Botrugno
“Questo è abuso di potere…”
Gli sviluppi su un intricata vicenda risalente al 2009 e che riguarda tre persone di Botrugno, Polizia e Carabinieri
Quattro anni fa, il 30 maggio 2009, intorno alle ore 2,25, a Castro Marina, durante il normale controllo del territorio, una volante del Commissariato di Otranto annotava nella relazione di servizio che un giovane stava cercando di abbattere un segnale stradale. Per tale ragione procedeva al controllo di tale individuo, che riferiva però d’essere sprovvisto dei documenti. Nella circostanza sopraggiungeva un suo conoscente, che si dichiarava pure sprovvisto dei propri documenti. I due giovani erano invitati a fornire le proprie generalità, ma gli stessi inizialmente si sarebbero rifiutati, e solo dopo varie insistenze avrebbero dichiarato le proprie generalità, aggiungendo d’essere di Botrugno. Nel frattempo, sopraggiungeva una terza persona che avrebbe gridato all’indirizzo dei poliziotti “Questo e’ un abuso di potere, non date i nomi, come si permettono di fermare le persone, io sono un avvocato famoso, ci siti vui, mi dovete dare i nomi”.
Gli operatori avrebbero chiesto l’ausilio della radioMobile dei Carabinieri, per la pericolosità che sarebbe stata manifestata dai tre soggetti.
Mentre si attendeva la pattuglia dei carabinieri, i poliziotti chiedevano i documenti alla terza persona, ma essa si rifiutava berciando: “Chi siete voi datemi i vostri nomi che vi faccio vedere io, voi fate abuso di potere, la vostra divisa non conta un c…, io sono un avvocato famoso, vi faccio vedere io, voi non potete chiedere gli indirizzi alle persone, siete voi che dovete dare i nomi a me”.
In quel frangente sarebbe intervenuto uno dei due precedenti giovani con fare minaccioso, urlando: “sbirri, corrotti di m…, levati la divisa che ti faccio vedere io”, ed avrebbe poi tirato un pugno e un calcio sull’auto di servizio.
In considerazione di ciò la pattuglia annotava d’essersi allontanata di circa 30 metri, ma le tre persone sarebbero salite nella loro auto e si sarebbero portati dietro di loro dicendo “c…ni, vi faccio la foto, vi denuncio”.
Intorno alle ore 3 della notte sopraggiungeva in ausilio la pattuglia dei Carabinieri di Tricase ai quali la terza persona avrebbe consegnato la propria patente di guida; ma poi vedendo che il suo documento era consegnato a sua volta ai poliziotti lo avrebbe strappato dalle mani di essi dicendo: “la patente laggiu data ai carabinieri e no alla polizia”.
Nel marzo scorso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, sost. Procuratore Dr.ssa Buffelli, ha comunicato ai tre giovani di Botrugno, Luca Piccinno (27 anni) Flavio Piccinno (44) e Francesco Stragapede (27), l’avviso di conclusione indagini per i reati di concorso in resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di identificazione.
Ma gli indagati non si sono identificati nella ricostruzione dei fatti annotata dai militari, e due di loro, Flavio Piccino e il nipote Luca Piccinno, si sono rivolti alle cure dell’avv. Sergio Santese, chiedendo ed ottenendo di essere interrogati il 16 aprile scorso dal Pubblico Ministero al quale, in particolare, hanno riferito che “la telefonata d’emergenza al 112 fu effettuata da Flavio Piccinno, tramite il suo telefono cellulare, e non dalla polizia, come era stato da essa annotato nella relazione di servizio”. Chiedevano, pertanto che fosse “accertata tale circostanza e gli abusi subiti”, puntualizzando che, “prima del sopraggiungere dei Carabinieri, la pattuglia della polizia aveva tentato di dileguarsi non riuscendovi per via del loro pedinamento”.
Sul prosieguo delle indagini al momento vige il più stretto riserbo.
Attualità
Dalla provincia di Lecce otto consiglieri nazionali ANCI
Sono Adriana Poli Bortone (Lecce), Francesca Torsello (Alessano), Pamela Daniele (Ruffano), Silvano Macculi (Botrugno), Michele Sperti (Miggiano), Ettore Caroppo (Minervino di Lecce), Flavio Filoni (Galatone) e Mario Pede (Squinzano)
L’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), lo scorso 6 dicembre, ha nominato i 644 nuovi membri del suo Consiglio Nazionale
Alla 20esima assemblea congressuale di Torino, l’associazione che rappresenta gli interessi dei Comuni dinanzi agli organi istituzionali nazionali ed internazionali riunendo oltre 7mila Comuni italiani, per un totale del 94,7% della popolazione, ha eletto i 34 rappresentanti dei Comuni pugliesi. Di questi, otto sono quelli della provincia di Lecce.
C’è Ettore Caroppo, consigliere comunale di Minervino con alle spalle esperienze da sindaco del suo Comune e da presidente regionale Anci. Pamela Daniele, attualmente al secondo mandato da assessora a Cultura e Turismo per il Comune di Ruffano.
Francesca Torsello, prima cittadina di Alessano dal 2016 al 2021. Completano l’elenco gli attuali sindaci di Galatone (Flavio Filoni), Botrugno (Silvano Macculi), Squinzano (Mario Pede), Lecce (Adriana Poli Bortone) e Miggiano (Michele Sperti che manterrà la carica di vicepresidente di ANCI Puglia).
Con l’importante ruolo di rappresentare il nostro territorio, contribuiranno a indirizzare le funzioni dell’Anci, che sono: rappresentare gli interessi degli associati dinanzi agli organi centrali dello Stato (Parlamento, governo, regioni); promuovere lo studio e l’approfondimento di problemi che interessano i suoi associati e di ogni materia riguardante la pubblica amministrazione; interviene con propri rappresentanti in ogni sede istituzionale in cui si discutano o si amministrino interessi delle autonomie locali; prestare attività di consulenza ed assistenza agli associati direttamente o mediante partecipazione o convenzionamenti con società, relativamente alle competenze che la legge attribuisce al Parlamento e allo Stato nazionale; esaminare i problemi che riguardano i dipendenti degli enti locali ed è presente nell’Agenzia ARAN per la definizione del contratto nazionale di lavoro del comparto; promuovere iniziative per l’educazione civica dei cittadini e per diffondere la conoscenza delle istituzioni locali, nonché la partecipazione dei cittadini alla vita delle autonomie locali; promuovere e coordinare le relazioni internazionali dei suoi associati e le loro attività nel campo della cooperazione internazionale decentrata.
Attualità
Autovelox, telelaser e postazioni fisse di dicembre
Sono disponibili i calendari dei controlli sulle strade provinciali che saranno effettuati dalla Polizia provinciale, tramite autovelox, telelaser e postazioni fisse, nel mese di dicembre.
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Approfondimenti
Costruire salentino, come eravamo
Giuseppe Maria Costantini, Conservatore-Restauratore di Beni Culturali: dalle coperture ai soffitti interni, dagli intonaci ai pavimenti interni ed esterni, dalla “suppinna” alla “loggia”: i caratteri tradizionali tipizzanti dell’edilizia salentina
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di Giuseppe Maria Costantini
(Conservatore-Restauratore di Beni Culturali)
Mi si chiede: «Se qualcuno volesse costruire un’abitazione secondo i canoni della tradizione salentina cosa dovrebbe fare? Quali sono gli aspetti più caratteristici e tipizzanti?».
Le abitazioni del Salento sono sempre state alquanto eterogenee in relazione alla condizione socio-economica e culturale dei loro abitanti, così caratterizzando i vari paesi e quartieri urbani, anche vicinissimi tra loro, inoltre, sono molto cambiate nel corso dei secoli, anche in breve tempo quando ce ne fosse un’importante condizionamento esterno.
Basti considerare che nel Salento, almeno fino al sedicesimo secolo, tutte le coperture degli edifici erano costituite da tetti spioventi e tegole in terracotta, come nel resto d’Italia.
Tra l’altro, la copertura esterna a spioventi corrispondeva largamente a soffitti interni in legno, sia lasciati a vista sia nascosti da incannucciate ricoperte da intonaci a stucco, come nel resto d’Italia.
Tale lunghissima “stagione dei tetti” vedeva anche pavimenti interni che, dove non fossero un umile battuto di terra, erano frequentemente in legno, nudo o variamente rifinito, oppure in terracotta, nuda o financo maiolicata; l’impiantito in pietra era destinato in prevalenza agli spazi esterni, o aperti, nonché a rimesse e opifici.
Tornando alla questione posta: come e più del resto d’Italia, nel Salento il consumo del suolo, dal secondo dopoguerra del Novecento a oggi, è stato enormemente maggiore che dalla preistoria allo stesso secondo dopoguerra; pertanto, non si dovrebbe più consumare neppure un metro-quadrato di terreno agricolo o naturale per costruire checchessia.
Ciò detto, innumerevoli edifici dell’ultimo secolo, privi di particolari valenze storiche o artistiche, necessiterebbero di importanti interventi “di costruzione”.
Si tratta di edifici variamente inefficaci in fatto di materiali di cui sono costituiti, di caratteri strutturali-statici, oppure affatto indecenti in termini di funzionalità, e/o di forma e di aspetto.
In altre parole, le tante costruzioni inadeguate e brutte che ci circondano dovrebbero essere radicalmente demolite e, ove necessario, ricostruite in termini idonei, o, se possibile e opportuno, parzialmente manomesse, recuperandone quanto già idoneo e sostituendone quanto inidoneo.
Che siano totali o parziali, è essenziale che tali auspicabili rigenerazioni tengano nella massima considerazione i caratteri tradizionali e tipizzanti del Salento, anzi, in particolare, che siano armoniche al centro abitato, o alla località di campagna, cui appartengono.
Il nostro grande intellettuale e poeta Vittorio Bodini, in Foglie di tabacco (1945-47), tipizza fantasticamente un carattere cardinale delle abitazioni pugliesi e salentine: «… le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia di un dado».
Tuttavia, neppure l’imbiancatura in bianco vale per ogni località: molti centri abitati, costieri e no, erano caratterizzati da prevalenti imbiancature di calce addizionata a pigmento, fino a ottenerne colori pastello, rosa, ocra gialla, azzurro, turchese, verde, ne era un esempio emblematico Gallipoli.
Perchè spellare le case?
Ne parlo al passato perché negli ultimi decenni è invalsa la deleteria moda di spellare le nostre abitazioni, fino a mostrarne l’orditura muraria in pietra, come si trattasse di un edificio non terminato.
Infatti, restando ai caratteri tradizionali tipizzanti: le abitazioni salentine, dalla più umile al palazzo nobiliare, quando edificate fino a conclusione, all’esterno e all’interno, erano immancabilmente intonacate o, comunque, rifinite con uno strato superficiale, quale rivestimento tradizionale del materiale lapideo costruttivo, con valenze funzionali ed estetiche, e ciò riguardava persino cantine e stalle.
Oltre alle coperture esterne a terrazza, destinate a convogliare le acque piovane nelle cisterne, un altro carattere tipizzante delle nostre abitazioni era la presenza di spazi interni aperti: ortali, giardini, cortili al piano terreno; al piano superiore: terrazze complanari, terrazze soprastanti, spesso dotate di suppinna o attico, nonché verande, balconi e balconcini.
In particolare, le facciate, anche quando di dimensioni contenute, tendevano ad avere uno spazio aperto protetto: portico, loggia, o loggetta a serliana.
Il colore degli infissi
Similmente alle murature, che dovrebbero mostrarsi sempre vestite, anche gli infissi, secondo tradizione, non mostrano mai il loro legno a vista, neppure quando pregiato.
Il colore degli infissi, come quello delle imbiancature tradizionali, era largamente condizionato dalla tradizione della località.
Certamente per le porte e i portoni, o le persiane, il colore più tipizzante era il verde (in infinite tonalità locali, più o meno scure), o, soprattutto per le località costiere, l’azzurro; seguono le tonalità del bruno-grigio.
A ogni modo, lontano dall’avere svolto questo interessante e poliedrico tema, spero di avere stimolato la vostra attenzione e rispetto per la conservazione e il recupero delle nostre tradizioni costruttive e del nostro bel paesaggio.
GIUSEPPE MARIA COSTANTINI
Conservatore-Restauratore di Beni Culturali.
Possiede numerose specializzazioni, tra cui superfici dell’architettura.
Lungamente ricercatore e docente di Restauro per l’Università di Bologna, oltreché per altri prestigiosi enti nazionali.
Su diretto invito del dirigente Arch. Piero Cavalcoli (Urbanista), ha partecipato all’elaborazione del DRAG della Regione Puglia (Schema di Documento Regionale di Assetto Generale).
*Nella foto in alto, Specchia da “I Borghi più belli d’Italia”
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