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News & Salento

Castro: la storia della Terrazza Mazzotta

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In Castro, la “Perla”, ove ogni roccia ha una storia ed un nome, impresse nella mente e nel cuore della gente del posto, vi è anche la “terrazza Mazzotta”. E’ oggi, questa, una splendida terrazza, con un panorama mozzafiato verso Levante, e quindi con vista verso Santa Cesarea, e verso l’Albania. La detta, a furor di popolo, “terrazza Mazzotta” è stata fino a qualche anno fa la locale “chiavica”, cioè il luogo convenuto da varie generazioni fino a raggiungere l’epoca ellenica, ove ogni mattina, di buonora, le madri erano solite svuotare i vasi di terracotta, o “vasi comodi”, con le urine e le feci della notte di un’intera famiglia.


Una fogna nera a cielo aperto, ove le stesse madri, sebbene abituate, si recavano in apnea. Alla pulizia ci pensava il Padreterno con le provvidenziali e copiose piogge autunnali, che ivi convergevano da tutto il Borgo medievale. All’uopo il sito chaivicale era posto ove le piogge ivi convogliate erano costrette ad attraversarlo impetuose dalla forte pendenza, provvedendo, per erosione, ad una pulizia radicale ed in successione alla concimazione dei fondi attraversati, in massima parte uliveti, ma non mancavano alberi da frutto, brunella di Castro (particolare tipo di prugna marina) o fichi, o fichi d’India, non mancavano zucchini, meloncelle e fagiolini.


La concimatoia liquida finiva il suo tragitto per i campi, sulla costa di Levante, la Palombara, e da questa nel mare, sempre cristallino, ove ci pensava sempre l’azione autopulente del Padreterno. Osservandola sul posto, con istintiva professionalità ingegneristica, non si può non apprezzare il progetto (se progetto ci fu mai) e comunque ammirare l’ideatore, giacché, non che le gabelle mancassero, gratuito era lo smaltimento, gratuito lo svuotamento, gratuito il trasporto, gratuita la concimazione e gratuita l’azione autopulente del Padreterno, per cui il mare sembrava sempre di un azzurro cristallino. Perdurato per millenni, il fatto, che ad alcuni sembra essere stato uno sconcio, nonché portatore di pericolose infezioni, ad altri alquanto naturale ed organizzativo, sarebbe perdurato sino ai nostri giorni senza l’interessamento di un certo Mazzotta, che, funzionario dello Stato, notò il sito incantevole ed impose un vespasiano per ogni famiglia, con divieto all’uso della “chiavica”. Da qui la splendida Terrazza Mazzotta che portò, per la prima volta, all’ambito premio della Bandiera Blu d’Europa.

Luigi Schifani


Castro


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Saggio di Natale a Nardò

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Domenica 22 dicembre si è svolto al palazzetto dello sport Andrea Pasca di Nardò, il primo saggio di Natale della scuola di ballo Anastasia Dance: Jingle dance.

Non solo ballo ma anche attrazioni natalizie per tutti i bambini: Anna ed elsa, elfi, zucchero filato per tutti, babbo natale con la buca lettere per le letterine, angolo scenografico. Tante coreografie che hanno visto esibirsi 50 ballerini della scuola Anastasia Dance dei maestri Francesca Paglialunga e Salvatore Vacca.

L’evento è stato patrocinato dal Comune di Nardò, grazie alla preziosa collaborazione del presidente del Consiglio comunale con delega allo sport Antonio Tondo e del presidente della Consulta dello sport Tony De Paola.

Le iscrizioni per il nuovo anno sono aperte e i maestri vi aspettano in via due Aie, 67 a Nardò.

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Annuo Nuovo, una “buona vecchia abitudine: il bagno a mare

Sono tanti i salentini che nonostante l’estate sia solo uno sbiadito ricordo, continuano a “calare” i propri corpi nelle fredde e chiare acque di mare: una usanza, forse; una ricetta per la longevità, sostiene qualcun altro

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Anche questo 2025 si è palesato con il volto e gli usi di altri inverni, un deja vù, insomma.

Sono tanti i salentini che nonostante l’estate sia solo uno sbiadito ricordo, continuano a “calare” i propri corpi nelle fredde e chiare acque di mare: una usanza, forse; una ricetta per la longevità, sostiene qualcun altro; un modo per curare la forma e l’anima; una sorta di rito propiziatorio, ci confidano, un po’ come fare il bagno nelle acque del Gange (per gli indù c’è la convinzione che effettuando il bagno nel fiume si possa ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza).

Pertanto anche quest’anno a Capodanno passeggiando per le nostre coste, da OtrantoS. Cesarea a Castro, passando per Tricase e Leuca, era facile scorgere alcuni coraggiosi e volenterosi che iniziavano l’anno con il “solito” rito propiziatorio: il bagno a mare.

 

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Marittima: in Bottega l’ultimo appuntamento con le degustazioni

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Riceviamo e pubblichiamo

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