Alessano
Il Vescovo ricorda Don Tonino
In occasione del 19° anniversario della morte di Don Tonino Bello, l’omelia di Mons. Vito Angiuli sulla tomba del Beato, ad Alessano
In occasione del 19° anniversario della morte di Don Tonino Bello, l’omelia di Mons. Vito Angiuli sulla tomba del Beato, ad Alessano, questo venerdì 20 Aprile alle ore 18. Alle ore 19,30 seguirà l’inaugurazione della sede della Biblioteca della Scuola di Pace della Fondazione Don Tonino Bello, alla presenza dei familiari del compianto vescovo.“Se c’è un modo per spegnere la spinta profetica di don Tonino Bello è quello di farlo perdere nella routine della memoria, della ripetitività di emozioni, di parole e di pensieri sulla sua grandezza umana e spirituale. Occorre scorgere in don Tonino la sua essenza, la forza rivoluzionaria che lo spingeva innanzitutto a credere, ma anche a desiderare una concreta incarnazione di Dio, del Bene, nella storia.” Ad affermarlo è il vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, uno dei più grossi studiosi del vita e del pensiero teologico del Beato di Alessano. Di seguito l’anticipazione di alcuni brani della sua omelia, che leggerà domani alle ore 18 proprio sulla tomba di don Tonino Bello: «La memoria non basta! Non basta, se diventa solo rimpianto nostalgico di un tempo che ancora seduce e trasforma ogni cosa in un malinconico ricordo di avvenimenti passati, rinunciando al “principio speranza” per accontentarsi del silenzio immutabile degli eventi e operare quasi una sospensione dell’etica, una sorta di consolazione che si tramuta in una forma estetizzante della vita. Considerata e vissuta in questo modo, la memoria porta con sé il rischio della deresponsabilizzazione, ancorata al miraggio di una religiosità che culla il disagio dell’esistenza mutando il credere in un semplice e ingenuo sognare. La memoria non basta, se trasforma la responsabilità in un discorso ideologico, in una dinamica della fede che, dimenticando la sua ineliminabile dimensione pubblica e sociale, si inquadra in un teorema accademico. La dimenticanza del riferimento alla prassi rende la fede priva di significatività, puro verbalismo fine a se stesso, negazione della Parola di Dio la cui struttura lessicale si caratterizza per il suo intrinseco riferimento al futuro. Il cristianesimo deve mantenere la forza di sorprendere e di offrire spazi di vita nei quali parole come libertà, pace, amore, riconciliazione, solidarietà non siano semplici espressioni verbali, ma promesse escatologiche il cui senso rinvia all’evento cristologico e alla fede testimoniale della comunità ecclesiale. La memoria, infine, è del tutto insufficiente se diventa un comodo rifugio nell’intimità, una sorta di privatizzazione della fede confinata nel guscio di un substrato devozionale per certi versi immobile e atemporale. In questo contesto la memoria della persona di Gesù Cristo e la sua narrazione come storia di libertà è sempre rischiosa e svolge il compito di vigilanza critica e di “riserva escatologica” contro ogni tentativo di precostituire una fede senza aderenza alla vita». Volendo evidenziare la forza rivoluzionaria della fede pasquale che don Tonino Bello aveva interiorizzato e vissuto, mons. Angiuli, sottolinea, poi, gli effetti concreti della vita cristiana autentica se è vissuta in pienezza: «Questa memoria non è un ricordo illusorio che dispensa dalle audacie del futuro. Non è una specie di controfigura borghese della speranza. Non si rapporta alla storia come a uno schermo di proiezione di interessi presenti, ma mobilita gli eventi passati come tradizione sovversiva e quindi come potenza critica liberatrice. La forza rivoluzionaria dell’agire di Dio nella storia – canta la Madonna nel Magnificat – è memoria che consente di agire in nome di valori universali quali la giustizia, la solidarietà, la liberazione, la pace. Per questo “la parrocchia – scriveva don Tonino – non è luogo dove i problemi dell’esistenza si stemperano, o vengono addormentati, o sono messi tra parentesi. Essa, invece, deve diventare il quartier generale dove si elaborano i progetti per una migliore qualità della vita, dove la solidarietà viene sperimentata in termini planetari e non di campanile, dove si è disposti a pagare di persona il prezzo di ogni promozione umana, e dove le nostre piccole speranze di quaggiù vengono alimentate da quell’inesauribile riserva di speranze ultramondane di cui trabocca il Vangelo. La parrocchia, perciò, deve essere luogo pericoloso dove si fa “memoria eversiva” della Parola di Dio» (“Fiori tra le rocce”, vol. III, p. 265)».
Don Tonino, quando entra nella vita dell’autentico credente, ma anche nella vita di chi pur non essendo credente ha un amore concreto per l’umanità e per la giustizia, genera cambiamenti e conversioni: «Sì, carissimi, se ogni anno venissimo presso questa tomba – conclude mons. Angiuli – non è per rinverdire ricordi ormai sbiaditi, ma per far memoria di giorni che hanno acceso un fuoco e, in una felice stagione della nostra vita, hanno spalancato orizzonti planetari. Proprio accanto al simulacro di morte, avvertiamo il sapore di qualcosa di nuovo che germoglia e alziamo gli occhi per intravedere il Regno di Dio che avanza nella storia. Se ci accostiamo alla tomba, non è perché ci attira l’acre odore della morte, ma perché ci avvince il profumo della resurrezione dei corpi. Per questo consideriamo il tempo come un grande Sabato Santo, giorno del silenzioso ricordo di quanto accaduto e vigile attesa di ciò sta per sbocciare».
Alessano
La fortuna bussa ancora nel Salento, vinto oltre mezzo milione di euro
Ad Alessano un fortunato avventore ha vinto oltre mezzo milione di euro centrando il 5+1 al Superenalotto
La fortuna ha bussato ad Alessano dove un fortunato avventore ha vinto oltre mezzo milione di euro al Superenalotto.
Centrato un 5+1 da oltre mezzo milione di euro.
Il fortunato vincitore che ha indovinato la combinazione esatta si aggiudica una vincita da 508.251,51 euro.
La schedina con la combinazione vincente è stata giocata ad presso la Tabaccheria di via Rimembranze.
Dopo i complimenti al vincitore, come sempre facciamo da queste colonne, raccomandiamo a tutti gli altri di giocare con parsimonia, secondo le possibilità di ognuno, stando attenti che il gioco non si trasformi in dipendenza.
Ricordando che la ludopatia è una malattia vera e rischia di rovinare la vita di chi gioca compulsivamente e dei suoi cari.
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Alessano
Commercianti… in piazza
Secondo gli esercenti di Piazza Don Tonino ad Alessano, le modifiche all’arredo urbano rischiano di compromettere quella vitalità che ha sempre caratterizzato l’area
Ad Alessano, i commercianti di Piazza Don Tonino Bello sono scesi in campo per chiedere un intervento urgente delle autorità locali e regionali.
Lo riporta lavocedialessano.it.
Secondo i commercianti, le modifiche all’arredo urbano rischiano di compromettere quella vitalità che ha sempre caratterizzato l’area.
Con oltre 20 posti di lavoro a rischio, gli esercenti chiedono una revisione dell’organizzazione della piazza, che sta ostacolando l’operatività delle attività commerciali e causando danni economici diretti. “Non siamo solo imprenditori, ma una parte fondamentale del tessuto sociale e culturale di Alessano”, hanno detto i manifestanti.
Gli esercenti hanno richiesto l’accesso agli atti per chiarire la situazione, ma le risposte ricevute sono ritenute “parziali e insoddisfacenti”.
La disposizione degli arredi urbani, che ritengono illogica, starebbe rendendo difficile il normale flusso di traffico, minando la vivibilità della piazza.
L’appello dei commercianti è rivolto a tutte le istituzioni politiche, affinché intervengano prontamente: “Non si tratta solo di un problema amministrativo, ma di una questione di dignità per Alessano e per le famiglie che dipendono da queste attività”.
Nonostante la crescente preoccupazione, i commercianti si dicono disposti a collaborare con il comune e con le istituzioni “per trovare soluzioni concrete, evitando conflitti legali. Alessano non può permettersi di perdere un pezzo così importante della sua identità”.
Alessano
“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia
Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”
di Luca De Santis
Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta.
Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino.
Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni.
All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.
La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento.
Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile.
Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.
Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa.
Il vi voglio bene di don Tonino
Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.
Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.
Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.
La cultura sessantottina
Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari.
L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica.
Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule.
Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento.
Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari.
In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.
Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale.
Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons.
Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.
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