, è in programma un nuovo incontro. L’idea è sempre la stessa: i Carabinieri dove c’è il Giudice di Pace e la Guardia di Finanza dove oggi ci sono i Forestali. Anche se stiamo valutando altre soluzioni, in attesa che ci rinnovino il finanziamento».

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Il parcheggio in fase di realizzazione in via Caduti del Lavoro nel rione di Caprarica9

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Attualità

Nuovo Pronto soccorso a Tricase, l’ospedale fa da sé

Lo scontro tra maggioranza e opposizione, le lungaggini burocratiche e la scadenza del 31 dicembre prossimo per partecipare al bando hanno indotto l’azienda ospedaliera ad una scelta radicale. L’ingegner Antonio Coppola: «Dopo un’infinità di incontri, vista la mancata condivisione politica, abbiamo cambiato strada».  Dettagli, foto e video rendering dei progetti del Pronto soccorso e della Piastra

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di Giuseppe Cerfeda

Nuovo Pronto Soccorso di Tricase: dove eravamo rimasti?

Al progetto che coinvolgeva anche il comune di Tricase perché avrebbe interessato una porzione della città, con inevitabile impatto urbanistico.

Lo scontro tra maggioranza e opposizione, le prevedibili lungaggini burocratiche e la scadenza del 31 dicembre prossimo per partecipare al bando (max 3 milioni per progetto con un massimo di due progetti) dedicato esclusivamente ai cosiddetti ospedali “classificati” (San Giovanni Rotondo, il “Miulli” di Acquaviva delle Fonti ed il “Cardinale Panico”), hanno indotto l’Azienda ospedaliera tricasina a cercare una soluzione alternativa.

«Abbiamo cambiato per necessità», ammette l’ing. Antonio Coppola, responsabile tecnico del “Cardinale Panico”, «il vecchio progetto era nato dopo un’infinità di incontri. Venendo meno la condivisione politica e correndo il rischio di portarla troppo per le lunghe, per non perdere il finanziamento della Regione, abbiamo deciso di fare da soli, prevedendo l’intera opera all’interno dell’area ospedaliera».

La soluzione studiata dall’ing. Coppola è condivisa con la Direzione dell’ospedale: «Il Pronto Soccorso verrà filo strada e bisognerà utilizzare tutti quegli accorgimenti necessari perché non ci siano violazioni della privacy in situazioni di estrema difficoltà. Abbiamo cercato soluzioni architettoniche che fungano da schermatura».

Nulla cambia per quanto riguarda l’ampliamento del presidio di Pronto soccorso e, quindi, «per poter scavare dove ora ci sono le rampe, bisognerà realizzare un percorso alternativo: la rampa per arrivare al Pronto soccorso partirà dal cancello carraio alla fine di via San Pio X, dove c’è la centrale di cogenerazione».

La difficoltà resta quella di realizzare i lavori senza intralciare l’operato del Pronto soccorso, la cui attività non si potrà certo sospendere: «Parliamo di un presidio con 36mila accessi all’anno e con la previsione di toccare i 40mila. Nella nuova impostazione che ci siamo data, realizzando tutto all’interno del recinto ospedaliero, procederemo ad opere definitive e non provvisorie. Realizzeremo un’altra strada che, confinante con la via che va verso Depressa, partirà dal piano stradale fino al piano primo, dove adesso c’è il Pronto soccorso; da qui si scenderà all’interno dell’ospedale, vicino al reparto di Radiologia, l’attuale ingresso».

I lavori dovranno essere separati in due momenti distinti: «Una prima fase prevede l’adeguamento del Pronto soccorso, vicino all’attuale chiesetta. La parte più indietro, quella dell’ingresso dirigenziale di rappresentanza, sarà destinata al “Codice disciplina 51”. Si tratta di 10 posti letto, sempre per emergenza – urgenza, che verranno finanziati separatamente. Il “Codice 51” verrà realizzato nella fase immediatamente successiva rispetto alla realizzazione della rampa».

Resta fermo il concetto di collegamento tra presidio di emergenza – urgenza e reparti: «Ci sarà un ascensore dedicato esclusivamente al Pronto soccorso. Tutti coloro che giungeranno, sosteranno in un’ampia area di attesa per utenti e parenti. Un’area attrezzata per facilitare l’accesso al Pronto soccorso e ridurre le attese. Previste zone dedicate alle informazioni agli utenti, all’assistenza per le disabilità, all’area ristoro, un’ampia sala d’attesa per i parenti. Per i pazienti due zone distinte: una per i non barellati, cioè per le persone che possono deambulare, l’altra per i barellati che arriveranno in ambulanza dall’altro ingresso. All’interno del P.s. la ripartizione delle postazioni, ognuna per i diversi codici: bianco, verde, azzurro, arancione e rosso».

Le sale di pre-accettazione: «Il paziente una volta giunto al triage verrà classificato in base all’intensità della patologia e, nel caso, potrà anche essere dirottato al “See and Treat (Guarda e Tratta, percorso dedicato ai pazienti i cui problemi potranno essere risolti direttamente all’accoglienza) evitando diversi passaggi e procedure, oppure al Fast Track (Pista Veloce, atta a fornire una risposta assistenziale alle urgenze minori che si presentano in Pronto soccorso). Nel progetto anche una sala separata dedicata esclusivamente ai casi di violenza. Questo per salvaguardare la privacy e per proteggere il paziente che, in questi casi, sarà un soggetto fragile e dovrà godere di ogni supporto necessario».

In pratica l’infermiere di Triage accoglierà la vittima, assegnandole un codice identificativo: il tempo di attesa sarà volutamente breve e la visita medica tempestiva, per ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari.

Nel caso in cui si presentasse una donna con minori sarà fondamentale che gli stessi restino con la madre. Per garantire protezione, sicurezza e riservatezza, la vittima (o il nucleo familiare), sarà accompagnata in un’area separata, area in cui eventuali altri accompagnatori saranno ammessi solo su richiesta della vittima stessa.

Ci saranno anche «otto postazioni di Osservazione Breve Intensiva (O.B.I.)», dove verranno inviati dai medici del Pronto soccorso quei casi con malattie che non necessitano di ricovero immediato ma di una terapia con osservazione per alcune ore e/o di un approfondimento diagnostico.

Tutto questo prelude ad un potenziamento del personale in servizio? A nuove assunzioni?

«Certamente. E varrà per medici, infermieri, autisti, portantini, ecc.».

Oltre al deposito barelle e carrozzelle, il progetto prevede anche una parte dedicata alla sicurezza: «In aggiunta alle guardie giurate, che già stazionano insieme all’attuale portinaio, dedicheremo dei luoghi agli agenti di sicurezza privata».

Tra le novità anche un’area calma per una o più ambulanze in arrivo: «Il paziente dovrà arrivare in un ambiente chiuso e riscaldato (o rinfrescato d’estate). All’arrivo si aprirà la saracinesca, l’ambulanza entrerà e, dopo aver fatto scendere il paziente, uscirà per parcheggiare all’interno del recinto ospedaliero».

La zona contumacia: «Se arrivassero pazienti potenzialmente infettivi, attraverso un filtro entrerebbero, verrebbero esaminati e sottoposti ad accertamenti e test. Nel caso in cui il paziente non fosse infettivo, stazionerebbe il tempo necessario, dopodiché verrebbe inviato nei reparti o nel pronto soccorso. Nel caso fosse infettivo, a seconda del tipo di infezione contratta, usufruirebbe di percorsi separati, in modo da non rappresentare un pericolo per gli altri pazienti».

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LA PIASTRA

«Funzionale ad un adeguamento di tutti i servizi.La Fondazione Panico ha già speso, contraendo mutui, quasi 8 milioni di euro. Abbiamo calcolato ne serviano ancora tra i 15 e i 18»

In attesa che il progetto del nuovo Pronto soccorso completi il suo iter burocratico, proseguono i lavori per il grosso edificio tondeggiante (la “Piastra”), alle spalle del nosocomio, di fronte alla Casa di Betania.

«Non offrirà nuovi posti letto», chiarisce l’ing. Antonio Coppola, «sarà funzionale ad un adeguamento di tutti i servizi dell’ospedale. Il piano più in basso, al livello dell’ingresso carraio, è destinato a quelle attività che hanno rapporti diretti con l’esterno: carico e scarico merci, lavanderia, uffici tecnici, economato per il personale, zona operai, ecc. In questo modo non ci saranno interferenze con la movimentazione sanitaria. Al piano immediatamente superiore verrà il Centro unico di prenotazione (CUP). Non ci saranno più postazioni sparse, sarà tutto concentrato in questo piano con ingresso, fornito di rampa per disabili, da via Giovanni XXIII. Sarà un grosso CUP con ampia zona di ristoro e attesa. Sullo stesso piano anche parafarmacia e gli ambulatori collegati con il primo accesso per prericovero, prelievo, ecc. Sullo stesso livello dell’attuale piano terra avranno sede il laboratorio di analisi e l’ampliato servizio immunotrasfusionale.  Su quello che corrisponde all’attuale primo piano, per tutta la dimensione della piastra, altri ambulatori ed una parte destinata ad attività dirigenziali: direzione amministrativa, direzione sanitaria, eccetera. Il piano più su è destinato agli ambulatori che richiedono più spazio».

Tutto collegato all’attuale ospedale: «Usufruiremo di sei ascensori in più, in adiacenza rispetto agli attuali. Due di questi saranno in dotazione esclusiva dei Vigili del fuoco in caso di necessità. Ci saranno anche delle “aree calme” dove, nel caso si verificasse un incendio, gli utilizzatori del reparto troveranno rifugio sicuro».

E i piani sopra? «Finita la parte destinata agli ambulatori realizzeremo tre piani destinati a degenze, non ampliamento ma miglioramento di quelle che già ci sono. Si tratta dei piani che corrispondono agli attuali terzo e quarto. Il quinto piano sarà dedicato al miglioramento di ostetricia-ginecologia, dotato di un’altra sala per pre e post-parto e una nuova sala operatoria. Infine, sopra a tutti, un piano servizi con gli impianti di condizionamento per tutte le macchine in dotazione».

I lavori in corso, anche in questo caso, ovviamente, non interferiscono con l’attuale attività: «Fino ad ora abbiamo sempre lavorato senza bloccare l’attività esistente, dotandoci di opere provvisorie. Abbiamo bloccato i corridoi della cucina, realizzando delle strutture esterne separate; deviato il percorso della fognatura, quelli di media tensione, dell’elettricità e dell’acquedotto, senza mai interrompere i servizi, neanche per un giorno».

I tempi per il completamento?

«Ci auguriamo non siano biblici. Tutto dipenderà dal finanziamento pubblico che, però, non sappiamo se e quando si concretizzerà.  Abbiamo fatto richiesta, indicando quali sono gli importi necessari all’ultimazione. Però non c’è stato ancora dato riscontro».

C’è il rischio che l’opera resti incompleta?

«No. Comunque andremmo avanti! Anche dovendo contare solo sulle nostre forze. La Fondazione ha già speso, contraendo mutui, quasi 8 milioni di euro. Abbiamo calcolato ne servano ancora tra i 15 e i 18. Più il tempo passa senza che la Regione adegui le tariffe e più sarà complicato riuscire senza un congruo finanziamento pubblico. Non che non si faccia, ma è chiaro che l’opera non potrà essere realizzata subito e in blocco se non ci sarà un finanziamento pubblico. Nel caso si concretizzasse il finanziamento, invece, si potrà realizzare l’intera struttura nel giro di tre anni».

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