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Casarano

Casarano, ospedale: “Cronaca di una morte annunciata”

Molti ne avranno visto il film con una giovane e stupenda Ornella Muti, molti di meno avranno letto l’appassionante libro di Gabriel Garcìa Màrquez, ma certamente

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Molti ne avranno visto il film con una giovane e stupenda Ornella Muti, molti di meno avranno letto l’appassionante libro di Gabriel Garcìa Màrquez, ma certamente tutti ne hanno sentito almeno una volta pronunciare il titolo: “Cronaca di una morte annunciata”. E’ la frase che possiamo prendere in prestito per dare il titolo alla nostra storia, quella di un ospedale nato ed affermatosi per i suoi primi anni fra i migliori della regione, che, come la maggior parte degli ospedali, è stato poi violentato dalla politica e che ora la stessa politica ha abbandonato. A dire il vero, a parlare con gli attivisti casaranesi vicini al Governatore Nichi Vendola (e più in generale con una buona parte del centrosinistra) questo rischio non sembra poi essere così concreto. Non si sa se per intima e sincera convinzione personale o solo per una “difesa d’ufficio” delle posizioni assunte dai propri referenti alla Regione, l’atteggiamento assunto è quello di chi dispensa tranquillità a piene mani. Costoro hanno letto le carte e siccome le carte non parlano di una chiusura dell’ospedale “Ferrari” di Casarano, possiamo stare tutti tranquilli. Che sarebbe un po’ come dire che, siccome tempo fa ci fu un referendum che aboliva il finanziamento pubblico ai partiti (e quindi da qualche parte c’è scritto che ciò non deve accadere), il finanziamento pubblico ai partiti effettivamente non c’è. I fatti, purtroppo, ci dicono invece altro e ci raccontano che a Casarano sono diminuiti i radiologi e che quindi le prestazioni sono state talmente ridimensionate che ora, per una risonanza magnetica, bisognerà aspettare un anno (!) e quindi conviene correre a prenotarsi anche se si sta bene, in maniera tale che tra un anno, quando arriverà il nostro turno, sicuramente qualcosa da farci controllare ce l’avremo certamente. Così come, sempre i fatti, ci parlano di una diminuzione del numero degli anestesisti tale da far calare il numero mensile degli interventi chirurgici da 70 a 45, con conseguente dirottamento verso altri ospedali; ma ci dicono anche di una diminuzione delle nascite presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia, che alcune fonti molto attendibili dell’Asl riferiscono in chiusura nei prossimi mesi estivi ma (in Italia non c’è più cosa stabile del provvisorio) difficilmente riaperto con la brutta stagione. Ma i fatti continuano a dirci di primari che vanno via e non vengono rimpiazzati, di un reparto di Rianimazione che è rimasto con un solo posto letto e con una struttura nuovissima e desolatamente vuota; sempre e solo i fatti ci dicono di nuove apparecchiature finanziate ed acquistate che sono finite chissà dove e di un progetto del dr Giuseppe Serravezza, nel triste campo dell’Oncologia (in materia di “preparazione dei chemioterapici”), mai avviato a Casarano ma accordato presso una struttura privata come quella dell’ospedale di Tricase. Al PdL va il merito di aver per primo dato concretezza a tutti i malumori che da tempo si rincorrono e lo ha fatto con l’istituzione di un Comitato per la difesa dell’ospedale, ma soprattutto con l’apertura al dialogo ed un invito ad unirsi rivolto a tutte le altre forze politiche. Ma allo stesso PdL vanno anche imputate delle responsabilità e sono quelle legate al fatto che i propri Onorevoli ed i propri Senatori, sino ad ora, non sono stati poi così fermi e determinati nel cercare di fare qualcosa di concreto per cambiare il finale a questa brutta storia che sembra ormai già scritta da “qualcuno”, che sta spogliando l’ospedale di Casarano per vestire quello di Gallipoli, dietro la facciata di una riorganizzazione davvero difficile da comprendere. L’auspicio non può che essere quello che ci possa essere una vera e propria mobilitazione popolare appoggiata dalla politica (tutta) di destra e di sinistra; una politica che abbia anche il coraggio di andare oltre ai proclami di circostanza e fare anche la “voce grossa” soprattutto con i propri referenti alla Regione o al Parlamento. Perché quest’ospedale non è un capriccio campanilistico, è una realtà da difendere… a tutti i costi.


Antonio Memmi

Attualità

Il Consiglio di Stato dà ragione al servizio di trasporto disabili. ASL Bari e Regione Puglia devono pagare

Il Consiglio di Stato, con quattro sentenze pubblicate in questi giorni, conferma l’illegittimità dei provvedimenti dell’ASL Bari di rinvio nell’erogazione del servizio di trasporto presso i centri diurni della Provincia di Bari e la condanna dell’ASL Bari e Regione Puglia, in solido tra loro, a risarcire le spese nelle more sopportate dai centri, oltre interessi legali….

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IL CONSIGLIO DI STATO, CON QUATTRO NUOVE SENTENZE, CONFERMA L’ILLEGITTIMITA’ DEI RINVII DELL’ASL BARI NELLA PRESA IN CARICO DEL SERVIZIO DI TRASPORTO DISABILI DEI CENTRI DIURNI E LA CONDANNA RISARCITORIA NEI CONFRONTI DI ASL BARI E REGIONE PUGLIA

Il Consiglio di Stato, con quattro sentenze pubblicate in questi giorni, conferma l’illegittimità dei provvedimenti dell’ASL Bari di rinvio nell’erogazione del servizio di trasporto presso i centri diurni della Provincia di Bari e la condanna dell’ASL Bari e Regione Puglia, in solido tra loro, a risarcire le spese nelle more sopportate dai centri, oltre interessi legali. 

I fatti. 

L’art. 46 della Legge della Regione Puglia n. 4/2010 assegna alle ASL competenti per territorio il compito di garantire il servizio di trasporto dei disabili presso i centri diurni socio-educativi contrattualizzati con le ASL. 

Negli anni passati, l’ASL Bari, nonostante le diffide per l’attivazione del servizio di trasporto ricevute dai centri diurni, dalle associazioni di categoria ed anche dal Comune di Bari, non attivava detto servizio.

Solo nel 2020 l’ASL Bari, per tentare di porre rimedio a tanto, in via eccezionale e temporanea, consentiva ai centri diurni di provvedere al trasporto, corrispondendo, però, agli stessi una tariffa, € 6,51 per utente, che non copriva i costi realmente sopportati. 

Scaduto il contratto, i centri tornavano a diffidare l’ASL Bari a prendere in carico il servizio o a ricevere una tariffa adeguata ai costi reali. In caso contrario, gli stessi centri avvertivano l’ASL Bari che sarebbero stati costretti ad interrompere il trasporto e che ciò avrebbe creato gravissimi danni agli utenti disabili dei centri ed alle rispettive famiglie, a cui sarebbe stato impedito di poter fruire di un servizio indispensabile per somministrare le terapie di cui i disabili avevano estrema necessità sulla base dei programmi di riabilitazione autorizzati dalla stessa ASL Bari.

Vista l’inerzia dell’ASL Bari, quattro centri diurni di Bari e Rutigliano, tramite l’Avv. Paolo Gaballo del Foro di Lecce, invocavano giustizia al TAR Puglia, chiedendo di porre rimedio ad una situazione divenuta improcrastinabile, nonché il rimborso delle maggiori spese sostenute negli anni per il trasporto.

Il TAR disponeva il coinvolgimento nei giudizi della Regione Puglia, affinchè la stessa, assieme all’ASL Bari, pervenisse con sollecitudine ad una soluzione della vicenda.

Nonostante il disposto del TAR nulla accadeva; sicché i quattro centri diurni tornavano ad invocare giustizia al TAR Puglia, che, accogliendo le istanze cautelari avanzate dall’Avv. Gaballo, con quattro ordinanze, ordinava all’ASL Bari ed alla Regione Puglia un tavolo tecnico al fine di risolvere la situazione e, nel caso, rinegoziare con i centri diurni l’originaria tariffa per lo svolgimento, da parte di questi ultimi, del servizio di trasporto.

Tuttavia, il tavolo tecnico regionale si risolveva in un nulla di fatto; sicché subentrava il Commissario ad acta in luogo delle Amministrazioni inadempienti.

Il TAR Puglia accoglieva i ricorsi dei centri di Bari e Rutigliano, dichiarando illegittimi i provvedimenti dell’ASL Bari di rinvio dell’erogazione del servizio di trasporto, condannando la Regione Puglia e l’ASL Bari, in solido tra loro, a risarcire i danni, individuandoli nei costi del servizio sopportati dai centri, oltre interessi, presumibilmente svariate centinaia di migliaia di euro, e disponendo la trasmissione degli atti alla Corte dei Conti per le responsabilità che la stessa avesse ritenuto di individuare. 

In caso di mancato accordo sulla somma da risarcire, il TAR nominava come Commissario ad acta il Prefetto di Bari. Nei giudizi interveniva, a supporto dei centri, l’Associazione Welfare a Levante con il proprio Presidente Antonio Perruggini.

L’ASL Bari e la Regione decidevano di appellare tutte le sentenze del TAR.

Nei mesi scorsi il Consiglio di Stato si era già espresso in favore di un centro di Bitonto. 

In questi giorni, però, la III^ Sezione del Consiglio di Stato (Presidente Corradino-relatore D’Angelo), confermando e ribadendo l’orientamento manifestato, con quattro nuove sentenze, ha rigettato gli appelli della Regione ed accolto quelli dell’ASL Bari solo in relazione alla data di decorrenza della condanna risarcitoria. 

E’ stata, infatti, confermata sia l’illegittimità dei provvedimenti dell’ASL Bari, di rinvio nell’erogazione del servizio di trasporto presso il centro di Rutigliano e Bari, sia la condanna dell’ASL Bari e della Regione Puglia a risarcire, in solido, i danni subiti dai centri, sebbene a far data dal febbraio 2022, oltre interessi legali e fino al soddisfo.

Nella pronuncia si leggono passaggi particolarmente significativi sull’inerzia di cui l’ASL Bari e la Regione Puglia si sono rese protagonista nella vicenda: “Il Tribunale, in sede cautelare, ha in un primo momento disposto la convocazione di un tavolo tecnico finalizzato alla rinegoziazione della tariffa di trasporto sulla base di criteri indicati dallo stesso giudice. All’esito infruttuoso del tavolo, ha quindi nominato un Commissario ad acta”.

Le quattro nuove decisioni del Consiglio di Stato rivestono particolare importanza, in quanto consentono di sbloccare, definitivamente, una situazione che si trascina da anni in danno dei centri diurni e dei loro utenti disabili e rappresentano una pietra miliare nella distribuzione delle competenze dei servizi in favore dei diversamente abili e nell’interpretazione della normativa regionale in materia. 

Soddisfazione per l’esito del giudizio è stata espressa dai centri diurni, dall’associazione Welfare a Levante, dall’Avv. Paolo Gaballo e dai genitori dei diversamente abili che usufruiscono dei centri.

sentenza Consiglio di Stato 10 dicembre 2024 sentenza II Consiglio di Stato 10 dicembre 2024 sentenza Consiglio di Stato del 24 dicembre 2024 sentenza Consiglio di Stato 11 dicembre 2024

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Approfondimenti

Il presidente Vadrucci della Camera di Commercio fra passato e futuro

Sono stati tre anni faticosi ma esaltanti. E soprattutto sono stati tre anni fatti insieme: io, il Segretario Generale, Francesco De Giorgio, la struttura camerale e, soprattutto, la Giunta e il Consiglio della Camera di Commercio di Lecce. Uscivamo da un periodo di pandemia che aveva provocato molti problemi al mondo produttivo salentino…

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INTERVISTA ESCLUSIVA

di Giuseppe Cerfeda

Lei è presidente della Camera di Commercio di Lecce da tre anni. Vuole fare un primo bilancio di questa esperienza?

«Sono stati tre anni faticosi ma esaltanti. E soprattutto sono stati tre anni fatti insieme: io, il Segretario Generale, Francesco De Giorgio, la struttura camerale e, soprattutto, la Giunta e il Consiglio della Camera di Commercio di Lecce. Uscivamo da un periodo di pandemia che aveva provocato molti problemi al mondo produttivo salentino. 

Le imprese della nostra provincia hanno avuto in questi tre anni la forza di credere nelle loro idee, di riprendere la produzione, di guardare avanti, cercando di utilizzare l’innovazione tecnologica e le possibilità che la Camera di Commercio, come casa delle imprese, ha messo loro a disposizione. 

Insieme alle Associazioni di categoria che compongono gli organi camerali, abbiamo trovato la possibilità di sostenere questa volontà di ripartire. Vorrei ricordare una iniziativa per tutte: abbiamo trovato nelle pieghe del bilancio un milione di euro per aiutare le imprese salentine a far fronte agli aumenti del costo dell’energia, causa delle situazioni penalizzanti per la nostra economia e le nostre aziende. 

In questo modo abbiamo aiutato il mondo produttivo salentino a ripartire senza troppi costi aggiuntivi che avrebbero potuto mettere a terra numerose attività».

Qual è lo stato attuale del tessuto economico e sociale della nostra provincia?

«Stiamo ancora lavorando con tutti gli imprenditori per cercare di emergere in un contesto che sconta un lungo momento negativo in campo nazionale e internazionale. 

La globalizzazione ha lasciato uno strascico pesante per il nostro tessuto produttivo, perché le attività per le quali una volta eravamo in grande evidenza, tessile e abbigliamento, calzaturiero e manufatturiero di qualità, una volta portate in Paesi a più bassi costi, non sono ancora rientrate nel nostro ambito. 

Ci siamo quindi dovuti reinventare le produzioni, puntando sui marchi e sulla qualità. 

Per fortuna alcune aziende leader sono riuscite a ripartire con queste nuove direttrici di sviluppo, ma la condizione internazionale non è particolarmente favorevole. 

Cominciamo a sentire l’affanno dei costi della transizione verso la sostenibilità, richiesta dalle norme europee. 

I costi di guerra, in un Mediterraneo sempre più centrale come scacchiere senza pace, non aiutano lo sviluppo dei commerci e delle transazioni. Contemporaneamente i cambiamenti climatici stanno stressando la nostra agricoltura, che pure continua ad avere prodotti di grande pregio. La Xylella ha lasciato danni dappertutto.

Ma ci sono anche iniziative che guardano all’innovazione tecnologica. I giovani, prima di decidere di scappare in altri paesi, investono energie e voglia di fare, qui, sul territorio salentino. 

La Camera di Commercio di Lecce cerca di cogliere ogni occasione per agevolare queste iniziative nuove, aiutando al contempo le aziende tradizionali ad evolversi verso traguardi internazionali, sfruttando le risorse che la Regione e Governo, con ZES Unica e Fondi di coesione e le norme europee del PNRR, mettono a disposizione. 

Lavoriamo ogni giorno in questa direzione, contando anche sul favore che il brand “Salento” ha acquisito in campo nazionale e internazionale, supportato dall’appeal turistico e culturale. Siamo a disposizione, insieme alle altre Istituzioni locali, del mondo economico salentino. 

Non dobbiamo rallentare e sono fiducioso che riusciremo a far aumentare la velocità all’economia del Salento».

Se dovesse indicare pregi e difetti del mondo economico salentino?

«Pregi e difetti non sono sempre uguali. Non sono tra quelli che dicono che ci sono difetti caratteriali nei nostri imprenditori. Ormai viviamo in un mondo globalizzato e sappiamo quello che possiamo e non possiamo fare. 

Un fattore molto penalizzante è il decentramento geografico della nostra terra, rispetto ai mercati europei di riferimento. Scontiamo da sempre – in questo periodo ancora di più – una marginalità nei trasporti che rende più difficoltosa la nostra penetrazione sui mercati internazionali. Le strutture e le infrastrutture dovrebbero aiutarci a cambiare le cose, ma ci vuole anche una nuova politica industriale che faccia del Mediterraneo un punto di riferimento industriale e commerciale diverso, evitando che si “infiammi” in quelle guerre che ne stanno riducendo l’importanza geopolitica e commerciale. 

Nel frattempo, la caparbietà, che è uno dei pregi della nostra classe imprenditoriale, deve essere ancora più efficace per resistere e trovare strade alternative per le produzioni del nostro territorio. Le Istituzioni, però, devono eliminare gli ostacoli che ancora si frappongono. 

La Camera di Commercio diventa così anello di collegamento e cerniera con le Istituzioni, per mettere in pratica norme e percorsi al servizio dell’imprenditoria locale, riducendo la burocrazia e favorendo la spinta che gli imprenditori più avveduti cercano attraverso l’innovazione tecnologica e le nuove tecniche produttive. 

Non è facile, ma ci impegniamo tutti in questa direzione».

Lei è del sud Salento e non ha mai nascosto la sua attenzione verso quella porzione di territorio, sforzandosi perché non venga snobbata com’è accaduto per tanti anni. L’adeguamento della SS. 275 ne è l’esempio lampante…

«Forse siamo arrivati al punto in cui, anche per la 275, non si possono fare più passi indietro. La strada che porta a Santa Maria di Leuca, fondamentale per lo sviluppo del sud Salento, dovrà presto essere una realtà. 

E questo grazie all’impegno di tanta parte della comunità di quei territori, anche se abbiamo dovuto piangere troppi morti. Abbiamo aggiunto la nostra opera a quella di tante istituzioni, associazioni e cittadini del basso Salento. 

Ma non dobbiamo fermarci perché altre infrastrutture hanno bisogno della nostra attenzione e del nostro impegno per proiettarci nel futuro».

Siamo a Natale. La Confartigianato ha fatto appello per comprare prodotti salentini: vuole aggiungere il suo di appello?

«La Confartigianato – di cui mi onoro di far parte – è sempre stata molto sensibile a questo problema. Impegnarci a privilegiare negli acquisti prodotti e oggetti che vengono dalle nostre aziende, è il modo più intelligente di sostenere la nostra economia e di fare un buon affare. 

Anche perché i prodotti del lavoro delle nostre operaie e dei nostri artigiani, le eccellenze delle nostre terre non sono secondi a nessuno. 

Lo sanno anche fuori dal Salento, tanto che le nostre aziende più attrezzate stanno rispondendo con l’e-commerce, alle richieste che vengono dagli acquirenti nazionali ed esteri. 

Segno che abbiamo conquistato il cuore, la mente e… il palato di tanta gente».

Ancora due anni per terminare questo primo mandato. Pensa che ce ne sarà un secondo, per lei, come Presidente della Camera di Commercio di Lecce?

«Per adesso c’è tanto lavoro da fare per cercare di raccogliere i frutti delle idee e del lavoro che, con la Giunta e il Consiglio camerale, abbiamo introdotto per aiutare la transizione del mondo produttivo salentino. 

Ci sono veramente tante idee, che cerchiamo di arricchire di risorse per poterle realizzare. 

È questo il nostro primo obiettivo, da raggiungere anche attraverso le relazioni che ho incominciato ad intraprendere con il resto del mondo produttivo italiano, grazie al mio ruolo di vice presidente nazionale di Unioncamere. 

Il resto lo decideranno soprattutto i rappresentanti delle varie categorie produttive. 

Io sono al servizio, insieme alle strutture camerali, delle imprese del nostro territorio».

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Casarano

Si accapigliano per una donna e spunta un coltello

La lite è culminata nell’accoltellamento di un 36enne del posto, per motivi di cuore, ma non si esclude che possano essere state anche altre le motivazioni…

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Tutto accade per amore. L’interesse per la stessa donna li ha fatti incontrare e scontrare: due i protagonisti della vicenda che, sembra, si fossero dati appuntamento in centro a Supersano per un chiarimento.

Dalle mani di uno dei due è spuntato un coltello a serramanico pronto a sferrare un fendente; l’altro, con l’intento di parare il colpo, è rimasto ferito alla mano sinistra.

La lite è culminata nell’accoltellamento di un 36enne del posto, per motivi di cuore, ma non si esclude che possano essere state anche altre le motivazioni.

La scena è stata seguita da diversi testimoni che hanno raccontato il fatto una volta arrivati i carabinieri sul posto.

L’aggressore è scappato via facendo perdere le proprie tracce, l’uomo ferito è stato trasportato all’ospedale di Casarano.

Indagano i carabinieri che stanno visionando anche le telecamere di videosorveglianza.

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