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Attualità

Estate salentina.Troppo presto per fare un bilancio ma…

Bisogna ricominciare a pensare in grande, e ciò non è facile  in una società dalla comunicazione senza autocontrollo, per cui si può arrivare a scrivere che in un treno diretto ad un città della Puglia si possono trovare dei “giovani lanzichenecchi”…

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di Hervé Cavallera


È indubbiamente presto per fare un bilancio della stagione estiva nel Salento, eppure qualcosa si può già dire sia in funzione del presente sia per un progetto del futuro. Ora, l’aspetto più appariscente dell’estate in corso è, probabilmente, il “fenomeno” degli incendi: Lido Marini, Torre Mozza, Torre San Giovanni, San Cataldo, ecc. ecc.


Ed è triste fare il sunto completo dei luoghi colpiti e dei danni. Certo, si può subito dire che non si tratta di un fenomeno che ha investito solo il Salento, ma è giusto che ogni territorio si assuma le proprie responsabilità e si studino strategie che blocchino il rinnovarsi di atti dolosi.


Come è necessario che si pensi ad una offerta più qualificata per i turisti, in modo da generare una serie di servizi che non riducano il tutto ad effimeri soggiorni, peraltro pagati non poco. 


    La sicurezza e l’investimento sul paesaggio sono, del resto, elementi che non garantiscono semplicemente la qualità della stagione estiva, ma dell’intero Salento a prescindere dal turismo. E meno male che non si sono registrati “fenomeni estremi” come accaduto in alte parti d’Italia. Fenomeni che non si possono escludere, facendo i debiti scongiuri, in un futuro.  E il discorso allora si allarga dal Salento alla Puglia all’Italia. 


    Insomma, in un contesto geograficamente esposto a modificazioni climatiche, in un clima  politicamente difficile a livello internazionale, in una penisola facile mèta di sbarchi di esseri umani in cerca di fortuna, è evidente che non bisogna lasciarsi affidare al caso e alle vecchie consuetudini, nella convinzione che fin che la barca va lasciala andare, come diceva la canzonetta.


Bisogna ricominciare a pensare in grande, e ciò non è facile  in una società dalla comunicazione senza autocontrollo, per cui si può arrivare a scrivere che in un treno diretto ad un città della Puglia si possono trovare dei “giovani lanzichenecchi”, mentre il cosiddetto “politicamente corretto” tende a imporre una omologazione di massa, la quale appiattisce e frena la libertà dell’immaginazione costruttiva che una volta si chiedeva non solo agli artisti e ai pensatori, ma anche alla classe politica.


Tutto questo è il frutto di una società che si limita a vivere la dimensione del presente, in un relativismo di costumi in cui la vera communitas si smarrisce, come del resto nel Salento è testimoniato, oltre che dal calo demografico, dall’esodo giovanile. 


    E tuttavia non bisogna perdersi d’animo in questo scenario complesso e cercare, ognuno per la propria parte, di dare il meglio. Una volta tale compito sarebbe ufficialmente spettato al Consiglio provinciale.


Al presente si oscilla tra i Consigli comunali, spesso attenti alla propria sopravvivenza, e il Consiglio regionale, non sempre capace di prendersi carico in maniera adeguata delle singole realtà territoriali.

In realtà, il Salento non è solo la terra du sule, du mare, du ientu, delle interessanti sagre paesane, della saporita cucina e dell’ottimo vino.


È anche una terra con una storia culturale millenaria di cui restano testimonianze importanti (messapi, romani, bizantini e così via) e che vanta bellezze artistiche di altissimo valore e borghi che conservano ancora il fascino di un passato lontano dove si aveva la cura dei particolari pur nell’attenzione alla funzionalità.


Tutto questo andrebbe considerato come un insieme organico e non lasciato al caso. E lo stesso vale per l’ospitalità. 


    Ecco: pensare ai limiti del presente, alle potenzialità e al rinnovamento non significa ignorare gli indubbi meriti che pur ci sono,  ma voler ulteriormente crescere, migliorare, andare avanti senza stravolgere, bensì investendo su quello che si ha, tutelandolo e  valorizzandolo.


Per fare tutto questo ci vogliono entusiasmo civico e buona volontà da parte delle amministrazioni municipali, ma tutto deve poi contare sull’apporto di associazioni e di istituzioni di veri competenti, in modo da generare una programmazione efficiente e durevole.


Occorre, cioè, un rapporto diverso con istituzioni e personalità della cultura sì da incidere realmente e positivamente nel territorio con progetti  non generici o velleitari.


Sono forse sogni di una notte di mezza estate, per ricordare  Shakespeare che ha ambientato in Italia non poche sue opere, ma di sogni sono fatte le vite degli esseri umani e attraverso di loro possiamo darci da fare per realizzare davvero un domani migliore.


Il prof. Hervé Cavallera


Attualità

Porto Cesareo resta Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo

Confermata la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche

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L’Area Marina Protetta Porto Cesareo si conferma un’Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo (ASPIM), aggiudicandosi ancora una volta la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche.

La conferma della certificazione ASPIM è giunta al termine di una tre giorni di lavori sul campo da parte della commissione internazionale composta da Leonardo Tunesi, rappresentante del Focal Point, Robert Turk e Rais Chedly esperti internazionali, Antonio Terlizzi, esperto nazionale e dal direttore dell’AMP Porto Cesareo Paolo D’Ambrosio.

L’iter per ottenere il riconoscimento come da regolamento è passato dall’attivazione di attività di studio scientifico sistematico e di monitoraggio degli habitat, che consentono di stilare gli elenchi delle specie di flora e fauna necessari per definire il grado di biodiversità del sito.

«Lo status viene mantenuto attraverso il costante monitoraggio e salvaguardia delle specie individuate negli elenchi, ed essere ASPIM aumenta la nostra responsabilità di controllo dell’ambiente, allo scopo di salvaguardare le specie e gli habitat in cui esse vivono e si riproducono», hanno affermato soddisfatti i massimi responsabili di AMP Porto Cesareo.

Il riconoscimento dello status di ASPIM viene rilasciato dal Regional Activity Centre for  Specially Protected Area (RAC-SPA), con sede a Tunisi, organismo creato nel 1995 fra i Paesi che hannostipulato nel 1976 la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento.

È questo centro che definisce e mantiene la lista delle ASPIM, vagliando nuove domande e promuovendo le aree protette meritevoli del riconoscimento.

Le aree marine protette italiane che detengono lo status di ASPIM sono attualmente 10.

Quattro in Sardegna tra cui Capo Carbonara, Capo Caccia-Isola Piana, Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre e Tavolara-Punta Coda Cavallo.

A livello nazionale figurano poi Portofino (prima AMP italiana ad aver ottenuto il riconoscimento, nel 2005), Miramare, Plemmirio, Punta Campanella.

Per il Salento, Porto Cesareo e Torre Guaceto.

Direttore e Presidente dell’AMP esprimono la loro soddisfazione per questo «ulteriore traguardo raggiunto, a conclusione di quest’anno, che conferma le altissime performance dell’AMP Porto Cesareo, la quale si posiziona non solo tra le prime a livello Nazionale, ma anche nell’élite delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea»

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Fitto vicepresidente Commissione Ue, arriva il via libera

La situazione si è sbloccata ieri sera con il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti. Ma i Verdi non ci stanno e i Socialisti si spaccano. Il presidente della Camera del Commercio di Lecce, Mario Vadrucci: «Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini e aiuterà le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti»

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Alla fine, Raffaele Fitto ce l’ha fatta.

Dopo lunghi giorni di attesa, polemiche a non finire e qualche ironia social, dopo il suo intervento in un inglese non proprio fluente, è arrivato il via libera alla nomina del politico salentino.

I coordinatori delle commissioni Affari regionali dell’Eurocamera, con il quorum dei due terzi, hanno dato l’ok alla nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione con delega alla Coesione.

Allo stesso tempo le commissioni Affari Economici, Industria e Ambiente hanno dato l’ok definitivo alla nomina della spagnola Teresa Ribera.

Il voto finale previsto mercoledì 27 novembre, in seno alla plenaria della Commissione europea.

L’accordo, formalizzato nella serata di ieri, ha sbloccato il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti su Fitto, mentre Ribera ha ricevuto il sostegno anche di Verdi e Sinistra.

Non sono mancate, però, le critiche: i Verdi hanno accusato il PPE di minare la trasparenza e i principi democratici, mentre il gruppo Socialista si è spaccato, con delegazioni di paesi come Germania e Francia contrarie all’intesa.

Per molti la nomina di Fitto è inopportuna perché «rappresenta un partito contro lo Stato di diritto, l’ambiente e l’integrazione europea».

Il presidente della Camera del Commercio di Lecce Mario Vadrucci si compolimenta: «Da Italiani e soprattutto da salentini siamo particolarmente soddisfatti di come si è conclusa la vicenda connessa con il completamento della Commissione Europea, che vede Raffaele Fitto meritatamente nominato nel prestigioso incarico di vicepresidente esecutivo dell’organismo che regge politicamente e concretamente le sorti dell’Unione Europea».

«Le attestazioni di stima che, in questi giorni, da più parti politiche, sono state espresse sulla figura di Raffaele Fitto, èprosegue il presidente della Cammera del Commercio leccese, «ci fanno ben sperare in vista di un lavoro nei settori delicati cui è stato chiamato, quelli delle Riforme e della Coesione, che guardano al futuro ed alla crescita della parte meno sviluppata dei Paesi Europei».

«Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini salentine e, nel suo impegno politico per favorire la coesione europea», conclude Mario Vadrucci, «cercherà di fare gli interessi dell’Italia, aiutando anche le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti».

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Attualità

Ospedale di Casarano, «eterna emergenza»

Carenza di personale al “Ferrari”: «Sette reparti in affanno. Difficoltà a programmare i turni, rischio burnout e incapacità di gestire il paziente». Fp Cgil chiede «Subito una Commissione Sanità ad hoc»

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«Rischio burnout, disservizi, paralisi della struttura: subito una riunione monotematica della Commissione Regionale sulle sofferenze dell’ospedale di Casarano».

Sono giorni complicati in molti reparti del “Ferrari”, che vive una delle più gravi carenze di personale della sua storia.

La Fp Cgil Lecce ha scritto alla Regione (al presidente della terza Commissione e al responsabile del Dipartimento Salute) ed ai dirigenti di Asl e presidio per denunciare tutti i disagi vissuti da pazienti e lavoratori: «Il fabbisogno è talmente alto da non riuscire a garantire, in molti casi, neppure la normale turnazione».

«Dopo un’attenta ricognizione», il sindacato segnala «ben sette unità operative in sofferenza e ai limiti della capacità di gestire la salute del malato, oltre alla vicenda delle squadre antincendio».

REPARTO PER REPARTO

«In Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza per coprire i turni si ricorre alle attività aggiuntive.

Nel reparto di Anestesia e rianimazione e nel Blocco Operatorio mancano anestesisti, infermieri e operatori sociosanitari (Oss).

L’unità operativa di Patologia clinica non dispone di un numero sufficiente di biologi e tecnici di laboratorio. 

Particolarmente grave la situazione in Radiologia, dove i tecnici sono costretti a saltare il giorno di riposo e la programmazione dei turni mensili è diventata un’impresa impossibile da realizzare.

A Neurologia mancano infermieri ed Oss: qui addirittura di recente è stato richiesto al personale smontante di garantire anche il turno successivo di notte.

Nel reparto di Geriatria il turno è composto un Oss e due infermieri, ma è evidente che un solo Oss non può riuscire a soddisfare l’assistenza diretta al paziente.

Infine, nell’unità di Cardiologia mancano medici, infermieri e Oss».

 SANITASERVICE E ANTINCENDIO

«Ci sono appena quattro persone nell’organico della squadra antincendio e tra queste, una si trova in aspettativa lunga. Per garantire la copertura dei turni, si attinge al personale di Sanitaservice, che però in caso di necessità può garantire l’intervento solo al mattino. Una situazione che costringe le 3 persone in organico a lavorare costantemente di pomeriggio, di notte e nei festivi. Solo l’abnegazione e la dedizione del personale, davvero innamorato della propria professione e fedele al dovere nei confronti del paziente, garantisce l’attività in un ospedale importante come quello di Casarano», dicono Floriano Polimeno, segretario generale della Fp Cgil Lecce, e Cosimo Malorgio, coordinatore provinciale per la Fp Cgil.

«Proseguire oltre», aggiungono, «non è possibile. Il rischio burnout, ossia dello stress da lavoro-correlato, è concreto. Continuando così, poi, si va dritti verso la paralisi dell’ospedale, incapace di erogare prestazioni sanitarie. Spiace constatare che nonostante gli interventi politici e le audizioni alla Commissione regionale Sanità, nulla sta cambiando».

 

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